Cap 19
La casa di Prisca si affaccia direttamente sul lago. Anche dalla mia stanza, se si guarda bene, dalla finestra si vede il lago, ma insomma, la casa di Prisca sembra galleggiare sulle acque, in confronto. Tutti, a Varenna, le invidiano la posizione. Lei domina. Sua mamma mi accoglie con un gran sorriso e mi offre dei dolcetti appena sfornati.
«Sono al cocco», mi spiega. Ne accetto uno solo per cortesia. In casa sono solo loro due, mi dice, mentre andiamo verso la stanza di Prisca, perché suo marito lavora tantissimo e spesso fa tardi anche la sera.
Prisca sta guardando un film alla televisione. Quando entro, mi fa cenno di stare zitta, perché vuole continuare a seguirlo. Mi appiattisco sulla parete e sono tentata di lasciare lì i compiti da svolgere e andarmene senza salutarla. Poi mi accorgo che ha gli occhi solcati come da un'ombra, i capelli legati in una coda scomposta, una maglietta larga e informe e vedo che sul gesso è rimasta solo la mia firma. E decido di rimanere. Il film che sta guardando Prisca lo conosco praticamente a memoria. Le pagine della nostra vita. La storia di quest'uomo che quando la moglie si ammala di Alzheimer decide di raccontarle la loro vita come fosse un romanzo per far sì che lei alla fine si ricordi di lui. A quanto pare, anche Prisca lo conosce bene, perché dice tutte le battute a memoria, sottovoce. Non la facevo una tipa così romantica.
Mette in pausa e si gira a guardarmi.
«Pensavo avessi deciso di non passare più», dice.
«No, è che sono stata un po' impegnata, in questi giorni», le spiego.
«Sì, immagino. Io ho deciso che non verrò a scuola, per queste ultime due settimane»
«Non ti lasciano?»
Alza le spalle.
«Guarisco prima se sto a riposo e non forzo la gamba. E poi, ormai, è praticamente finita, no?»
«Ci stanno ammazzando di interrogazioni finali», la informo «dicono che sia per decidere il voto, e infatti a me sembra che prima ancora che tu apra bocca abbiano già calcolato la media»
Apro il quaderno di matematica e glielo mostro.
«Questo è il nuovo argomento che abbiamo trattato. L'ultimo. Se vuoi provo a spiegarti...»
Prisca ha lo sguardo altrove. Non le interessa un accidenti di matematica.
«Vuoi vedere una cosa veramente figa?», mi chiede.
Chiudo il quaderno.
«Okay»
«Prendi quel dvd sulla mensola, l'ultimo in fondo a destra»
Eseguo.
«Inseriscilo nel lettore della televisione»
Obbedisco. Sarà un altro film straziante e lacrimevole?
No. Sono le nazionali di Pattinaggio Artistico. Categoria Juniores. Trattengo il fiato. Quella a scendere sul ghiaccio è...
«Monia! Come hai avuto questo filmato?», chiedo.
«Me l'ha dato lei», ammette Prisca, e colgo una nota d'orgoglio nella sua voce.
Guardiamo senza più commentare lo short program di Monia. Esegue tutte le figure in maniera impeccabile. Ha l'aria concentrata e per niente tesa. E' giovanissima e quasi bella. Sul ghiaccio sembra che danzi anche quando la sequenza di salti si complica.
«E' bravissima», sussurro e Prisca annuisce, senza staccare gli occhi dallo schermo. Deve aver consumato il dvd a furia di guardarlo.
Monia si inchina ai giudici ed esce dal ghiaccio. Prisca spegne la tv.
«Come stanno andando gli allenamenti?»
«Bene, credo», rispondo, poco convinta.
«Sentite la mia mancanza, eh?», ribatte. Ma non è più nella posizione di primeggiare. Lo sa anche lei. Le manca il ghiaccio, solo una pattinatrice può sapere cosa significa essere costretta fuori dalla pista.
«Teresa fa ancora la stronza con te?»
«Non più di quanto lo facevi tu», rispondo.
Lei sembra stupita. «Io con te non sono stata stronza», dice, «ti ho sempre difesa»
«Ma se solo l'altra settimana mi hai detto che mi avresti rovinata se pattinavo ancora ad occhi chiusi!», sbotto.
«Lì stavo difendendo me stessa», dice.
«Teresa ha paura di te. E anche Martina. E tutte le altre»
Paura di me? Perché dovrebbero?
«E anche io», ammette, in un sussurro.
«Sei impazzita? Ti danno qualche medicina strana?», le domando.
Prisca scuote la testa.
«Io ho paura di te perché il giorno in cui ti accorgerai di quanto sei brava farai il culo a tutte quante», mi spiega «solo che finora sei troppo concentrata a cercare di capire se vai bene così come sei. Cerchi di passare inosservata. Sei distratta. Tranne quando chiudi gli occhi»
«Su questo hai ragione»
«E la tecnica del tuo triplo toe loop fa schifo»
Non ribatto niente. Concordo anche qui.
«E dovresti stendere di più le braccia e curare la postura, e sistemare le dita. I dettagli, Laura. I giudici guardano anche queste piccole cose. Tu pattini come se fossi da un'altra parte. Invece è sul ghiaccio che devi stare. Nel ghiaccio. Capisci?»
Scuoto la testa.
«Perché mi stai dicendo queste cose?»
Sospira.
«Perché ho avuto un sacco di tempo libero per pensare, in questi giorni. Troppo. Ho la testa che mi scoppia a furia di pensare»
«E a cosa hai pensato?»
«Per me la Coppa Italia non è fattibile quest'anno», dice a bassissima voce «ne ho parlato con Monia, col preparatore atletico, con chiunque. Sono fuori. Monia non ha più la sua campionessa»
«Non dire così», mormoro.
«Invece è la verità e prima me ne faccio una ragione meglio è», dice, convinta.
«La prima gara è a dicembre. La seconda a febbraio. Vuoi che prima di febbraio tu non...»
«Laura. Zitta. Ti prego. Non ce la farò. Passerò l'estate così e quando a dicembre potrò mettere ancora i pattini sarà troppo tardi. E' stata sfiga. Io lo sentivo che quel giorno non dovevo pattinare. Mi faceva male la gamba. Mi ero allenata da sola, e tanto, la sera prima»
Ecco perché era così tesa. Sapeva che la sua gamba poteva non reggere. Eppure ha continuato a pattinare.
«Ti alleni molto anche da sola?»
Mi lancia un'occhiata sprezzante.
«Mica sono tutti come te, che hanno il dono della naturalezza»
Apro la bocca per ribattere che non è affatto così, ma lei mi prende la mano. Me la stringe, forte, mi fa quasi male.
«Tu ce la puoi fare», sussurra e non c'è invidia nella sua voce, solo convinzione.
«Che cosa?»
«Tu puoi andare alle regionali e oltre, e ad aprile essere lì e far vedere a tutte di che pasta sei fatta. Hai solo bisogno di convinzione. Di qualcuno che ti aiuti. E io voglio essere quel qualcuno»
Strabuzzo gli occhi, ma non ritraggo la mano. Quando Prisca si mette in testa qualcosa, conviene non contraddirla.
«Voglio aiutarti a vincere», mormora e guarda un punto lontano, oltre la televisione. E' come se nella sua mente stesse già passando l'immagine della mia vittoria. Cerco di guardare anch'io nella sua direzione, ma io scorgo solo lo schermo piatto della tele e una parete piena zeppa di foto di pattinatrici che ce l'hanno fatta.
«Tu proprio non ti vedi», dice ancora Prisca, scuotendomi il polso. Ma dove diavolo prende tutta questa energia?
«Tu non ti vedi, ma io sì. Lascia che ti aiuti. Tu sarai la mia scommessa. Il motivo per cui dovrò guarire il più in fretta possibile. La mia campionessa. Quella che poi, una volta guarita, dovrò battere a tutti i costi»
Un lampo le oltrepassa lo sguardo. E' come se la camera si fosse caricata di elettricità.
Non riesco a ribattere niente. Forse è lei, quella che stavo aspettando. Forse è proprio la mia ex nemica, la persona che crede in me più di chiunque altro.
«Tu sarai tutto questo per me», continua «e io sarò i tuoi occhi».
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top