XXXIII. L'egocentrismo dell'uomo
Socchiusi gli occhi per via della luce del sole fiorente, mi nascosi dietro agli arbusti d'albero rubando furtiva delle ciliegie.
Primavera, ed io ero a casa.
Addocchiai dei bambini gettarsi e giocare sul terreno del giardino, l'abitazione poco lontana dalle altre in quartiere; Ash seduto sulla sedia a risolvere il cubo di Rubik, Kay nel tento di afferrare il frutto sui rami più alti.
Capii subito il contesto, che stavo rivivendo un ricordo e che questa, non era la realtà.
Decisi di restare, il presente mi spaventava.
"Ne ho prese più io!" puntai mio fratello sfoggiare il suo cestino pieno zeppo di succulenti frutti, vedendomi come una maschera anziché diciottenne omicida.
"Allora puoi darmene un po' " lo punzecchiai poi, facendolo scappare per non essere derubato.
Ridacchiai sedendomi a distanza per non invidiare il passato; non pensai però, all'aiuto divino che potesse avermi mandato il cielo, etichettando il mio stato d'animo nel vedere un ombra molto familiare.
"Mi tormenti ovunque" sussurrai per non farmi sentire dai genitori avanti, quell'ammasso di oscurità prese forma umana, dall'ombra di un albero vidi lui.
"Sei tu che mi inviti ad entrare" curvai le sopracciglia "attraverso il tatuaggio..urli il mio nome" di colpo arrossì perché non ero a conoscenza di come potessi fare una cosa del genere, specialmente di una persona che non avrei voluto.
"Come..?" una lampadina si illuminò nel ricordare le urla di Keena nella mia testa, inconsciamente cerchiamo conforto con le persone, persino le più scorbutiche, per avere una spalla su cui aggrapparci.
Mai pensai di poter avere Caiden come soccorso.
"Te lo insegnerò quando ti troverò" un mugugno fuoriuscì dalle labbra, nel cuore un macigno "perché ti troverò Soleil. Non mi interessano i progetti di Marchosias, io ti porterò a casa."
Casa, la palestra era casa nostra, come famiglia i fratelli Von Stein. Non più Shadowshilde, tantomeno Harvey o Nereide; ho trovato un posto nell'oscurità, e ora cerca di farmi spazio.
Provai a trovare parole per rispondergli fin quando tutto non divenne sfocato, e il dolce risveglio allontanarmi da ogni punto di riferimento.
☀︎︎☽︎
Inspirai a bocca aperta, dimenandomi come una anguilla fuori dall'acqua salata.
I polsi bloccati da catene legate al muro, lunghe abbastanza da consentire di alzarmi e fare qualche passo, o movimenti sufficienti; le caviglie libere e persino gli occhi fuggenti.
Decifrai la stanza, vuota e priva di ogni colore, gelida.
Ero in buco di fogna, forse una stanza di casa abbandonata. Dalle mura incomplete, parve un rifugio momentaneo per tortura medievale.
Puntai alla finestrella troppo piccola per passarvi, bloccata dalle sbarre di ferro, far entrare la luce di quel che rimaneva di un tardo pomeriggio.
No.no.no.no..ti prego no.
Con tutta l'aria che avevo nei polmoni urlai richieste d'aiuto, impulsi da inviare tramite il tatuaggio, un qualsiasi cosa che potesse venirmi a salvare; dovevo uscire da qui, recapitare ogni informazione e far fuori quella figlia di puttana.
《Nessuno ti sentirà》
Una voce occupò la stanza, vedendo entrare l'usignolo, nel tento di scendere le scalinate e guardarmi con aria vittoriosa.
《Nessuno verrà a salvarti.》
La guardai con aria di sfida, reggendomi su due piedi con le spalle curve, pronta a saltarle addosso; ringhiai rimanendo immobile, robusta e rigida, il fuoco che correva verso i bicipiti e racchiudersi nelle vene dall'avambraccio, fuoriscendo come se fosse acqua di fonte, ritanandosi nelle catene di ferro.
Stavano risucchiando il mio potere, come delle sanguisughe..
In quel momento, la razionalità scomparve, mostrando al nemico che avevo una paura dannata, ritrovandomi nella stessa situazione di tempo fa, dove il pugnale conficcato nel trapezio poteva uccidermi o rendermi mortale.
Non lasciatemi morire qui.
《Come ci si sente ad essere in trappola Soleil? Proprio come tu e la tua patetica squadra avete fatto con noi》curvai le sopracciglia dimenandomi ancora, tirando con tutte le forze, cercando di avvicinarmi il più possibile a lei e staccarle il capo a morsi《ma non ti ho mai sottovalutata La Rouge, dal primo giorno avevo capito che personaggio saresti diventata》disse sedendo su uno sgabello di legno che aveva portato con sé《un pericolo imminente per me e la corona.》
Fanculo il diadema.
Perché la pretendono da me?
《Non mi interessata la corona》
《A me si, e tu ne eri troppo vicina》
《Quanto?》
《Abbastanza da sorprendere Keres.》
La sua mente accecata dal narcisismo, Ambrose aveva ragione fin dall'inizio definendola tale, dopo essere stata messa nei guai per un talento governato con cura negli anni.
Pensa vedere il traguardo ed essere pugnalata prima ancora di arrivarci.
《Fin dal suo incoronamento, la direttrice fa dei conti su chi potrebbe succederle. Ogni anno sceglie un alunno eccezionale, tirando le somme calcola le capacità, gli anni di vita, l'intelligenza..》le lanciai una occhiata notando il suo viso steso da una riflessione profonda《..l'anno scorso aveva scelto Ambrose.》
Per un breve secondo di silenzio, lo seguì con una risatina nervosa.
《Non appena seppi questa notizia..volevo essere la sua preferita a tutti i costi. Avrei givernato il mondo!》
rise《e ho fatto in modo che ella diventasse umana》fui basita.
《Ora farai la stessa cosa con me》
《Oh tu sei..straordinaria. Ho provato in tutti i modi a lasciare tracce concrete per incriminarti. Ma da quando hai accettato quel patto, l'elfo ha fatto piazza pulita.》
Sogghignai fiera del mio capo, non avendo dubitato di lui neanche per un istante; spero che i miei fratelli lo abbiano conosciuto nei cieli.
《Dovevo capirlo fin da subito che ti avrebbe scelta. E quanto ho rosicato..ci provavo da due anni! Due cazzo di anni per farmi scegliere!..Mentre tu neanche due giorni.》
Morsi il labbro inferiore guardandola dal basso verso l'alto, incosciente di cosa avevo provato per lei, consigliandola all'elfo. L'ho sempre messa al primo posto; ora crede di avere il manico del coltello.
《Keres non ha mai creduto ad una parola quando parlavo di te. Fin quando, non le mostrai questo - sgranai gli occhi alla vista del mio coltellino svizzero - bello non credi?》quello che avevo perso la notte in laboratorio.
Rancorosa, provò ad avvicinarsi ma le sputai sulle scarpe, delineando i territori mandando fiacche per allontanarla da me.
《Perché sei stata tu ad uccidere l'elfo, Soleil》
《Keres è intelligente, quei tagli non sono stati fatti da un coltellino. E tu lo sai bene, data la tua vendetta》 sogghignò, come se avesse previsto questa risposta.《C'è un dettaglio che non sai..il factotum è morto dopo che gli hanno tagliato la gola. È stato squartato si, ma non era quella la sua causa di morte.》
《Un taglio fine, veloce》con un coltellino piccolo, ma il più affilato che si possa mai aver visto《e poi vendetta, di cosa? Ma non farmi ridere! Io, uccidere l'elfo?》
《O i tuoi amichetti: Halpas, Marchosias, Vassago.》
Ridacchiò, quasi avessi fatto una battuta, schiaffeggiandosi la fronte. Ogni mia certezza si sgretolò; non solo siamo sempre stati in un bivio, ma nonostante questa imboscata, continuavo ad avere più domande che risposte.
Il suo obiettivo era farsi scoprire, mentre ficcava il naso su di noi.
Per gettare merda.
《Sei ingenua La Rouge. Il tuo amico aveva capito fin da subito che io c'entravo con l'attacco. Anziché fare le scappatelle ogni sera, avresti dovuto proteggerli》strinsi la presa delle catene per non esplodere《ma dove andavi? Beh, tranquilla. Lo porterò qui e ti ucciderò davanti ai suoi occhi》un senso di vuoto mangiarmi viva
《con la mancanza dell'elfo il comando è passato a Von Stein, non è così? Te lo fai per potere?》
Un mugugno fuoriuscì legandosi alle labbra, non permettendo alle parole di giustificare e difendere la realtà; mi chiusi a riccio, stringendomi nelle spalle e abbassando lo sguardo.
《Non ho alcun tipo di rapporto.》
Ci guardammo intensamente, nessuna delle due fiatò purché i nostri sguardi potessero sostituire ogni forma di suono malsano; voleva ingannarmi e montarmi la testa, quando in realtà non aveva mai capito niente. Non sapeva di cosa provassimo nei nostri confronti, di quell'odio radicale che ancor oggi incombe timore, della scarsa fiducia e protezione obbligatoria; di quel dolore nascosto che, seppur problematico, ci lega ad un qualcosa di astratto. Perché era difficile prendersi cura e legarsi ad una persona come Caiden, cercare di intuire il motivo dei suoi comportamenti spregevoli e delle difese che si racchiudono intorno al suo cuore.
E non giustifico un carattere del genere, per la quale motivazione odio al contempo, ma se dovessero domandarmi che necessità abbia nel cercate varie sfumature, provassero a chiederlo alla me di sedici anni.
《Era una trappola quella che mi avete teso Soleil, o una prova?》
Me lo chiesi la mattina seguente all'alba, quando non mi rivolse lo sguardo per l'intera notte.
Perché con gli altri è facile accettare?
Perché con lui ci starei male?
《La tua invece, è un test o una nuova figura da portarmi via?》colpita con la mia freccia, non credette potesse destabilizzarmi così tanto l'allontanamento del mio amico.
Non aveva mai visto ciò che avevo fatto per lei.
E mi tiene chiusa qui, rubando ogni goccia di potere, per torturarmi.
《Credo tu abbia capito per quale motivo ho rubato il tuo cagnolino》mi rimisi in piedi trascinando i talloni contro il pavimento gelido, a un passo lontana dal suo corpo, caricai un pugno《ho distrutto i tuoi sentimenti. Distruggerò la tua patetica squadra. Adesso dirigna i denti La Rouge, tocca a me giocare..》
Di colpo mi diede le spalle per fare un fischio alla porta, gettai lo sguardo spaventata da un rumore di passi pesanti, fin quando non intravidi una ombra gigante oscurare quel piccolo pezzetto di luce; mano a mano Nereide si allontanò da me gettando il coltellino svizzero non molto lontano, quasi volesse farmi rosicare, mentre Halpas, nella sua forma originale, veniva da me.
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