XXX. La quiete di un palloncino
Il mistero del silenzio è che non fa mai lo stesso rumore.
Texxmat - Twitter
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Impugnai i guantoni scrocchiando il collo, osservai il bersaglio strisciare con la pianta del piede di pochi millimetri a sinistra; avrei dovuto destabilizzarlo e confonderlo per permettermi una vittoria di pochi secondi a sangue freddo.
Non appena notò il mio momento di riflessione, avanzò di pochi passi per farmi spaventare, tanto che rotolai al suolo verso destra per porre maggiore distanza; avevo bisogno di cercare il punto debole in tutto quell'ammasso di muscoli e scudi.
Presi aria notando il suo busto abbassarsi per afferrarmi dalle gambe.
Un tentativo fallito data l'agilità con cui avevo previsto le sue mosse attorcigliandomi a lui come un serpente e buttarlo al suolo con le gambe attorno al suo collo; colpì con il palmo tre volte il ring e lo lasciai libero sfoggiando un sorriso.
《Ottimo..movimenti puliti. Perdi troppo tempo nel riflettere però, i tuoi nemici se ne accorgeranno e aggiustaranno le imperfezioni》ogni giorno prendo il tempo di ogni allenamento, prima stendevo il nemico e più opportunità di vittoria si aprivano davanti《ma hai imparato a regolare la respirazione. Ritieniti soddisfatta》allungai un piccolo sorriso.
《Tu lo sei?》si fermò prendendo lo straccio.《So che puoi sempre fare meglio》annuì abbassando la guardia per prendere la borraccia al margine del ring.
Nel sentire un silenzio ambiguo e passi ravvicinati, mi girai di scatto colpendo il suo addome con il piede affinché atterrasse con la schiena al suolo e permettermi di salire in groppa al toro impazzito bloccandogli i polsi.
Il suo petto vibrò nascondendo una risata sincera, al suo posto mi parve di vedere un ghigno《Molto bene》alzai un sopracciglio disinvolta.
《Credi di potermi sottovalutare ancora?》
Alzò le spalle cercando di muoversi sotto la mia stretta presa ai suoi polsi, chiudendo le dita delle mani quasi per bloccargli la circolazione.
《Non focalizzarti sui polsi..》sollevò le ginocchia strofinando la rotula sulla colonna vertebrale《..ho il resto del corpo libero》sussurrò malizioso sconcentrandomi, allentai la presa inconsapevolmente e fui io quella con la schiena per terra.
《Quando vincerò contro di te?》
《Mai fiamma..mai》
Feci per battere il capo contro il suolo roteando gli occhi quando si lasciò sfuggire una risatina aspettando qualcosa, credente di mosse invane.
La mia mente era come annebbiata prima che venisse Keena a interromperci guardandomi con occhi predatori《Avete finito qui? Teseo e Ambrose hanno trovato un accordo, vogliono discutere sulle prossime tattiche》scossa mi dimenai come una bambina, calciando Caiden e lasciandolo solo sul ring.
Il suo sguardo, posato sulla mia schiena, bruciava.
Ci vollero più di quindici minuti per riunirci tutti; mai dimenticherò il volto di pietra di Teseo, incredulo alla storia della rosa tatuata e il significato legato ad esso, ma conosceva l'elfo e la gioia che trasmesse a sua moglie. Se Ambrose era felice, lui lo sarebbe stato a prescindere.
《Sanno della vostra assenza?》mi chiese Teseo a braccia incrociate.《No, nessuno sa del nostro segreto tanto meno di questo posto. A Shadowshilde ci sono dei nostri cloni fatti di ombre》notai i fratelli Von Stein scambiarsi una occhiata, non seppi interpretarla《Keena sa come aprire il muro senza far scattare dei sensi a Keres.》
I due amanti annuirono, conoscendoci meglio e scoprendo il nostro potere.
Spiegai loro la nostra teoria, su quella serata impavida, la rottura del muro e la morte agghiacciante dell'elfo a noi ignota; persino loro non sapevano che pesci prendere.
《Quindi credete che Halpas, Vassago e Marchosias abbiano progettato quella intrusione da settimane?》annuì, i tre demoni erano più furbi delle volpi《conoscono questo gruppo così hanno progettato l'esca all'esterno, affinché la vostra attenzione fosse proiettata su demoni di categoria basilare》Teseo chiuse il becco per passare la parola ad Ambrose.《Inoltre, credete che Nereide sia connessa a loro per baratti perché è stata l'ultima ad aver avuto tra le mani l'elfo. Volevano la sua morte per questo ha creato una scenata con Soleil.》
Aggiunsi che gli studenti erano stati trasferiti in un posto proiettato dalla direttrice, la loro memoria cancellata e tutti i dettagli successi successivamente.
《Lo scopo di tutti e quattro è la corona, abbiamo forgiato quel pugnale sotto ricetta di Vassago, non sappiamo che poteri abbia ma conoscevamo il suo utilizzo. Quell'arma, conficcata in un corpo magico, filtra la magia rubandone i tre quarti. Ma perché usarla con Soleil se indirizzata a Keres?》fu Keena a rispondere al mio posto.《Conoscevano le conseguenze che potevano percorrere se non l'avessero stesa. E personalmente, credo sia anche per vendetta personale》allungai un ghigno.
《E cosa dovremmo fare ora?》
《Ammazzare quei bastardi. Scopriamo che poteri hanno mentre ricaviamo informazioni dalla ninfa prima della sua demolizione. Se è vero che ha ucciso l'elfo, noi saremo il suo karma.》
Posai il peso sui piedi orientandomi verso il centro《Caiden starà con voi per capire i punti deboli dei demoni, i loro futuri attacchi e cosa hanno intenzione di fare per via del ricatto con Marchosiasi rinchiuso. Io e Keena ci occuperemo di Nereide》tutti annuimmo guardandoci negli occhi a vicenda.
Spero solo che Ambrose non ci tradisca.
Alla settimana seguente, io e la sorella Von Stein ci mettemmo in cammino con tutto l'occorrente necessario, dei piani e delle richieste: lei si occupava della corona, io dell'infame.
Prima di entrare ero sollevata ed eccitata, ma una volta varcato il muro, dividendomi dai miei nuovi punti di riferimento, mi sentì tremendamente sola.
Non potevo fallire di nuovo, la prima volta è morto l'elfo, non ci sarà una seconda.
Mi orientai verso la camerata per controllare l'orario della giornata, trovando sulla soglia la mia vicina; i nostri occhi si scontrarono, non dissi niente inconscia di ciò che il mio burattino potesse aver fatto.
《Mi dispiace》lo disse esasperata, con un rimorso mangiarle l'anima《perdonami Soleil, non era mia intenzione metterti nei guai..》
Da lontano intravidi dei cornetti, sacchetti accartocciati e lettere di scuse firmate da lei con un cuoricino rosso; cercava di farsi perdonare. Caiden è stato rigido quanto sarei stata io se fossi stata presente.
Niente poteva levigare la pugnalata alle spalle che aveva fatto.
《Ti prego, ti supplico..parlami. Non ignorarmi, insultami! Non far passare questo tempo》abbassai il capo cercando di mettere a tacere le vocine nella testa.
Falsa. Ipocrita. Manipolatrice.
Ero solamente uno stupido test per il suo ego.
Prima che potessi andarmene, venni afferrata dall'avambraccio《non osare toccarmi》ringhiai caricando i pugni.
《Pensi di essere matura non rivolgendomi parola da settimane?》
《Più di te per certo. O andrai dalla direttrice a dire che ti ho punzecchiata?》borbottai fissando il pavimento, di guardarla negli occhi non ne avevo l'intenzione.《Non era per cattiveria lo giuro! Ero solo curiosa. Volevo smentirti, si percepiva》parlava di Caiden paragonandolo ad un bravo ragazzo con cui stare, che si sarebbe preso cura di me《e prima che ti seguissi, avevo origliato una conversazione tra gli gnomi..parlavano di un certo Halpas》sgranai gli occhi trattenendo un urlo.
Halpas, colui che aveva comprato e quasi ucciso il venditore del pugnale trafittomi.
《Lo conosci?》la penetrai dritta nelle pupille.《No purtroppo - abbassò lo sguardo - so solo che la direttrice voleva riaprire i conti.》
"Ditele che i conti si sono riaperti"
La notte di Halloween in paese, le esatte parole che Marchosias mi aveva sussurrato all'orecchio.
《E con cosa vorresti giustificare la tua infamata?》
《Gli gnomi dicevano che se la direttrice avesse incontrato il demone, sarebbe esplosa una guerra. Puntavano a chi avrebbe ucciso chi!》mi venne la pelle d'oca al sol pensiero《e non sapendo la sua decisione, ho provato ad usarvi come asso nella manica.》
Il suo udito mi servirebbe per i segreti più scaltri, di lei ne avevo bisogno fino al midollo. Tieniti stretta i tuoi amici ma ancor più i tuoi nemici.
《Ti perdonerò, affinché tu possa aiutarmi a scoprire di più sul conto della direttrice》
《A che scopo?》
《Al fine di una protezione. Cosa succederebbe se fossimo state noi al posto dell'elfo?》cercai di esserne vaga, molti giri di parole, non doveva intuire il piano.
《Amiche come prima?》un sorriso smagliante nel porgermi il cornetto che aveva posato sulla scrivania《..amiche come prima.》
*
Ci ha provato, continuava a lavorarci senza sosta ritrovando tra le sue mani il ricavato di cenere.
E per ogni sforzo, per ogni goccia di sudore sfiorargli la fronte, non sembrava neanche l'inizio.
Keres lo guardava quasi come se avesse peccato in maniera grave, non sapendo che, tutta la ramanzina che gli avrebbe fatto, lo tormenterebbe per le notti a venire; prima si osservarono silenti e l'attimo dopo gli venne chiesto se avesse fatto lui il danno.
Gli era più che logico data la porta robusta, diversa da tutte le altre, rotta al margine delle scale.
《Per quale motivo sei esploso?》
Se lo chiedeva sempre, in ogni istante. Non trovandone mai risposta.
Rabbia, angoscia, dolore.
Non era la prima volta che la direttrice e lui restavano soli a parlare, confidandosi come farebbe un figlio con la propria madre nei momenti di bisogno; il loro legame era stabile perché lui si sentiva capito, necessitava l'ascolto, e lei, era disposta a porre fine ai suoi tormenti come con i giovani precedenti.
《Sei come un palloncino. Accumuli aria, accumuli, ancora e ancora. E bom! Con troppa ti rompi al minimo soffio. Ma il rumore che provochi, non è abbastanza forte per farti sentire da tutti.》
Abbracciò le gambe stringendole al petto, socchiudendo gli occhi per non farle vedere le lacrime pioventi; non erano strane le sue supposizioni anzi, prendeva sempre il centro.
E faceva male, malissimo.
Voleva solo essere ascoltato, senza parole, quel silenzio che credeva rumoroso non era nulla.
Gli chiese se scrivesse i pensieri negativi sul taccuino, un compito che gli venne dato dal primo giorno e, per quanto lui ci provasse, non trovava miglioramenti.
E allora si chiese: per quale motivo nessuno riconosce la mia chiassosa quiete?
Tutti, tranne lei. Perché ha saputo riconoscerla dal primo giorno, senza alcuno sforzo.
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