XXVI. Accecati dalla verità

Tu pazza che pazzo mi rendi, io t'odio come t'amo.
C. Baudelaire


☀︎︎☽︎

Il cuore mi martellava nel petto, battente nella parte vuota del suo petto gli feci sentire come galoppava veloce, una corsa sfrenata che non avrei mai dimostrato da vigile benché me ne vergogno. Odio l'effetto che provoca al mio corpo, delle pulsazioni involontarie, del desiderio costante, le palpitazioni.

Eravamo rigidi se non scioccati da uno scandalo di pochi secondi, avrebbe dovuto essere un bacio che portava oltre invece era per lo più distaccato.

Andiamo bastardo, puniscimi.

Socchiusi gli occhi intravedendo una ombra dietro il tendone, la punta delle scarpe all'entrata nascosta male; era lì, e stava sentendo tutto.

Aumentai la presa allargando le gambe per cingerle al cinto, lo tirai ponendo le mani sull'incavo del collo per risalire sul mento, spronarlo a fare di più, a lasciarsi andare.

《..Smettila》

《Ho appena iniziato.》

Per brevi secondi di buio ci guardammo negli occhi, posizioni aperte a qualsiasi divertimento, respiri profondi che passavano dalle narici alle labbra umide; riconoscevo il suo odore di pioggia sulla pelle, inconsciamente porsi la lingua sul labbro inferiore per riassaporare quella sensazione.
La verità la conoscevamo entrambi, privarci di qualcosa era estenuante, mangiarmi la coda come un cazzo di cane, ridicolo.
Non fiatai neanche, il nostro sguardo divenne sempre più ravvicinato fino a scontrare la punta dei nasi, mescolandoci《è sbagliato..quello che ignoriamo ci mangia dentro》lo ammirai con il cuore in gola, ancora una volta doveva poggiare le labbra ed io non mi sarei più fermata《ma è anche vero che non possiamo fuggire per sempre》e la verità era che ci stavamo rincorrendo entrambi ponendo nel nostro cammino ostacoli invisibili.

Sprofondai sulle labbra schiuse, il contatto con la lingua mi fece rabbrividire tanto da percepire il legno freddo lungo la schiena, il mio corpo stava andando a fuoco comprese le ciocche di capelli strette nel suo pugno, premendosi contro il mio seno per placare quella fame indomabile; peggio di leoni affamati, ci mangiavamo veloci senza neanche pensare alle conseguenze, sforzandoci nel sbottonorare i bottoni.
Mani che accarezzavano ogni singolo millimetro del corpo, stringendo le più intime e delicate, chiedendo sempre di più.
Lasciai che mi stringesse al suo cinto sul bordo del tavolo, percependo l'erezione, scappando dalle problematiche e dai veri compiti che dovevamo svolgere questa sera, ignorando la gazzella all'esterno che ammirava il tutto scioccata non quanto lo sarei stata in un momento di lucidità; dovevamo porre un limite, era una copertura.

Un gioco per la gazzella.

Gettai la mantellina e la maglia per terra, permettendo alle sue mani di slacciare le cinte contenenti armi ed erbe curative; non vidi dove arrivarono benché quel che credevo semplice gioco fu una vera e propria acchiapparella al topo. E lui era il gatto.

Un secondo ci è voluto per premerci, pelle e pelle.
Un gemito di sfuggita e la scia di baci umidi lungo il collo, posizionarsi lì e succhiarla dolcemente.

Perché, per quanto fossimo simili a fiamme e gelo, costituivamo il cerchio delle stagioni.

《Cosa stiamo facendo?》

《Quello che avremmo dovuto fare dal primo momento in cui ci siamo accaniti.》

Sorrisi prima di sentire una voce familiare, mi voltai di scatto intravedendo una figura alta e slanciata entrare con la torcia, puntare il casino per terra; in un niente Von Stein fece due fantocci di gatti randagi che potessero attirare l'attenzione, prendendo ciò che rimaneva di me e stringendomi.

Il tempo di un sospiro e noi due schiacciati dietro il mobile, svestiti con il panico negli occhi.

Cosa perdevamo, l'orgoglio o il nostro posto a Shadowshilde?

《È questo quello che la preoccupava signorina Windsea? Due gatti randagi?》la voce della direttrice rimbombare nell'aria maestosa, seguita da uno gnomo domestico e l'infame gazzella.《Avevo..loro..》disse balbettando la ninfa; per poco Caiden non uscì allo scoperto travolto dalla rabbia. Li fulminava con lo sguardo serrando i pugni, preoccupata acciuffai il suo viso guardandolo dritto negli occhi.

《Non volevo disturbarla signora. Credevo di aver visto degli invasori》e uscendo dalla tenda, la direttrice la tempestò di domande sulla sua presenza vigile al di fuori della stanza.

Aspettammo qualche secondo prima di uscire allo scoperto vestiti, in un silenzio tombale caratterizzato da disagio e rabbia funesta; cercai di essere la più apatica possibile quando dentro di me la testa era a soqquadro. Quello che avevo fatto con Caiden, le sue parole, gli occhi di Nereide..e il furto di un mio coltellino svizzero portafortuna.
Ci ritrovammo nei sentieri boscaioli, adagiati contro dei tronchi davanti ad una lastra invisibile che separava Shadowshilde dalla realtà, in attesa di Keena e qualche parola; in questo momento regnava la quiete.
Non appena percepii un fruscio mi misi in allerta, guardando la sorella di Von Stein creare una arcata che ci permettesse di sorpassare le mura; fu felice di vederci.

Sapevo con cosa andavo contro, ma se sarò cacciata per averci parato il culo, provvederò a scoprire l'assassino dell'elfo da sola.

《Qualcosa non va? - sgranai gli occhi - di solito bisticciate sempre per chi dovesse prendere Zefir》trattenni un sospiro infranto, guardando il manto stellato davanti a me; di solito tra me e lui si faceva la conta per non passare alle mani eppure, per quanto sembrò distaccato, volette prendere l'altro cavallo senza alcuna minaccia.

Capii che per avere la vittoria, dovevo sacrificare me stessa.

《Meno parole e più fatti Keena》fu tutto quello che disse prima di partire a galoppo senza badare a me e sua sorella ancora con i piedi per terra.

《Lo hai minacciato di nuovo?》

《Fa il solito scorbutico, gli passerà no? Lo conosci meglio di me, è un bambino capriccioso.》

Proprio come diceva mio padre quando sbagliavo qualcosa e non ammettevo le colpe; dovevo non solo scusarmi per l'azione compiuta e per il gesto commesso. Tutto sarebbe tornato alla normalità.

《Ne discuteremo dopo..》annuì《ho bisogno di voi, ci sono delle informazioni sul pugnale.》

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