XXIV. Ritorni come karma

Ti faccio spazio dentro di me,
in questo incrocio di sguardi
che riassume milioni di attimi e di parole.
Pablo Neruda

☀︎︎☽︎

Casa
/cà·sa/
Costruzione eretta dall'uomo per abitarvi.

A primo impatto lo trovai nel vocabolario già aperto, nella pagina di sinistra dove vi cadde l'occhio.
Dovevo completare un progetto di scrittura libera con scadenza immediata, alcuni in ritardo come me usufruirono del vocabolario lasciandolo aperto su un tavolino della biblioteca; pensai bene di svolgere il mio lavoro su un puff di quella stanza, tra l'odore di libri e silenzio soave.

Anziché pensare alla consegna però, cercai qualsiasi collegamento con la definizione casa.

Volevo scrivere su Shadowshilde e la direttrice, àncore di salvezza che mi hanno permesso di illuminare il futuro incerto, liberandomi dal tormento di Toronto; ma nel vedere Harvey impacciato col suo computer, rimproverati ogni secondo per le risate rumorose..mi orientai su di lui.
Credevo che, con questo tempo, sarei riuscita ad accettare il cambio di rotta sentimentale; per il bene di entrambi lo avrei lasciato andare.
Ma non appena lo rividi tra i corridoi, i battiti del mio cuore ripresero in una corsa sfrenata.

《Soleil! Ti stavo cercando ovunque, Nereide ti aveva vista uscire dalla stanza cinque secondi fa!》ingoiai un groppo di saliva accennando un sorriso.

Avevo appena oltrepassato le mura insieme a Caiden, dividendoci senza destare sospetti.

《Oh..si. Lo gnomo mi ha preso in disparte per discutere sulla consegna delle chiavi》alzai gli occhi al cielo vaga, sbuffando come farebbe la Soleil di due mesi fa.《Per quale motivo ti ostini a non consegnarle? Conosci bene il discorso dell'altro giorno, per poco non finiva la voce a furia di gridare.》

E come il vento, Harvey mi prese per mano trascinandomi nell'aula ovest.

Mi sedetti accanto a lui, la sagoma di Keena mi scrutò dall'alto verso il basso, come farebbe di solito; si porse accanto a suo fratello, che non feci a meno di seguire con lo sguardo inconsapevole delle occhiate di Nereide puntate su di me, proprio difronte ad Harvey.
Stranamente fummo in pochi posizionati in semicerchio davanti alla cattedra.

Feci per parlare con il mio amico ma lui fu occupato, mi mangiai le parole trattenendo un mugugno, non potevo interrompere una gara di sguardi innamorati.

《Cupido ha fatto una strage!》

Si girò incantato e, quei occhi luminosi, mi fecero perdere il filo della ragione; anche se quelle luci, non furono per me.

《Cosa? È solo sexy, Soleil》sbuffò mangiucchiando la pellicina delle labbra《e come fai a sapere di chi stia parlando?》colpito da una freccia, esplose in un rossore lungo gli zigomi.

《Sareste carini..tu e Nereide. Promettete di invitarmi al matrimonio》ma questa volta lo dissi senza guardarlo negli occhi.《Lo pensi davvero? Per carità, vorrebbe più di una sveltina. Io non cerco relazioni》

《Andiamo Harvey, persino la direttrice lo ha notato. Le relazioni non sono un problema.》

Feci scappare un sospiro prima di notare la professoressa con delle carte tra le mani.
Uno per uno, avemmo due fogli su cui presente un testo comprensivo e domande di teoria; non avendo aperto libro da mesi, non ero a conoscenza neanche dell'argomento.

La ciliegina sulla torta.

Ascoltai l'insegnante leggere il racconto, basato su una storia realmente accaduta a due incoscienti lupi mannari rapiti dalla curiosità, spinti dal richiamo della luna piena, trasformarsi ed evadere dal branco uccidendo i cittadini del paese vicino, fin quando non vennero massacrati e imbalsamati.
Una storia bizzarra che fece sogghignare Von Stein dall'altro capo della stanza, guardare il branco di primini lupi all'angolo con fare curioso e spregevole; quei poveretti trattenevano le unghie e lui rideva.

Aspettai il termine del capoverso per alzare lo sguardo e vederlo meglio, solamente che le sue pupille furono già indirizzate verso me.
Corrucai le sopracciglia mantenendo il contatto visivo, i suoi occhi allungati luccicarono in un'altra sfida impossibile.

Che cosa mi riservi maestro dei giochi?

《Caiden Von Stein》neanche con il richiamo dell'insegnante scappò dal mio sguardo, attratti come calamite nessuno avrebbe smesso il suo gioco perverso《sa rispondere al terzo quesito?》

Seppe le risposte a memoria, non ci fu altra spiegazione data la velocità di risposta.

《La Rouge, prosegua con l'altra》sgranai le palpebre rimurginando nel perdere la mia sfida davanti ad un occhiolino, leggendo successivamente la domanda.

Guardai la prof poi lui, la domanda e i compagni.
Non avevo la più pallida idea di cosa chiedesse il quesito.

《Desidererei la motivazione della sua risposta, inoltre.》

Andai nel panico, sbattendo le palpebre più e più volte in cerca della risposta nel testo; tentai di aggrapparmi ad Harvey in ricerca di risposte eppure fu troppo impegnato a fantasticare su Nereide, visibile era la sua mano nella tasca dei pantaloni.

《Soleil si sente bene?》

《Si. Sono indecisa tra due risposte, mi dia..un secondo.》

Alzai lo sguardo attirata da un richiamo interiore, Caiden mi strizzò l'occhio sinistro due volte nell'arco di millesimi secondi; lo ignorai esasperata.
Tra le prime quattro lettere dell'alfabeto, contenente le risposte, cercai di optare tra la seconda e la quarta; incerta sussurrai la B, percependo una sorta di formicolio lungo i fianchi.

《Alzi la voce signorina.》

Tra le risatine deridenti, quel prurito divenne impossibile da scacciare tanto da pungere come aghi su pelle; all'ennesimo dolore, soffoccai in un urlo la risposta.

《La B!..È la B..》

E il mondo tacque.

《Corretto! Sa dirmi per quale motivo Josh, uno dei due protagonisti, riflette le sue impressioni sull'autocontrollo attimi prima che la pallottola gli perforasse il cranio?》

Andai a logica, l'ultima parte del brano mi era sconosciuta, tentai la sorte.

《È un meccanismo psicologico, come se avesse capito quale fosse la sua fine e fosse alla ricerca dell'origine.》

《Von Stein, sa aiutare la sua compagna?》

《L'autocontrollo è una forma di dominio di sé stessi, serve per non mandarci in confusione. Nel mondo magico fare semplici respiri profondi sarebbe banale benché i poteri vengono influenzati dai nostri stati d'animo..non è così Harvey?》mi imbronciai guardando Harvey togliere la mano dalla tasca.

《Dunkas non fa parte del brano, Von Stein》ringhiai fiutando il suo spirito giocherellone.

È un cazzo di clown, io il suo dannato circo.

《Se ha lo stesso controllo di adesso, durante la luna piena, non oso immaginare quali fiori metteremo sulla tomba》un ghigno parve sulle sue labbra umide, andando a parare proprio su una ferita aperta.

Harvey balbettò in sua difesa, nonostante gli attacchi meschini dell'accerrimo nemico.

《Dunkas e Von Stein possiamo chiudere questo teatrino?》

《Non me ne starò muto se ho davanti un cane in calore!》quei bottoni neri puntarono la matita che stringeva tra i polpastrelli, indicando il banco di Harvey, risalendo con lo sguardo lentamente verso il suo indesiderato rigonfiamento.

《Chiudi quella fogna Von Stein, e rimangiati le tue cazzate》gridò Harvey inferocito con gli artigli graffiare il banco, si mise un felpone coprente prima di andare contro il mio capo a pugni serrati.《Allontanati sacco di pulci》e nonostante la figura carica a millimetri di distanza, Caiden guardò me.

Nel panico, indignata e scoraggiata. Sempre me.

《Guardami negli occhi coglione.》

Gli mostrò i denti, rabbioso come un cane non seppe trattenersi scheggiando il banco davanti e lanciandolo all'aria, ma Caiden non si smosse di una virgola, se ne restava composto sulla sedia.

Cercai di decifrare i comportamenti, quelle occhiate che mi mandava nonostante l'eventuale rissa.

Voleva che osservassi?

《Dunkas dalla direttrice!》la professoressa continuò a indicare la porta pronta per dargli uno spintone, anche se lui se ne fregò.

《Smettila di esaltarti troppo pulce, la signorina La Rouge si emoziona..》fu l'unico in classe a ridere. Il vociare in sottofondo, per i tre quarti eccitati di una rissa, sparlava di noi.
《E ora cosa vuoi da me》gli puntai il dito contro《lasciami fuori da queste bambinate》strinsi le braccia al petto, conserte.《Tu ne sei l'origine》curvai le sopracciglia, questo gioco di parole mi parve indecifrabile.

《Basta così! Voi tre uscite immediatamente dalla mia aula. E Dunkas, dalla direttrice..rivoglio quel banco intatto》spediti fuori, Nereide fu talmente attratta che si spalmò sul banco per vedere la nostra uscita.

《Idioti》pronunciai a denti stretti, non appena suonerà la campana e la prof finirà la lezione, andrà saltellando dalla direttrice per farci il culo.

《Io? Lui ha fatto tutto!》

《Se magari non mi avessi mostrato la tua patetica manicure, tutto questo non sarebbe successo.》

Alzai gli occhi al cielo trascurando Dunkas nel suo passo lento pronto ad entrare nell'ufficio difronte mentre mi concentrai su Von Stein nel tento di prendersi un caffè dalle macchinette all'angolo; lo seguì come un cane puntandogli il dito contro, sussurrando le peggiori minacce e cattiverie che, ovviamente, gli scivolarono di dosso.
Da lì mi partì un neurone, afferrai il bicchiere bollente gettandolo nel cestino.

《Tu ora vieni con me》sussurrai tirandolo per la manica della giacca, spingendolo nello sgabuzzino vicino chiudendo la porta.

Davanti scope, secchi vuoti e robaccia sparsa, il minimo per non vederlo scappare.

《Cosa ti prende si può sapere?》

Accesi un fuoco imminente, l'autocontrollo era l'ultimo dei miei problemi se, nel bruciarlo vivo, avrei salvato l'umanità e la mia sanità mentale.

《Non ti piacciono più i giochi Soleil?》mi imbronciai inconsapevole di cosa volesse dirmi.

《Ti sei dimenticato cosa dobbiamo fare? O forse sei troppo impegnato a infastidire qualcuno..》alzò gli occhi al cielo con un misto di ironia e divertimento.

Si stava prendendo gioco di me, spegnendo la luce che possedevo tra le mani poggiando le mani sul muro che avevo dietro, esattamente ai lati del mio viso.

《So quello che sto facendo, lasciami divertire.》

Il solito strafottente Von Stein, senza la presenza vigile di sua sorella ritorna un poppante.
Era strano, usava atteggiamenti diversi raffigurati dalle voci di corridoio, cambiava come si cambiavano le mutande la mattina e lui sapeva come sfruttare al meglio queste tattiche.

Perché ora si degnava di essere così strafottente?

《Non fin quando invadi il mio territorio》tenni testa alzando il mento.《Difendi i tuoi limiti come un cane, temi un attacco?》sollecitò i brividi con un solo soffio di voce.

Ricevette un cenno con la testa benché mi fu impossibile dire altro.

《Va a pisciare in altri terreni Von Stein. Stasera ho intenzione di fornire risposte》negò con il capo《il tempo vola》lo punzecchiai.《Lo possiedo, mia Fiamma. Come possiedo te.》

Le mani scivolarono lungo il collo, l'indice e il medio posarsi delicatamente sotto il mento per alzarmi il viso; dovevo guardarlo ora, domani, tra un mese, anni. Dovevamo osservarci sempre senza mai smettere, divorandoci con gli insulti e minacce, rappresentando alla società un "io" diverso, montato con il tempo.

《Ma per favore, solamente perché sei il mio capo non significa che sono legata a te》alzò le spalle restringendo la distanza, poggiandosi con i gomiti sul muro strofinandosi con la fronte sulla mia.

Socchiusi gli occhi, comandata da qualcosa di più forte della ragione, seguendo un filo invisibile.

《Sei sempre stata libera eppure torni da me》soffiò come un felino in agguato《Harvey, Nereide, Keena..corri. Tu corri e corri, non ti fermi mai, ma tutte le strade ti portano ad un solo punto d'origine: io.》

Mi tolse i boccoli davanti al viso con l'altra mano, porse alcune ciocche dietro le orecchie per scrutarmi sotto una luce sfocata le invisibili lentiggini, fu impressionante la delicatezza che porse tra le dita; nel percepire un leggero pizzichio, gemetti senza mai distogliere lo sguardo dai pozzi neri.
Mi tirai indietro spaventata, il suo viso orientato su di me e le labbra arrivare all'orecchio.

《Basta correre.》

"Andiamo Kay, ti mancano pochi metri!"
"Sono stanco Soleil..mi fanno male le gambe"
"Mi stai dicendo che vuoi arrenderti?"
"Si, basta correre"
"Amerai il finale Kay, ne varrà la pena. Non smettere! Andiamo!"

Lo guardai silente, non disse una parola per rispettare un principio creato in questa stanza da entrambi.

《È suonata》

《E Nereide è accostata qui fuori, io ho svolto i miei piani..bada ai tuoi.》

Prima di mettersi composto soffiò leggermente sui miei occhi, si socchiusero intravedendo il suo corpo rendersi di pietra; rigido, spostò tutto rumorosamente per avvertire la ninfa la sua uscita mentre mi lasciò con un pugno di mosche.

In fin dei conti, se infastidirmi fosse stato così allettante, avrebbe speso più del suo tempo libero per provocarmi. Anche se ora, non mi pesava affatto.

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