XIV. Come gatti e topi
Io non ho bisogno di stima,
né di gloria, né di altre cose simili;
ma ho bisogno d'amore.
Leopardi
☀︎︎☽︎
Ho sempre creduto che l'amore fosse combattuto come una partita a biliardino.
Imbucata la pallina, noti come volteggia in mezzo al campo, lo senti il rumore dello scombussolamento. Stringi i manici, forza il polso, e colpisci.
Chi vince, ottiene il cuore.
Ed io ero lì a giocare da sola, in preda alla codardia e l'ansia di una sconfitta, sottovalutando i punti forza e l'eccellenza.
Un goal, poi due, tre.
Quando perdi la sconfitta è atroce; non è l'amarezza con cui osservi l'avversario in attesa di una rivincita, è il disagio di dover toccare di nuovo la deriva della sconfitta.
Ma se solo avessi saputo giocare a biliardino..
Lo guardai con il cuore in mano, tra il dolce aroma delle lenzuola e il sapore metallico sulle labbra. Io giocavo per la vittoria, mi sfidavo per lui.
《Che ci fai qui?》se non fossi stata alimentata dalla magia che custodiva questo posto, sarei andata in coma.《Come? Soleil, è tutto ciò che hai da dire?》ribadì a braccia conserte davanti al letto. Un vortice di rabbia e angoscia colpì il suo candido viso.
《I-io non ho idea..》
Notai bene lo sguardo che mi scrutava dalla testa ai piedi, l'uniforme sportiva addosso, debole come una foglia e sporca di sangue; non osai immaginare il caos che ebbe in testa.
《Sei più fragile di un uccello a cui hanno tagliato le ali!》
Le mie ali, le piume del mio mostro infuocate.
《Ti spaventa l'idea che possa allenarmi senza che lo dica a qualcuno?》
《Tralasciando il fatto di questo presunto allenamento, dal quale potevi trovare momenti migliori, abbiamo un esame alle porte!》sbuffai, come se fosse il problema principale《e te la spassi con Von Stein?》le sopracciglia corrugate.
《Quindi vorresti vietarmi di allenarmi per un patetico esame e del rosicamento?》
《C-cosa? No! Non se c'è lui..》
《È stata solo una coincidenza, mi ero sforzata troppo e, per via di un calo di pressione, sono andata a sbattere》spiegato il motivo del sangue, continuai《Von Stein mi ha trovato mentre girovagava come un cane abbandonato nei dintorni, gli ho fatto pietà e mi ha portato dentro.》
《E perché mai dovrebbe farlo se ci considera come la peste?》
Quella domanda me la feci anch'io, durante il calo, nel tempo in cui vidi solo oscurità.
《Perché tutte queste domande? Sono qui, nessuno mi ha visto, sto bene!》
Strinsi i pugni chinandomi verso di lui, il viso così vicino al materasso mi incupì. Il suo sguardo brillava di una luce opaca, me la stavo prendendo con qualcuno che si era preoccupato per me. Sospirai accasciandomi sul cuscino, ricevetti in risposta una carezza sulla guancia, un gesto d'affetto di cui avevo bisogno come il pane.
《Sono solo preoccupato, ho avuto il timore di non ascoltarti più.》
Un rimorso grande quanto un macigno si aggrappò ad ogni strato della pelle; confusa e desolata, restai ad ascoltarlo senza coraggio, guardarlo negli occhi mi risultò impossibile.
《Vedendoti col nemico sono esploso, giustificami》annuì, non poteva avere colpe per la sua angoscia《non voglio vietarti nulla ma credi che sia una cosa buona allenarti prima dell'alba?》fu allora che alzai lo sguardo coccolandomi sul palmo di mano, tutto ciò che richiedevo era una carezza.
《È una esperienza che mi piace》negò ancora e ancora, non volette una negazione come risposta.
《Mi vuoi bene Soleil?》
《Certo》
Guardata da lui in questo momento, mi sentii come se fossi il diamante più pregiato di una miniera; le iridi facevano scintille catturate dalle sue.
Si tuffava inconsapevole nel cuore senza paracadute, creando una voragine d'amore, il rimbombo sforava i timpani tanto da non sentire altro che il suo nome, e a sol pensiero, le labbra formavano un sorriso.
Non avevo mai avuto l'intenzione di interessarmi a qualcuno, sapevo che non avrei avuto più l'interesse nello studio e avrei sofferto di una gelosia radicale eppure, nonostante ciò, volevo legarmi ad esso come facevo d'un tempo con i pupazzi di pezza.
Si dice che la forma più bella d'amore sia quella inaspettata, la chimica che produce è spaziale.
E anche se fosse, il desiderio di provare qualcosa è inarrestabile.
《Allora evita di esporti oltre. Se mi volessi realmente bene, ascolteresti questi consigli.》
Prima che Nereide entrasse in camera, Harvey se ne andò divenendo il mio amato corvo; scrutai il suo battito d'ali e gli occhi lionati, di un nocciola chiaro.
Osservai come la mia vicina potesse essere curiosa e titubante allo stesso momento, nel chiedermi cosa fosse successo durante la sua assenza e il motivo del sangue asciutto che copriva le guance, le labbra, gli occhi.
Ma non disse nulla.
Si limitò ad annuire.
Guardai poi la sveglia, vestendomi con la divisa scolastica e nascondendo quella dell'allenamento; dovevo chiedere all'elfo come lavarla discretamente.
A lezione, Harvey non si sedette accanto a me bensì a Nereide, la sua nuova amica.
Leiko mi fece compagnia nei vari corsi, scrutavo in lei fiducia, nei suoi occhi vegliava serenità, una dolcezza unica; studiammo insieme quel pomeriggio in vista dell'esame, recuperando ciò che avevo perso in poche ore e acquistando le novità.
《Soleil, mi stai ascoltando?》ritornai alla realtà stringendo la penna tra le mani.
《Scusa Leiko, non riesco a starti dietro senza pause.》
Quattro ore di studio costante senza neanche prendere una boccata d'aria.
《Ci manca l'ultimo capitolo e sei al nostro passo. Lo faremo lunedì, domani è giornata libera.》
La ringraziai con un sorriso sincero.
Nelle pause uscì la festa di stasera, avrei partecipato anch'io, per carità, non che mi piacciano questi tipi di impegni eppure trovo esaltante l'idea di poter comportarmi come una normals adolescente.
In tal caso, potevo scoprire la debolezza del muro e da che parte sia Keres con i suoi scopi su Shadowshilde.
Il mio riflesso rilassato scaricava energie positive lungo la pelle, mi guardavo con addosso un vestito aderente monospalla dal polsino diviso, color ottonio, accompagnato dai tacchi con il laccetto trasparente.
Presi il telefono sfiorando il cinturino legato alla coscia, coperto dal vestito contenente un coltellino.
"Ora che fai parte di noi devi restare in guardia. Fidati di pochi."
Ed io avevo preso con serietà il consiglio dell'elfo.
《Pronta?》chiese Nereide aggiustando il suo rossetto rosa.《L'intera struttura è sorvegliata, dove andremo?》
《Nel seminterrato》esclamò con fare neutrale, affatto preoccupato.
Offuscata dai dubbi la seguì in tutti i suoi gesti vuoti per nascondersi dagli gnomi, le loro lanterne suscitavano paure e distruzione ma non quanto la lunga scalinata ai piani inferiori dove il buio fu sempre più fitto; accesi lumini sulle dita delle mani, squadrando una stanza colma di scatoloni e dizionari, in ogni scatola vi era un numero della stanza e fascicoli con dati personali all'interno.
La curiosità mi spinse a cercare il mio numero bensì Nereide distrusse il silenzio investigativo.
《Non toccare nulla, si accendono i sensori》ecco perché nessuno sorvegliava la stanza.
《È severamente vietato venirci, anche se nessuno ha mai posto occhio a questo sgabuzzino. La direttrice ha ideato un incantesimo per le stanze scoperte.》
Si orientò verso l'altra parte del muro incerta, stringendosi con le spalle e diminuendo i passi, per brevi attimi si voltò vedendomi aggrappata alla ringhiera delle scale.
《Ma tempo fa un ragazzino, che ora frequenta l'ultimo anno, ha accidentalmente toccato con la spalla un mattone del muro》notai come le sue unghie toccassero incerte un mattone.
Serrai la mascella nel non sentire nessun allarme o magie anestetiche penetrarmi dalle narici, non calcolai il tremolio del suolo e i tacchi della mia vicina tremare.
《E si sbloccò una stanza segreta..》aveva trovato il mattone nullo, il posto dove la direttrice ebbe una svista.
Corsi da lei a gambe fragili, il suolo tremava e i libri cadevano uno dopo l'altro.
Quel che credevo una muraglia, davanti ai miei occhi fu un arco, nel complesso un lungo corridoio buio e vuoto che mi spinse ad analizzarlo.
《Da principianti questo trucchetto》frugò nella borsa fuoriuscendo un sacchetto bianco, all'interno una manciata di polvere dorata; la soffiò lungo il corridoio che ad occhio nudo sembrò vuoto.
《Non vedere Soleil, fin quando sentirai l'odore della polverina serra le palpebre. Un granello deve sfiorare l'orbita oculare e potresti vedere il multiuniverso》strinsi i denti, spaventata a morte dai rumori appiattiti girarci intorno.
Urla, tonfi e musica.
Annusai alcol senza il torbido odore di magia; fu da lì che, aprendo gli occhi, notai l'arco dietro di noi chiudersi e divenire un normale muro, non calcolando davanti, il festone.
Ho sempre creduto che, come nella normale fase adolescenziale, per dimenticare o risolvere problemi si dovesse fare uso di qualcosa di vietato; durante la scuola ne vidi di tutti i tipi: da sniffare, ingoiare, iniettare.
Ma mi ero sempre posta indietro per paura, nonostante vedessi come i miei amici potessero avere la testa leggera, preferivo contenere i miei macigni ballando e bevendo il giusto.
È strano da ammettere eppure non mi diverte, da quella serata in paese, le feste organizzate a Shadowshilde non suscitavano nulla, sono le solite che si possono trovare nei film di confraternite.
Neanche Harvey, con tanto di occhi rossi e alito pesante, riusciva a stimolare la mia esplorazione.
《Non ti piace la festa?》
《Guarda come ti sei ridotto》
《Non è niente, sto alla grande!》
Sorrise osservando il mio fare insicuro, non sapevo più come muovermi. Feci per accarezzare il dorso delle sue mani e, misteriosamente, strinse le dita tra le mie con forza e coraggio.
Quel gesto così sempliciotto mi diede la carica di guardarlo negli occhi e annegare nel suo oceano castano, se solo si fosse avvicinato di più avrebbe sentito il mio cuore palpitante, persino sotto tutta questa musica; mentirei se dicessi di non averlo stuzzicato con qualsiasi mezzo necessario, con qualche movimento di ballo, dei sorrisetti o battutine.
Per carità funzionava eppure non appena poggiava la fronte sulla mia, sfiorando le punte dei nasi, baciarlo mi era impossibile.
《Fatto e ubriaco..se la direttrice ti trovasse così non oso immaginare le punizioni》borbottai nel suo orecchio, dannatamente vicini.
《Correrei il rischio per vederti ridere a crepapelle》
Non doveva sentire il mio battito cardiaco, se avesse fatto domande non avrei trovato risposte neanche balbettando.
Non furono le occhiate di Harvey a preoccuparmi, saltavo sulle punte e scostavo i capelli, ondeggiavo su di lui percependo il leggero tocco dei palmi al fondoschiena, bensì a spaventarmi furono sensazioni e fruscii che notavo sola; per un attimo mi bloccai guardandomi intorno, cercando qualcosa, degli sguardi, alla ricerca di Nereide.
Mi levai dalla cerchia con una fitta allo stomaco, fissai il restante liquido nel fondo del bicchiere tremare, non per via di un movimento di mano o della musica, il suolo mi sembrava muoversi, la stabilità era nemica.
《Non stai impazzendo, lo sento anch'io.》
Voltai le spalle di colpo, il suo sguardo felino squadrò il mio vestito sguazzando come un pesciolino tra battutine e critiche.
《È dall'esterno》disse legando la sua chioma blu notte.
Mi fece cenno al sacchetto tra le mani, lo avevo rubato da Nereide prima ancora di entrare, come una polla non se ne era accorta.
《Che facciamo?》chiesi a Keena avvicinandomi al muro, nessuno ci guardava anche se la schiena percepiva altro.《L'emissario avrà le risposte alle nostre domande. Andiamo.》
Prese una manciata di polvere soffiandola contro la parete, mi nascosi nel buio circostante per varcare l'arco senza essere riconosciuta da occhiatacce.
《Coprimi le spalle, non ho idea di dove sia l'elfo. Andremo nella tana dei cacciatori.》
Strisciava tra le pareti come un serpente, lo stesso che provocò Eva, sussurrandole all'orecchio di cedere al peccato; eppure lei non fu il diavolo..fu Lilith.
Strinsi i denti sentendo uno strano bruciore dietro la nuca, il marchio pulsava sulla pelle, quello che sospettavamo pericolo fu una conferma.
《Ragazze!》gridò l'elfo alle nostre spalle caricando l'arco, la freccia familiare trafisse il vuoto, contro il muro una figura nell'ombra si dissolse.
《Abbiamo percepito qualcosa》serrai le palpebre intravedendo numerevoli ombre scivolare al piano di sotto, tra le lanterne, spegnendo ogni lucina.
《Hanno attaccato un punto debole del muro infiltrandosi. Vogliono Keres, se ci opponiamo, sarà guerra. Siamo topi voluti dai gatti..》
Tolsi i tacchi correndo con Keena e l'elfo all'esterno, con mio stupore Zefir e un altro stallone stellare furono pronti con la sella.
《Cosa facciamo?》chiesi prendendo Zefir.《Ci dividiamo. All'interno c'è gran parte della squadra》ascoltai gli zoccoli del cavallo andare veloci quanto il mio cuore.
《Keena, trova la crepa del muro e tamponala fino al mio arrivo》partì svelta《Soleil, io e te andiamo a caccia di demoni.》
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