XII. Prescelta

Gli uomini sono fatti in modo da doversi necessariamente tormentare a vicenda.
Dostoevskij

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Mi sentii una spia sotto copertura.
Strinsi i lacci degli anfibi, i pantaloni lucidi appiccicati alla pelle delicata, una cinta con agganciate delle tasche reggeva le erbe che dovevo portare; avevo messo un top piegato nel taschino. Acciuffai lo zaino nascondendo altra roba sotto il materasso e alcune maglie nella fodera, le armi bianche divise, alcune nella valigia con la freccia.
Ascoltai il rintocco della campanella, all'uscio della porta una luce si accese e la presenza degli gnomi in corridoio mi fecero mettere sull'attenti.
Mi attraeva un mantello fornito di cappuccio, poggiato sulla scrivania.

Strinsi il pomello della porta guardando il pesce nella boccia di Nereide.

Me ne andai ascoltando rimuginare lo gnomo, camminava lento ed io lo seguivo a ruota dietro metri di distanza; il fuoco che accendeva la sua lanterna era protetto da un incantesimo, non sarei riuscita a spegnere quei spiragli di luce.
Mi domando come Harvey ci sia riuscito.

Nascosi la testa nel cappuccio della mantellina, mordendo le labbra fino a farle infiammare, lo perseguitavo come la morte maneggiando l'impugnatura del pugnale. Uscii dalla finestra del piano terra infine, per non far rumore con la vecchia porta di legno.

Mi persi in vialetti forestali, la mantellina correva nel vento seguendo ogni mio movimento, gli arbusti di alberi vitali mi schiaffeggiarono le guance.

《Giusto in tempo. Contavo i quindici minuti per soccorrerla in caso di pericolo, ho ricevuto la sua affermazione di fumo》echeggiò l'elfo alle mie spalle.

Davanti i cancelli. I nostri abiti uguali.

《Dove andiamo?》chiesi mantenendo l'enorme mazzo, una chiave nera dal manico dalle cinque punte richiamò la mi attenzione.《Fuori da qui, non ci alleniamo mai a Shadowshilde.》

L'elfo canticchiò una melodia e, nell'ombra, uno stallone dagli occhi di cenere mi scrutò.

《La Rouge, lui è Zefir. Ci porterà alla nostra destinazione.》

Lo puntai dagli zoccoli alla criniera, non avevo mai immaginato di poter cavalcare uno stallone fatto di stelle e argento.
La sua pelle vivida quasi trasparente, la peluria di polvere, si orientava verso di me con le orbite degli occhi ponermi testa. Le iridi ferrigne mi penetrarono.

《Siamo soli?》

Non badò alla mia domanda, quelle parole gli sembrarono vuote.《Non si preoccupi. Abbiamo compagnia》mi guardai le spalle ponendo le pupille ad ogni centimetro nel buio.

《È sicura che nessuno l'abbia vista?》

《Ne sono certa. Ero la loro ombra.》

Il dirigente mi aiutò a salire sulla schiena di Zefir, dal suo nitrito grave temetti il peggio.
Essendo libero, si mosse con agilità verso il cancello aperto.

Non guardai mai il terreno sotto di noi, l'altezza fu sorprendente tanto che le capacità fisiche del cavallo mi porsero dubbi; mi strinsi all'elfo senza dire nulla, il varco che divideva la bolla di Shadowshilde e il resto del mondo, parlò al posto nostro.
Strinsi i denti nel percepire un getto d'acqua ricoprire il mantello asciutto, sniffando stelle.
Mi girai di scatto osservando dei semplici cancelli ingannevoli come lo furono per me la prima volta, un istituto mascherato e finto malandato si allontanava; abbassai lo sguardo tra l'erbetta che veniva calpestata da dei semplici zoccoli, lo stallone divenne naturale, privo di magia.
Non riuscirò mai ad abituarmi agli incantesimi di protezione ed eclissi di Shadowshilde.

In un boschetto, circondati da campagna e grano dolce, intravidi le luci dei lampioni del paese vicino; riconobbi subito le canzoni che suonavano al violino i paesani.

Spero che Harvey e Nereide si stiano divertendo.

Puttanate.

Sospirai chiudendo gli occhi, di rimorso ne avevo fino alla gola eppure possedevo compiti, con il factotum tra le mani potevo ricavare informazioni succulenti e raggirarlo come volevo; Marchosias non disturberà i miei sogni, non quando troverà risposte.

L'elfo mi diede una pacca sulla coscia, nel scendere, le sue spalle mi velarono una stradina periferica inabitata: case malandate, scritte di vandali, solo una luce mostrò la retta via.

Non guardai lo stallone, ci pensava lui a tenermi d'occhio.

《Perché piove se a Shadowshilde guardavamo le stelle?》la mia guida sghignazzò.《Shadowshilde è una bolla delineata, controllata da cima a fondo. Clima, vegetazione, magia..la direttrice ha tutto sotto controllo. Lei è più forte di quanto si pensi - puntò la fronte con l'indice - ha tutto qui dentro》sospirai camminando tra le pozze d'acqua, schizzando sporcizia dai miei anfibi puliti.

《Non ha pensato alla sicurezza banale. Sa bene che sono andata in paese, non è così?》i suoi capelli biondi divennero più scuri, schiacciati contro le iridi verdi, mi scrutò.

《Crede che esistono solo gnomi ed elfi? Abbiamo creature di cui lei non conosce neanche l'esistenza. Sono crudeli, spietate》ribadì proteggendo il suo ruolo《nei dormitori ci sono gnomi magici, gli studenti si comportono da tali a differenza vostra, e non hanno problemi. A voi cocciuti ci pensano le mie frecce.》

Nella testa un flash di quelle dannate punte.

《Raramente i testardi provano a sorvolare le regole dopo essere stati colpiti. Tremano di paura se devono parlarmi in privato. Oltre gli elfi, ci sono punizioni e creature..》

Non andai oltre, non volevo sembrare troppo sporgente per parlarci in modo così diretto.

《Lei mi sta lasciando andare, è consapevole di questo pericolo?》

《Pericolo? Io le ho sempre donato libertà, se così non fosse starebbe in infermeria》bisbigliò tra il rumore del vento e le goccioline della pioggia fare a gara su chi arrivasse per prima al suolo.

《Durante l'inseguimento?》

《E non solo. È andata in paese, come minimo sarebbe stata crocifissata nel mondo umano se lo avessi rivelato alla direttrice》la saliva parve veleno, non potevo credere alle mie orecchie.
《Ero di turno. Ha usato le pillole, non dica frottole, ho contato le ore per il suo ritorno ed erano precisamente tre. Non un minuto in ritardo》mi bloccai.

Gli zoccoli di Zefir vennero contro i miei anfibi; mi sentii sconfitta.

《Oh La rouge, mi sorprende giorno dopo giorno. Fuggire, scavalcare e abbattere mura magiche, dannazione neanche è finita la settimana!》il sorriso crudele di colui che aveva già capito quale inferno avessi passato, mi lasciò affogare in un miscuglio di disperazione.《Per non parlare di come si è fatta valere in classe, nascondendo la sua parte da colpevole divenendo vittima, assecondata da incosce.》

Avevo colto l'idea che l'elfo si fosse fatto su di me, lui ha sempre saputo.

《Lei era i miei occhi..》quella mano nell'ombra che mi diceva di fare silenzio, quei rumori notturni..mi spiava.

《Perché prendere solo me?》

《I suoi amici non mi hanno suscitato granché》per poco non appicai fuoco al suo mantello con uno sguardo《il signor Harvey è incerto, nonostante i suoi mutamenti possano essere efficaci e possa nascondere l'odore di magia sotto la pelliccia》ora si spiegava come l'elfo non si era accorto del mutamento di Harvey《Nereide ha coraggio da vendere eppure..è imprudente e superficiale. Scappa dai problemi creando una voragine di nullità.》

《Anch'io sono incerta e superficiale, sbaglio o mi sono fatta beccare?》sul suo viso una smorfia allungata.

《Andiamo signorina, non si metta a confronto, quel minimo può essere sviluppato! Voglio ricordarle che nel panico ha ragionato ad una via di fuga pulita, calcolandone le conseguenze. Ha presente la porta che accede al tetto? Se avesse sciolto il manico sapeva che saremmo arrivati a lei..guardi caso, ci aveva preceduto.》

Per poco non mi slogai una caviglia a furia di calciare la porta.

《Ne vuole sapere più di me La Rouge?》sospirai.

Il patto che l'elfo aveva proposto mi sembrò vitale, non sono stata un caso.

"La direttrice ha accolto nelle sue braccia, bambini con capacità mostruose. Siamo come dei carrarmati in continuo aggiornamento."

Io ero stata scelta.
La mia fortezza si mostrava salda, pur essendo insicura, gli altri intravedevano risolutezza.

I piedi dell'elfo si bloccarono in una pozza di acqua grigiastra, davanti a noi la porta di un garage chiusa.
Zefir si posò accanto a me, lo guardai pungente nel mentre la mia guida spifferava un sacrilegio che fece tremare il suolo.

《Prego..》mi fece cenno di passare davanti, la cosiddetta porta si alzò e un mondo si rivelò, un trucco di magia.

《Alla buon'ora, mi chiedevo dove fossi.》

Una voce femminile echeggiò nell'aria, in quella stanza grande quanto un mercato.
Era una palestra magica, con accessori e tutto ciò che serviva agli umani per fare pugilato, per non parlare del grande ring posizionato al centro; davvero sorprendente.
Mi girai notando Zefir sparire nell'aria, la ragazza che lo aveva richiamato sul ring fu Von Stein.

《Problemi all'interno.》

Furono vaghi, non mi notarono per via della mia posizione velata, non avevo neanche abbassato il cappuccio.

《Lei è un problema》un ringhio, il perfido Cerbero a tre teste mi puntò.

Andai verso la luce per paura che il buio mi attaccasse, se avesse voluto mettermi alla prova dovevo restare con i sensi in allerta.

Tre studenti sconosciuti, ipotetici di quinto, mi accerchiarono come fecero i tre demoni in paese; il respiro si bloccò in gola notando gli occhi puntati addosso, Keena si poggiò sulle corde del ring leccandosi i baffi.

《Ha potenziale》

《È piccola e fragile, avevi detto no ai bambini.》

Strinsi i denti ad ogni minaccia, parlavano male di me come se non ci fossi, sottovalutavano ciò che possedevo prendendomi per il culo.

Con la mano coperta dal mantello, chiusi il palmo sul manico del pugnale più affilato che avessi portato, lo estrassi di poco aspettando che i passi di quello stronzo si facessero avanti.

Mi reputava una merda e non aveva neanche le palle di avvicinarsi?

《Sono stufo di ricerche invane, abbiamo bisogno di dannato potere!》sbraitò lui contro l'elfo.

Chi era il capo?

《Abbassa i toni Caiden, siamo qui per addestrare, non troviamo nulla pronto.》

Se ne fregava, i suoi occhi dalla forma allungata verso l'esterno mi ricordarono le mandorle.
Versatile, oscuro, predatorio.
Ecco come poteva sembrare.
E poi, fece ciò che aspettavo da un secolo: in mezzo alla cerchia nella quale ero posta, fu a un millimetro di distanza.

《Lo hai supplicato?》sussurrò, il sudore gli gocciolava lungo le spalle, una canotta nera ricopriva il petto nudo.《Mi ha scelta》fu l'unica cosa che dissi senza tremare, non avevo paura di lui.

《Per far cosa? Mica giocare?》

《Sono qui per lavorare. Al tuo posto, fare il capo di sto gran cazzo mi è inutile》esclamai attirando la sua attenzione.

Le iridi mischiate al nero delle pupille sembrarono illuminarsi in maniera opaca, tanto per farmi strada nel buio.

《Ti sbagli, io sono il tuo capo. E le novelline come te mi disgustano》sputò acido.

Fuoriuscì di poco il naso per annusare il mio odore, l'osservai dalla testa ai piedi calcolando quale punto potessi colpire; le ombre che gli cadevano al suolo lo proteggevano, ovunque a parte il viso.

Strinsi un pugno carico tirandogli un destro, al suo gemito si lasciò andare con le spalle ricurve coprendosi il naso, probabilmente un nervetto è scoppiato e il sangue gli bagnava le labbra umide.

Una risata proveniente da Keena fu leggera mentre i restanti furono scioccati, non si mossero per via di ciò che la mia mano impugnava: il pugnale.

Le palpebre socchiuse di Caiden mi fecero agitare, mi mossi come le sue ombre in maniera agile e silenziosa, approffittando delle mani occupate mettendomi dietro la sua schiena e, con l'avambraccio, lo portai con il capo sull'incavo del mio collo per strozzarlo.

La lama fu contro il suo petto, vicino al cuore.

Guardami coglione. Non sei morto, non ancora》mi rivolsi al suo orecchio sorridendo, i ringhi minacciosi che tanto mi regalava erano stati accucciati dai miei.

Se le sue ombre avessero provato a ostacolarmi gli avrei spezzato il collo, se le sue mani mi avessero toccato lo avrei squartato.

Mi buttai contro il muro tenendolo al guinzaglio, sloggiando via dalla cerchia cosicché, se avesse provato a spingermi o buttarmi all'aria, lo avrei stretto a me legandomi al suo cinto.
L'elfo a braccia conserte sfoggiò un sorrisone così come Keena, meravigliata dal silenzio e la durezza del corpo di suo fratello.

《Affronto bestie più bastarde di voi da quando avevo tredici anni》borbottai mettendoli in guardia《hai capito stronzo? Sottovalutami e io ti brucio vivo》gli ringhiai nell'orecchio cosicché potesse sentirmi.

Io e lui. Una sfida all'ultimo sangue.

Il cappuccio ormai ceduto mostrava il mio vero volto; si dovevano ricordare di questa faccia, memorizzare il mio nome.

Perché sarò vendetta.

Mi afflosciai contro il muro allentando la presa, togliendo il pugnale e stringendolo lungo il fianco; come mi aspettavo se ne andò dalle mie braccia, guardandomi come Lucifero farebbe con i suoi demoni, tratteneva parole, voleva uccidermi eppure..sembrava interessare il mio valore.

《Potrà essere pure piccola ma ha capacità che voi avete elaborato per anni. Vi garantisco che sarà un pezzo fondamentale per la squadra》accennò l'elfo rivolgendomi un sorriso tenero.

Mi orientai da lui, unico alleato.

《Te lo auguro, emissario》le parole di Caiden uscirono come un sussurro.
La sua voce secca presentò un rosicamento continuo.

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