VIII. Ali di corvo
La luce del giorno ti ha mostrato i limiti del possibile. Ma a piedi nel buio, nell'assoluto, buio totale, le possibilità erano infinite.
Michael Grant
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Osservai come le stelle potessero brillare da sole, di luce propria, senza nessuno che le aiutasse. Seduta sul letto, guardai il cielo blu cobalto.
"I conti si sono riaperti."
Marchosias sapeva qualcosa, voleva che io lo scoprissi, perché essere vago?
La curiosità umana è dannatamente soffocante, un demone saprebbe stuzzicare una giovane con dei segreti che le apparterrebbero, e nel farlo, riuscirebbe a trarne vantaggio.
Ma quali erano i vantaggi di entrambi?
Avevo due opzioni: andare fino in fondo o lasciar stare.
Se avessi voluto risposte, sarei dovuta andare da Von Stein ed era fuori questione eppure, se con quella tortura avesse avuto delle risposte, sarei riuscita a collegarle.
Altrimenti Harvey, ricavando informazioni basilari su Shadowshilde attraverso la sua famiglia.
Oppure il piano C, il più arduo e letale: ritornare in paese alla ricerca dei tre demoni.
Se non fossero stati lì ad aspettarmi, avrei rischiato la mia anima alla ricerca degli inferi.
Decisi di andare sul sicuro, scendendo dal letto e socchiudendo la porta, guardandomi intorno prima della ricerca alla stanza numero 83.
Avanzai sulle scale a passo felpato, i piedi nudi cercavano di sfuggire dalla luce di lanterne degli gnomi da guardia, correndo tra corridoi nella speranza di ritrovare la via del ritorno.
Trovata la camera, feci per sfiorare la tasca della camicia da notte con le dita, rimasi a bocca asciutta scoprendo che avevo perso le chiavi.
《Harvey!》bussai ripetutamente《sono Soleil, aprimi!》diedi un pugno alla porta notando una luce a metà corridoio venire verso di me; percepii il mio battito ovunque, mi premevo alle ombre e, nel bussare ancora, per poco non urlai dalla botta.
《Soleil, sono le quattro del mattino, si può sapere cosa succede?》mi rialzai con il suo aiuto, vidi il letto del suo vicino vuoto e non feci a meno di parlare ansiosa.
《Ho bisogno di aiuto》dissi《ho perso le chiavi》tirai indietro i capelli.
《Devono essere qui, se non nell'ufficio degli gnomi. Sai come sono esigenti quando vogliono qualcosa》lo guardai dolcemente, nonostante la sua stanchezza voleva calmare la mia preoccupazione.
Si sedette sul materasso massaggiandosi le tempie, sbadigliò stanco e preoccupato.
《No Harvey. Le avevo con me, fuori》
《Fuori?》
《In paese, tra gli umani》nel buio, vidi il suo volto farsi di pietra.
《Sicura di non averlo sognato?》
《Mi hanno rubato le chiavi cazzo!》per poco non strillai con gli occhi umidi.
Se avessero varcato le mura di Shadowshilde, non oso immaginare il pericolo di ogni studente.
《Soleil è impossibile uscire di qui》lo ignorai, metabolizzando qualsiasi occasione in cui Marchosias o i suoi due alleati potessero averle prese. Forse nel tempo in cui ci accerchiarono o mentre il demone mi chiese il nome; forse sono cadute laddove rotolavo.
《Sai mantenere un segreto?》bisbigliai sotto voce vicino al suo viso.
Gli raccontai tutto: della creazione dell'amore di Ambrose e Teseo, della festa di Halloween, balli e musica, le caramelle e dolcetti, i tre demoni e Marchosias, il quale Harvey sembrò molto interessato.
《Un secondo..se tu eri lì, chi c'era con me?》avvampai sentendo i muscoli delle gambe tremare e cedere il mio peso.
Un burattinaio controlla ogni mossa del proprio burattino.
《Un pupazzo.》
Spalancò gli occhi, si spiegava perché parlavo in monosillabi eppure Von Stein mi aveva fatto sembrare una puttana, strusciandomi addosso ad Harvey e bevendo come una dannata.
《Non dirlo!》mi tappai le orecchie come una bambina nel momento in cui cominciò a stuzzicarmi, filtrando con il mio imbarazzo.《È imbarazzante..》rise《ballare con un tuo amico?》le mie mani caddero lungo i fianchi, disegnai un sorriso timido.
Vederlo agire persino da dormiente, mise carburante alla mia adrenalina, accendendo un fuoco misterioso che non sarei riuscita a gestire.
《Ballare..》sussurrai attaccata ai suoi occhi, mi persi tra i suoi sorrisi docili mordendomi la lingua.
《Che hai intenzione di fare, mia ballerina?》mi chiese spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Il cuore perse un battito.
《Hai detto che alcuni parenti sono stati già a Shadowshilde. Raccontami le loro esperienze, particolari inspiegabili》continuai《devo avvicinarmi alla fondazione dell'istituto e all'incoronazione della direttrice》affermai pronta per ritornare in camera, non prima di aver segnato l'inizio del suo racconto.
E di aver provato ad entrare nell'ufficio per rubare altre pillole.
Feci un breve cenno avanti a me seminando porte e gnomi, guardai le scale in salita ed in discesa, il cuore mi martellava nel petto.
《Piano A: io, te e Shadowshilde》dissi elencando le cose sulle dita della mano, guardando la scalinata in salita verso la mia stanza.
《Piano B: io, te ed il paese.》
Porsi un piede nella scalinata in discesa e quattro zampe si catapultarono con eleganza sulla ringhiera.
Trasalii ammirando un gatto dal pelo bianco camminare elegante con la sua coda altezzosa; osservai i dintorni senza trovare traccia del mio amico bensì solo un micio.
《So che puoi capire ciò che ti dico》dall'esterno, con l'alito caldo che bagnava i suoi baffi, quel gatto mi parlava. Con parole vere.
《Muti forma?》non avevo mai scoperto i suoi poteri, mai visto tracce di artigli o code o zanne.
《Prosegui con i tuoi istinti, io ti guardo le spalle.》
In punta di piedi divenni un tutt'uno con il muro, sudavo goccioline dalla fronte e da dietro la schiena, osservai gli occhi di Harvey luccicare nell'oscurità.
Vidi in lontananza l'ufficio della direttrice, mi meravigliai della sua porta spalancata senza alcuna barriera o magia; nel fare un passo, il pavimento cigolò e le vocine nell'angolo in fondo al corridoio, si fermarono.
Mugulai in attesa di una risposta bensì ricevetti due lampade contro.
《Cazzo! Harvey..》la sua coda mi accarezzò i polpacci, strusciandosi come farebbe un animale qualunque.
Brividi mentre camminava svelto verso ogni angolo per farsi notare dagli gnomi e darmi una via d'uscita.
Quel gesto mi diede carica.
Avanzai verso l'ufficio in maniera svelta per via della mia esposizione, non avevo nulla con cui nascondermi se non un mobile di antiquariato; un miagolio stridulo e un soffio, lo immaginai con la coda rizzata mentre zampettava.
Guardai l'ufficio aperto, in seguito il corridoio.
Sospirai prima di alzarmi con la schiena ricurva dirigendomi verso la luce, mia alleata e accerrima nemica.
Piano C: io, lui e il caos.
《Credi sia uno studente?》minacciò uno gnomo al suo compagno elfo.
Si mischiavano per lavori e guardia del posto, possono sembrare piccoli ma avevano un potere assoluto governato e donato dalla direttrice; per quanto riguardava gli elfi, i più grandi e saggi della storia di Shadowshilde, possedevano capacità fisiche e magiche mai viste prima, l'agilità era il loro asso nella manica.
《Fiuto essenza di magia eppure..da quel gatto, non ne ho sentita. Pensi che provenga dall'esterno?》
《Ci sono problemi con le mura, Keres sta accumulando potere》mi affacciai di poco, non mi era familiare quel nome e la questione puzzava.
《La corona..insomma-》prima che l'elfo potesse finire la frase, lo gnomo si girò verso di me.
Nel buio intravide una figura, non riuscì a distinguere i miei lineamenti così, ad occhi socchiusi, si avvicinò.
《Fanciulla si fermi!》urlò dietro la mia corsa sfrenata, le sue gambe, che credevo fragili e piccole, sembrarono correre con la mia stessa velocità.
L'elfo caricò l'arco che aveva poggiato dietro le spalle, sentii su quanto riguardavano le punte delle frecce, che avevano funzione anestetica se colpita su una parte del corpo.
Ascoltai lo scoccare dell'arma e, carica come una pallottola, mi passò veloce come un fulmine nelle ciocche di capelli.
Gemetti aggrappandomi alla ringhiera delle scale salendo, non sapevo dove mi trovassi, la mia camera parve un miraggio irraggiungibile; con l'ansia attaccata alla pelle ed il fiato corto, mi dimenticai a quale piano fossi.
Cazzo, cazzo, cazzo.
《Conto fino a tre signorina, se non la trovo al mio fianco..sono guai.》
Un'altra freccia si fermò sul muro laddove dovevo percorrere un passo, mancò la mia pancia con un soffio, un ulteriore avvertimento prima di trafiggermi.
È la fine, la mia fine.
Ma non mi fermai, le gambe si muovevano senza sosta fino all'ultimo piano; una porticina richiamò la mia attenzione e il tetto piovente fu la mia ultima scelta.
《Tre!》strillai impaurita soffiando nelle mani a conca, una essenza di fumo e fuoco che mi permettesse di sciogliere il manico della maniglia mentre la prendevo a calci.
《Due!》
Eppure, se avessi dato prove del mio potere, mi avrebbero trovato.
Con un calcio, la porta si spalancò e una ondata di vento gelido invase i polmoni filtrandosi nei capelli, nelle ciglia, sulla vestaglia rotta.
A piedi nudi, mi sembrava di percorrere una navata di spilli e morsi; porsi equilibrio camminando svelta lungo i bordi rigidi e lisci, essendo a punta, il tetto non mi avrebbe dato opportunità se non crollare giù.
《Uno..l'avverto, lo zero è decisivo!》chiusi gli occhi per via di una occhiata a ciò che avevo sotto i piedi e a metri di altezza.
Quanto cazzo è alto?
Trattenni il fiatone così come le lacrime, roventi bruciare nelle palpebre.
Percorsi barcollando metà tetto, una ubriaca senza bottiglia si aggirava con ali invisibili, volavo con l'idea di una speranza invana purché il buio si affiancasse a me, il nero divenne un colore che dovevo avere attaccata alla pelle per sopravvivere; non c'era spazio per la luce, neanche per il fuoco anche se esso, mi scorreva nelle vene.
Con lo gnomo alle calcagne mi bloccai alla deriva di entrambi i versi occupati.
《Zero. Sto venendo a prenderla!》
Destra e sinistra off-limits, mi toccherà arrampicarmi.
Afferrai con i palmi rigidi il bordo, guardai la scalata come una montagna, il monte Everest mi sembrò nulla in confronto; le energie misere, il fiato corto e le capacità futili mi impedirono di alzare un piede distrutto.
Prima che percorressi la strada verso un guardiano, un battito di ali spense la lanterna, l'elfo picchiò con il suo arco per colpirmi ma mi mancò per via di una comparsa improvvisa; si spensero le luci, mi spaventai nel sentire un urlo agghiacciante colpito da un gracchiare tipico di corvo.
Sulle spalle, si affacciò il volatile più grande del previsto, feci un sorriso.
《Harvey! Ce ne hai messo di tempo!》mi gracchiò di nuovo, anche se questa volta non percepii le parole, mi sembravano schiacciate e lontane, ma pensai solamente a darmela a gambe.
Corsi lungo il lungo bordo doppio senza mai guardare giù, mi orientai verso la porta e, prima di varcarla, osservai l'elfo aiutare lo gnomo a tirarsi sù dato che si era aggrappato con le mani al confine senza mollare.
Chiusi la porta alle mie spalle percorrendo le scale veloce come la luce, il corvo scese in picchiata ai piani inferiori e con calma, mi indirizzai verso camera mia.
《Soleil! Per Dio, non ti hanno preso!》andai da lui, accampato davanti alla porta di camera, lo strinsi tra le mie braccia.
L'attesa, la gioia e la paura, mi sembrarono mischiate in un vortice avvolto dai suoi muscoli.
《Grazie per avermi salvato sul tetto》sussurrai, baciandogli la guancia e perdendolo nel suo passo svelto.
Non mi accorsi però della porta aperta.
Afflosciata sul letto, con le guance rosse e il respiro irregolare, guardai le stelle.
Mi brillarono gli occhi nel vedere il corvo di prima, posarsi sul davanzale con le mie presupposte chiavi nel becco.
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