IV. Curiosità dannata
Così mi disse una volta il diavolo:
«Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini».
Nietzsche
☀︎︎☽︎
Papà aveva ragione quando mi diceva che l'amore, rendeva deboli i cuori di tutti. Non me ne resi conto perché ero solo una bambina, incapace di conoscere un sentimento arduo per come lo descriveva: abbagliante, orgoglioso, impavido, eccitante, lussurioso..non seppe descriverlo al meglio.
Guardava la mamma con occhi che brillavano; tra un milione di diamanti in miniera, avrebbe scelto sempre lei.
Ma con il tempo, capii che mia madre non fu più la stessa.
Niente baci, strette o carezze..per carità, non metterei mai in dubbio l'amore soggettivo con il proprio partner eppure, nel vederli, mi ispiravano un sentimento difficile da mantenere in prova.
Per testare il sentimento dovevo essere..straziante?
Da come la mamma mi insegnava, il silenzio è un coltellino svizzero.
Una forma di emozione elaborata.
Chi lo capisce è onorevole, chi lo sa accogliere potrà essere spaziale bensì, chi cerca di rifiutarlo, è ammaccato.
Sostengo che la pacatezza sia la forma di comunicazione più scaltra che possa essere mai esistita; ammiro quante interpretazioni possa possedere e le decisioni che fa prendere.
Gli tengo testa, volevo essere avveduto come lui; ma qui non potevo giocare al gioco del silenzio. Non ancora.
《Credo sia una fortuna il nostro smistamento.》
Incontrai Harvey nel corridoio, fui contenta di discutere insieme di tutto ciò in così poco tempo; per essere all'inizio di una conoscenza, non si faceva problemi ad esporre i suoi pensieri.
《A te invece? Non ti vedo convinta.》
Gli raccontai della mia vicina misteriosa, seducente e altezzosa, delle sue idee che mi mettevano a dura prova e della festa di stasera.
《Quindi è vero》lo guardai《non era un pettegolezzo》accentuò infine.
《Ora che hai fatto un patto con lei, devi rispettarlo. Ti sei messa nei guai Sole》arrizzai il naso ascoltando brevi secondi di vuoto, solo il mio cuore parlò.
Quel nome bruciò come una puntura su un braccio, l'ago di quella siringa spingeva nella vena fino ad affogarmi in un veleno acido; la mia mente era stata presa a cazzotti come se fosse un sacco da box.
Lo trucidai con lo sguardo silente, se lo avesse ripetuto ancora..
《Sbrigherò i conti in un batter d'occhio.》
Mi strinsi con le spalle, osservavo tutte le classi e le porte chiuse, i muri vecchi, i quadri artistici.
Cambiavo aria per non bruciare nel mio fuoco.
Quel nome, quella persona, i ricordi cancellano il presente.
"Sole..mia tenera Sole. Da padre a figlia, ti faccio paura?"
"Tu non sei mio padre, sei uno sconosciuto. Gli sconosciuti mi terrorizzano."
Respirare non sembrò così difficile come parve ora.
Minacciai lacrime dalle orbite umide, non avrei perso me stessa per uno stupido nome, di certo, non ora che ero andata avanti.
O almeno..credo.
《Guarda che roba..sono studenti secondo te?》
Prima che alzassi lo sguardo, una stanza da muro trasparente mostrava una sezione di allievi nel tento di radunarsi e lottare fino all'ultimo sangue, all'apparenza sembrarono gemelli.
Quando le palpebre si rialzarono, li vidi tramutarsi in ombre.
Nuvole oscure li accarezzavano la pelle, nei salti sfuggivano alle lame e ai pugni, cadevano con la gentilezza di un angelo e risalivano in aria con occhi rossi iniettati di odio.
Non smisi di fissare quelle cariche di aria e magia, l'agilità brillava nelle mie pupille e l'interesse di quelle donne nello scrutare la loro vittima mi eccitava.
L'adrenalina padroneggiò i muscoli delle mani, le dita si atrofizzarono e i polsi bruciarono.
Volevo essere come loro. Imparare.
《La maggior parte delle lezione le abbiamo in comune, ammetto che sono noiose》replicò alzando il passo《hai presente il liceo? Niente di diverso》sbuffò poi.
I miei piedi si bloccarono nel vedere la nostra aula dalla porta chiusa, sperando non avessero inziato senza di noi.
《Quelle poche materie che si concentrano sui nostri poteri..beh quelle sembrano pazzesche!》mi auguro che siano più eccitanti dei misteriosi allievi di fumo.
Per tutto il tempo io ed Harvey non facemmo altro che parlare, conoscerci se non altro.
Abitava in un cottage in montagna con suo padre, gli insegnò molto; abbatteva la legna e costruiva cose nel tempo libero. Amava gli animali del posto, specialmente i lupi dal manto bianco, diceva che ammirava il loro mimetizzarsi nella neve.
Conobbi molto dei suoi poteri, della sua forza, della sua agilità.
Tanto che gli chiesi di accompagnarmi all'incontro di questa sera.
Il suo sguardo mi fece arrossire, nelle sue iridi marroni trovai un disagio colpito dallo scoccare di una freccia, non mi arresi nel sostenere quelle occhiate, mi scrutava e la cosa mi fece desiderare di più.
Smettila di guardarmi così, finirò per innamorarmene.
*
《Ti prego, mi fai male》gli gridai contro.
Un ringhio bruto fuoriuscì dalle sue labbra quando mi strattonò il braccio.
Mi guardava come un Dobermann in attesa del suo attacco.
《Hai finito di ficcanasare in faccende che non ti riguardano, mh?》replicò nel mio orecchio con un sussurro dannato, la sua voce grave, soffiata sulla pelle tenera del collo, mi fece venire i brividi.
Trovai dei documenti, mia madre voleva sposarlo e aveva appena divorziato.
Voleva sposare lui, consapevole dell'odio che provavo nei suoi confronti.
"Siamo solo amici, Soleil." Così diceva.
《Devi stare fuori dal mio ufficio》mi strappò i fogli gettandoli per terra, la sua mano vagò sulla estremità della gola per strozzarmi, mi mancava l'aria sotto il suo sguardo rabbioso e il muro alle mie spalle.
I secondi parvero ore.
《Oh Sole..per essere così piccola sei una stronzetta》le lacrime offuscarono la vista, i palmi cercavano di imprigionare i suoi polsi, sfruttavo tutta l'energia possibile per liberarmi.
《Lo vedi cosa fai? Vedi le tue azioni a che conseguenze portano?》ero io.
Colpa mia, se la curiosità mi condannava alla distruzione.
*
Mi alzai di scatto con le goccioline di sudore sulla fronte, dalle nocche sfiorai l'incavo del collo massaggiando la parte superiore, non smisi di fissare il bordo del mio letto.
Era solo un ricordo.
Sospirai asciugando il sudore con il braccio, fui un barlume di acqua puzzolente.
Ansimai per brevi minuti con le palpebre abbassate.
《Soleil La Rouge?》una voce, seguito da un continuo bussare mi riportò alla realtà.
Per brevi secondi decisi di non rispondere poi, osservando la luna, andai tremolante alla porta accendendo la luce.
Abbassai lo sguardo nel vedere lo gnomo che mi aveva accompagnato il primo giorno fuori; non mi resi conto che accanto a lui, nascondevo con la porta, un abito stupefacente appeso ad un portabiti di metallo.
《Non ha un buon aspetto fanciulla, sicura di stare bene?》la mia mente scandì la sua ultima parola.
《C-certo. Mi sono solamente svegliata ora.》
Fatto sta che, entrando in camera, adagiò l'abito su una gruccia consegnando una lettera all'interno di una busta chiusa.
《Stanza 115, avvisi Nereide che il suo abito è appena arrivato.》
Quando se ne andò, i miei occhi fecero scintille.
Sfregai i polpastrelli contro il pezzo superiore, il mio seno avrebbe riempito perfettamente quelle coppe formando bene il suo volume minimo, non aveva le bretelle e neanche i lacci bensì due spalline ricamate di pizzo attaccate al vestito che avrebbero illuminato le mie spalle nude.
Delle pieghe grezze si concentrarono su un lato sinistro, erano perfettamente ripiegate, la spaccatura del lato destro mi arrivava fino alla coscia lasciando alla gamba, lo spettacolo; la gonna piovente fino ai piedi, una forma ovale che doveva seguirmi come il lungo velo dell'abito da sposa, su una navata da tappeto rosso.
Il vestito rubino concentrava sulle pieghe e lungo la spaccatura dei ricami dorati, li stessi delle spalle di pizzo, con foglie lucide di un oro intenso.
Poi, guardai la busta e il mio nome in piccolo sul retro.
Lessi il contenuto:
Sei pronta per restituirmi il favore?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top