4. RIMPROVERO.

Mentre la passione continuava a bruciare tra Joka e Sir Kita, un lieve suono di nocche che bussavano alla porta riecheggiò nell'ufficio, interrompendo il loro momento intimo. 

Sir Kita si irrigidì leggermente, ma poi si rilassò di nuovo.

«Sembrerebbe che il gioco debba attendere», mormorò mantenendo un sorriso compiaciuto, nonostante fosse deluso dall'interruzione improvvisa.

Joka ghignò.

«Le interruzioni non fanno altro che aumentare il desiderio», disse, mentre si liberava con grazia dalle braccia di Sir Kita.

Sir Kita si spostò da Joka, indossò una vestaglia color blu oceano, infilò un paio di ciabatte infradito nere e raggiunse la scrivania con una disinvoltura apparente.

«Ci saranno altre occasioni», disse, muovendo lo sguardo verso Joka.

«Sì, ci saranno», gli rispose, il desiderio era ancora brillante nei suoi occhi gialli.

Sir Kita allora si avvicinò alla porta, «Chi è?».

«Kita, abbiamo un problema con due studenti di terza. Li ho beccati a picchiarsi nel cortile fuori dalla scuola per ragioni futili. Li faccio entrare?», suonò la voce di Le Prof.

Intanto Joka si stava rivestendo del suo costume con velocità sproporzionata.

Sir Kita si fermò un istante, riflettendo sulla situazione. Poi, con un sospiro leggero, aprì la porta.

«Sì, falli entrare. Affronteremo la questione immediatamente», rispose con voce decisa.

Le Prof allora entrò seguito dai due ragazzini che teneva per gli orecchi.

«Eccoli, Sakurai Kaito e Tanaka Daichi, della classe di scultura. Stavo facendo un controllo dei dintorni della scuola prima di fare lezione e li trovo a picchiarsi fuori nel cortile. Avanti, spiegate voi i motivi della vostra buffonata! Non voglio sprecare il mio fiato, mi serve per recitare», spiegò, spingendo in avanti i due studenti.

Sir Kita sospirò e invitò i due ragazzini a sedersi sulle sedie di fronte alla sua scrivania, mentre Joka fece un passo in avanti per liberare il passaggio.

Appena Le Prof si voltò lo vide, la sua espressione arrabbiata si trasformò in una miscela di sorpresa, come i suoi occhi gialli che si strinsero leggermente, «Tu...».

«Io», rispose Joka.

Il suo sguardo era fiero, nonostante la situazione imbarazzante in cui si trovava. 

Intanto Le Prof lo scrutava con una certa incredulità, «Credevo di averti detto che non...».

«Risparmiati la ramanzina, Ombra sporca di orgoglio. Non sono venuto qui per parlare con te», disse Joka, interrompendo l'altro coprendogli la bocca.

Le Prof rimase momentaneamente senza parole, sorpresa dalla risolutezza di Joka. I due studenti invece, sembravano confusi e intimoriti dalla situazione imprevista.

Sir Kita, allora, si sedette dietro la scrivania con un'aria composta, e osservò la scena con un'espressione seria, prontamente intervenendo per calmare la situazione.

«Abbiamo un problema più urgente da risolvere», cominciò, facendo un cenno con la mano per richiamare l'attenzione di Joka e invitandolo ad andarsene. Poi, rivolgendosi a Le Prof e agli studenti, continuò, «Parliamo di voi due e sul motivo per cui siete qui».

Le Prof annuì, accettando la decisione del preside, e si rivolse agli studenti con severità.

«Bene, ragazzi, spiegate. Che cosa vi ha spinti a picchiarvi nel cortile?».

Kaito, il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi castani, balbettò nervosamente, cercando di trovare le parole giuste per giustificare il loro comportamento.

«È... è stata colpa sua, prof!», disse, indicando Daichi con un cenno del capo, «Mi ha provocato e si è baciato la mia ragazza! Non ho potuto fare a meno di rispondere!».

Daichi aggrottò la fronte, contrariato dall'accusa di Kaito, «Non è vero! La tua ragazza mi ha baciato, io non c'entravo nulla!», esclamò, con voce vibrante di frustrazione. 

Sir Kita alzò una mano per richiedere silenzio, mentre Le Prof fissava i due studenti con severità.

«Basta con le accuse reciproche!», esplose.

«Voglio la verità, senza scuse o giustificazioni. Cosa è realmente accaduto?».

I due ragazzi si guardarono a vicenda, visibilmente imbarazzati e indecisi su come procedere.

«Forse dovremmo lasciarli parlare a turno», suggerì Le Prof.

Kaito annuì con riluttanza, accettando la proposta, «Va bene, prof. Inizierò io».

Il ragazzino raccontò la sua versione degli eventi, sottolineando come Daichi lo avesse provocato e baciato la sua fidanzatina, scatenando così la sua reazione impulsiva.

Daichi ascoltò in silenzio, reprimendo l'urgenza di interrompere e difendersi. In seguito, quando fu il suo turno di parlare, espose la sua versione con calma, ribadendo di essere stato baciato dalla fidanzatina di Kaito senza alcun coinvolgimento da parte sua.

Sir Kita e Le Prof ascoltarono entrambe le storie con attenzione, cercando di individuare eventuali incongruenze o indizi di menzogna e dopo aver ponderato le testimonianze dei due ragazzi, Sir Kita si rivolse a loro con un'espressione seria.

«È chiaro che c'è stata una serie di malintesi in questa situazione», cominciò, «Tuttavia, non possiamo risolvere la questione con la violenza».

Le Prof annuì in accordo, aggiungendo, «La risoluzione pacifica dei conflitti è essenziale per mantenere la pace e l'ordine nella nostra scuola».

Guardò poi i due con severità, «Vi chiedo di ripacificarvi adesso per evitare la punizione, scusarvi l'uno con l'altro e di impegnarvi a risolvere i vostri conflitti in modo più costruttivo in futuro».

«Oh no, la punizione c'è. Dopo che la lezione di scultura finisce, pulirete l'aula», spiegò Sir Kita battendo le mani con forza sulla scrivania, «Ora andate, mi avete già infastidito abbastanza».

I due ragazzi annuirono con riluttanza, accettando la richiesta dei loro superiori.

«Ah, che pazienza ci vuole con i ragazzini...», borbottò Joka che si era nascosto dietro l'uscio della porta, con le braccia incrociate al petto.

Le Prof lo fissò con sguardo sbilenco, «Sei ancora qui?!».

Joka scrollò le spalle, un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto, «Sono solo un Ombra curiosa, non posso resistere a uno spettacolo così interessante».

Sir Kita sospirò, scuotendo leggermente la testa. 

«Andate a pulire l'aula, ragazzi. Le prof, è ora della lezione di teatro, va' anche tu».

«Certo, preside», rispose l'Ombra di Akechi e lasciò l'ufficio con i due studenti.

«E tu...», disse Sir Kita rivolgendosi a Joka, «Vieni qui dentro e chiudi la porta».

Joka si avvicinò con un'aria insolente, ma obbedì, chiudendo la porta alle sue spalle mentre rientrava nell'ufficio.

«Ti sembra il modo di interrompere in una situazione così delicata? Questa è una scuola dove si insegnano tutte le forme d'arte, e la buona educazione e il rispetto degli altri sono le forme d'arte per eccellenza, due discipline che sembra tu non conosca molto bene», sbottò il preside.

Joka alzò leggermente un sopracciglio, «Hm, va bene».

«Per quanto riguarda me e te, invece...», incalzò Sir Kita, alzandosi dalla poltrona con un sorriso malizioso, e avvicinandosi a Joka. Le sue mani, coperte da guanti neri, si avventurarono con confidenza verso il suo viso, che arrossì istantaneamente.

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