3. CHIACCHERATA.
Joka si lasciò scivolare nella sedia di fronte a Sir Kita, mantenendo lo sguardo fermo su di lui.
«Avanti, parla», disse infine, come se stesse comandando l'altro.
Sir Kita lo osservò con un'espressione che oscillava tra il divertimento e la sfida.
«La verità è una cosa relativa, Joka. Cosa credi di sapere, e perché credi sia così importante? Tutto partì dai nostri padroni sulla terra, Yusuke e Goro, Fox e Crow, per intenderci. Però, Fox, prima aveva un rapporto con Joker, il tuo padrone che ti piace tanto baciare...».
Un leggero rossore apparve sulle guance di Joka, «Quel che è successo con Akira è da ignorare. Sono contento però, di aver fatto risvegliare il suo lato oscuro, ne aveva davvero bisogno».
Sir Kita, osservando attentamente la reazione di Joka, notò il leggero rossore sulle sue guance e il modo in cui evitava lo sguardo per un istante prima di rispondere. Un gesto che, seppur sottile, non gli sfuggì e gli permise di ruotare tutto a suo favore.
Egli sorrise maliziosamente, poi inclinò leggermente la testa, come se stesse valutando la risposta di Joka, «Interessante», disse, «Quindi ammetti che il tuo coinvolgimento con Akira è stato motivato da un desiderio di risvegliare il suo lato oscuro».
«Lo ammetto, ma non è questo di cui volevo parlare», precisò Joka, con calma apparente.
Sir Kita rise poco e batté le mani, «Certo, certo. Volevo solo trovare un appiglio».
«Un appiglio?», domandò Joka.
La sua voce trasudava una calma apparente, ma c'era un sottile sottotesto di sfida nell'aria, mettendo alla prova la sua stessa sincerità. Sir Kita, però, non si lasciò intimorire dal suo sorriso malizioso, né dall'atmosfera piena di sottintesi.
Al contrario, si chinò sulla scrivania e gli alzò leggermente il mento.
«Sì, un appiglio», rispose con sicurezza, «E credo che Akira abbia avuto il bisogno di esplorare il suo lato oscuro, così come credo che tu e io abbiamo molto in comune, come tutte le Ombre qui, se volevi saperlo», stuzzicò, Joka non rispose.
Sir Kita allora lo osservò con curiosità, «La libertà di agire in modo autonomo ha scosso un po' tutte le Ombre nel Metaverso ultimamente. Infatti, posso agire nel modo che desidero, che Yusuke sia distorto o no, non importa. Concludendo, è la gelosia a mandarti da me?».
Il preside si alzò dalla sua poltrona e cominciò a girare intorno a Joka.
«L'ho visto, la nuova libertà delle Ombre...», mormorò Joka, osservando attentamente i movimenti di Sir Kita mentre girava intorno a lui.
«Quindi non puoi accusarmi, quando io e il mio vice preside abbiamo una regolare relazione fisica nascosta ai nostri studenti, con eccezione di colei che ci ha visti in un momento non tanto consono e ha diffuso il pettegolezzo sul MetaBook», spiegò Sir Kita.
«Corretto», rispose Joka.
Sir Kita sbottò, «Allora, alla fine, perché sei qui? Vuoi di nuovo conquistare Le Prof? L'auditorium è al secondo piano, infondo a destra. Non mi coinvolgere in questo».
Joka si alzò dalla sedia con un movimento tanto brusco da farla cadere a terra, poi, con un gesto veloce, inchiodò il preside al muro, «Voglio solo avere qualcuno da portare a letto, e tu hai rubato la mia vecchia fiamma. Vorresti essere tu il mio gioco? Ti potrei anche accontentare...».
L'Ombra di Akira ghignò, mentre con le mani guantate rosse acchiappò la cerniera del costume nero di Fox sul corpo di Sir Kita e iniziò a tirarla giù, svelando la pelle nuda del petto, finché Kita gli fermò la mano, «Cosa fai? Tanta malizia non era solo riservata ad Akira?».
Sir Kita rimase immobile contro il muro, sorpreso dall'azione improvvisa di Joka.
«Oh, Joka, sempre così impetuoso», disse ridendo, «Ma credo che stai fraintendendo le cose. Non amo Le Prof, ti sia chiaro».
Sir Kita si liberò dalla presa di Joka, ricomponendo la propria postura con eleganza.
«Il mio interesse è ben diverso, e sicuramente non riguarda i sentimenti», continuò, fissando Joka con uno sguardo penetrante, «Ma se hai intenzione di fare mosse così audaci, dovresti essere pronto ad affrontarne le conseguenze».
«E sarebbero?», domandò Joka.
Sir Kita riprese a ridacchiare, «Vieni, finisci quel che hai iniziato. Mi impegno tanto a darlo alle mie studentesse, quando potrei riservare lo stesso trattamento anche a te, carissimo».
Joka si avvicinò lentamente al preside, mantenendo lo sguardo fisso su di lui, «Non hai idea di cosa sia pronto a fare», disse poi, ridacchiando.
Sir Kita lo guardò con interesse, «Oh, davvero? Allora vieni qui, avanti, ti sto aspettando».
Joka si avvicinò ulteriormente, fino a trovarsi a pochi centimetri dal viso di Sir Kita. La sua espressione non vacillò, nonostante avesse voluto cedere, ma la mano tornò sulla zip del costume nero di Fox, riprendendo a scendere finché si fermò ai fianchi.
Sir Kita lo osservò attentamente, cogliendo il desiderio nei suoi occhi. Un sorriso malizioso danzò sulle sue labbra, mentre il suo sguardo bruciò di una passione nascosta sotto la maschera dell'indifferenza, «Dunque, sei pronto ad abbassarti al mio livello?».
Joka non esitò, mantenendo uno sguardo fiero e deciso, poi scese ancora di più la zip, rivelando che effettivamente il preside fosse nudo lì sotto. Joka si leccò le labbra.
«L'unica cosa che ho abbassato adesso è solo la zip del tuo costume, preside», stuzzicò.
Sir Kita rimase impassibile, ma una scintilla di eccitazione brillò nei suoi occhi. Tirò su un respiro, poi si mosse con grazia felina, avvicinandosi a Joka, fino a sentire il calore del suo respiro e avere l'opportunità di sfilare via il suo cappotto a tre code.
«Ah, quindi sei qui per giocare», mormorò, la voce sussurrò piacere.
Joka non arretrò di fronte alla sua intensità, anzi, aiutò il preside a svestirlo di ogni indumento, mantenendo uno sguardo ardente, «Giocare è solo l'inizio, preside. Sono qui per vincere».
Sir Kita sorrise, un sorriso che prometteva sfide e piaceri sconosciuti.
«Allora, giochiamo», disse, prima di trascinarselo nel retro dell'ufficio.
I due si abbandonarono alla passione, liberi dalle catene della razionalità e della convenzione. Carezze e baci erano diventati una danza sincopata di desiderio e sfida, una sinfonia di piaceri proibiti che risuonava nel silenzio dell'ufficio.
Nel momento culminante, tra sussurri e gemiti soffocati, Joka e Sir Kita raggiunsero l'apice della loro unione, lasciandosi trasportare dal vortice di emozioni che li avvolgeva. Poi, quando la calma tornò, si trovarono avvinghiati l'uno all'altro, ancora bramosi e assetati di più.
«Sei davvero pronto a vincere?», sussurrò Sir Kita, lo sguardo bruciante di desiderio.
Joka sorrise, la fiamma della determinazione danzava nei suoi occhi.
«Sempre», rispose, prima di cedere nuovamente al richiamo del piacere.
E così, tra le mura dell'ufficio, il gioco continuò, come una partita senza regole, senza vinti né vincitori, solo due anime in cerca di soddisfazione nell'oscurità dell'ufficio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top