28. PROMESSA FINALE.
«Era una notte tempestosa, simile a quella che hai descritto tu. Ren era in uno stato di totale confusione emotiva. Non sapeva più chi fosse, né cosa volesse veramente. Si sentiva spezzato, diviso tra due amanti che rappresentavano aspetti diversi della sua identità, Goro e Yusuke».
Sir Kita si avvicinò, con interesse evidente, «E tu eri lì per lui, per aiutarlo a ritrovare se stesso».
Joka annuì, guardandolo negli occhi.
«Sì. Lo trovai in uno stato di disperazione totale. Era confuso, disorientato, e cercava un'ancora di salvezza. Io gli offrii il mio sostegno, cercando di fargli capire che non era solo, che c'era qualcuno disposto a capirlo e ad accettarlo per quello che era, che stava sbagliando approccio...», spiegò con voce bassa.
«E poi cosa è successo?», domandò Kita, interessandosi tanto da spostare la sedia per stare accanto a Joka.
Joka continuò, e il suo tono diventò più profondo, «Abbiamo passato ore a parlare, o direi piuttosto discutere, cercando di scavare nei suoi sentimenti e nei suoi pensieri. A un certo punto, le sue difese crollarono e mio lo abbracciai tre la gambe, povero Ren, accucciato a terra...».
Joka si fermò un attimo, poi riprese a parlare, «Ren era un groviglio di emozioni, e sapevo che aveva bisogno di qualcuno che lo sostenesse, che lo capisse davvero».
«Per la questione di Goro e Yusuke? Amava tutti e due?».
Joka annuì, «Sì, o direi piuttosto attratto da entrambi. Goro rappresentava l'ambizione, il potere, e una certa oscurità che Ren trovava affascinante, ma allo stesso tempo spaventosa. Yusuke, d'altro canto, era l'arte, la bellezza, la purezza di un'anima creativa».
«Hm, un ragazzo dalla chiusura mentale facile, però, Yusuke...», commentò Sir Kita.
Joka rise leggermente, «Siete troppo diversi, voi due».
«In ogni caso», Joka riprese il discorso, «Come dicevo, Ren era diviso tra queste due forze opposte e non sapeva come conciliare queste parti di sé».
«E come vi siete uniti in modo intimo?», domandò Sir Kita, ancora più interessato.
Joka sospirò, «Io ho tirato un po' la corda, lo ammetto, mi piaceva quando era vulnerabile, era carino, tenero, bellissimo e disperso tra i suoi vari sé... lui mi piaceva, oh come mi piaceva. All'inizio, però, ha rifiutato il mio bizzarro aiuto, poi dopo la seconda volta, ci siamo baciati sotto la pioggia».
Sir Kita ascoltava attentamente, affascinato dal racconto.
«E poi? Cosa è successo dopo il bacio?».
«Dopo quel bacio, le barriere tra di noi crollarono. Era come se tutte le sue paure e le sue incertezze si fossero dissolte in quell'istante. Abbiamo continuato a baciarci, con sempre più passione, e alla fine, sotto la pioggia, lui ha accettato un'alleanza con me, per uscire fuori dalla situazione scomoda in cui si era ingarbugliato da solo...», spiegò con un lamento.
Sir Kita continuava ad ascoltare, rapito dalla storia di Joka e Ren. Il suo sguardo era intenso, ma colmo di comprensione, «Un'alleanza... E cosa significava per voi questa alleanza?»
Joka si prese un momento per riflettere, poi rispose, «Significava lasciare perdere i due amanti e concentrarsi piuttosto sul sé, amare sé stesso... e ha funzionato finché ci siamo... uniti troppo...».
Sir Kita inclinò leggermente la testa, «Cosa intendi con 'uniti troppo'?».
Joka sospirò di nuovo, profondamente, «Inizialmente, la nostra relazione era basata sul supporto emotivo e sulla comprensione reciproca. Ma con il tempo, l'intimità tra di noi è cresciuta, e ciò ha solo dato più piacere a entrambi».
L'Ombra si alzò in piedi e nella completa nudità raggiunse uno dei finestroni laterali dello studio, osservando come il sole nel Metaverso scendeva giù per dare spazio a una luminosa luna gialla.
«I miei, suoi capelli. I... nostri occhi... quel sorriso ingenuo, contrario al mio ghigno. Il suo tocco così diverso dal mio, e quella sottile differenza che fa sembrare come se fossimo due entità diverse, piuttosto che uno solo...», mormorò.
Sir Kita si alzò lentamente dalla sedia e si avvicinò al finestrone dove Joka stava guardando la luna gialla del Metaverso, osservando come quella luce illuminava dolcemente la pelle di Joka.
«Posso immaginare, e questa vostra relazione va avanti, giusto?», domandò.
Joka si toccò il collo, gemendo, «Direi amor proprio esagerato, piuttosto, preside...».
Sir Kita si avvicinò ancora di più, «E cosa intendi?».
Joka girò lentamente la testa, «Intendo che abbiamo esplorato insieme un lato più profondo e intimo del nostro essere. Abbiamo abbandonato ogni resistenza e ci siamo persi in un viaggio di scoperta reciproca. Era come se stessimo esplorando i confini della nostra identità, superando le barriere tra il sé e l'altro...».
Joka osservò Sir Kita, «Perché ti sei messo i pantaloni? Non eri tu a dire che il nudo è arte?».
Sir Kita ghignò, «Vero, ti ringrazio per averlo notato».
Egli si avvicinò di più a Joka e si tolse i pantaloni, gettandoli in aria.
«È vero, non ci sono regole. Possiamo essere chi vogliamo, fare ciò che desideriamo», disse.
Joka si girò verso di lui, con occhi gialli scintillanti di desiderio, «E chi vuoi essere, preside?».
Sir Kita sorrise maliziosamente, «Voglio essere colui che ti fa perdere la testa».
Senza esitazione, si avvicinò a Joka, catturando le sue labbra in un bacio ardente, mentre le sue mani esplorarono il suo corpo e il suo respiro sfiorò il collo.
Joka gemette contro le labbra di Sir Kita, sentendo il fuoco dell'attrazione bruciare dentro di lui.
«Preside...», sussurrò dal profondo della sua anima.
Sir Kita lo spinse contro il muro, intensificando il loro contatto mentre le loro mani esploravano avidamente i contorni dei loro corpi, cercando ogni punto di alto piacere e desiderio.
«Sai cos'è davvero importante alla fine? Le nostre debolezze ci... uniscono...», sibilò.
Sir Kita sorrise, ma non c'è traccia di scherzo nei suoi occhi, «Esattamente», rispose, la sua voce si ridusse a un sottofondo caldo contro il frastuono della pioggia che picchia contro la finestra.
Joka rise, «Allora rimaniamo qui stanotte, oltre l'orario dei corsi serali, avanti. Non vorresti esplorare meglio cosa ho da offrire nelle parti basse del mio essere? Non lo hai ancora fatto, io invece abbastanza da avere il tuo sapore sempre in bocca...».
«Non mi provocare», sbottò Sir Kita, arrossendo sul volto.
«Ma perché no? Vieni a gustarmi un po', sono tuo, tutto tuo», sussurrò Joka.
Sir Kita, preso dalla passione travolgente del momento e dall'invito provocante di Joka, cedette all'attrazione irresistibile, inginocchiandosi di fronte a lui, «Oh, arte!».
«Non ci pensare, sai come si fa...», sussurrò Joka.
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