11. L'AMORE.
Mentre Joka si lasciava trasportare dalle parole incantate di Sir Kita, una strana sensazione di eccitazione e preoccupazione si insinuarono nel suo animo distorto.
Sebbene fosse abituato a manipolare le persone a suo piacimento, la complessità del preside rappresentava per lui una sfida intrigante, ma al tempo stesso inquietante.
Con un sorriso compiaciuto, Joka accarezzò il suo viso, lasciando che le sue dita tracciassero delicatamente il contorno della mascella, «Mi lusinghi con le tue parole, Sir Kita, ma non dimenticare che anche tu sei parte di questo quadro, una figura centrale che aggiunge profondità e dramma alla nostra narrazione».
Sir Kita si lasciò trasportare dal tocco di Joka, sentendo un brivido di anticipazione scorrere lungo la sua spina dorsale, «Sei abile nel tessere trame intricate, Joka. Ma ricorda, ogni pennellata ha un impatto sulla tela, e il tuo ruolo in questo dipinto è cruciale quanto il mio».
La tensione tra i due era alta, l'energia e il desiderio li portarono a condividere ogni istante fino a quando il preside invitò di nuovo Joka a casa sua. Ciò che li legava maggiormente era una strana ma visibile e sottintesa rivalità tacita, un potere oscuro oltre ai loro baci selvaggi.
Nel frattempo, Le Prof lasciò la scuola con passo frettoloso, cercando di liberarsi dalle catene invisibili del passato e delle manipolazioni di Sir Kita e Joka. Sentiva il bisogno di un momento di solitudine per riordinare i suoi pensieri e affrontare la situazione con lucidità.
Una volta giunto a casa, ne aprì la porta, la richiuse, fece un passo in avanti verso il salotto e si lasciò cadere pesantemente su una poltrona, lasciando che il silenzio circostante avvolgesse la sua mente.
Intanto, Sir Kita e Joka erano appena entrati nel salotto della casa di Kita.
E dopo che quest'ultimo chiuse la porta dietro di sé con un leggero clic, il suo sguardo si posò su Joka, «Finalmente soli, almeno fino alle ore sedici, quando dovrò tornare a scuola per i corsi pomeridiani...», disse con voce bassa.
«Cosa hai in mente, Sir Kita?», chiese Joka, con provocazione.
Sir Kita sorrise maliziosamente, nascondendo una miriade di significati nascosti.
«Ho in mente molte cose, Joka. Ma prima di tutto, dobbiamo chiarire alcune questioni», sibilò.
Il preside fece qualche passo avanti fino a sentire il calore del respiro di Joka sul collo, poi gli mosse la maschera dagli occhi sulla testa e lo baciò teneramente schioccando quando le abbandonò, «Le Ombre posso innamorarsi secondo te?».
Joka si sentì sorpreso dall'inaspettata domanda di Sir Kita, ma la sua mente affilata non impiegò molto a cogliere il sottinteso dietro le parole del preside. Una fitta di molteplici emozioni attraversò il suo animo distorto mentre cercava di decifrare il significato di quella richiesta.
«Le Ombre possono innamorarsi?», ripeté con lo stesso sibilo, contemplando le parole del preside con curiosità.
«È una domanda interessante. Io penso che le noi Ombre siamo creature complesse, capaci di provare una vasta gamma di emozioni negative e distorte, siamo maschere oscure dell'umano che ci appartiene oltre il Metaverso... e quindi non capaci di amare...».
Sir Kita inclinò leggermente la testa, scrutando Joka con sconcerto. Era evidente che la domanda aveva toccato una corda sensibile nel suo eccentrico e complesso animo, portando alla luce riflessioni e incertezze nascoste.
«Hm, dici?», domandò.
Joka annuì in silenzio.
«Tuttavia», continuò Sir Kita con voce ponderata, «Non credo che l'incapacità di amare sia una caratteristica intrinseca di noi Ombre. Forse è solo una convinzione autoimposta, una barriera eretta per proteggere i nostri cuori da possibili ferite. Quei cuori che un volta Akira, aiutato dai Ladri Fantasma, spezzava, e con il cuore anche il Palazzo...».
Joka osservò il preside con attenzione, «E tu? Credi che un Ombra possa davvero innamorarsi?».
Sir Kita sorrise debolmente, lasciando che lo sguardo si perdesse nel vuoto mentre rifletteva sulle parole di Joka.
«Credo che l'amore sia un'emozione universale, capace di raggiungere anche le profondità più oscure dell'anima, ma non so dirti se ciò raggiunge anche la più alta distorsione».
Joka posò le mani sulle spalle del preside, «E dimmi, da dove ti è venuta questa domanda?».
«In una discussione con Le Prof, lui mi ha detto queste precise parole: "io l'amavo", riferendosi a te», rispose Sir Kita, posando a sua volta le mani sui fianchi di Joka.
Joka sentì un brivido corrergli lungo la schiena e il suo viso arrossì leggermente.
«Ma tu guarda...», mormorò, cercando di nascondere la sorpresa, «E come hai reagito?».
Sir Kita si strinse leggermente nelle spalle, ridacchiando, «Non me lo sarei mai aspettato, lo ammetto. Soprattutto una confessione del genere da parte sua, ma allo stesso tempo...».
Joka lo interruppe con un sorriso malizioso, «Sì?».
Il preside esitò per un istante, cercando le parole giuste, «Allo stesso tempo ho iniziato a riflettere su cosa potrebbe significare per noi. Se Le Prof è veramente innamorato di te, questo potrebbe influenzare la nostra... situazione attuale».
«Noi?», sputò Joka, ridendo in modo ironico, «Sei innamorato di me, Kita?».
Sir Kita sollevò leggermente un sopracciglio di fronte alla domanda di Joka, lasciando che un sorriso giocoso si dipingesse sulle sue labbra, «Oh, Joka, non sono sicuro che 'innamorato' sia la parola giusta per descrivere i nostri... interessi reciproci...».
Joka scosse la testa, «Li chiami 'interessi reciproci', eh? Mi piace come suona».
«Sono molto interessato a te, ho già detto che splendi come la notte stellata e il tuo calore corporeo, e il tuo sguardo enigmatico mi danno... piacere...», rispose Kita lasciando libero un gemito poco udibile solo da Joka.
Joka sollevò un sopracciglio, incredulo, «Più delle tue alunne?», provocò.
Sir Kita ridacchiò in modo esagerato, lasciando che il suo sguardo si intrecciasse con quello di Joka in un gioco di dominio, «Le mie alunne sono affascinanti, certo, ma tu sei... diverso. Non farmi ripetere tutti gli elogi che ti ho ha detto nel mio ufficio qualche minuto fa...».
«Oh no, non scomodarti!», scherzò Joka.
«Comunque...», iniziò Kita con un sussurro, mentre lentamente avvolse le braccia attorno di Joka e gli rimosse la giacca a tre code, seguendo con il gilet e avvicinando le labbra accanto al suo collo.
«Al momento, né io, né tu, né tutte le Ombre del Metaverso capisco l'amore, questo è il mondo contrario alla Terra, qui si manifestano le emozioni "cattive" della gente umana. E sovrapposta all'amore c'è solo la passione sfrenata e carnale, la lussuria...».
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