29. FLASHBACK PARTE 1.

Maya si trovava davanti alla porta della casa del preside Sir Kita, che era anche professore di arte classica, per una sessione di ripetizioni private. Non era la prima volta che si trovavano a lavorare insieme fuori dall'orario scolastico, ma la ragazza Ombra aveva lo stesso i brividi.

Quando Sir Kita aprì la porta, le sorrise calorosamente, cercando di metterla a suo agio. 

«Benvenuta, Maya. Entra pure».

Maya annuì e lo seguì all'interno verso il salotto, dove, vicino al divano e le poltrone, nell'angolo adiacente un grande tavolo era già preparato con libri d'arte e fogli da disegno.

Sir Kita indicò una sedia, «Vieni, accomodati. Ho pensato che potremmo iniziare dai ritratti, la lezione della scorsa volta, hai realizzato i bozzetti che ti avevo assegnato?».

Maya annuì di nuovo e si sedette.

«Ti ho anche preparato un tè, se ti va», disse Sir Kita.

«Grazie, signor preside», rispose Maya, accettando la tazza di tè.

Sir Kita sorrise, sedendosi accanto a lei, «Sono contento che ti piaccia. Ora, procediamo».

Dopo aver esaminato i bozzetti con occhio critico, il preside e professore sospirò dolcemente.

«Hai fatto dei progressi notevoli», disse infine, sollevando lo sguardo per incontrare gli occhi della ragazza, «Ma c'è ancora qualcosa su cui possiamo lavorare, specialmente nella resa delle ombre e delle luci».

«Cosa dovrei fare per migliorare?», chiese Maya.

«Lascia che ti mostri», Sir Kita si avvicinò, prendendo una matita e iniziando a tracciare delicati contorni sul foglio di carta davanti a lei.

Mentre lavorava, Maya osservava ogni movimento delle sue mani, affascinata dalla precisione e dalla maestria con cui aggiungeva dettagli e profondità ai disegni, quasi a immaginare le sue mani su di lei, ma il pensiero sfuggì subito.

A un certo punto, Sir Kita si fermò e la guardò di nuovo, «Hai capito? Vuoi provare tu?»

Maya annuì, prendendo la matita dalle sue mani, sentendo il tocco delle loro dita che si sfioravano, nonostante indossasse i guanti grigi del costume eccentrico di Fox, dalle tinte nere. 

Cominciò così a tracciare i contorni sotto il suo sguardo attento, cercando di mettere in pratica i suoi consigli. Il suo cuore batteva forte, era consapevole della vicinanza tra loro.

«Stai facendo bene», mormorò Sir Kita, il tono della sua voce era basso e rassicurante.

«Ma lascia che ti aiuti ancora un po'», aggiunse e si avvicinò ancora di più, mettendo una mano sulle sue dita per impugnare la matita e guidarla.

Maya sentiva il calore della mano di Sir Kita attraverso il guanto, una sensazione che la distraeva dalla concentrazione richiesta per il disegno.

«Così, vedi come cambia la profondità del volto?», mormorò Sir Kita.

Maya cercò di seguire le indicazioni, ma la sua mente era altrove. Il profumo della colonia del preside era avvolgente su di lei come la finezza della sua voce e la chiarezza della sua pelle sotto il costume nero di Fox, che accentuava un netto contrasto.

«Prova tu adesso», disse Sir Kita, ritirando la mano, senza spostarsi da lei.

Con mani tremanti, Maya prese la matita e iniziò a disegnare, cercando di replicare i movimenti che le erano stati mostrati. Sentiva Sir Kita osservare ogni sua mossa, il che rendeva difficile mantenere la calma.

Quando finì, il preside sorrise, «Ottimo lavoro, lo hai fatto meglio. Devo dire che hai davvero talento, Maya. E con un po' più di pratica, diventerai ancora più brava».

Maya sorrise timidamente, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Sir Kita allora si avvicinò ancora di più, posando una mano sotto il suo mento, intrappolandolo tra le dita.

«Ti vedo molto tesa. Va tutto bene?», le domandò.

Il cuore di Maya batteva forte, e le parole sembravano bloccate in gola, «S-sì, va tutto bene!».

«Sei sicura? Sembri un po' distratta», chiese Sir Kita con una nota di preoccupazione, ma il suo sguardo tradiva un interesse diverso, più profondo.

Maya deglutì, «È solo che... la sua vicinanza... mi rende nervosa».

Sir Kita ghignò, e mentre scivolò la mano sui bottoni della camicetta della ragazza, sussurrò, «Non c'è motivo di esserlo. Sei qui per imparare e stai facendo un ottimo lavoro».

Maya fermò la mano guantata di Sir Kita, «Si... Signor Preside, che fa?!».

Sir Kita ridacchiò, una scintilla di qualcosa di inaspettato brillò nei suoi occhi.

«Voglio solo aiutarti a rilassarti, Maya. Sei così talentuosa, e vedo che ora metti davvero impegno nel mostrare le tue capacità, ma sembra che tu sia sempre così tesa... in mia compagnia... Quindi, viste le circostanze, permettimi di aiutarti a sciogliere questa tensione», sussurrò, mentre le sue dita slegarono i primi bottoni della camicetta e lei lo lasciò fare.

«Vedi, l'arte non è questione di seguire delle linee... è pura emozione che viene poi messa sulla tela, e se parliamo di arte classica cosa non potrebbe emozionare se non un corpo nudo e perfetto, come per esempio, il tuo?»,

«Signor Preside», sussurrò Maya, «Non sono sicura di essere a mio agio con questo».

Sir Kita le mostrò un sorriso predatorio, «Non preoccuparti, Maya. È solo un esercizio per aiutarti a comprendere meglio le emozioni e l'arte. Fidati di me».

Maya sentì un brivido lungo la schiena, «Ma...».

«Shh», la interruppe Sir Kita dolcemente, mentre le sue dita continuavano a muoversi con una lentezza studiata lungo il tessuto della sua camicetta, aprendola ulteriormente, «Non c'è bisogno di preoccuparsi. Lascia che l'arte fluisca attraverso di te».

Maya, catturata dal momento intimo, finì di aprire la camicetta lasciando uscire il seno nudo, poi, con delicatezza, rimosse i guanti dalle mani del preside con precisione, dito per dito.

Sir Kita, osservando il consenso negli occhi di Maya, con le mani nude iniziò a esplorare la sua pelle scoperta, mentre lei appesantì il suo respiro, «Sei bellissima», mormorò lui, con un sibilo.

Maya batté le ciglia due volte, poi, avvicinandosi a Sir Kita, lo baciò, accendendo il suo desiderio.

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