10. NELLA PAUSA.

Una volta che tutti gli studenti lasciarono la stanza, Le Prof si avvicinò lentamente verso Joka, spingendolo in avanti una volta che gli fu vicino, «Non mi faccio nulla dei tuoi complimenti, e scusami, sei venuto qui per assistere alla lezione o prendermi in giro? Non sono nell'umore per le tue sciocchezze!».

«Mi dispiace se ho dato l'impressione sbagliata», rispose Joka, ridacchiando.

Egli cominciò a camminare per l'auditorium, sfiorando le poltrone rosse rivestite di velluto con delicatezza, «Kita mi ha detto che geloso di noi... ma pensi che io lo ami seriamente? Inoltre, non è successo nulla tra noi, solo un riscontro pacifico, quindi sei geloso di chi, di cosa?», stuzzicò.

Joka sembrava prendere la situazione con leggerezza, ma Le Prof poteva percepire una sottile tensione nel suo tono scherzoso. Si sentì a disagio, come se le parole di Joka stessero scavando in profondità dentro di lui, toccando nervi sensibili che preferiva lasciare indisturbati.

«Non è questione di gelosia, Joka», rispose Le Prof con voce ferma, cercando di mantenere la compostezza nonostante la crescente irritazione, «È una questione di rispetto e non credo sia appropriato far riferimento a situazioni personali durante l'orario di lavoro».

Joka rise, «Sempre affine alle regole e alla buona educazione, tu. Quelle poche volte in cui ho conosciuto il vero te non avevi...», si fermò un attimo per avvicinarsi abbastanza da toccargli il mento e muovere la sua testa per fissarlo meglio, «Questa maschera di ipocrisia sul volto...».

Il contatto improvviso e le parole di Joka fecero rabbrividire Le Prof.

«Non andare oltre, Joka», disse con voce fredda, allontanandosi dall'abbraccio di Joka. 

«Il passato è passato, e non c'è motivo di rimetterlo in discussione. Siamo qui per lavorare, e ti chiedo di rispettare questo. Quindi, vai dal preside e non infastidirmi con la tua malizia!», sbottò.

Joka alzò le sopracciglia, come se fosse sorpreso dalla reazione di Le Prof.

«Come preferisci», rispose con un sorriso enigmatico, «Ma non dimenticare che il passato ha il suo modo di ritornare quando meno te lo aspetti».

Joka si allontanò, lasciando Le Prof solo con i suoi pensieri turbati. Si sentiva vulnerabile, esposto alle insidie di un passato che sperava di aver lasciato alle spalle, ma Joka aveva il talento di farlo emergere alla luce, anche se per un istante, e quella sensazione lo lasciò con un senso di inquietudine che non riusciva a scacciare.

Sospirò e mentre si dirigeva verso l'ufficio del preside per comunicare che sarebbe tornato a casa per pranzo e poi ritornato a scuola per le attività pomeridiane, sentiva il peso del silenzio che aveva lasciato dietro di sé. 

Era teso, preoccupato di affrontare Kita e di dover fronteggiare un'altra situazione complicata, ma il coraggio nascosto dentro di lui lo incoraggiò a bussare alla porta.

Dopo un momento che sembrò interminabile, sentì la voce del preside che lo invitava ad entrare. Con passo deciso, varcò la soglia dell'ufficio e si trovò di fronte al preside, seduto dietro la sua scrivania con un'espressione seria.

«Le Prof, carissimo, vuoi dirmi qualcosa?», domandò Sir Kita.

«Volevo solo comunicare che pranzerò a casa, poi ritornerò nel pomeriggio...», rispose Le Prof.

Sir Kita annuì lentamente, osservando Le Prof con attenzione.

«Capisco... È importante prendersi del tempo per se stessi. Se hai bisogno di parlare di qualcosa, sono qui per te», disse con voce calma.

«No, per stamattina le emozioni sono state fin troppe...», mormorò Le Prof, «Joka è venuto nell'auditorium e credo voglia parlare con te, o fare altro, non mi interessa. A dopo».

Sir Kita sollevò leggermente le sopracciglia, manifestando un interesse improvviso.

«Joka, ah? Andrò a vedere cosa vuole, grazie dell'informazione».

Le Prof sbuffò e fece cenno di andarsene, voltando le spalle al preside.

«Oh», lo interruppe Sir Kita, «Mi raccomando, continua a essere geloso, ti sto aspettando».

Le Prof si irrigidì, le parole di Sir Kita penetrarono nel suo animo come una freccia avvelenata. Sentiva il sangue affluire al volto mentre cercava di controllare la propria reazione.

«Non c'è nulla di cui essere geloso», mormorò tra sé e sé, sapendo che il preside avrebbe comunque interpretato la sua risposta come conferma delle sue insicurezze.

Con passo rapido, Le Prof lasciò l'ufficio del preside e dalla scuola.

Egli si sentiva come se avesse attraversato un campo minato, cercando di evitare ogni trappola emotiva mentre usciva dalla scuola. Le parole di Sir Kita risuonavano ancora nella sua mente, provocando un miscuglio di frustrazione e confusione.

Nel frattempo, Joka entrò nell'ufficio di Sir Kita, «Hai visto?».

Sir Kita annuì col capo, alzandosi dalla poltrona e approcciando l'altro, «Purtroppo sì, e non credo il nostro segreto possa reggere ancora a lungo. Io però mi sento molto attratto da te e non vorrei interrompere la nostra nascente passione... Le Prof è geloso? Lascialo fare, allora!».

Joka sorrise maliziosamente, sentendosi compiaciuto dall'effetto che stava avendo sul preside. 

«Non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo», disse con sicurezza.

Sir Kita lo guardò con interesse, colto da un'onda di desiderio che non riusciva a ignorare. 

«Sei sicuro di poter gestire la situazione?», chiese con incertezza,

Joka gli si avvicinò, lasciando che il suo respiro caldo sfiorasse il suo viso, sussurrando, «Non c'è nulla che io non possa gestire, specialmente quando si tratta di te».

Sir Kita, attratto da Joka in modo irresistibile, fu incapace di resistere al suo fascino magnetico.

«Allora, cosa intendi fare riguardo a Le Prof?», chiese, cercando di concentrarsi nonostante la nebbia di desiderio lo avvolse.

Joka sorrise, con gli occhi scintillanti di malizia, «Lascia che me ne occupi io», sibilò con sicurezza, sapendo di avere le carte in mano per manipolare la situazione a suo vantaggio.

Sir Kita annuì, «Fallo», disse con voce rauca.

«Opera d'arte sei, come resisterti? Sei come un quadro astratto, dalle sfumature misteriose e dalle linee incantate. Ogni tratto del tuo essere è come un accenno di colore che si fonde armoniosamente sulla tela della mia anima contorta e sporca di desiderio...», aggiunse.

In seguito, si avvicinò a Joka e gli baciò il lato destro del collo, «Opera d'arte vivente, un capolavoro che sfida la percezione e cattura l'immaginazione. Mio dipinto surreale, dove ogni pennellata è un frammento della tua personalità intricata e intrigante».

«Hm... continua?», Joka gemette sotto quel tocco.

Con gesti eleganti, Sir Kita continuò il suo elogio artistico, «Va bene. Quando ti guardo, vedo la creazione che sfida le convenzioni e incanta l'anima. Sei come una scultura che parla al cuore e all'immaginazione, tu, lasci un'impronta indelebile nella mente di chiunque ti osservi o...».

«La mia», concluse.

Le parole di Sir Kita trasudarono un'intensità artistica che avvolse Joka in un abbraccio di ammirazione e lussuria, «Così non fai altro che peggiorare le cose...».

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