Capitolo III: Wind

Il giorno dopo

Non posso trattenermi ancora per molto, l'Organizzazione potrebbe trovarmi da un momento all'altro e io rischio solo di divenire un peso per coloro che si trovano qui, per coloro che mi sono rimasti nel cuore.
Raccolgo le mie cose, sistemo i bagagli perdendomi nei ricordi. E 'così difficile cercare di guardare avanti quando tutto ciò che voglio è rimasto indietro, eppure devo farlo, devo farlo se voglio allontanare i guai da chi mi è sempre stato vicino. Non posso nemmeno confidare a qualcuno la vera natura della mia scelta senza renderlo un potenziale bersaglio, posso solo contare sulla mia solitudine, ho solo voglia di urlare di mandare a quel paese tutto , sono stufa di lottare pur sapendo che il mio destino è legato a quello di un 'Organizzazione criminale e, fino a quando questa vivrà, io non potrò mai essere libera di decidere della mia vita.
Da piccola ci credevo in un futuro migliore ma ora che ho scoperto tutto di me e anche i ricordi pian piano tornano, vedo solo l'ignoto . Io di fatto non esisto, sono una sopravvissuta.
Sopravvissuta per ben due volte, non credo che il destino mi darà molte altre possibilità.
Ormai ho deciso, ormai devo andare ma prima di fare ciò non posso non passare da loro a dare l'ultimo saluto e poi, vorrei trovare un po' di coraggio per poter parlare almeno con Lui, almeno per un'ultima volta. Probabilmente per lui sono sempre stata solo un 'amica, magari non mi ha mai nemmeno visto come una donna innamorata di lui, eppure è così brutto sapere di averlo sempre avuto vicino ma al contempo lontano, irraggiungibile. Ma non posso perdermi così nelle trame del mio cuore, non adesso, adesso devo pensare a sopravvivere a ciò che verrà e, a ciò che dovrò lasciare seppur questo non farà solo che male.
Esco dall'hotel, i bagagli li recuperero' dopo. Ora voglio andare da loro.

Raggiungo a piedi il cimitero di Bridgeport sulla quale sono state erette alcune lapidi a ricordo di coloro che sono morti, uccisi dalla pazzia dell'uomo durante la strage di Bellavista, ciò che mi si para davanti è un giardino di fredde e silenziose pietre, lapidi incise nella memoria del tempo e scolpite nella memoria di coloro che in tutto questo hanno perso tutto, amici, famigliari , parenti , amori. Quanto dolore alberga in questo luogo, un magone mi opprime ma riesco a soffocarlo.

Cammino tra le tombe cercando i nomi di coloro che mi hanno amato e li trovo.
Due nomi scritti insieme , nemmeno la morte ha potuto separarli, due nomi che mi feriscono e riaprono una ferita che mai si chiuderà: Mark Picard e Jennifer Boven.
Nessun epitaffio, nessuna frase commemorativa, solo date, numeri e un R.I.P. messo lì per cortesia, per rispetto.
Ma loro meritavano di più. Loro erano molto di più.
Non hanno mai potuto avere la benedizione di un figlio, ma hanno cresciuto me, hanno saputo guardare oltre al pregiudizio, sapevano amare. Abbasso la testa pronuncio una muta preghiera per coloro che sono stati i miei punti di riferimento. Contemplo.

"Lèonie?" E' una voce familiare a destarmi dai miei pensieri, mi volto in direzione di essa e lo vedo, è Zack. "Non ci credo vengo a fare visita a mio padre e guarda chi incontro!", si avvicina.
"Alexa, è questo il mio nome ora", lo correggo sorridendogli in modo sincero, poi continuo:
"Tuo padre? Ma come, non eri in cattivi rapporti con lui?", chiedo perplessa guardandolo dritto negli occhi. Ricordo come lo considerava.
"Beh... sai com'è, scena. Per me rimane un bastardo", usa un tono freddo e distaccato come se quanto appena detto non sia rivolto ad un genitore ma ad un perfetto sconosciuto. " Condoglianze comunque" , lo sento aggiungere all'ultimo.
"Grazie", mormoro, abbassando lo sguardo. "Però ...non dovresti parlare così di lui, è pur sempre tuo
padre e ti ha voluto bene". Lui neanche immagina la fortuna nell'aver avuto accanto un padre.
"Non direi...", mi contraddice guardandomi serio
Che intende? La sua reazione in un primo impatto mi dà fastidio.
"Ah sì...?", incrocio le braccia al petto ed assumo un'espressione severa, la sua correzione è decisamente fuori luogo. Lo vedo armeggiare con la mano nella tasca interna della giacca da cui estrae una foto a colori, si inginocchia a terra - a pochi passi da me - e la appoggia sulla lapide del padre.
"Ti ho mai detto la ragione per cui lo odio?", chiede assumendo un'espressione affranta, "E' lei", la indica con un cenno del capo.
"E tanto odio per una donna? Che bella però... Chi è? Sai gli occhi mi sembrano...", mi blocco d'improvviso notando una somiglianza. Sbaglio o è sua madre?! Dopo tanti anni di amicizia mi chiedo perché rivelarmi questo solo ora.
"I miei, lo so", sussurra sorridendo con amarezza. "E' morta durante il mio parto, mio padre la amava più di ogni altra cosa al mondo... perfino più di suo figlio". Le sue iridi si fissano nelle mie e tutta la mia freddezza scema di fronte a quello sguardo da cane bastonato, vi leggo dentro una mancanza. "Non è mai riuscito a perdonarmi ed ha ragione, l'ho uccisa...".
Addolcisco istintivamente il tono di voce e mi rivolgo a lui comprensiva: 

"Mi dispiace, non avrei mai pensato che ti portassi dentro un peso del genere", sono sincera vederlo così fa stare male anche me, non può però pensare questo di se. " Ma tu sei stato il frutto del loro amore. Non l'hai uccisa tu. Non dovresti colpevolizzarti". Si rialza . "Non dovrei dici...", afferra una sigaretta, se la porto alla bocca e con un gesto meccanico l'accende "...peccato non ci riesco...".

"Non è facile, lo so. Pensa che sto ancora cercando di capire come dovrei sentirmi io ora. La mia vera madre, Lèonie, è morta davanti ai miei occhi uccisa da uno SWAT. Ero piccola avevo sei anni...", dico con lo sguardo perso nel vuoto verso un immaginario orizzonte lontano.
"Vedi? La coscienza non ne vuole sapere di collaborare certe volte...", fa una pausa volontaria per fumare.
"Ti va una camminata? Questo posto è un leggero... mortorio", chiede gettando via la sigaretta. Rido di gusto scuotendo il capo, per la sua pessima ironia che per una volta però ha avuto la meglio.
"Beh, almeno qui non è come alla palazzina... ma va bene...", dico superandolo di qualche passo, " Anche se qualcuno, ricordo, non si era fatto molti problemi in fatto di compagnie nonostante l'ambiente".
Lo ammonisco infastidita da quel fatto e mi rendo conto ancora una volta di essermi svelata troppo. È la domanda che segue però ad incupirmi:
"Che c'è, sei gelosa per caso?". Lo odio quando fa così. Sorride in modo beffardo, sa perfettamente di avermi centrata nel mio punto più debole...Lui.... Temporeggio, approfitto della camminata per lasciar sbollire il mio nervosismo: è incredibile come la voglia di prenderlo a schiaffi sia direttamente proporzionale all'attrazione nei suoi confronti. Diamine - Alexa non scoprirti così - è la coscienza a parlare per me, capisce come mi sto sentendo ora. Cerco di camuffare l'agitazione del momento con la strafottenza ma il risultato è a dir poco pessimo, non sono mai stata brava a mentire. "Ed anche se fosse?", abbasso lo sguardo rendendomi conto di quanto sia ridicola. Ma eccolo che torna repentino alla carica.
Con una delicatezza innata mi sfiora una guancia carezzandola raggiunge il mento ed alzandolo poi con l'indice mi sussurra, "Ti è tanto difficile dirlo...?".
Mi perdo così nei suoi occhi dalle sfumature viola e splendidi mentre i miei si inumidiscono. No non così.
Vorrei trattenermi vorrei non dirgli nulla, vorrei. Ma non ci riesco è troppo l'angoscia che mi prende non posso più negare quello che provo per lui ," Zack io... io ti..."
D'improvviso le sue labbra si posano sulle mie ed un vortice di emozioni mi coglie impreparata. Ogni parte del mio corpo freme per lui. Assaporo ogni minimo istante di quel bacio mentre le lacrime mi solcano il viso.
"Ma tu... Io... No, non doveva andare così, maledizione!" dico fermandolo, cercando di camuffare i miei sentimenti, cercando di impedire alle mie emozioni di palesarsi troppo chiaramente. Come ho potuto lasciarmi coinvolgere così? So che devo dirgli addio ma non ce la faccio! Ho già sbagliato e continuo inesorabilmente a sbagliare, ma non posso dire al mio cuore di non provare questo per lui ... perché...

Zack mi osserva e quasi come se si fosse accorto di ciò che sto pensando si scosta da me.

"Giusto, dimenticavo che io non sarò mai un bravo ragazzo, che non potrò mai darti una famiglia o una bella casa o dei figli o quant'altro tu desideri...", sbuffa scocciato, "Non so neanche amare, figuriamoci tutto il resto...". No non dire questo ti prego, non infierire su un cuore già involontariamente ferito da te.
"Se non mi ami, se non provi qualcosa per me, che senso ha questo...?", gli chiedo con voce rotta e spezzata, soffocando un singhiozzo.
"Amore...?", sorride istericamente, "No, aspetta ci credi davvero?" - Sì, vorrei crederci- "Sveglia, questa è solo attrazione! So solo che ti... desidero, che ti voglio accarezzare, baciare, farti mia... ".
Le sue parole mi bruciano.
Gli poso una mano sul petto bloccandolo ma sento che le mie difese stanno crollando miserabilmente, ogni parte di me lo vuole, lo desidera nonostante tutto. "Attrazione? Ne sei sicuro? Di solito dura solo per un fugace attimo", sussurro voltandomi.
"Dimmelo tu...", mi afferra di scatto da dietro con una presa forte e sicura azzerando la distanza tra il mio corpo premuto contro il suo, lo guardo sbieca." Non lo vedi come mi torturi? Come impazzisco a causa tua...?", con l'altra mano percorre la mia schiena scendendo verso il basso raggiungendo il fianco "Alexa...", deglutisce sembra voler trattenere a fatica un qualcosa che sta per esplodere, "Aiutami...".
"Sei crudele Zack...", riesco a dire con appena un filo di voce mentre i nostri corpi si cercano." Sei tu il mio più grande tormento! Lo sei sempre stato". Il mio corpo rabbrividisce sotto il suo tocco, "Non sei un gioco per me."
Mi stringe a sé sorprendendomi, baciandomi una seconda volta ma con più enfasi. Passione. Ma perché... Perché ora? E' davvero solo attrazione o c'è qualcosa di più? Impazzisco.
Sento la sua voglia crescere. Le sue mani cingono i miei fianchi, mi sento sollevare di peso e posare su una vicina superficie dura e lucida. I suoi occhi mi fissano mentre un chiaro desiderio li attraversa, assieme alla voce, in preda ad una voglia da colmare.
"Dillo...". Un ordine? Un permesso? Una richiesta? " Dimmelo"
Oh al diavolo non mi importa, tanto sono già dannata. Si dannata a causa sua.
"Zack...io...ti voglio." Lo dico, lo affermo ed insinuo le mie mani sotto la sua maglia cercando un contatto ancor più profondo con lui, il suo corpo e le sue labbra. Lo osservo mentre si sfila velocemente la maglia ed incurante di ciò che ci circonda, mi bacia con ardore mentre si toglie la cintola dei pantaloni ed abbassa la lampo.
E poi mi prende. Qui, su questo cofano. Sento il desiderio crescere, la voglia inebriarmi, la vista del suo torace contribuisce ad accendermi ancor di più qui così, alla luce del sole... su quest'auto... Auto? Ma che cavolo. L'allarme!

Il fastidioso ed insistente suono raffredda i nostri bollenti spiriti. Torniamo con i piedi per terra, bloccandoci e recuperiamo un po' di lucidità. Lo vedo ricomporsi, chinarsi e raccogliere la sua maglia da terra infilandosela rapido poi mi porge una mano rivolgendomi un sorriso, io l'afferro consapevole e mi lascio condurre verso la sua moto.

₪₪₪₪₪

Fuori è l'alba, nella camera regna il silenzio assoluto, un leggero ronzio, le pale del ventilatore a soffitto. Sento solo il suo respiro, è qui al mio fianco ed ancora non ci credo. Osservo la sua zazzera bionda e ribelle sparsa sul grezzo cuscino, la sua schiena nuda e sensuale. Avvicino le mie labbra alle sue, vorrei baciarlo ma mi trattengo potrei svegliarlo e non devo, non posso.
Tristezza, amarezza ecco cosa mi prende ora.
Non capisco questa vita, non capisco questo destino. Il mio cuore mi costringe a pensarlo mentre in fondo c'è l'amaro. Non voglio andarmene.
Un magone mi prende ma resisto. Devo farlo, anche se so che mi costerà molto.
Mi alzo dal letto che ci ha visti amanti per buona parte della notte, devo aver dormito tre ...o quattro ore forse...ma non importa perché nonostante la tristezza del momento non ho più nessun rimpianto...Zack...
Recupero le mie cose gettate alla rinfusa nella stanza e mi dirigo in bagno per rinfrescarmi almeno il viso. Ora è tempo di dirgli addio, di andarmene, non ho più tempo: ogni minuto che passa rischio di non vedere una nuova alba e mettere in pericolo chi mi vuole bene. No, non voglio essere io la causa dei suoi guai. Devo lasciarlo andare, per il suo bene.
Lo amo ma quando si risveglierà io sarò sparita dalla sua vita.
Lo amo ma devo far finta di sorridere mentre tutto attorno crolla.
Lo amo dannazione, eppure non posso nemmeno rivelargli il perché di questo mio comportamento.
Non è giusto, morirei qui e subito se potessi decidere della mia vita piuttosto di lasciarmi uccidere da qualcuno dell'Organizzazione oppure consumata dal mio sentimento.
Un destino avverso mi aspetta la fuori, non so nemmeno se tornerò mai , ma questa notte sarà un bel ricordo che custodirò gelosamente nel mio cuore, no non dimenticherò.
Esco dal bagno, faccio per andarmene ma non ci riesco.
Come posso lasciarlo senza neanche dirgli addio? 

Noto sulla scrivania un blocco ed una penna, li prendo e scrivo velocemente due note prima che si svegli.

Non ce la farei a parlargli, non posso incontrare nuovamente i suoi occhi,sentire il suono della sua voce, respirare il suo profumo.
Fatto ciò prendo il biglietto e lo lascio poggiato sul tavolino vicino alle chiavi della moto, in modo che lo trovi sicuramente. Mi volto un'ultima volta: 

"Ti amo" sussurro, mentre ormai i miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime e vado via.
Chiudo la porta dietro di me ma le mie gambe si rifiutano di ascoltarmi. Pochi metri e mi ritrovo li, ferma e immobile al centro del corridoio cercando un punto d'appoggio per non soccombere ai miei sentimenti combattuta sul restare o andarmene...è così difficile, così doloroso...
In quel momento passa un uomo in divisa, probabilmente un cameriere, mi poggia una mano sulla spalla:
" Signorina si sente bene?" , lo guardo mentre il suo sguardo è interrogativo, preoccupato.
" Si va tutto bene". Dentro muoio.

Riprendo a camminare e raggiungo le scale per poi proseguire in silenzio come una persona a cui hanno tolto tutto anche la vita ed esco così, oltrepassando la porta a vetri nel riverbero dei primi raggi del dorato sole mattutino assumendo come sempre la mia maschera migliore, mentre una nuova cicatrice si imprime nel mio cuore.
-Addio.-

Novembre 2019 - Due anni dopo 

Il cielo è sgombro e le stelle sono luminosissime, sotto questo salice sto aspettando mio padre, il mio vero padre per fare un giro di perlustrazione...già...dopo che ci siamo rincontrati un anno e mezzo fa è stato per me un nuovo inizio, un cambio pagina, fuorché nel cuore. Ora sto combattendo in segreto assieme a lui la mia battaglia personale contro l' Organizzazione affinché i crimini commessi a danno di molti, non si ripetano più. Siamo a buon punto e oggi siamo qui, tornati a Bridgeport e ai suoi ricordi perché l'Organizzazione non ha perso tempo nonostante sia stata implicata nel disastro di Bellavista e sta ricostruendo qualcosa sulla base di ciò che è andato perduto, ma noi...io...senza esporre troppo mio padre che lavora sotto copertura, devo fermarli. Per loro sono la Rosa nera. L'angelo della morte.

Sono in piedi dove sorgono le lapidi a ricordo delle vittime di quell'assurdo massacro. Ho portato dei fiori per la tomba dei miei genitori adottivi, calle rosa. Lancio uno sguardo anche alla lapide vicina, il padre di Zack... non ho dimenticato...mentre osservo la foto di sua madre sbiadita dal tempo e quasi totalmente rovinata ma ancora li fissata in quella pietra . Noto quanto il suo sguardo appena visibile sotto strati di polvere e umidità sia simile a quello di colui che amo, ricordo i suoi occhi, il suo sguardo, il suo profumo e vorrei con tutta me stessa ritornare ai tempi in cui ignara di tutto ciò che poi ho scoperto , mi bastava potergli stare accanto senza chiedere niente in cambio, dannazione perché allora ho ceduto così? Perché ho lasciato che i sentimenti prendessero il sopravvento? Vorrei resettare tutto ricominciare da zero, tornare indietro non fuggire via , lasciarmi uccidere dall'Organizzazione piuttosto che morire nell'illusione di ciò che non tornerà, ma non posso, lo devo a coloro che hanno dato la vita per proteggere la mia, con uno sguardo, prendo dal vaso dei miei genitori una calla e la poso su quella tomba, chissà se lui tornerà o no qualche volta a visitare questi posti, ma visto i rapporti che aveva con suo padre non credo, spero solo sia riuscito a perdonarlo e che il suo tormento si sia un attimo placato.

Sono trascorsi due anni ormai da quando me ne sono andata da qui, da quando ho deciso di inseguire il mio passato, - Zack, chissà cosa stai facendo, chissà dove sei... -, penso spesso ai nostri brevi e fugaci momenti, a ciò che mi hai dato, a tutto quello che abbiamo passato, sei stato la mia luce nei momenti più bui quando anche un solo tuo gesto poteva cambiarmi la giornata, darmi un po' di felicità ; nonostante anche io abbia avuto le mie avventure inseguendo l'attimo come mi hai giustamente fatto presente tu, non ho mai trovato uno come te, uno così stronzo, ma che davvero mi facesse battere così tanto il cuore anche solo con un sorriso, uno sguardo....e poi ...ricordo con amarezza il modo in cui sono andata via, così...come vento. Oggi cerco di sorridere ma dentro muoio, era un conto salato da portarmi appresso e lo sapevo. Mi conosco.
Ho voluto farmi male per inseguire per quell'unica volta la mia felicità...tu...

"Ehi...Tutto bene? " E' la voce di mio padre che sbuca da dietro la pianta a cogliermi nell'attimo della mia fragilità, " Non ti sei accorta di me?", chiede preoccupato.
"E' da un po' che sono arrivato e ti osservo, somigli sempre più a tua madre sai? Anche lei spesso si assentava dal mondo, come stai facendo tu ora", è dolce il suo tono e prende posto accanto a me su una panchina vicino al salice alla quale sono poggiata sedendosi sul bordo, come anche io facevo da piccola. Lo guardo, sorrido ma i miei occhi mi tradiscono.
"Davvero? Grazie", resto vaga, non parlo spesso dei miei sentimenti soprattutto con lui.
"A cosa stai pensando? Ho visto che hai messo un fiore anche su quella lapide", indica con un cenno del capo la fredda pietra in memoria del padre di Zack. Fisso l'immobile pietra. "A tutto e a niente, o meglio, sto pensando a qualcuno, un qualcuno che mi ha saputo dare molto anche solo con la sua presenza. Quella è la tomba dove riposano i ricordi di suo padre, la foto era il viso di sua madre tanto simile al suo, mi sembrava giusto posarvi almeno un fiore. Per rispetto".
"Parli di un Lui forse?", chiede titubante per paura di essere indiscreto.
Annuisco mentre l'amarezza mi attraversa lo sguardo e la parole che non ho mai detto, cominciano a fluire , come un fiume in piena.
"Ho amato solo due volte in tutta la mia vita, e per amore intendo quello con la A maiuscola; la prima volta era Rayan e la sua vita mi è stata strappata via, la seconda è stato Zack, ho dovuto andarmene senza nemmeno riuscire a parlargli direttamente non avrei retto. Ho affidato il mio addio ad un biglietto" , scuoto la testa sorridendo istericamente prendendo posto accanto a mio padre, in cerca di un conforto.
"Era un amore in cui volevo crederci, i ricordi fanno male , se volessi potrei cercare di rintracciarlo visto tutto quello che stiamo combinando e i mezzi che abbiamo a disposizione, ma non voglio, non posso. Come posso pretendere di legare a me un cuore solo per un mio capriccio, senza sapere se anche per l'altro sia lo stesso? Senza contare che ora come allora, lo esporrei al pericolo, no non sarebbe giusto deve essere solo lui a scegliere la sua via. Mi limiterò a sperare che un giorno se davvero sarà destino, forse ci rincontreremo. Una volta qualcuno mi disse che il destino si poteva cambiare, ma a quanto pare il destino con me non gioca mai la sua partita ad armi pari quindi.."
"Alexa", la sua voce è compassionevole, triste, mi prende per mano stringendomela fortemente come se anche lui avesse qualcosa da dire,da confessare nel profondo del suo cuore."Figlia mia perdonami per quello che io e tua mamma abbiamo fatto. Se non avessimo commesso la nostra colpa più grande tu non soffriresti così, non dovresti vivere fuggendo e scappando da un destino che ti è stato sobbarcato da altri, noi non volevamo questo per te, ma se non ci fossimo innamorati tu nemmeno esisteresti e, io mai come ora sono felice di vedere la donna che sei diventata". Mi accarezza una guancia. " Non volevamo toglierti la possibilità di vivere felicemente la tua vita. Scusaci. Capisco come ti senti sai? Siamo più simili di quanto pensassi". Mi dice abbracciandomi forte , condividendo il mio dolore strappandomi con le sue parole un timido sorriso. "In tutta la mia vita ho amato solo tua madre e dopo di lei nessuna; ora ci sei tu al mio fianco la sua copia in miniatura, la nostra bambina, il suo regalo per me. Tante volte ho rischiato di perderti per colpa della via che hai scelto responsabilmente di seguire, mettendo da parte il tuo essere ricercando il tuo vero passato , un passato che non avresti mai dovuto cercare e conoscere ma per fortuna oggi siamo qui per poterlo raccontare. Questo sappi che il destino non lo aveva calcolato. Sei tu ora tutto ciò che mi rimane di lei. La vita purtroppo non va mai come la vogliamo e, questo dovresti saperlo, noi siamo il risultato delle nostre scelte, se le scelte saranno giuste o sbagliate be, solo il tempo potrà dirlo, anche se so che non è semplice soprattutto se in ballo ci sono i sentimenti".
"Non è semplice? Fa dannatamente male, ogni volta che voglio non pensare a lui, il suo ricordo ritorna ancora più violento e instabile e la razionalità svanisce"
"L'amore non è mai razionale", mi dice riacquistando un po' di serenità,  " Non si smetterà mai di sentire la mancanza di qualcuno che si è amato, i suoi ricordi mai se ne andranno, lasciano sempre un segno , non bisogna ignorarli, ma nemmeno vivere nel rimpianto quanto ricercare in quei ricordi un motivo per andare avanti. Non essere bandiera nel vento, ma sii roccia nella tempesta". Fa una pausa poi continua ."Lo sai che sei veramente strana figlia mia?", lo dice ingenuamente.
"Perché?", chiedo confusa dal suo cambio d'umore.
"Combatti quasi tutti i giorni una battaglia per la vita,destreggiandoti tra Soldati, SWAT e infiltrati vari , sai che per colpa del fatto di essere sopravvissuta al tuo passato, sei diventata un bersaglio, sai che fino a quando anche l'ultimo pezzo dell'Organizzazione sarà ancora in piedi tu, io, non avremmo mai pace e non potremmo mai legarci a qualcuno senza metterlo in pericolo, contando quindi solo su noi stessi e, non c'è odio nelle tue parole per me, per tua madre, l'unica cosa che ritorna con regolarità a tormentarti e a minare i tuoi pensieri è il ricordo di un ragazzo". Ride e questa volta ride di gusto. "Cosa ti ha fatto per renderti così infelice?"
"Infelice? No non direi. Cosa ha fatto più che altro per rendermi felice", arrossisco.
"Ah." Commenta imbarazzato, credo stia pensando a cosa potrebbe essere accaduto tra il lui in questione e la sua bambina, "Chi è? Da come ne parli è davvero importante per te", chiede curioso .
"Un militare. Si era importante, era il riflesso di me, ci capivamo con uno sguardo. " Alzo gli occhi al cielo affidando i miei pensieri alla silenziosa luna.
- Chissà se da qualche parte anche tu come me, starai fissando questo stesso cielo-
"Sai qual è il suo nome? Il suo nome è Zack ...Zack Sawyer."

Improvvisamente scorgo un soffio di vento che solleva da terra delle foglie solitarie unendole quasi in una leggiadra danza simile all'abbraccio contorto di due amanti , sorrido, non riuscirò mai a rinunciare al pensiero di lui e la cosa più brutta è che lo so.
Chiudo gli occhi abbandonandomi su questa panchina e lascio nuovamente che le emozioni mi travolgano.
Chissà, forse un giorno quando tutto questo sarà finito mi sarà data un'altra possibilità.

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