Capitolo II : Storm

Sono passati due giorni da quando mi sono recata in quei dove sorgeva Bellavista, ho visto il Colonnello e mi ha consegnato una cartellina, due giorni in cui mi sono chiusa in me stessa e ho annullato i contatti con tutti, cercando la solitudine. Due giorni in cui sono combattuta tra lo sfogliare o no questo dossier. Tutte le volte che lo tengo tra le mani sfioro con la punta delle dita i caratteri purpurei in rilievo :

X-File TOP SECRET e il mio cuore sussulta. La mia mente rifiuta di darmi sostegno, mai come prima d'ora mi tornano alla mente le parole del Colonnello in quel lontano 17 Agosto, il giorno di quel mio 25esimo compleanno.

- Se ipoteticamente parlando, magari un giorno si trovasse faccia a faccia con il suo passato e, in quel passato che lei si ostina a cercare senza trovarne traccia trovasse cose che non avrebbe mai voluto sapere, come reagirebbe? - Ecco la mia paura più grande.

Volevo la verità su di me, ora invece che credo di averla tra le mani, non sono più tanto sicura di volerla scoprire. Ma è davvero il mio passato ciò che è contenuto qui e che il mio padre adottivo ha voluto consegnare al Colonnello prima di morire senza nemmeno avermi dato la possibilità di un saluto, di un grazie? Se fosse così, perché non ha consegnato direttamente a me il tutto? Ha avuto molte occasioni per farlo visto che abbiamo abitato per tanto tempo sotto lo stesso tetto. Perchè? Questo è il mio quesito.
Mark non era un bugiardo, non poteva aver sempre saputo tutto senza dire nulla e sua moglie Jennifer?
Anche lei sapeva qualcosa?
Hanno sempre saputo tutto su di me?

Per l'ennesima volta mi alzo e rialzo dal letto della stanza d'albergo di Bridgeport ; abbandono la cartellina sul comodino con in testa ancor più domande e  la voglia di avere risposte, non ho il coraggio di aprirla, ma devo; l'ultimo desiderio di mio padre - la mia vita per quella di mia figlia...salvala...- ha riportato il Colonnello, il suo ultimo pensiero è stato per me, nonostante non sia stata realmente sua figlia. Nuovamente gli occhi si inumidiscono e le lacrime mi rigano le guance scivolando sui corti jeans, non posso non pensare a tutto quello che è accaduto in poco tempo e che ha totalmente cambiato la vita a moltissime persone, alcune delle quali morte proprio sotto i miei occhi. Quanto dolore porto dentro e questo stesso dolore vuole una valvola di sfogo, vuole uscire allo scoperto.
Mi verso un bicchiere di scotch dal mobile bar prima di trovare un po' di determinazione, sicurezza e coraggio, coraggio per aprire la cartellina. Determinazione nel perseguire gli obbiettivi. Riprendo un po' di contegno e aspetto che le lacrime smettano di annebbiarmi gli occhi velandomi la vista.
Mi accosto cautamente al comodino, le mani tremano inconsapevolmente, ho paura, faccio un bel respiro e poi finalmente apro, apro quella che potrebbe essere una porta spalancata verso il mio passato.
Deglutisco.

Leggo un nome sulla prima pagina:

Lèonie Lecrerc, ma non sono io e il mio cuore manca un battito.
Segue una scheda identificativa e ad essa è allegata una foto: una donna dai capelli corvini raccolti, occhi verdi da gatta, - molto simili ai miei - che io in un ricordo avuto, ho chiamato mamma, quella stessa donna che in un altro flash del mio passato ho visto stesa a terra mentre una pozza cremisi lordava il suo abito bianco, mi affretto velocemente a leggere la scheda.
Una serie di dati parametri e sigle che non conosco, ma una cosa verso il fondo mi è chiarissima e mi attira :
AGENTE N° : 00IX
- Le stesse sigle che ho trovato sul retro della piastrina che avevo addosso quando sono stata salvata dal fiume -
Sezione assegnata: Sezione K17
Stato: deceduta.

Volto pagina e sotto c'è una nuova scheda, corredata di un altro nome e  una nuova foto:

Maurice Renar

La foto riporta il viso triste di un uomo sulla trentina, barba corta e curata, due occhi azzurrissimi come il cielo di primavera, l'uomo che io nel ricordo in cui ho visto mia madre, ho chiamato papà e che ha giurato di proteggermi. Osservo con insistenza la foto, i suoi lineamenti , il suo sguardo, poi improvvisamente ritorna il ricordo della figura vista sulla terrazza prima di essere portata in salvo; anche se la figura aveva capelli più lunghi , occhiali e non ho potuto vedere benissimo dalla posizione in cui mi trovavo, accostando le due immagini nella mente noto una certa somiglianza .
Anche qui, una fitta scheda di numeri sigle e strani riferimenti poi sul fondo:
AGENTE N° : 00X
Sezione assegnata: Sezione K17
Stato: deceduto

"Impossibile", sono incredula, incapace di giudicare razionalmente. Era lui, il suo sguardo lo tradisce, ne sono sicura ma come può essere deceduto se io l'ho visto?
Mi sento male, scivolo dal letto a terra sul tappeto, mentre la luce del sole che penetra dalla finestra di fronte mi ferisce gli occhi, forse sto impazzendo, forse sono stata infettata dal virus senza saperlo, eppure...forza Lèonie forza, non arrenderti vai avanti; è una voce interna a darmi coraggio e forza.
Ritorno lucida.

Volto nuovamente pagina, questa volta è il volto di una bambina che mi si para davanti:
Alexa Renard. Capelli neri portati legati in una coda, occhi verdi.
Genitori naturali : Padre - Maurice Renard . Madre - Lèonie Lecrerc
Sezione assegnata: Sezione K17
Stato: deceduta
"Oddio questa sono io! " -  Non è possibile, come può essere vero?
Io...Io...il mio vero nome, la mia vera identità, continuo a leggere incredula.
In fondo alla pagina scritta in elegante calligrafia risalta poi un appunto:

-Unico soggetto su 25 visionati idoneo come risultato dai test effettuati nel laboratorio dell'ospedale Woodgreen , seguono esiti - .

Agilità: 100/100

Velocità: 100/100

Destrezza: 100/100

Resistenza: 100/100

Forza: 100/100

Intelligenza: 100/100

100 sul totale dei 6 parametri, osservo, leggo.

- parametri perfettamente idonei per creare il super soldato-

Il gelo improvviso cala su di me.

Due ore e mezza dopo: Base secondaria di Bridgeport
- distaccamento della  ex base militare di Bellavista.

Il Colonnello mi sta aspettando. Sa che sto arrivando.
Non attendo il permesso della sorveglianza varco i cancelli d'entrata mostrando il mio tesserino militare, di turno ci sono Derek e Kia. Li saluto.
Parcheggio l'auto nera in uno dei parcheggi liberi e mi affretto ad entrare, mentre un improvviso soffio di vento mi investe in pieno quasi per impedirmi di fare ciò che sto per fare, con me ho anche una lettera, le mie dimissioni definitive.

Entro , percorro i bianchi corridoi e ripenso a quando facevo un percorso simile nella vecchia base per recarmi in uno degli uffici dei superiori per pianificare piani , ma non è per un piano militare che sto salendo adesso questa scala, ma per una questione di carattere personale.
Noto che la segretaria non è presente; alla sua postazione solo un vaso di tulipani bianchi recisi e il computer acceso. - Meglio così, non sopporto le sue moine -
Mi avvicino alla porta in mogano , busso.
"Avanti ". La voce del Colonnello mi risponde forte e chiara ricevendomi.
Entro senza dire una parola , appoggio una busta bianca sulla scrivania.
"Cos'è?". Mi interroga.
"Dopo. Sono qui per chiedere spiegazioni".
"Che spiegazioni vuole che le dia? ", assume una posizione più comoda e meno rigida sulla poltrona , invitandomi a sedere.
"Lei sapeva vero? Da quanto? " , chiedo in tono accusatorio
"Ne sapevo quanto lei prima della chiamata di Mark Picard e prima di aver letto il suo dossier personale, tre mesi fa ...Capitano Renard....".Mi impunto sulla scrivania.
"Lèonie era il nome di mia madre e la piastrina che Mark mi ha trovato addosso quando mi ha salvato dal fiume, portava inciso oltre al nome delle sigle, sigle che ho poi ritrovato nel dossier" , prendo la cartellina gli e la porgo dinanzi. La osserva con un sospiro.
"La piastrina apparteneva a sua madre, suo padre e intendo quello naturale, ha voluto lasciargliela come unico ricordo di lei visto che è morta per salvarla da quelli dell'Organizzazione, ma andiamo con ordine."
Lo guardo, lo interrogo. Organizzazione?
"Cos'è la sezione K17? E la storia dei test di laboratorio? Cosa le ha detto mio padre al telefono prima di avvisarla del pericolo?", fisso intensamente le sue iridi scure, sono stanca di giocare ad un gioco di cui non conosco le regole.
"Una cosa alla volta. Tutto ha una logica. E io le dirò la verità".

Mi siedo credo che il restare in piedi non sia una buona idea, faccio un respiro .

"Grazie". Mi calmo. "Ho fatto ricerche ma in rete e negli archivi con i miei codici d'accesso, non ho mai trovato nulla, nessun riferimento alla sezione K17 e  nemmeno sui nomi inseriti nelle schede li contenute", accenno la cartellina.
"Anche io ho fatto ricerche e solo grazie a conoscenze piuttosto influenti, sono riuscito ad avere le informazioni che ora mi chiede". Inizia.
"La sezione K17 di fatto non esiste ma c'è. E' una sezione segreta di un'invisibile Organizzazione criminale che si nasconde sotto mentite spoglie di una società di sviluppo scientifico denominata Anacundus Corporation. L'amministratore delegato è un certo Mister X Anacundus ma non si hanno prove concrete del suo coinvolgimento con ciò che c'è dietro la sua società e, con ciò che è accaduto a Bellavista tre mesi or sono, anche se si ipotizza dopo i controlli ancora in corso, che un componente, un gene appartenente al virus che si è propagato, provenisse proprio da uno dei laboratori secondari della società con sede nei sotterranei dell'ospedale Woodgreen a Bellavista. Il gene è stato impiegato per delle sperimentazioni di armi chimiche oltre che usato a quanto pare dal Dottor Turner, per compiere i suoi degeneri esperimenti"
"Turner? Il medico arrestato?", lo stupore misto a terrore si dipinge sul mio volto, se lui non fosse esistito ora tutto questo non sarebbe successo e Bellavista non sarebbe stata rasa al suolo.
"Proprio lui"
"E i miei genitori appartenevano a tale Organizzazione? Com'è possibile?"
"E' quello che mi riferì Mark...si...mi dispiace". E' serio.
"Faccio presente Colonnello che non ho ancor recuperato tutti i ricordi perduti, ma un qualcosa su quella terrazza di quella maledetta palazzina ha iniziato ad affiorare; in un ricordo ho visto quelle due persone Maurice e Lèonie che io ho chiamato padre e madre che mi hanno aiutato a fuggire!" sbotto, non posso credere che i miei genitori naturali fossero dei criminali.
"Si calmi Capitano. Ovvio che lei ha ricordato qualcosa, quando sua madre è morta e lei era ancora bambina abitava con lei in uno degli appartamenti di quella palazzina, cosa che poi ha dimenticato a causa del trauma subito. Faccio ora riferimento alla telefonata effettuata prima che gli eventi precipitassero con il suo padre adottivo. " Un profondo respiro, mani giunte davanti al viso, i gomiti impostati fermi sulla scrivania. "Mark mi disse che quella mattina aveva ricevuto una strana visita, era un uomo distinto i capelli un po' lunghi e ingrigiti dagli anni, indossava occhiali scuri e un lungo cappotto nero, diceva di conoscere la verità sulle sue origini. Lui non lo fece accomodare in casa, non si fidava, di fatto era uno sconosciuto e quindi parlarono sotto il portico. L'uomo disse di chiamarsi Maurice ma ometté il cognome per non scoprirsi. Gli porse la cartellina e gli raccontò la verità a partire dalla sua predilezione Capitano, per le calle rosa."
"Solo tre persone al mondo avrebbero potuto saperlo, io non l'ho mai detto a nessuno! Solo mio padre naturale, mia madre naturale e Mark. Perché le calle rosa erano l'unica cosa che mi collegava con i miei primi sei anni , era tutto ciò che ricordavo di me, e lui me le faceva sempre trovare  in ospedale ogni giorno, per tutta la durata del ricovero, per cercare in qualche modo di stimolare la mia mente a ricordare."
Annuisce. " L'uomo disse che lui e la moglie Lèonie erano originari di Parigi, facevano parte di un' Organizzazione criminale e si erano sposati in segreto perché nel luogo da cui provenivano erano visti male i rapporti tra colleghi e da quel vincolo segreto era nata una bambina che chiamarono Alexa; lei Capitano. Dopo il concepimento sua madre e suo padre, non poterono tenere nascosta la sua esistenza e dovettero rivelare la verità al capo dell'Organizzazione che, per fortuna dei suoi genitori, non li punì perché erano due dei suoi "agenti" migliori se così li possiamo chiamare, quindi fece uno strappo alla regola con la clausola però che lei fosse sotto proprietà dell'Organizzazione, in caso contrario sarebbe stata subito uccisa. Per salvarle la vita i suoi genitori diedero il consenso ma non vollero mai questo futuro per lei e quando scoprirono anche che l'Organizzazione aveva fatto a loro insaputa esperimenti proprio su di lei e sul suo sangue per creare una sorta di super soldato al loro completo servizio approfittando della sua esistenza, appena compì i sei anni decretarono che era abbastanza grande per sopportare una fuga, quindi organizzarono un piano per farla fuggire."
"Non posso credere a tutto ciò che sta accadendo attorno alla mia vita", porto le mani alle tempie il bombardamento di informazioni non me lo aspettavo proprio. La tempesta perfetta.
Ero destinata ad essere un esperimento, solo e soltanto un maledetto esperimento.
" Ma non è tutto, suo padre e sua madre la fecero fuggire, ma lei scappò solo con sua madre, suo padre rimase li per coprire la vostra fuga.Riuscì a fuggire anche lui tempo dopo nascondendosi e entrambe i suoi genitori divennero dei ricercati di livello E i più pericolosi, troppe informazioni erano entrate in loro possesso su ciò che accadeva li in quella struttura che loro chiamavano amichevolmente " VIA EN ROUGE", e con tale conoscenza dovevano essere eliminati. Lei e sua madre cambiaste nome, identità, diverse città , per poi approdare a Bellavista e di suo padre lei non ebbe più notizie , nemmeno sua madre seppe dove fosse in quanto lui, vi avrebbe protette nell'ombra da tutti quelli che l'Organizzazione spediva sulle vostre tracce, quindi prese a ricercare documenti, cose, carte che parlassero di voi e si diede la briga di eliminare ogni traccia che portasse a voi fino a quando un giorno l'Organizzazione a causa di una soffiata vi trovò. Fecero irruzione nel vostro appartamento e sua madre morì dando la sua vita per proteggerla, li fu suo padre a salvarla e a permetterle di scappare, ma nella fuga raggiunse i pressi del fiume dove cadde e be poi sappiamo tutti come sono andate le cose no?"
"Mi creda Colonnello, a tutto avrei pensato fuorché a questo...ed ora.." Resto basita da ciò che ho sentito, ecco il mio passato schiaffarsi violentemente davanti, un passato doloroso che avrei dovuto cercare di dimenticare e non cercare invece di ricordare.
"Ora è un bersaglio. Un bersaglio che l'Organizzazione anche a distanza di anni vuole trovare ed eliminare. Non riuscirà mai a fuggire dal suo destino. Loro la stanno cercando, sono sulle sue tracce, la cattureranno finiranno quello che hanno iniziato oppure la uccideranno".
"Cosa? Sanno chi sono?" , sorpresa ecco cosa mi si legge in faccia.
" L'esposizione mediatica a cui è stata esposta in questi ultimi tre mesi a causa degli eventi che ci hanno investito l'ha messa in pericolo ancor più di prima, ho aspettato si acquietassero un po' le acque prima di dirle la verità, per ora la conoscono ancora come Lèonie Picard Lecrerc ma non durerà molto la sua copertura, deve andarsene da qui e al più presto! La trasferisco in un'altra base nell'anonimato"
"Non serve Colonello me ne sarei andata comunque. Questa lettera che le ho poggiato sulla scrivania sono le mie dimissioni". Dico atona con un filo di voce.                

Era il mio passato che volevo e ora l'ho avuto, è giusto che faccia quello che mi sono prefissata e ho un motivo in più anche se so che mi costerà molto andarmene da qui.

"Cosa le salta in mente? Ma è impazzita? Diverrà un bersaglio facile per l'Organizzazione senza nessuna copertura! Non posso affidarle guardie del corpo, sarebbe subito rintracciabile!"
"Non se diventeranno loro i miei bersagli". Una nuova scintilla prende vita nei miei occhi verdi.
"Che? Vuole diventare una criminale?". E' attonito.
"Colonnello nell'ombra sono nata, ed è nell'ombra che tornerò questo è il mio destino, ma ci tornerò da cacciatrice e non da preda" , preciso, non ho paura di combattere.
"Ma può cambiarlo il suo destino Capitano!", è incisivo, perentorio, un ordine.
"Non sono più al suo servizio Colonnello. Non posso più sottrarmi al destino dopo aver scoperto tutto ciò. Loro devono pagare per quello che hanno fatto alla mia famiglia, a me. Sono esseri spregevoli e senza scrupoli, non meritano di perpetrare i loro crimini. Quante altre persone rovineranno?". Ormai non sono più io, me ne rendo conto, ma non posso più vivere scappando.
"Non pensa a ciò che perderebbe?" – si ci penso sempre –
"A chi deluderebbe?" – solo un pazzo vorrebbe starmi accanto dopo aver saputo -
"Cosa dovrei dire a chi chiederà di lei?" – niente, di fatto non esisto -
"No non può andarsene.Non così."
"Ho sempre saputo che prima o poi il mio destino mi avrebbe portato lontano da qui, ho sempre ricercato le mie origini solo perché una persona senza passato nel bene o nel male, è solo una persona a metà. Quando ero piccola e i bambini con cui giocavo dopo la scuola, mi chiedevano come mai non assomigliassi né a mio padre né a mia madre non sapevo mai cosa rispondere, a chi chiedeva loro chi fossi, da dove fossi venuta be, nessuno mai diede quelle risposte e tutti hanno sempre cercato di evitarmi proprio perché spaventati da ciò che non ero, ma davvero era questo a spaventarli di me?", mi sfogo. "Col tempo crescendo ho saputo che ero stata adottata, ho saputo di come fossi stata trovata in quel fiume, ho quindi cercato di adattarmi di prendere le cose per quel che erano, anche se in realtà l'ossessione del mio passato è sempre stata presente". Scuoto la testa. "Ora che so, che ho scoperto il mio passato , ora che sono così vicina a riprendermi la mia rivincita, non mi tirerò indietro. In quella palazzina Colonnello, in quella missione di tre mesi fa, potevo morire eppure non è successo, i miei compagni di allora mi hanno salvato, mi hanno dato una seconda possibilità di riscattarmi ed ora eccomi qui, con una cicatrice in più e una nuova vita da reinventare, ma per me è sempre stato così e questa volta non voglio perdere nuovamente l'occasione" , continuo, l'amarezza è troppo grande da trattenere. "Se davvero morirò per mano di ciò che sono andata ricercando, va bene, lo accetto è una mia scelta e non voglio che a pagare per le mie scelte siano ancora una volta gli altri, non lo sopporterei. Morirei cento volte piuttosto che vedere morire qualcuno che amo. Basta! Passerò per ipocrita, per egoista ma non mi importa, non più." Il mio pensiero corre involontariamente a lui - lui che non sa nemmeno di questi miei sentimenti di quanto questa decisione mi pesi.- ecco la mia decisione.
Solo io sarò padrona del mio destino.
Il Colonnello si alza dalla sua poltrona, questa volta è lui che ha gli occhi umidi, si avvicina , capisce il mio stato d'animo e senza chiedere niente, mi abbraccia.
"Lèonie...anzi no...Alexa, tu per me sei stata come la figlia che non ho mai avuto, perdonami se ora ti sembrerò strano per questo mio comportamento, ma davvero non vorrei che te ne andassi." E' un attimo, poi si sposta voltandosi verso l'unica finestra presente nella stanza. L'atmosfera é tesissima almeno qualcuno a cui mancherò c'è, sorrido, mai avrei pensato di significare un qualcosa per un uomo come lui, un terzo padre a quanto ho capito, credo proprio di essere l'unica persona in questo mondo ad aver avuto la bellezza di tre padri.
"Grazie Colonnello per tutto quello che ha fatto per me e, per avermi dato la possibilità di scoprire il mio passato, non lo dimenticherò". Sentenzio con voce rotta ma sicura.
Annuisce.
"Mi saluti tanto Mailer, Errin e Sawyer" , lo dico con amarezza soprattutto l' ultimo cognome pronunciato.
"Lo farò, ma con Sawyer forse è meglio che ci parli Lei sa?". Mi guarda sorride di circostanza, ha capito qualcosa. Annuisco, ma non sono sicura di farcela.
"Un'ultima cosa prima di andare, suo padre non è deceduto come scrivono su quel dossier, questo deve averlo capito. Cambiando identità a sua volta, si è infiltrato all'interno dell'Organizzazione arrivando quasi in cima alla torre ma sta collaborando con il pentagono per poterla distruggere dall'interno; come vede non è più un criminale, il destino si può cambiare". Lo guardo sorpresa.
"Le sono riconoscente, per tutto. Buona fortuna Colonnello".

Sorrido un'ultima volta, prima di voltarmi ed andarmene.
"Lo dovevo a Mark, lui ha affidato a me la sua vita".

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