52.| All I Want for Christmas is you.
Era un bel vestito il mio, un pezzo da 5000$ di Versace.
Lo sguardo di Nevil lungo le mie gambe, le chiavi di casa nostra che roteavano fra le sue dite bianche e pallide come carta.
Il tappeto rosso calcato con difficoltà, i fotografi e i loro flash assillanti e le mie pupille dilatatissime per quella Molly ingoiata di corsa tra una passata di trucco e d'ansia.
Belle Blanc, testimonial per Versace.
Suonava quasi impossibile che quella ragazza dai capelli sempre spettinati e tinti di nero avesse potuto fare treno a lotto nel giro di due settimane.
La vedevi ubriacarsi nei bar del centro per poi barcollare fino a casa sua, una nuova casa ben lontana dagli affetti.
Un appartamento malandato condiviso con un ragazzo dalla capigliatura rosso fuoco.
La mattina dopo sveglia alle 6.00 per raccogliere pasticche e bottiglie di vetro da quel pavimento sudicio e trascinarsi nello studio del proprio manager.
Scooter la passava al setaccio, le faceva bere del café e poi te la metteva sotto i riflettori come una bambolina.
Era una bella serata per quanto io possa ricordare, m'ero in precedenza sedata ed ora che rimaneva un po' d'adrenalina nelle vene ballare era piacevole, incontrare gente importante alle prese con le cartine per inalare la bianca e fumare un po' di tabacco non era male, non era male neanche sentirsi il centro di gravità di un party selvaggio, non era male ridere senza pensare a quanto cazzo facesse schifo la mia vita.
Rettifico, era la mia serata.
Anche Nevil pensava di aver fatto bingo, mi aveva puntata da mesi ed aveva giocato con la me più fragile per potermi avere sino a quando non ho ceduto.
Al suo fianco ora aveva una ragazza tutta traumi che avrebbe fruttato soldi, così tanti soldi dal fargli immaginare la droga non più come lavoro ma esclusivamente come vizio.
Mi aveva al suo lato destro del letto e nel suo portafoglio.
E con le luci ad intermittenza, lo Chardonnay nel bicchiere e i nostri corpi così vicini mi ci sono pure persa in lui.
Non era male mordergli le labbra e finire con l'assaporare il freddo metallo dei suoi piercing, non era male sentirsi le sue mani lungo la mia vita incespicare per sbottonare e trovare spazio nei sedili posteriori della sua Mercedes.
Sembrava quasi di amarsi.
Eppure alle 4.00 del mattino questo sogno hollywoodiano è andato letteralmente in frantumi, accompagnato da una sgommata sull'asfalto, sangue e lacrime sul mio bel vestito firmato.
Raccolgo il viso di Nevil sulle mie ginocchia, la luna si ci specchia impallidendo i suoi tratti spigolosi, i tagli sulle labbra, il colletto della camicia bianca imbrattata di sangue e rossetto.
Ha perso totalmente coscienza su quest'asfalto pigmentato di pioggia.
Janet poco più là è curva sul corpo altrettanto inerme di Justin, con l'antartide negli occhi che le si sta sciogliendo in singhiozzi continui.
E di quel biondo con le nocche imbrattate di sangue, di quel biondo con l'espressione accigliata e il cielo che gli piove sul volto rimane un urlo sospeso a mezz'aria, un urlo rivolto a me:
" Hai il diavolo dentro, cazzo."
la rabbia da sempre mal gestita e la voglia di possedermi e poi allontanarmi l'hanno portato ad annientarsi.
Ho smesso di chiamarlo Juss, in realtà ho smesso di chiamarlo e di sentirlo vicino, di sentirlo totalmente.
Ci siamo voltati le spalle, ci siamo letteralmente pedinati i primi giorni e poi il nulla.
Il mio telefono non squillava, il suo neanche e non c'era bisogno di sentirsi dire un buongiorno però c'era bisogno di parlare, di gridarsele le cose in faccia.
Non lo abbiamo mai fatto.
Era uscito con Janet, lo indica il vestitino striminzito di lei e quel trucco oramai sbavato che non rende giustizia ed il mazzo di rose, quello che stringe fra le mani deve essere sicuramente opera di Juss.
Eppure è finito con il cercarmi, con il volermi, con il combattere per me.
Ancora ed ancora, come se fosse il primo giorno.
<<Sei contenta?>>
Janet ringhia in mia direzione sfiorando il volto della cosa più preziosa che io abbia mai avuto fra le braccia, l'unica cosa che io abbia saputo consumare con il tempo e l'egoismo.
D'un tratto questo parcheggio è troppo piccolo ed i fanali della Porche bianca sulla quale tante volte sono salita sembrano accusarmi di tradimento.
Non eravamo compatibili o forse eravamo talmente compatibili dal rendere impossibile il creare un rapporto che non si basasse sulla condivisione di paure e insicurezze, ci cibavamo del nostro lato più oscuro perchè nessuno mai era stato in grado di vederlo.
L'ho stancato, l'ho mandato in crisi, l'ho stremato.
E Janet ora m'accusa con quegli occhi calamitali, lei che non lo ha mai capito, che s'è innamorata di una maschera vorrebbe condannare me.
<<Dovevi per forza tornare a tormentarci?>>
Perchè? Perchè tornare dopo mesi?
Dove era quando io e Justin ci stringevamo nello stesso letto per ritornare a respirare? Dove era quando Justin litigava con i suoi? Dove era quando s'ubriacava con me nei locali più impensabili solo per vivere una realtà che non coincideva con il presente?
Ed ora siamo ognuno al posto sbagliato, che è vero sto piangendo sul volto di Neville ma non è lui che vorrei proteggere e curare e lei, lei dovrebbe essere nel dimenticatoio o meglio rinchiusa in chissà quale angolo inaccessibile del passato.
Non dovrebbe più sfiorare le labbra di chi mi appartiene per diritto.
<<Mi ha sempre avuto è giusto così.>> sostiene.
<<Non ti ha mai avuto, sai perchè? Perchè di te scriveva i vuoti che lasciavi, le porte in faccia che riceveva e la superficialità con la quale vi relazionavate.>>
E continua a piovere su di noi, sono un disastro e non posso negarlo però posso rinnegare i contatti sbagliati, posso lasciare andare questo corpo che mi è addosso e non mi appartiene e riprendere tutto daccapo.
Un'altra volta, l'ultima.
E non m'importa se sulla sagoma di Nevil gli scroscii d'acqua e sangue si mescolino in un'unico fiume, non mi importa del suo dolore: siamo sempre stati estranei, m'ha sempre manipolato.
<<E tu, tu non l'hai mai capito. L'ho conosciuto che era distrutto e aveva le iridi ignettate di acqua e alcol, l'ho conosciuto che era solo e me lo sono preso con il cuore a coriandoli e quei coriandoli, quei fottutissimo coriandoli li ho ricuciti io.
Uno ad uno.>>
Ed è la prima volta dopo due settimane che osservo Justin da così vicino, così vicino da poter avvertire con quanta foga l'aria affluisca ai suoi polmoni.
Vorrei prendergli le mani eppure quel corpo è avvinghiato a qualc'unaltro, irrigidito attorno a braccia nuove per proteggersi da me.
<<Tu? Tu con i tuoi fantasmi, con la tua testardaggine, con il passato e presente di merda lo hai lasciato andare a fondo. A te, a te faceva piacere avere qualcuno da cui trarre energia eppure a te non basta mai quest'energia, no! Drogata di merda.>>
Janet sa sempre come demolire le persone, è sempre stata brava a ferire probabilmente perchè dalle sue di cicatrice fuoriesce solamente veleno malcurato.
Vengo spintonata sull'asfalto, con i polsi doloranti e i graffi lungo le gambe e giuro che vorrei ricambiare ma non ho la sua stessa forza, non ho la sua stessa sfrontatezza.
Le luci del parcheggio si dissolvono nell'oscurità oramai fioca, una dopo l'altra cedono abbandonandoci ai primi accenni di alba.
Si spengono anche le tristi decorazioni natalizie ai cigli della strada, non m'immaginavo così freddo questo Natale.
Non pensavo di poter trovare l'era glaciale sotto l'albero.
Prendo a inalare aria faticosamente oramai sopraffatta dall'ansia, da questi attacchi di panico che devo saper gestire tra un respiro più profondo e l'altro dannatamente corto, quasi inesistente.
<<Ti ho detestato da subito, in principio eri così innocente. Sapevo che me lo avresti rubato, cazzo se lo sapevo.>>
Janet viene a sdraiarsi proprio accanto a me, i nostri corpi scossi da brividi e oramai impregni d'acqua piovana si affiancano per cercare un po' di pace.
Sembra quasi impossibile trovarla qui fuori, meglio farla fra di noi non per sempre almeno per ora.
<<Non so odiare, non t'ho mai detestato eppure non riuscivo a farmi piacere la tua presenza. Siamo fondamentalmente diverse ma così simili, non puoi nascondere le tue insicurezze ti si vedono.>>
Sospiro nel ripensare a quando tutto questo non esisteva, a quando il massimo che poteva causare scompiglio era il mio essere troppo insistente con un Justin che non avrebbe mai voluto aprirsi a me.
Eppure quel Justin mi ha portato proprio al centro del suo cuore, mi ha voluto mostrare cose così pure.
<<Sarò sempre nelle vostre vite, non potete eclissarmi.>>
Janet carezza gentilmente la catenina Bizzle, quella che si insinua con insistenza fra i miei seni, l'unica cosa a cui non ho saputo rinunciare.
La chiave di tutti i mali.
<<Questa, gliela feci fare io.>>
Il suo tremore lungo i miei lembi di pelle fa venire su la pelle d'oca anche a me, mi fa venire voglia di specchiarmi nel suo sguardo.
Ha le lacrime agli occhi, le brillano come diamanti appena lucidati.
Neanche lei sa perchè è ancora nelle nostre vite, come uno spettro: probabilmente lo è perchè è innamorata di una versione oramai soffocata di Juss che il fato cerca di mantenere in vita a tutti i costi tra alti e bassi.
Ma non è la realtà.
Non esiste più quel ragazzo cinico, non esiste più ombra in quegli occhi caramello.
Lo giuro.
<<Belle.>>
E' un sussurro flebile ed esce dalla gabbia toracica di Justin alle mie spalle quasi fosse stato uno sforzo o un tremendo sacrificio.
Voltarmi diventa un imperativo, entrare in collisione con quegli occhi una necessità.
E ha un mezzo sorriso stampato in bocca, il sangue oramai incrostato sulle guance pallide e quei palmi pieni di spine stringono in mano una rosa.
Come ho fatto ad andarmene senza salutare?
Quest'alba oramai ci bagna, sul suo petto nudo pregno d'odore d'erba oramai scosso dai brividi compare un nuovo tatuaggio: un roseto, tutto spine.
Poggia la rosa su quel tatuaggio e mi invita a raccoglierla, finisco con il piangere.
Ancora una volta sta privando se stesso del meglio per offrilo a me, ancora una volta il sangue delle nostre ferite inspiegabilmente cicatrizza.
<<Buon Natale, Belle.>>
Le ciglia che fremono ed un colpo di tosse, neanche quello riesce a scuotermi dallo shock.
Me ne rimango qui accanto a lui a trattenere le lacrime e le labbra che altrimenti farebbero da sé, ho un vuoto nello stomaco che nessuna pillola potrebbe risolvere e le mani che hanno voglia di sentire eppure il nulla in mente.
<<Estranei come prima?>>
Tende il braccio in senso di promessa, per suggellare questo patto a cui ci siamo testardamente aggrappati fino ad oggi.
La stringo quella mano, rinasco in quel contatto rinasco che già me ne sono pentita.
Per poterti sfiorare ho nuovamente rinunciato a te.
Ci ritroveremo mai o finiremo con il ferirci ogni volta che lo faremo?
<<Buon Natale, Bizzle.>>
"Cause I just want you here tonight,
holding on to me so tight.What more can I do?Cause baby all I want for Christmas is you."
- All I want for Christmas is you.
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