50.| You miss me more.

La professoressa di storia fa il suo ingresso nella solita pelliccia attempata tenendo passo sicuro fra i banchi maldisposti, tossicchia il poco che basta per far accomodare i ragazzi dell'ultima fila ai loro posti per poi schioccare un'occhiataccia al secchione di turno.

Le mezzelune dei suoi occhiali ci squadrano uno ad uno in totale silenzio senza che quel sorriso malefico svanisca minimamente.

Ha la malsana abitudine di tamburellare quelle unghie laccate di rosso sulla cattedra mentre snocciola l'elenco degli assenti.

<<Cook, sei forse assente?>> racchia brandendo in aria la solita penna dal tappo tutto mordicchiato.

Il ragazzo di rimando balbetta qualche scusa cercando di sfuggire allo sguardo penetrante di quella vecchia strega.

Il silenzio che si viene a crearsi durante le sue ore è inevitabile, per quanto l'altezza della professoressa Groove sia infima ad essere preoccupanti sono le punizioni.

Ti ritrovi così a fare visita al preside, ad aiutarla nel rassettare il suo armadietto, nel correggere le verifiche.

<<Aprite a pagina 195.>>impartisce.

Le sue spiegazioni si compongono di lunghissime disquisizioni, approfondimenti sconnessi e una manciata di giri di parola.

Alicia al mio fianco annuisce fedelmente prendendo appunti, non è mai distratta né tantomeno io provo a disturbarla.

Di solito scrivo, eppure ora ho di meglio da fare.

Estraggo la cartelletta verde dallo zaino con cautela, cercando di non farmi beccare da quegli sguardi random gettati dalla prof. dall'alto della sua cattedra.

Le lettere sfavillano impolverate al contatto con la luce filtrata dalla finestra, sono tutte alla rinfusa e qui e lì spuntano fogli colmi di appunti.

" Departements Stores dal 1850"

Giro più volte il biglietto fra le mani, che legame può esservi fra quest'esercizio e la donna delle lettere?

È a dir poco svilente aver trovato indirizzo e data di fondazione eppure nessuna nozione sul fondatore di tale fortuna.

Se è vero che il mercato era ampiamente influenzato da tale catena di fabbriche, se è vero che chi lo possedeva era un capitalista in affari allora dove sono finite tutte le nozioni a riguardo?

Cosa sono i Departamentes Stores oggi?

Per quanto è possibile ricercare negli archivi in una giornata prendendo come appiglio l'unico anno a noi dato per certo non si trovano altro che un paio di notizie confuse.

Del lutto affrontato da E.B. e di cui io ho la prova non vi è rimasto niente, neanche un trafiletto.

Il protagonista assoluto di tutta la vicenda era sempre e solo il generico.

Nessuna intervista, nessun commento dei vertici: sempre e solo silenzio, direi gente per bene.

Cerimonie, riconoscimenti azioni di mercato sono fedelmente riportate ma della famiglia in generale viene a sapersene sempre meno.

Cercare su internet è praticamente inutile, tutto è stato infangato.

Le notizie tendevano  ad essere sempre meno digitalizzate: è come cercare un ago in un pagliaio.

Se riuscissi a scoprire il nome di tale persona deceduta e verosimilmente vicina alla donna di cui mi interessa sapere sarebbe tutto molto più facile, potrei arrivare attraverso uno studio di cognomi e parentela allo scoprire in definitiva l'identità dell'amica di mia madre.

Di colei che probabilmente mamma avrebbe voluto che io conoscessi.

Di colei che mamma avrebbe voluto aiutare, per la quale mia madre si è battuta.

Sbuffo ricalcando le linee indecise della struttura dello Stabilimento ai tempi di splendore: quanto ancora la vernice era lucida e le ciminiere sbuffavano fumo nero e denso.

Si potrebbe pensare a una famiglia di origini quantomeno Europee.

"Onestà, sacrificio, commercio."

Sovrastano i battenti del portone, forma mentis di un paese che da cenerentola cercava di diventare parte integrante di banchetti e balli reali.

<<Penso che il signorino Jhonson sappia che l'Ottocento è stato uno dei secoli che ha visto intensificarsi i flussi migratori, devo forse interrogarti? Presta interesse o tua madre avrà modo di tirarti le orecchie così bene che, a fine anno, avrai modo di essere etichettato asino in più modi. >>

Lancio un'occhiata asettica alla pagina di libro che giace ipnotica proprio sotto in mio naso, sorrido.

" A partire dal 1850, L'Europa visse un periodo di relativo splendore conosciuto come seconda rivoluzione industriale.

Una rivoluzione che permise di estendere su larga scala le trattative commerciali vedendo sempre più menti espatriare.

Dal 1873 l'offerta di beni divenne maggiore della domanda ed iniziò un lungo periodo di depressione economica.

Il liberismo quanto il protezionismo portarono alla ribalta forti governi locali praticanti nazionalismo e razzismo.

Gli Stati Uniti d'America si collocano parte integrante di una politica espansionistica e colonialista che vide lo sfruttamento, lo spartirsi delle rimanenti colonie.

La ricchezza acquisita da tale potenza economica favorì l'espatrio di Europei e la reintegrazione in tale nazione. "

Dunque la storia si ridisegna a pochi centimetri dal mio volto, decido di contrassegnare la pagina con un'orecchietta ritornando al mio taccuino.

Questo potrebbe legare E.B. ai Departament Stores: un uomo venuto in America per estendere la propria ricchezza e costretto a restarvici, l'altra faccia del mercato.

Austria, Svizzera, Germania.

Il corso dei miei pensieri si riversa in un corsivo perfetto: potrebbero essere questi i paesi di origine di colui che ha dato via a tutti questi interrogativi, i paesi di origine del parente misterioso di E.B.

La campanella segna la fine dell'ora, rabbatto tutto nella borsa cercando di non scordare alcuna delle mie intuizioni.

L'indirizzo sbiadito della donna misteriosa colpisce il mio occhio distratto, lo ricalco soprappensiero sempre più divisa fra il chiasso del cambio dell'ora e la voglia di precipitarmi fuori per cercare Chad.

Dovremmo recarci il prima possibile in quella strada, bussare a quella porta e vedere di affrontare qualsiasi cosa possa nascondersi dietro quella.

Chad dice sia una zona perbene, non avevo alcun dubbio a riguardo.

E' brava gente ma fugge da qualcosa, penso che oltre ad essere una fortuna fuoriuscita dalla borsa di Mary Poppins di un comune immigrato i Departaments Stores siano anche stati vittima di affari tra i più svariati e sporchi, direi loschi.

Il mercato del tempo, quale ottocento e in secondo luogo novecento, era davvero competitivo e sfruttato da potenze fra le più svariate e oscure.

I corridoi durante l'intervallo diventano un concentrato di energia, la pausa è di ben quindici minuti ed in questi quindici minuti tutte le ragazze della LA Art Accademy devono essere certe di aver mostrato il proprio guardaroba alla perfezione.

I cortili per quanto gremiti di gente distesa al sole delle undici sono frequentati solo dagli allievi del quarto anno, coloro che bene o male sono riusciti ad integrarsi in un sistema assai selettivo.

I professori circolano raramente durante le ore di svago, la mole di studenti è talmente sproporzionata agli spazi da favorire gli scherzi più imbarazzanti e le scene più comiche.

<<Quindi hai parlato con Justin?>>

Alicia comincia a bisticciare con i tasti del distributore in maniera a dir poco convulsiva, Kristal dal suo canto tenta a malo modo di smuovere a spallate il pacchetto di patatine rimasto incastrato a mezz'aria.

Succede sempre così quando sei la centesima persona in fila per l'ultimo pacchetto di patatine, succede sempre così quando hai storia proprio l'ora prima dell'intervallo.

<<No, non ne ho voglia.>> ammetto, lasciando cadere il mozzicone giù dalla finestra, sfavilla poggiandosi sull'asfalto ben lastricato.

L'ala nord è l'ala per eccellenza dei nullafacenti, qui è tutto consentito e di professori non se ne vede neanche l'ombra.

Le classi di fotografia sono sottovalutate, hanno il loro estro e lo dimostrano con una particolare condotta.

Qui non serve rintanarsi nei bagni per fumare, arrivare in classe in orario, chiedere il permesso per uscire: è una piccola isola che non c'è naufragata e vista di malocchio da ragazze per bene.

<<Giochi a fare la fredda?>> domanda Kristal cercando di nascondere un risolino dietro la lattina di Coca-cola.

Come diamine fa a nutrirsi di quella cosa a quest'ora del giorno?

<<Gioco a fare la persona normale, vedrà lui di parlarmene quando sarà disposto a farlo.>> sbotto stringendomi ancor di più al termosifone, fa un freddo insopportabile.

Questo è il nostro angolo, credo che abbia visto più litigi delle mura di casa mia.

Alicia annuisce convinta, da quando è la dolce metà di Chad non vi è pensiero espresso da lui che non sia il suo ed io penso sia segretamente indice di una grandissima insicurezza di fondo.

In realtà ciò che conta in situazioni come queste è il verdetto di Kristal.

E' lei che a seconda della sua schiettezza riesce a far planare e naufragare una giornata, dipende tutto da quanta enfasi calibra nel darti ragione.

La vedo giocare con il piercing che porta al naso, ultimamente è sempre più fatta e meno presente a se stessa.

In vano ho cercato di coinvolgerla nel mio programma di recupero, di farle capire quanto bene potesse farsi eppure è lontana, fugge.

Difficile da decifrare.

Penso sia difficile per lei, non è come me: lei non tenta di vomitare tutto addosso alla gente, semplicemente tiene tutto per sé in attesa forse della quiete dopo la tempesta.

Non capisce forse di star scappando da un mondo che è tondo, da qualcosa di circolare.

Karma e globi terrestri hanno sempre un fine ultimo.

<<Hai ragione.>> sussurra accartocciando il metallo freddo tra i guanti neri, il liquido rimasto viene a sgorgare a terra a fiotti segue un rumore secco.

Dovrei probabilmente accennarle di tutti i problemi avuti con il mio pusher e della mia insonnia ma lascio fare, per quanto Justin sembri essere il fulcro dei miei sfoghi le amiche rimangono sempre un gradino più sopra.

Le rispetto in un modo diverso, ho sempre paura di sovraccaricarle.

Darle altri pensieri?

Scuoto il capo incrociando lo sguardo inquisitore di Alicia, anche lei vorrebbe trovare un senso ai lungi silenzi di una Kristal che prima era primavera.

Primavera vestita di invero, ma siamo là.

<<E' da mezz'ora che ti fissa, perché non si avvicina?>>

La bionda dai capelli cotonati si lascia scappare un cenno fulmineo del capo, ciondola in direzione della figura del biondino che dall'altro lato del corridoio prende a conversare con un mucchio di ragazzi del quinto anno.

Non ho intenzione di guardarlo né oggi né mai.

<<Non fare quella faccia sei tutt'altro che disinvolta.>> mi canzona Alicia ridendo di gusto della mia espressione contro natura.

Non è facile calibrare le reazioni quando ti ci vogliono un paio di occhi caramello riconosciuti tra la calca a perdere il respiro.

<<Per alleggerirti il compito: parla con il ragazzo biondo alla sua destra, in realtà finge di ascoltarlo è da giorni che per messaggi lo rispondi fredda e odia doverlo ammettere ma ha domandato a quella pettegola di Mary dove fossi solo per riuscire a vederti da vicino.

Non appena il biondo finisce di parlare prende ad annuire e a sfregarsi la mascella, potrebbe sembrare interessato eppure qualcosa sembra richiamarlo ogni due per tre avendo lui la necessità di girarsi.

Ti sei messa la maglia scollata a lui non piace, appena Nevil si allontana dal distributore non senza aver lanciato uno sguardo nel complesso alla tua figura, lo trucida con un falso sorriso.

Tutti sanno che Nevil vorrebbe te sotto le sue coperte dal primo giorno che hai messo piede in questa scuola con quel giubbotto di pelle onnipresente e l'atteggiamento da apatica stronza.

Finge di intervenire mentre mentalmente pensa di avere a che fare con un branco di coglioni.

Si volta, non lo stai guardando e probabilmente neanche sai della sua presenza e ciò lo manda in bestia tant'è che non si accorge di me che lo fisso da mezz'ora.

Hai le guance rosse così lo distrai. Sai di innocenza.

Ti metti a sorridere per tutte le minchiate che ti sto dicendo, rimane a fissarti imbambolato il biondino lo chiama ma è talmente eccitato che prende a mordersi le labbra.

Le pupille ti stanno accarezzando poco a poco...>>

La campanella smorsa il cinguettare di Kristal, ha le lacrime agli occhi per le risate e prende a tenersi il grembo dolorante per i crampi.

Rido anche io soddisfatta della sua gioia, del mio guadagno.

Ognuna di noi sfodera i libretti delle assenze e compila la sua di firma falsa, nel frattempo il corridoio prende a spogliarsi di gente superflua e pettegolezzi di metà anno così come degli aereoplanini fatti con i fogli dei giornalini della scuola.

Uscire prima è una chicca delle giornate come queste, serve a godersele meglio.

Il bidello Patrick passa brandendo la scopa su per le scale colme di macchie di cappuccino e cartacce, sbuffa canticchiando di tanto in tanto un pezzo della Carmen.

Avrebbe voluto fare il tenore.

<<Anche oggi?>> arrischia guardando gli zaini calcati sulle nostre spalle, prende qualche minuto per squadrarci con quelle sopracciglia aggrottate gongolandosi nella tuta blu.

<<Anche oggi.>> gioiamo in coro.

Basta una pacca sulla spalla, un finto pugno buttato su quelle braccia stanche per allontanarsi soprappensiero da quell'omino che spazzola le scale, da quella scuola grande sempre uguale.

Senza meta né obbiettivo, semplicemente ridendo.

Vivendo.

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