43.| Oh, Babe.
Dopo così tanti alti e bassi, dopo le urla e i pianti nascosti da mani stanche di separarsi finalmente siamo liberi di viverci, di supportarci.
Sono state nottate insonni in cui condividere un piumino non bastava, sono state sere di Netflix e patatine fritte quando casa dei miei era spoglia, sono stati giorni lunghi, forse troppo eppure oggi tutto questo sfuma seguendo la curva del suo sorriso.
La piccola Tiffany si agita tra le mie braccia oramai stanca di tutti questi volti sconosciuti che pretendono di saperne più di lei, gioca con i miei capelli come sempre arricciando ciocche spettinate.
Mi chiama ancora Jay, il vizio non ha proprio voglia di correggerlo ed io lascio stare.
Sgranchisce le gambette mentre nasconde gli occhi oceano nell'incavo del mio collo, ne annusa il profumo timidamente poiché dice sia in grado di farla addormentare.
Ho sempre amato stringerla tra le mie braccia mentre fuori pian piano faceva buio, mentre Belle tentava invano di leggerle una storia.
<<Anche io da grande farò la modella?>> domanda cingendomi con le piccole manine, scruta il mio sguardo a fondo come a voler cogliere la più piccola delle bugie.
<<Sarai tutto ciò che desideri.>> esclamo cullandola in un abbraccio.
Mai, mai avrei creduto di arrivare a tanto: una bimba come sorellina ed una ragazza come amica.
Vedere Belle diventare donna, crescere positivamente nonostante le porte in faccia ed i pugni chiusi mi completa.
Avverto questa come la mia missione, il mio scopo: dare forma a questa famiglia distrutta, concepirla come mia per poi farmi carico dei loro sorrisi.
Senza loro sarei solo con le mie voglie, con i miei fantasmi, con ciò che mi rende unico eppure incompreso e delle notti avrei pianto forse stanco forse solo...
Adesso ho una bambina da accompagnare, una compagna con cui parlare.
Cresco così immerso in qualcosa di mio, qualcosa che porta tante soddisfazioni...
Le luci sfumano lentamente sulla passerella perfettamente adibita, ed io mi ritrovo a sorridere con sguardo perso nel vuoto.
Chi lo avrebbe mai immaginato, io innamorato?
Io a supportare la mia donna?
Tutti questi esperti con i loro appunti alla mano, il loro bisbigliare sembrano volermi far sentire un pesce fuor d'acqua ma non lo sono.
Ad ogni flash di macchina fotografica, ad ogni lamento breve e sommesso avverto radicarsi in me l'ansia di vederla ancora, verrà fuori? Quando?
A Lil Stubborn💓:
Buona fortuna Lil Stubborn.
Quasi tremano le mani, quasi scompaiono in questo posticino angusto: annullandosi nel sentimento.
<<Sai che ho un po' paura?>> ammette riccioli d'oro rotolando ai mei piedi, si dondola sulle mie ginocchia senza posa guardando di traverso il riflesso di volti celati nell'oscurità.
Ha la maledetta abitudine di mischiare l'italiano all'inglese ma stavolta l'ho capita.
Il suo cuoricino batte forte quanto il mio.
<<Stammi vicino.>> ordino un po' più brusco, quasi ansioso di stringerla tra le braccia: un modo di sentirsi vicini e compresi.
Dovrei ringraziare Scooter e le sue conoscenze, la sua dannata bravura nello scegliere talenti e per avermi riportato Belle indietro.
Sembra poco ma non lo è.
Dal sognarla ad averla nuovamente affianco è stato un attimo.
<<Mai una volta in anticipo.>> sbraita Chad facendo venir giù una manciata di pop corn, non so come se li sia procurati e perché sia così agitato ma posso egualmente comprendere quanto sia sottosopra osservando il suo arrossire convulso.
<<Rilassati e fatti gli occhi.>> sbotta James passandosi una mano fra i capelli spettinati, a giudicare dall'espressione contrariata di Tiffany non devono esserle simpatici.
Eppure le piacerà il modo in cui supporteranno Belle.
Questi primi mesi sono state un po' delle comparse ossia il tempo di un'uscita e via tuttavia dietro questo loro modo di fare c'è così tanto che non si può spiegare.
A loro la mia mora piace, è una cosa difficile da spiegare: m'hanno visto il ragazzo più felice del mondo per quel paio di occhi smeraldo, che vuoi farci?
Il mio sorriso da ebete sarà pur sempre una loro priorità.
<<Buonasera!>> una voce squillante mi sorprende in fallo, una giovane presentatrice si affaccia sulle scene sputacchiando al microfono formule di ringraziamenti.
Qualche mese fa l'avrei guardata desideroso di scomporla, l'avrei vista una preda facile...
Il brivido della conquista.
Eppure io non ci sono, sono maledettamente distante perso fra ricordi al sapore di baci e carezze caste, quasi timide di spingersi oltre il consentito.
Flashback
"Un disorientante odore di lacca mi pervade, brancolo appena spintonato da gomitate distratte, corpi frettolosi.
Fasci di luce bianca trafiggono volti di cera impreziositi da strati di colori così vari, sgargianti sovrastati da capigliature disordinate quanto basta per vedere delle ciocche smosse da un calore secco, asfissiante alimentato dal maneggiare di macchinari come piastre per capelli e altri oggetti femminili di cui disconosco l'esistenza.
Ragazze che affondano il viso in ciotole colme di insalata, altre occhi fissi agli specchi vuoti e tristi, altre ancora oggetto d'amore di qualche telecamera.
Caccio le mani in tasca nascondendo il nervosismo, vorrei sfuggire alle occhiate curiose e all'imbarazzo che questo posto mi apporta.
In silenzio con il mio pass bene in vista e una miriade di pensieri in testa cerco il suo posto, la mia mora.
Non credo verrà facile scordarsi il modo in cui si è fatta avanti nella folla, è a dir poco impossibile.
Gli occhi da cerbiatta che precedono il passo, così sicuri e puri e ancora quelle piccole ma carnose labbra che reggono appena la sigaretta tanto è forte il nervosismo: poco a poco deve recuperarla per non vederla cadere a terra.
Il suo profumo è la prima ed ultima cosa che respiro al suo passaggio, come del resto sempre.
Nonostante sia un'accanita fumatrice sa di buono, quasi sia una sua priorità: come i fiori di campo nati sul ciglio di una strada.
<<Sei bellissima.>> balbetto.
Odio doverlo ammettere eppure con lei perdo ogni mia facoltà, mi ritrovo a cadere in ginocchio in estasi, nel peccato a volerla sempre ad un passo dalle mie carezze.
Sorride, è un sorriso aspro.
L'ansia ha sempre avuto un effetto totalitario su di lei è buffo il modo in cui prende a tormentarsi i capelli ed in naso, quasi come se componendo disegni intorno al viso possa scomparire.
<<Allora?>> domanda con gli occhi che le brillano dispettosi, in loro riluce un ego smisurato.
Mi ha visto spiazzato, perso nel contemplare ogni riga del suoi volto ed ancora la stoffa di raso che le avvolge quasi impalpabile forme oramai prorompenti.
<<Cosa hai qui?>> incalza cercando di gettare l'occhio dietro le mie spalle, mi ritrovo ad indietreggiare con le sue braccia intorno al collo ed il cuore che scalcia contro il petto.
<<Lil Stubborn, sta' calma...>> la rimprovero catturando il suo sguardo forte dei miei occhi color caramello.
Noto come si ci perde per una frazione di secondo, pronta ad affondare fra le sfumature più delicate ed emergere in quelle dai colori caldi.
La sala è gremita di ragazzi e ragazze di tutte le età, ancora piena zeppa di signori e signore con in mano aggeggi elettronici e mollettoni giganti.
Sono nervoso, lo sono perché questa situazione sembra essere più grande di lei ed io, io vorrei solo proteggerla.
<<Sei pensieroso?>> domanda portandomi una mano al viso, dalle labbra cade giù un po' di cenere.
Cade lenta e fragile come il tatto di Belle contro la mia pelle.
Noto come una spallina scivoli via rivelando la sua pelle bianca, così candida da bruciare a contatto con la luce.
Le ferite inflitte dalla luce non possono competere con quelle inflitte da uno sguardo, uno sguardo di una persona estranea.
Non competono perché la luce purifica, assottiglia, perfeziona al contrario uno sguardo spoglia, imbarazza, distrugge.
La attraggo a me cercando di coprirla il più possibile, le richiudo la stoffa sulla pelle nuda cercando di ignorare i brividi e la pelle d'oca che affiorano al mio passaggio.
Nessun tocco potrà mai sostituire il mio.
<<Sei geloso?>> chiede ormai incastrata tra le mie braccia e stanca di conversare con lei sola.
Per quanto questo lei possa essere mia, per quanto ognuno pensi al suo lavoro e la ignori, per quanto possa sembrare una bellezza scontata io ho sempre paura di perderla.
Paura di non averla sul lato destro del mio letto, paura di non poter restargli coordinato o subordinato, paura di essere perfettamente sostituibile.
Vedete Belle non è solo la mia ragazza, Belle è il mio stile di vita: tutto si conforma alla sua figura, ogni curva, ogni sorriso, ogni maledetto battito.
È forse sbagliato essere egoisti e desiderare amore?
<<Non devono poterti vivere, molto semplice.>> ammetto.
Le sue piccole cose di cui mi meraviglio: la voglia sul fianco sinistro, i tre piccoli nei a colonna sul gomito destro come gocce di cioccolato, le clavicole che sanno dei miei baci.
Scuote il capo ridendo, non può capire.
Se solo potesse rendersi conto di ciò che è lei per me, di quanto importante sia la sua persona per me non dubiterebbe neanche un'istante della mia fedeltà ma lo fa, lo facciamo ed è qualcosa di così contradditorio e nocivo assieme.
<<Sei geloso.>> ridacchia ancora ad alta voce, qualcuno si volta per guardarla altri ancora sorridono di rimando quasi contagiati.
In fondo alla sala se ne sta un mucchio di ragazzi, avranno quasi tutti la mia età ed anche loro la guardano.
Ho visto già quello sguardo, delle volte l'ho assunto anche io: cosa affascina e sevizia più della felicità sul volto di una donna? Ed ancora quanto doloroso è essere irrimediabilmente attratti ma saper di non poter competere?
Lascio cadere il bouquet di gigli bianchi ai suoi piedi, mi guarda interdetta pronta a cacciar fuori una delle sue solite ramanzine.
Immagino il suo tono lamentoso prima ancora di avvertirlo, eppure non mi frena.
No, lei mi ha sempre e solo provocato mai calmato.
<<Okay tesoro ti faccio comprendere.>> rispondo senza darle il tempo di piegarsi a prendere i fiori.
Quei maledetti fiori, quanto c'ho pensato su?
Volvevo un fiore che rimandasse a qualcosa di puro, ho girato diecimila fiorai ma ora essenzialmente voglio possederla nel più dolce dei modi: farla sentire mia, marcare il territorio.
<<Cosa della frase "posso toccarti solo io" non ti è chiara?>> ringhio sollevandola di peso.
La adagio sulla specchiera a gambe divaricate, ha gli occhi che rincorrono spaventati rossetti e ombretti che precipitano al suolo spazzati dal suo corpo minuto.
È meravigliosa, se solo potesse vedere attraverso i mei occhi.
<<Ci stanno guardando tutti, smettila.>> s'agita stizzita, è rossa in volto e non fa che guardarsi intorno.
Lo vorrebbe, mi vorrebbe passivo ed invece sono tornato io: quella vena di pazzia che mi apparteneva, quel mio carattere bastardo e possessivo insieme ha deciso di non abbandonarmi del tutto.
Avverto d'essere vicino a possederla per sempre, ad essere insostituibile ed io necessito essere parte integrante, provocatorio.
Sorrido posizionandomi fra le sue gambe, sono sempre state il suo punto di forza e lei è sempre stata maledettamente brava a giocarci.
Messa all'angolo, è questo ciò a cui penso ora.
Per quasi due mesi è riuscita a portarsi prepotentemente nella mia vita, a dominarmi con i suoi alti e bassi, con le sue richieste, con i suoi capricci ma ora?
Ora no.
Ora che le torturo le labbra, ora che mi scompiglia i capelli senza voler perdere tempo per prendere un respiro cammina pari passo al mio.
La sento viva sotto me mentre mi percorre con quelle mani assetate di libertà, di me.
Per ogni centimetro di pelle baciata sotto lo sguardo di tutti mi gusto la scena attraverso lo specchio alle sue spalle.
Sono tutti maledettamente interdetti da questa scena: le vedo le facce dei ragazzi di prima, dei truccatori, di quella sua amica spagnola, delle parrucchiere di tutta questa gente inutile che non sa come toccarla.
Mi stacco da lei che ha ancora il fiatone e le mani sperse in ciocche dei mei capelli, il mio oro che si incontra con quel suo finto nero ebano.
Giorno e Notte.
<<Oh mio dio.>> sussurra portando le sue mani al mio petto, le tremano ancora contro sua volontà.
È bellissimo vedere come quelle pupille scintillino come rugiada sovrastando due scocche rosse, ha avuto un bellissimo colorito da sempre eppure ultimamente qualcosa lo deturpa.
<<Hai capito ora?>> domando accarezzandole i fianchi, rabbrividisce tra le mie braccia prendendo lentamente facoltà di ogni sua azione.
Annuisce con un sorrisetto dispettoso.
È proprio così che rischia di uccidermi.
Lascia scivolare le spalline lungo le spalle, quest'ultime finiscono con lo smuovermi qualcosa dentro di profondo e burrascoso.
<<Piccola adulatrice.>> sorrido affondando il mio volto nella sua pelle fresca.
Come volevasi dimostrare mi vuole, mi vuole tutto per sé, suo.
<<Oh, babe.>> si lascia scappare adagiando i suoi capelli lungo le mie spalle.
Da quando la conosco non amo affidare i suoi gesti al caso: sa come farmi perdere la testa, sa come portarmi alle estreme conseguenze ed ancora sa come giocare.
Se solo potessi fermarmi, riuscire a non ascoltarla: eppure questo suo sussurro non fa che rendermi più desideroso di affetto.
Sa sempre come giocarmi un brutto tiro, come lasciarmi insoddisfatto.
Devo ammettere di essere stato travolto troppo in fretta dai sentimenti, di non essere stato capace di lanciare qualche sguardo alle nostre spalle neanche e soprattutto usufruendo dello specchio: sono talmente persa in lei che veniva quasi difficile capire come riuscire a staccare gli occhi da lei.
Sarà per questo che l'ultima cosa che ho avvertito subito dopo il suo flebile mormorare è stato lo spintone di un uomo o due di troppo.
Così l'ho vista sfumare via pezzo dopo pezzo davanti ai miei occhi, ancora comodamente seduta su quella specchiera aiutata da qualche brava ragazza di turno a mettere apposto mentre il tizio della sicurezza mi gridava contro.
Non ha speso una parola, non l'ha fatto nel frattempo però dialoga con una bionda, una ragazza mingherlina e , a quanto pare, molto stizzita.
<<Cammina, idiota.>> urla quella matassa di muscoli che mi sovrasta, sbuffo sorbendomi i loro strattoni incapace di non pensarla.
Chissà se le è piaciuto, chissà se mi ha capito.
È un diavolo ed io adoro ciò che riesce ad ustionare, ciò che riesce a lasciare un segno sulla pelle fresca a cui ancora non si è dato dell'esperienza. "
<<La tua principessa.>> esclama Tiffany, il suo tono di voce non ammette obbiezioni e neanche avverto l'esigenza di far crollare questo suo mito.
Meravigliosa come il sottile passaggio tra luce e buio, sole ed ombre Belle discende lungo la pista con occhi vaganti ed espressione seriosa.
"Guardaci" vorrei poter urlare ma non serve.
Il suo sguardo ci coglie alla sprovvista carico di verde.
Ed è subito primavera: affiorare di sorriso sulle guanciotte di Tiffany ed un groviglio di emozioni in fondo al mio cuore.
Mi chiedo, sotto quel vestito lungo ricamato con i più luminosi dei diamanti e colorati lustrini batte forte il suo cuore?
A Lil Stubborn💓:
Io non ti resisto più.
Ed è la verità, come potrei?
Le sue curve si muovono sinuose all'orizzonte, ed ancora forse ricompariranno: tutti possono accarezzarla, sfiorarla ma solo io posso spogliarla con uno sguardo.
<<Amico, sei proprio sotto.>> strilla James percuotendomi con una pacca.
<<Sono fottutamente sotto.>> ammetto ricordando il sapore della sua pelle, quelle sue guance rosse e la morbidezza delle sue mani lungo la mia schiena.
"Sarà mia." Mi riprometto ma ciò non accade ed io mi ritrovo a rincorrerla ancora assetato d'amore.
Da Mommy:
Justin devo parlarti assolutamente...
Cosa?!
"And you've given me the best gift
That I've ever known
You give me purpose everyday
You give me purpose in every way."
-Purpose.
Spazio Autrice:
Dedico questo capitolo a babyofbizzle una ragazza meravigliosa, una lettrice a cui sono inspiegabilmente legata❤️
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