32.| Trust me.
La campanella della ricreazione trilla ed io scatto sull'attenti liquidando Alicia con un gesto frettoloso della mano, devo affrontare questa situazione e Justin da sola.
Faccio tre rampe di scale di corsa, non avverto minimamente gli improperi e gli spintoni perché troppo ansiosa di riscoprire quale emozione lui possa suscitarmi una volta faccia a faccia.
Ho intenzione di parlare in maniera matura, di confrontarmi con lui e di comprendere cosa siamo in grado di costruire assieme.
Mi sono trasferita in America ad Agosto e mai ho desiderato rincontrarlo come oggi.
Tante volte sono stata in procinto di chiamarlo, tante altre avrei voluto mandargli un messaggio ma sono stata frenata perché pensavo fosse inutile, un po' sciocco ma soprattutto covavo molta insicurezza.
Ora invece, ora che ho scoperto di essere così vicino a lui senza minimamente saperlo potrei cercare di "riaggiustare le cose" ed affrontare decisivamente il concetto coppia.
Non so, probabilmente si sarà scordato di me e di tutto ciò che è stato, ma non posso rimanere bloccata nel passato o peggio sospesa tra mille "se" o "forse".
Mi precipito all'aria aperta correndo a perdifiato verso il parco che circonda i dormitori, nello stesso punto i cui ieri si è esibito.
Mi hanno detto che le operazioni di smantellamento sono andate a rilento, che la pioggia li ha sorpresi durante il week-end e quindi oggi sarebbero stati nuovamente alle prese con i rimasugli di quel concerto meraviglioso.
Non si può riprodurre il battere incessante del mio cuore né l'emozione che si è fatta largo in me stamattina: in qualsiasi corridoio ed in qualsiasi aula si sussurrava il suo nome ed io ero lì, quasi assente come trascinata a fondo da una mareggiata di ricordi.
Venerdì sera sono ritornata all'attico di zia in metropolitana, assieme ad Alicia un po' brilla e fuori di sé ma non m'è pesato.
Non mi è pesato aiutarla a scendere le scale, non m'è pesato lanciare sguardi di fuoco a quei pervertiti che girano lì fuori, era come se la mia mente stesse rimuginando lontana, come se fosse sgombra da ogni contatto con l'esterno.
Il viaggio è stato un tremendo monologo interiore, avrei voluto sottrarmi da tutto ciò ma la solitudine e l'immagine di Justin sempre lì, indelebile non hanno aiutato.
Che mi importava delle gallerie e del buio intorno a noi? Che mi importava delle risate di Alicia? Pensavo a quanto fosse buffo il mio destino, quanto ancora potesse esserlo e come dannata dovessi essere per ricevere colpi alle spalle pur non volendo lottare.
Domenica ho dovuto allontanare il cellulare dalla mia traiettoria per impedirmi di chiamare Chad, Lucas o chi per loro e quindi ho preferito riflettere sulla situazione.
Sarebbe stupido chiedermi quanto tempo sono rimasta a guardare il soffitto, quanto cioccolato io abbia mangiato e quante volte abbia messo il muso fuori di casa per alleggerire un po' l'atmosfera, perché non risponderei.
"Non lo so", questa frase era ed è incisa sulle pareti oscure della mia psiche e nulla, nulla può coprire un graffito simile.
Oggi è lunedì ed io sono qui come oramai di routine vestita di nero, sigaretta in tasca e litigata dietro l'angolo con Scooter, il quale continua a ripetermi che questo mio modo di vestire non funziona.
"Patience." Su quel collo la scritta, e quella scritta un rimando ad una qualità che mi compone, il mio anelito vitale.
Nel momento in cui il verde si spalanca intorno a me sosto per prendere del fiato ed osservare, da lontano, una decina di figure che si muovono intorno ad un mastodontico palco portando di qui e di lì attrezzi, come se fossero piccole formiche.
Decido di fermarmi cinque minuti, più che altro per riordinare le idee e cercare di revisionare il discorso che ho preparato minuziosamente, pezzo dopo pezzo ogni qual volta mi sono ritrovata sola di fronte ad uno specchio.
Specchio o non specchio il mio riflesso nei suoi occhi basterà per rubarmi le parole, per farmi prendere da quel vuoto inspiegabilmente profondo.
So per certo che quello che dirò non sarà oro colato, che le decisioni da me prese saranno difficili da essere condivise e che nulla sembrerà giusto a primo impatto ma devo, devo provarci.
Sfilo l'ennesima sigaretta della giornata, non riesco ad incontrare o riconoscere il suo volto tra i mille accalcati intorno allo scheletro di ferro, probabilmente sarà stato obbligato a seguire egualmente l'orario delle lezioni o, ancora, visto il tempo uggioso non si è fatto vivo.
È probabile, perché mai avrebbe dovuto smontare il palco?
Eppure le voci che sono circolate incessanti lo volevano qui, sudaticcio ed arrabbiato con il mondo.
È orribile sentire parlare di lui e non poter parlare con lui, è come un impeto di gelosia misto a nostalgia.
<<Avresti una sigaretta anche per me? È un lavoraccio qui.>> una voce profonda mi coglie alla sprovvista, è come un vento caldo che si alza alle mie spalle.
Il rosso zampillante del mozzicone incontra un paio di occhi color nocciola e si ci rispecchia, ci scontriamo e finisco con il sentire le mani delicate dello sconosciuto sui miei fianchi.
Un brivido lungo e solitario scender giù, tra le mie scapole e poi la pelle d'oca viene su d'un tratto.
<<Ma cosa?!>> esclamo sbattendo le palpebre più volte, ma nulla la visione non scompare ed io rimango impietrita, ad un passo dall'assurdo.
Pensavo non potesse succedere, non di nuovo e che il colpo di fulmine si esaurisse in poco tempo durante il primo incontro, in maniera inaspettata.
E invece no.
Riconosco quegli occhi come il primo giorno, come se fosse passato un solo istante ma di quelli lunghi in cui tutte le sfumature, tutti i particolari minuziosi si tengono stretti alla tua memoria.
È un deja-vu inaspettato anche per lui, spalanca gli occhi e schiude quella bocca carnosa a cuoricino.
A proposito di cuore, a chi appartiene ora? Chi lasci entrare quando fuori è il temporale? chi rassetta tutto il disordine? Chi dorme protetto tra quelle pareti rosso sangue che ricordano violenza e passione?
Quanti baci? Quante scuse mi ha rivolto quella bocca? Non si contano, non si possono contare ed io neanche ci provo tanto sono concentrata a perdermi in te.
Dopo essere stati lontani, dopo un mese di cambiamenti, di perdite, di crisi cosa è lui per me?
È sì un'emozione, ma non riesco ad aprir bocca o a proferire parola e questo non fa che accrescere la tensione in me.
<<Belle.>> sussurra facendosi avanti, percepisco il desiderio di baciarmi dal fremito di quelle labbra e ne resto ammaliata.
Perché tremare di fronte a me? è combattuto, è come se fosse indeciso sul da farsi credendo di trovarsi nel bel mezzo di un gioco di prestigio.
Il vento scosta alcune ciocche dorate dal suo volto, rivelando l'impazienza che si insinua nei suoi lineamenti ed è come se entrambi volessimo parlare ma questi rivoli d'aria portino via le parole.
Ho pensato a lui così raramente i primi tempi del lutto e poi in continuazione durante il mio trasferimento.
Ho pensato a lui ogni qual volta ho attraversato una strada, ogni qual volta Tiffany ha giocato con la corona da principessa che mi ha regalato, ho pensato a lui subito dopo i miei cattivi sogni e quando mi sono svegliata in un bagno di sudore, ho pensato a lui mentre consumavo la mia prima sigaretta davanti ad un film quale Titanic e continuo a pensarlo ora che è davanti a me, come se i pensieri ci potessero unire e potessero parlare da loro.
Dopo trenta giorni separati fisicamente, si è rifatto una vita? Stando ai fatti, stando alla lettera dovrebbe andare tutto alla deriva come succede a me.
<<Justin, è un piacere rivederti.>> sorrido fievolmente cercando di indietreggiare, di sfuggire al suo contatto eppure lui è inclinato verso me, verte in mia direzione come per leggere meglio nei miei occhi.
Non si perderà mai il nostro eterno giocare al cacciatore e alla preda, non cambierà mai questa mia condizione psicologica nel momento in cui mi scontro con la sua persona.
Cosa mi è successo?
Sono io a respingerlo stavolta e la cosa mi viene abbastanza spontanea, come se il mio corpo lo rigettasse.
La consapevolezza di essere radicalmente cambiata si insinua in me ed il problema è sostanzialmente uno solo: per quanto mi sia impegnata ad amarlo nei mesi passati, ora maturando nel dolore e affrontando la vita "reale", fatta a mo' di montagne russe ho rivoluzionato molte prospettive.
So quanto quello che penso possa ferirlo e soprattutto so di non poter gestire il dopo eppure nella mia mente è tutto perfettamente schematizzato per non farmi più soffrire.
Sento a pelle quanto sia cambiato per me.
L'ho avvertito mentre cantava, quando è arrossito come un bimbo su quel palco per il sentimento che ha provato nei miei confronti eppure ho paura che non sia abbastanza, che mettendoci insieme finiremo con il giocare ad amarci.
Deve aspettarmi, deve prendermi, devo imparare a fidarmi di lui e devo effettivamente riconoscerlo come persona matura in grado di aprirsi al dialogo, pronta ad offrirmi una spalla alla quale appoggiarmi quando fuori è tutto un disastro, quando dentro me sta piovendo.
Cose come quelle successe precedentemente alla mia partenza non devono riaccadere, mai più.
<<Non sembri contenta di vedermi.>> risponde stizzito, si rannuvola in volto ed io non posso che scrollare le spalle e ridacchiare presa dall'imbarazzo del momento.
Le cose non sono così semplici ed io non so come esternarlo, ho perso così tanto di me nell'ultimo mese ed ho necessità di aprirmi in modo più maturo con lui, non più in maniera superficiale.
Non mi riprenderà tanto facilmente, sono diventata difficile per una serie di situazioni, "questione di responsabilità" lo diceva lui... no? Ho paura che non mi comprenda, ciononostante devo essere di polso con lui.
<<Avrei così tante cose da dirti, è per me una sorpresa trovarti qui.>> sentenzio lanciandogli uno sguardo profondo, prova nuovamente ad avvicinarsi ed io nuovamente indietreggio come se una forza oscura volesse allontanarmi in definitiva da lui.
Percepisco la sua tensione, gliela leggo in quegli occhi che mi guardano aspri e persi come se fossi un pendolo che oscilla senza sosta.
In realtà oscillano così le mie idee, il mio umore e so già che sarà difficile per lui capire ma devo offrigli delle spiegazioni.
Faccio alzare un muro di fumo che per un poco mi sottrae alla sua presenza, chiudo gli occhi nel vano tentativo di placare il mal di testa che bombarda i miei sensi e mi preclude lucidità ed assaporo il silenzio tra noi, un silenzio così familiare.
<<Da quando fumi questa merda? Da quando te ne sbatti degli amici?
Belle, non ci vediamo da un mese ed è per puro caso che ci siamo incontrati, perché sei così fredda?
Perché non mi hai mai chiamato dal momento che ti sei trasferita qui?
T'avrei raggiunto, lo sai e lo sapevi...>>
Sta alzando esponenzialmente la voce, con fare minaccioso afferra la sigaretta stretta tra le mie labbra e la lancia lontano verso il sentiero battuto alle nostre spalle.
Lo osservo presa mentre segue la scia dell'oggetto ancora acceso e scintillante, sorrido persa tra le pieghe della sua fronte corrucciata.
È maledettamente bello come il primo giorno, guardalo lì: fiero come un adone e sempre vero.
<<Ho detto che ho intenzione di parlarti, ma non so da dove incominciare e come percepirti! Se amico o qualcosa di più, ciò che è stato tra di noi è alla deriva... Ricordi?>> sussurro avvicinandomi quel poco che serve per rassicurarlo, effettivamente è vero.
Non c'ho dormito su, lo ammetto ma è questo che mi è insopportabile.
Ho vissuto la prima settimana a LA in una maniera infernale, con l'eterna paura di incontrarlo e di dover fare i conti con la realtà.
Venerdì notte non ho chiuso occhio, ho preferito rigirarmi nelle coperte e pensare.
Non ho dormito perché ho paura di Bieber e di quello che mi fa, di quello che siamo perché non so se è giusto o sbagliato.
Non c'è notte passata da sveglia o da dormiente che io non abbia passato a respirare fumo di sigaretta e aria inquinata di metropoli, per sentirlo lontano e vicino, amore e dolore.
<<Tu lo sai che ti amo, vero? Lo sai che è un fottuto miracolo, questo?>> accarezza il mio volto tra le sue mani e prende a fissarmi negli occhi, avverto delle vertigini ed un vuoto: non mi è passata del tutto, eh?
L'ho sempre saputo e il tutto viene confermato ora che avverto il suo profumo ad un passo dal collo.
Il sentimento c'è ed è lì indelebile ma dobbiamo riconnetterci, dobbiamo trovare il modo di incanalarci in un mondo più maturo, del quale io ho necessariamente bisogno dopo il trauma al quale sono stata soggetta.
Non posso più vivere sul filo del rasoio, ho bisogno di certezze.
<<E' troppo presto per dirlo, fidati.>> rispondo amareggiata da tutto tranne che da lui.
Non mi comprende, devo essere un rebus per lui ed io glielo leggo nell'espressione dura che assume, gli occhi diventano lucidi e le mani prendono a tremargli a poca distanza dal mio volto.
Mi odio per questo ma capirà, il suo animo sensibile saprà guarire il mio inasprito e poi forse ci sarà un "Amor vincit omnia".
<<Non hai letto la lettera.>> arriva a questa conclusione quasi schifato cercando di allontanarsi da me, tuttavia lo blocco richiamandolo al mio fianco.
<<Bieber, chi pensi che ti abbia recapitato il messaggio sul palco? Ho provato a farti sapere che io c'ero, del resto ho scoperto che tu frequentavi questa scuola quattro giorni fa!>> butto fuori esasperata, leggo in lui un po' di disappunto misto a meraviglia, le labbra tremano soffici come a voler essere rassicurate.
<<Non devi essere insicura di me...>> sorride con fare amorevole, prende le mie mani nelle sue e le accarezza con gli occhi: è nuovamente felice, come se io fossi in grado di poterlo guarire ed uccidere con una sola parola, con un tono sbagliato.
Siamo entrambi fragili e persi ognuno nell'altro e dentro noi stessi.
E' ovvio che per lui ora non ci siano problemi, che tutto sembri rosa e fiori ma per me... Per me non lo è.
<<Non è così facile, bisogna andarci con i piedi di piombo perché io sono un casino e non mi riconosco.
Non più, ho bisogno di certezze e di serenità.
Ho un trauma alle spalle, non una passeggiata con le amiche. >> sbotto un po' acida.
La verità è che ho tanta rabbia dentro e così tanta insicurezza che ho perso tutte le coordinate e sono arrivata a dubitare di tutto.
I dubbi sono il mio bacio della buonanotte, ultimamente.
<<Non ti fidi di me?>> sussurra, formulando una domanda che si avvicina molto più ad una affermazione.
Vorrei che si stesse sbagliando, vorrei smentire come i suoi occhi mi supplicano di fare ma non posso!
Siamo nel bel mezzo di una discussione, nel cuore pulsante di un ateneo, immersi nel verde e senza anima viva intorno eppure ancora una volta sento la pressione di sbilanciarmi troppo, di dire qualcosa di cui potermi pentire e questo porta alla conclusione che io abbia perso fiducia.
Lui è caos ed io ho paura di perdermici, i miei giorni sono costantemente riempiti dal presentimento di star sbagliando tutto, di non essere all'altezza ed una relazione tossica o immatura non aiuterebbe.
Quest'acidità lo sorprende, ammetto che ha sorpreso anche me eppure deve capire che da oggi in avanti sarà più facile ferirmi che aggiustarmi, che lo voglio come una dannata eppure cerco stabilità.
Per me ed il mio equilibrio mentale sarei capace di scordarlo del tutto, gettarlo in un oblio e buttare le chiavi della mia vita sentimentale.
Avverto le sue labbra sfiorare la mia guancia con delicatezza, così che possano gridare che con il loro orgoglio e la loro testardaggine finirò presto nel loro campo d'azione.
<<Justin, io non sono più sicura di nulla e non ho tempo da perdere, avverto come il peso della famiglia su di me e...>> mi scappa una lacrima che non posso trattenere, è come se il mondo pesasse sulle mie spalle e nessuno sentisse le mie grida di dolore.
Dalla sera alla mattina sballottata in un circolo di preghiere, di presentimenti e di vuoto sempre più a fondo negli abissi di una vecchia me.
Solleva il volto sul mio una seconda volta, forse più timidamente di quanto non abbia fatto durante quest'estate vissuta assieme.
Le ciglia lunghe che accarezzano il miele di quegli occhioni, i setosi capelli biondi raccolti in un codino e la mascella tagliente che è ammorbidita dal rossore che domina le guance.
<< Hey, shh. Vivo tutti i giorni la stessa identica situazione, abbiamo così tanto da capire l'uno dell'altro! Sai così poco di me ma io ti aiuterò, tesoro, come tu hai aiutato me.>> mi carezza lentamente, tracciando con i pollici piccoli solchi sulle mie guance.
Paradiso ed inferno, dritti davanti a me.
<<Devo andare!>> butto fuori, come se mi risvegliassi da uno stato di trance mentre sento l'ombra sinistra della paura che si insinua in me.
La campanella trilla oltre le vetrate ed alcuni studenti sciamano poco più lontani da noi diretti verso l'istituto principale ed io, io vorrei solo fermare il tempo.
<< Mi ascolterai, vero? >> Sentenzia sbalordito portandosi le mani ai capelli, non mi ero affatto scordata questo suo modo di fare, di questo suo eterno autopunirsi.
Perché non ti senti mai abbastanza pur essendo il più completo tra i due?
<<Tu dammi solo tempo, ho bisogno di tempo.>> faccio dandogli le spalle per l'ennesima volta da quando ci conosciamo.
Inutile, tanto il cuore si specchia su entrambi i lati come per farsi beffa di chi vuole separarsi.
Dal canto suo prova ad afferrare il mio polso per sostenere il mio sguardo, vuole vedere se si può fidare o meno ed io rabbonendolo sorrido.
"Sta calmo", vorrei potergli dire ma le parole non vogliono uscire ed io sono maledettamente in ritardo.
Incomincio a correre lasciandomelo indietro, la testa altrove ed un sorriso stampato sulle labbra: mi aiuterai, vero a combattere contro i miei fantasmi? Non ho bisogno di parole dolci, ho solo bisogno che tu ci sia nei momenti in cui la depressione ha la meglio e non ho voglia di andare avanti.
Sai da un po' è così difficile...
<<QUANTO CAZZO TI AMO?>> grida, non mi volto ma lo farei se quegli occhi non fossero così calamitali ed ammalianti.
Devo averlo ferito, ma capirà.
Ne sono certa, nel frattempo il mio cuore naufraga alla deriva...
"Passerà dice zia ed intanto non passa mai."
"Grants me with a second chance, never thought I'd see your face again. Learning life through trial and error just tryna make it right. Missing your good intentions,missing you from a distance, hope you did the same.I know that I caused a problem, know that I left you, pushed you far away."
- Recovery.
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Spazio Autrice:
Grazie mille per le 7.000 visualizzazioni, è per me un traguardo molto importante.
Con tutto l'amore che sapete, un bacio!!!❤️
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