27.| Mark my words.
Il trolley è pesante, quasi non riesco a trascinarlo ed è come se tutti i miei pensieri si fossero rintanati lì dentro e desistessero dal lasciarmi in pace.
Sono in uno dei tanti aeroporti di Miami con zia al mio fianco, il fazzoletto stretto in pugno e le borse sotto gli occhi.
Abbiamo deciso di partire subito; non mi sono confrontata con zia, per la prima volta mi sono comportata da estranea con lei ed il silenzio è stata l'unica cosa che abbiamo condiviso.
Abbiamo capito subito di dover ritornare dai nostri cari, abbiamo fatto i bagagli di fretta e furia e abbiamo detto addio alla tranquillità.
Il turbinio di gente colorata si contrappone violentemente alla mia immagine mingherlina immersa nel nero del mio vestitino.
Non mi è mai piaciuto portare lutto, quindi di conseguenza vestire di nero ma stamattina l'unica cosa che sembrava attrarmi era quell'abitino dalle sfumature color oblio.
<<S..Sei pronta?>> la voce di zia è tremula, ha pianto molto anzi non ha mai smesso.
Nell'arco di due giorni ha versato sommessamente un sacco di lacrime mentre io, sono solo affogata nei miei cattivi sogni.
Annuisco, ormai a cos'altro dovrei essere pronta?
Ho avuto modo di assaporare uno dei bocconi più amari della vita senza sputare, senza poter protestare.
Mi stringe al petto lasciando che le valige caschino a terra, so che è brutto da pensare ma non è il petto della mamma.
È solo il petto freddo di una donna, di una zia ma non di mia madre.
La navetta arriva, pronta a portarci sotto il "grande gabbiano", così eravamo soliti chiamare l'aereo io ed il mio papà.
Chiudo gli occhi ed immagino mamma con quel suo caschetto castano sempre aggiustato e quell'onnipresente frangetta che si alzava ed abbassava a ritmo di nervosismo.
Poi papà con quelle braccia grandi, tanto grandi da portare al petto due figlie.
Mia sorella, mia sorella sarà distrutta e persa.
Sono la sua sola ancora di salvezza, le basterò mai?
Con i ragazzi mi sono già salutata, sono venuti di buon'ora a casa mia e mi hanno tutti abbracciata senza tentare di consolarmi con frasi inutili.
Per quanto con alcuni di loro non abbia condiviso molto, mi mancheranno tutti.
Chad mi ha chiesto di fare quattro passi ed io l'ho accompagnato, mi ha spiegato quanto Justin fosse nervoso e di come avesse paura di rovinare tutto con la sua presenza.
La verità è venuta a galla: Justin non è fidanzato con Janet.
Dopo il nostro primo appuntamento erano ufficialmente una cosa a parte.
Ho ascoltato in silenzio, come sempre senza troppo sbilanciarmi.
Justin mi mancherà ma non è il motivo principale della sofferenza.
Mi sembra stupido pensare di esserci rimasta male per una cosa del genere soprattutto ora, dopo la morte dei miei, tutto assume un significato diverso.
È stato fondamentale per me conoscerlo, mi ha fatta maturare ma non credo possa e debba influenzare a tal modo la mia vita.
Ci siamo fatti prendere troppo dai sentimenti, io e lui.
Sono qui, ora, senza avergli detto addio.
La sua decisione è stata saggia, non lo avrei sopportato in un momento tanto delicato, probabilmente sarei stata cattiva con lui e lo avrei trattato male.
Sono tuttavia giunta alla conclusione, dopo una nottata insonne, al fatto che non si possa condannare al rogo un amore di mezz'estate.
Salgo le scalette sotto lo sguardo ammaliante della hostess, il vento tutto intorno è bufera.
Visto papà? Sto volando da te, visto mamma? Sono cordiale con tutti anche se dentro ho un inferno.
Lancio un'ultima occhiata a Miami: quanto sei bella vista da qui!
Sei stata una seconda casa, hai fatto sì che conoscessi persone meravigliose e mi hai confortata.
Mi lascio andare sul sedile, saranno probabilmente 9 ore di viaggio ma poco importa, cercherò di dormire sfidando l'aria condizionata.
Apro lo zainetto ed estraggo la felpa di Juss, oramai è diventata un portafortuna e a me sta bene così: è l'unico ricordo di lui che mi rimarrà per sempre.
Ho smesso di domandarmi cosa è stato Justin per me durante queste vacanze perché ora so: è stato colui che mi ha spinta sul palcoscenico della vita.
Senza di lui e senza la nostra parentesi probabilmente me ne starei lì a bordo pista intenta a guardare le altre danzare con indosso dei meravigliosi vestiti.
Abbiamo colto l'attimo mettendo da parte le insicurezza e si sa: l'attimo dura un secondo, uno schiocco di dita e lui non ne ha colpe.
Non posso colpevolizzarlo, non del tutto: è fragile da far paura, non siamo neanche un briciolo dissimili.
Vorrei solo che nulla ci avesse scosso, che non lo avesse turbato tanto questa storia ma è finito in lacrime e qual cosa, nel profondo, mi dice che raramente ha pianto per amore.
Frugo nello zaino alla ricerca delle cuffiette ma mi imbatto in una busta viola.
Ha un forte odore, noto qui e lì delle macchie probabilmente qualcuno avrà spruzzato una fragranza sulla carta.
La apro alla svelta, dal profumo e dal colore ho già una mezza idea.
Amata Lil Stubborn,
Inutile sprecare le prime tre righe di questa mia lettera domandandoti come stai perché so quanto in questi istanti tu possa odiarti ed odiare tutto ciò che ti circonda, tuttavia non sono qui per tormentarti portando a galla il dolore.
Vorrei salutarti, dirti addio come si deve perché infondo le persone che c'hanno dato tanto non possono essere ignorate e perché infondo ci sei e non te ne vai.
È da un po' che non ci vediamo, ho provato a cancellarti ma ho ben presto scoperto che più cancellavo e più restava il segno.
Quello che hai lasciato tu è un segno profondo, un marchio che mi perseguita di notte e di giorno.
Ti sogno spesso, sai? Sono passato dal sognare su di te ad occhi aperti ad incontrarti sempre nei viaggi notturni della psiche.
Con il destino che rema contro e la mia fragilità ho saputo distruggerti, eppure io non volevo.
No, perché sei riuscita ad entrarmi talmente tanto dentro da cambiarmi totalmente: non sapevo cosa fossero le farfalle nello stomaco, l'ansia di vedere una persona affascinarti sempre più, la paura di un sentimento nuovo.
Inizialmente ti ho respinta con tutte le mie forze, l'ho fatto quasi senza accorgermene perché non potevamo essere.
Tu con quel tuo caratterino ed io con quei miei fantasmi sempre accanto, quei fantasmi che non volevano che io vedessi la luce.
Ho ben presto scoperto come aggirarli, bastava un tuo sorriso quello era luminoso quanto bastava per trafiggere le ombre, quelle maledette ombre che se ne stavano nascoste nella mia anima.
Ti ricordi della nostra discussione in macchina? Quando io ti prelevai con forza dalla discoteca? Beh, sappi che non mentivo quando dicevo che di te amavo le spine.
Sei un fiore bellissimo e fragile come tutte le altre ma a differenza delle altre le tue spine sembrano adattarsi perfettamente alle mie ed è questo qualcosa che io , sin da subito, non mi sono riuscito a spiegare.
La situazione tra me e te era tale che ogni qual volta tu fossi pronta a ferirmi o viceversa, in realtà, si creava solamente un contatto: le nostre spine si abbracciavano, si comprendevano, si completavano formando un'unica grande sterpaglia su cui presto sono comparsi i primi boccioli.
Tutti i dispetti, tutto il mio essere stronzo non poteva reggere difronte a te perché era come specchiarsi e gridare a se stesso.
Questo io lo chiamerei amore.
Amore perché non mi attraeva solo ed esclusivamente il tuo fisico, il tuo essere dolce e delicato ma anche la tua arroganza, il tuo opporti a me costante e continuo.
Mi piacevi tutta ma proprio tutta ed io questo non l'ho provato mai.
Il destino mi ha riservato questo incontro ed io credo fortemente che fosse già tutto calcolato.
Ti ho fatta soffrire per nulla, ho sgualcito la tua bella corolla ed ora mi perseguiti notte e giorno.
Tu, tu che sei arrivata come un uragano in fiamme e hai strappato ogni mia certezza, bruciavi in me come combustibile.
Non ti fermavi mai.
Entravi nelle mie ombre e le distruggevi, vi camminavi sicura come se fosse qualcosa da niente e ti accingevi notte e giorno a ricamare stelle per donarmi la mia razione di luce giornaliera.
La luce continua a brillare di tanto in tanto, ma manca la luna e quella luna sei tu.
Se solo tu potessi essermi vicina, se solo tu potessi esserci io ricomincerei tutto d'accapo e ti tratterei nel più dolce dei modi e proverei ad entrarti dentro per davvero e scomporti e farti mia.
Se solo potessi tornare indietro quella notte ti avrei posseduta, avrei sentito i tuoi gemiti al chiaro della luna e ti avrei appagata facendoti capire quanto importante tu fossi.
Non l'ho fatto perché sei più di sesso o meglio non sei "fare l'amore", tu sei l'amore.
Se solo tu fossi qui saresti mia, mia, mia fino a perdere il conto di quante volte io ti baci e ti consoli.
Se solo tu fossi qua saresti il mio amore, per il momento però rimani il mio primo ed unico vero amore.
Mi hai rivoluzionato a tal modo che sono portato a dirti, chiamami.
Chiamami qual'ora tu volessi, qual'ora tu fossi in zona, qual'ora avessi brutti sogni, qual'ora ti mancasse il sorriso o ti mancassero baci.
Lascerei tutto e verrei da te.
Magari ascoltala la mia voce: tra poco uscirà il nostro nuovo pezzo e magari racconta di me quando troverai la persona giusta.
Tu la troverai al contrario mio, io sono un disastro in queste cose.
Se quest'ultima ti dirà che abbiamo corso lasciala andare, il nostro è stato amore a prima occhiataccia e non è facile comprendere quanto dentro possa andare se non lo si prova.
Sarà per sempre un sentimento mio e tuo, te lo prometto.
Nel frattempo sii forte, volteggia fino in cielo e raccogli il pianto delle stelle, fai di questo il tuo manto e splendi.
Io da qualche parte ti penserò, sempre.
Con tutto l'amore che ora sai, tuo Bieber.
Qui e lì ci sono delle gocce asciutte più grandi, che distorcono la calligrafia: ha pianto e lo sto facendo anche io.
Adesso?
Mi confondi così tanto, Bieber ed è proprio questo che ha fatto sì che ti volessi sempre ad un millimetro dal cuore: io vivo nella confusione.
Ti amo, mi mancherai.
"Sai cosa, Belle? Trova il ragazzo capace di guardarti dentro."
La voce di mamma è un sussurro flebile, lo sento all'altezza del cuore.
Avvio l'audio di papà, sì me lo inviò un paio di anni fa quando mi lasciai con il mio primo, vero ragazzo.
I miei lo vennero a sapere per sbaglio, per una mia fragilità.
Queste parole ,allora viste di traverso, sono per me una grande eredità.
"Per lungo tempo sei stata la mia bimba eppure ben presto t'innamorerai.
Non chiedo molto, vorrei solo che sia un ragazzo sensibile: quello che ti guarda dentro con uno sguardo.
Sai come accorgertene? Ci sarà sempre: oltrepassando ogni confine, sorvolando sopra ogni litigio, preferendo la tua essenza alla carne.
Quello è un uomo, sappilo riconoscere."
Continuo a scavare nello zainetto, trovo i due biglietti per Marsiglia regalatemi da mia cugina Ophelia, credo che le farò visita in attesa della sentenza del giudice sull'affidamento.
L'aereo si prepara al decollo, sento il rombo dei motori farsi più forte, la pista scorre affianco a noi mentre la hostess ci riempie di informazioni in una miriade di lingue diverse.
Addio, Bieber.
È ora di andare, si ma dove?
Spazio Autrice:
La separazione è apparentemente definitiva, cosa pensate della lettera di Juss? Si lasceranno per sempre oppure il destino ha in mente qualcos'altro?
Ed anche oggi voglio dedicare questo capitolo ad una di voi, questa volta si tratta di una lettrice che con i suoi voti ha sempre sostenuto la storia da tempi oramai immemori, battendo sul minuto tutti.... (rullo di tamburi) GRAZIE MILLE Claudia_535_ ❤️❤️
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