25.| Destinity.
JUSTIN.
Il bar della SilverTower comincia a starmi stretto, evito a stento le occhiate ammiccanti della donna di mezz'età dietro il bancone ma l'alcol che ho immagazzinato fa tutto da solo offuscando la vista.
Il tanfo di sigarette e di aria consumata mi impregna fin dentro le ossa: questo locale fa schifo, fa schifo la mi condizione e faccio schifo io.
Mi passo una mano tra i capelli e un flashback mi sorprende in fallo: Belle che scappa, io che provo a seguirla, Janet che si arrabbia e grida in vivavoce.
Non capisco cosa tutti vogliano da me: come sia possibile che tutto debba gravitarmi intorno per poi schiantarsi contro me, non capisco cosa attragga questi fulmini dritto dentro me.
Cos'è Belle per me? Bella domanda.
Durante i primi giorni di conoscenza l'ho sempre vista come una ragazza normale senza marcia in più e senza marcia in meno, l'incarnazione della monotonia, dello stupido essere insicuri fin quando il sentimento non è diventato più denso e sono finito con l'essere, in parte, dipendente da lei.
Non so se sia amore il fatto che io mi avvicini sempre più, credo piuttosto che sia un riflesso involontario dopo essermi riconosciuto in lei: sembra voler assumere le sembianze di uno specchio per poi riflettermi.
Non capisco, non comprendo fino a che punto possa spingermi, ma mi dà fastidio questo suo essere quanto mi attrae: è l'unica ad avermi compreso senza che una parola fosse pronunciata.
Non so perché ma non posso proprio concepire di essere solo amico, entriamo in conflitto eppure i nostri corpi si cercano: lei per quanto sappia difendersi è piena di insicurezze, in lei si squarciano ombre e fantasmi ed io per quanto scappi da questo suo essere, non posso non girarmi a guardala o giocare con le sue labbra.
Non capisco di cosa si possa vergognare, sorrido: è carina ma soprattutto è una ragazza intelligente.
Non capisco queste ragazze, c'è sempre un guadagno, una forma di bellezza dietro la propria fisicità: la curva del fianco, quella del sorriso...
No, non capiscono quanto l'uomo sia incline ad innamorarsi di tutto e di niente, siamo spinti a conoscere loro non il loro corpo che bene o male si riduce sempre ad un punto, quello superficiale, quello che accomuna tutte.
<<Bah!>>, sussurro lasciando andare una nuvoletta di fumo, sale in aria e offusca ancora di più tutto intorno a me.
Guardo il bicchiere vuoto e ne osservo lo sporco sul fondo: il proiettarsi dei miei pensieri.
La risata di Belle dietro me è inconfondibile ma non è la solita risata pura, quella che le provoco io.
Da quando è arrivata non fa che evitarmi, non ha parlato quasi mai limitandosi a ridere delle battute d'altri con lo sguardo sempre concentrato sul fondo del bicchiere che Chad riempie ogni secondo di più.
Ho lanciato varie occhiatacce a quelli del gruppo ma non se ne fregano granché, non posso neanche immaginare che mi ascoltino: vogliono farle passare una bella serata ed io, io devo restarne fuori perché l'ho rovinata.
Ho rovinato Belle.
Sono finito così a questo bancone, seduto in disparte di fronte ad una donna che non mi sa di niente mentre ce ne è una dietro me che riesce a farmi perdere battiti ad ogni risata per sensi di colpa e per qualcosa che ho dentro ma è indefinito.
Lo schermo si illumina e lo catturo con lo sguardo, mi passo il dito sulla bocca e poi reimbocco la sigaretta giocandoci un po'.
Janet:
Vieni da me, voglio continuare a parlare con te.
Manda messaggi maliziosi senza alcun ritegno, non è una ragazza che stimo particolarmente e credo che non lo sarà mai: siamo sempre stati insieme perché lei è accondiscende, carina e non si è mai spinta troppo oltre i limiti da me posti.
In poche parole ci sono se voglio, andarmene e tornare sono alla portata del giorno, c'è un misto di libertà e ordinarietà che regola le nostre giornate e a me va bene.
Si fida di me ed io di lei: ognuno dei due conosce i reciproci punti deboli e quindi si ritorna sempre in circolo alla base anche se si ci lascia per un po' di tempo.
I tradimenti, le cose impensate, le furbate ci sono state perché non c'è amore.
C'è stata sempre e solamente amicizia, sfogo e delle volte un tetto sotto cui stare.
Le sono grato per questo, per aver addirittura rovinato il rapporto con i suoi per uno come me.
Avevamo litigato un paio di giorni fa per tre o quattro motivi: la sua gelosia nei confini ti di Belle, i suoi genitori per i quali sono un mostro ed infine per il fatto che dopo un paio di settimane ti ritrovi già ad odiarla.
L'ultima volta rompemmo a Giugno ma ora eccoci qua, sbuffo.
<<Il conto.>> chiedo, soprappensiero.
<<Pago anche per la ragazza, con il vestito nero al tavolo 14.>>
Aggiungo senza voltarmi in direzione di Belle.
Vorrei tanto voltarmi, davvero ma l'ultima volta il sorriso le è morto ed io sono rimasto lì a fissarla come un rimbambito.
La cassiera sorride maliziosa ma in questo mio gesto da galantuomo non c'è che vergogna.
Mi vergogno terribilmente di tutto quello che ho combinato, del fatto che passi nottate intere a sognare una Belle piangente per poi svegliarmi scosso dai ragazzi che continuano a domandare il perché delle mie urla in sogno.
Ed ancora trovarsi sotto una doccia per cercare di colmare i pensieri e far scivolare via il sudore.
<<È una bella ragazza, forse un po' stronza?>> domanda la cassiera destandomi dai pensieri.
Mi consegna lo scontrino fiera come una madre può esserlo ma fiera di cosa? Ci siamo rovinati, io e Belle.
Tuttavia dove sarebbe potuto arrivare questo nostro sentimento?
Prima o poi sarebbe partita ed io?
Io sono arrivato a perdere tutta la mia quotidianità per lei e ad avvertire un cambiamento radicarsi sempre più in me.
<<Ha le sue spine.>> ammetto.
Nessuno la conosce bene come me, questo lo posso dire: io l'ho vista piangere, l'ho vista incazzata, l'ho vista viva sotto i miei baci e l'ho vista vulnerabile.
So dove colpirla per darle vita o annientarla.
Vedo la donna sbiancare, fare il cenno di zittirmi e ritornare gongolante in postazione.
Sento un profumo familiare, sempre più forte accanto a me e so di non potermi sbagliare.
È Belle.
<<Scusi, potrebbe portare il conto al tavolo 14??>> domanda nervosa.
Le mani lunghe e sfilate si tormentano, sono stupende.
Un dettaglio, questo, che non mi è sfuggito durante i primi giorni di conoscenza.
Cerco di ignorarla ma è inutile dal momento in cui la pelle nuda del suo braccia sfiora il mio.
Ricordo quella notte in cui i nostri corpi aderivano perfettamente.
È un flashback inaspettato.
Timidamente, come la neve che si poggia a terra fiocco dopo fiocco, mi volto ma lei, lei non c'è più.
La sua silhouette si muove sinuosa fra i tavoli, dietro una scia di tetra malinconia: quel vestitino nero è meraviglioso, le accentua le forme, la esalta senz'altro.
Pura magia, dannazione dell'anima.
Janet:
Sono in città, da "Mario".
Non so se guardare il cellulare o Belle, è un conflitto interiore pazzesco.
Come ho potuto illuderla a quel modo?
Non gliene faccio colpe, le ragazze sono così: eternamente alla ricerca del principe azzurro.
Io non avrei dovuto alimentare false speranze, non avrei dovuto essere stronzo ma neanche così, così stronzo.
Non cambierò mai, è un deja vu che si ripete all'infinito.
Non l'ho fatto apposta.
Quel giorno, quando la baciai per la prima volta, le sue labbra mi chiamavano forse per il fatto che sia stupenda quando mi combatte, quando mi allontana con tutte le sue forze nonostante quel cuore d'oro che si ritrova.
Volevo vedere se fosse stata in grado di respingermi ma non l'ha fatto, non c'è riuscita.
Ero eccitato: a Fort Lauderdale si era finalmente arresa a me e al contempo stesso ero pentito del mio cedimento, ero disturbato da questo strano sentimento quindi ho deciso di ritornare da Janet.
Quando la portai a casa, dopo la serata in discoteca, quando la vidi così distrutta e ciononostante maledettamente bella e legata a me, una voglia di possederla mi ha completamente travolto.
Sapevo quanto fosse importante per lei piacere a tutti, in me trovava opposizione e pertanto sarebbe stato facile.
Sono finito per rompere con Janet senza neanche pensarci, poi ho fatto tutto di corsa: ho cercato il più possibile di avvicinare Belle a me.
Non l'ho fatto in cattiva fede, mi ha capito sin da subito ma soprattutto mi ha attratto come un dannato.
Lo ripeterò all'infinito, deve assolvermi.
Era meravigliosa durante la cena, in quell' abito che le fasciava il corpo ad opera d'arte ed era stupenda successivamente con quel fiatone in bocca mentre ,beh, il suo corpo slanciato entrava in contatto con il mio.
Vederla così presa da me in queste due settimane ha risvegliato una strana emozione.
Un'emozione forte a tal punto che ogni qual volta quella di dimostrava presa da me, questo mio istinto naturale veniva fuori ed è forse per questo che ho desiderato di fare l'amore con lei.
Tuttavia il futuro mi spaventava e tutt'oggi mi spaventa, io ho sempre e solo avuto Janet.
Dopo questa parentesi?
Probabilmente sarei diventato migliore ma senza Belle al mio fianco avrebbe funzionato? Era attrazione o un capriccio?
Ho subito capito quanto fosse d'aiuto riagganciare i rapporti con Janet, chiarire due o tre cose e tenerla come ruota di scorta.
Tuttavia Janet non è la mia ragazza, non è come Belle pensa o almeno in parte: non torneremo insieme, non prima di tornare in accademia.
Sono fuggito quella notte solo perché la coscienza era sporca: sapevo di star sbagliando con entrambe.
Stavo toccando Belle sebbene avessi preso a sentirmi con Janette.
Fisso gli occhi sull'orologio, sono le 3, 30 sarebbe meglio ricongiungermi con la "mia" bionda tanto oramai il danno è stato fatto e questo locale è a pochi passi dal ristorante italiano, girato qualche angolo arriverei comodamente anche a piedi.
Pago e lancio occhiate di fuoco e sprezzo alla commessa che abbassa gli occhi sottomettendosi.
Odio queste stupide vecchie che non vogliono affrontare tempo e soprattutto anni.
Raggiungo il tavolo degli altri con ansia, come se dovessi fare qualcosa di decisivo.
<<Ragazzi, io vado!>>
Afferro la mia giacca, squadro tutti da capo a piedi, squadro quei volti delusi da me ma Belle non c'è.
Noto come abbia lasciato il suo fermaglio sul tavolo, ha tutti i colori dell'arcobaleno.
Prima, nel preciso istante in cui ha sciolto i capelli, quando li ha mossi a quel modo ho creduto di aver assaporato attimi di panico, estasi e morte insieme.
Lo afferro sotto lo sguardo vigile di Chad.
<<Lasciala in pace.>> butta fuori.
Ha ragione, non la cercherò.
Non posso ripresentarmi così, dal nulla con la faccia tosta da prendere a schiaffi.
Perché rifiutarla in un momento così intimo? Deve essersi sentita umiliata, quella sera dopo la cena era egualmente stupenda ma troppo per me.
L' ascensore mi sta stretto, chiudo gli occhi ed ascolto.
Posso ancora sentire la risata di Belle e non viene difficile immaginare le mie labbra su di lei.
Dio, perché farmela incontrare?
Perché fare sì che ne fossi attratto e poi rendere impossibile la nostra storia?
Esco fuori e l'aria pulita, nuova e pura mi avvolge, tiro un sospiro e la esalo profondamente.
Era il nostro angolo di paradiso questo grattacielo, ora è il riflesso della nostra condizione: due fottuti estranei.
<<sono uno stronzo, merda!>>
grido a vuoto lanciando un calcio contro un bidone.
Che andasse al diavolo questa serata di merda e questo locale ma soprattutto io, io che riesco sempre a combinare cazzate.
Accendo un'altra sigaretta appianando il nervosismo che si fa strada in me, questo tossicità mi aiuta a placare istinti.
Il viale in cui mi addentro è illuminato e mi ritorna ad un tratto familiare, un'impressione probabilmente o solo il riflesso di un ricordo.
Non so cosa stia facendo, seriamente: non mi riconosco più.
Ero partito con l'intento di staccare dal lavoro, dalle canzoni che non venivano, dalle cose che non riuscivo a fare, volevo fare tutto ciò in solitudine e sono finito con il sedurre una ragazza, con il provare piacere nel farlo ma avvertendo in egual misura un cappio al collo, un filo invisibile che mi ricollega ovviamente a Janet sono poi scappato.
Cosa ha Belle di più? Ha sempre saputo ascoltare, osservare ed essere incazzata.
Odiavo e segretamente amavo il modo in cui mi resisteva, il modo in cui non era subordinata a me ma potenzialmente una parte nuova di me.
<<Sta attento, dannazione.>>
Il buio. Afferro a stento un corpo che dondola in equilibrio precario di fronte a me.
Sento la vittima stringersi al bavero della mia camicia e poi irrigidirsi nel momento in cui il mio collo profumato si china verso essa.
Due mani mi spintonano con forza, la stessa forza con cui mi hanno spintonato quella sera a Fort Lauderdale.
<<Belle.>>
Con le braccia conserte evita il mio sguardo, io faccio risalire il mio lungo la sua gamba slanciata evidenziata da quell'orlo oramai salito troppo in su per i movimenti bruschi e dallo spacco che, dio santo stilista, me lo dovevi proprio fare?
Non risponde, i suoi lineamenti sono tesi e ovviamente pronti a dichiarare guerra.
Non dirò molto, so come stupirla perché in questi giorni ho imparato a conoscerla anzi è da un secolo che la spio silenziosamente.
Le giro in torno con fare misterioso, accentuato dal riflettersi della luna su grattacieli infuocati da mille lucine, la mia mano le cinge il ventre morbido e al tatto delicato, stringo tra le mani la seta e sbuffo sul suo collo irrigidito.
Non controbatte, è strano.
Con l'altra mano le afferro i capelli, mai stati più fluenti, e prese due ciocche d'oro all'altezza delle tempie le riunisco dietro il capo.
È rigida sotto me, lo vedo dalle spalle tormentate da un gioco di luci e ombre.
Quando si volta è livida in volto, ha due scocche rosse al posto delle guance.
Fruga nella borsetta, con un nervosismo che disturba il momento ma pazienza.
Caccia un paio di banconote, si disfa del fermaglio e riversa tutto nel taschino della giacca.
<<Non mi incanti pagando il conto, non mi compri aggiustando un fermaglio.
Voglio rispetto anzi lo esigo, il resto sono solo stronzate.>>
I suoi occhi sono fuoco e puntano nei miei, sono rossi ma la voce non si incrina.
I raggi lunari giocando con le nuvole si squarciano sul suo volto per poi scendere giù all'altezza della clavicola dove immobile, se ne sta il mio succhiotto.
<<Pensavo fosse finito a Fort Lauderdale ma lo spettacolo era solo al primo atto.>>
Sbotta passandosi una mano fra i capelli, è al capolinea purtroppo.
Colpa mia, lo ammetto ma come recuperare la fiducia andata distrutta?
<<Sai cosa? Mi stavo iniziando a fidare di te, a sentirmi bene ma tranquillo, credo che tu abbia rimediato ed anche in fretta.>>
Nel momento in cui una lacrima le solca il viso mi ritrovo a trattenere il respiro con le mani sul volto, se inspiro sento ancora il suo profumo.
L'incubo che diventa realtà, merda.
Ancora, ancora vederla così persa davanti a me e non poter fare nulla è terribile.
<<Non avevo grandi aspettative: avrei raccolto tutti i tuoi baci, il tuo stupido lato tenero e una volta lontani chi lo sa ci saremo di tanto in tanto videochiamati come amici di vecchia data.>>
Continua, il mascara le è colato tutto e le guance sono oramai attraversate da tanti rigagnoli neri.
<<Quella sera mi hai fatta vergognare e sentire insicura quanto sporca.>>
Si riferisce al dopocena, ovviamente.
Mi punta il dito conto mentre mi accusa di qualcosa a cui ho rinunciato per paura delle responsabilità.
Scosso da un lungo brivido riconosco quanto possa essere difficile da capire essere abbandonati in un mare di lenzuola bianche e ritrovarsi estranei il giorno dopo.
<<Sono insicuro, non farmelo ripetere all'infinito.>>
Ammetto, non so che passo compiere o che mossa fare: sono bloccato in un calcolo infinito delle probabilità.
È la prima volta che una ragazza mi fotte la testa in questo modo.
<<Non sembra.
Sparisci, ci siamo detti già tanto e prenditi questo stupido fermaglio: ogni cosa che tocchi è inquinata e inquinante.>>
Sbotta mentre il gioiello scintilla sul marciapiede sotto lampioni aranciati.
Si incammina sul lato opposto al mio, sempre sulle sue come il primo giorno.
Vestita come la notte e come la notte profonda, tetra, misteriosa e ingannevole tiene il passo sinuoso e i capelli sciolti a combattere conto il vento.
Non so come, non so perché ma alla vista di una lei così persa mi trovo a rincorrerla.
Lei non cerca di scappare, è lì sempre più vicina e fredda come l'inverno.
Mi spaventa, per la prima volta mi sento uno schifo.
È un sentimento strano ma c'è.
<<Belle.>>
La faccio girare con forza stringendo bene le mani sulla sua vita.
Una scossa parte lungo tutto il corpo mentre incastro nella mia la sua gamba, nuda a causa dello spacco laterale del vestito.
Quel maledetto respiro così vicino, il profumo dei capelli e le labbra.
Mi chiamano, sono spietate.
Cerca di districarsi, non la sento neanche blaterare tanto sono concentrato nella mia presa e in quelle labbra rosse e carnose.
La bacio, o meglio appoggio le labbra sulle sue ma mi tradisco da solo.
Le mie mani scendendo nella foga giù lungo i suoi fianchi hanno lasciato libere le mani ed uno schiaffo forte e deciso arriva sulla guancia sinistra.
Si sbarazza delle mie mani con forza, se potessi raccontare a qualunque persona come i suoi occhi da cerbiatta piangano, gioiscano e urlino insieme di disperazione mi darebbero del pazzo.
<<È finito qui il gioco, bastardo.>>
Aggiusta il vestito e ripulisce le labbra facendomi rabbrividire.
<<Cosa hai detto l'altro giorno? Una cosa da niente, senza impegno? E no, cazzo! Non sapevo avessi la fidanzata o ti sentissi con la tua fidanzata nonostante tu baciassi me.
Ho sbagliato è vero ma ben venga la lezione di vita: sei un uomo morto per me, Bieber.>>
Il suo è un sibilo, nulla di più ma è rabbioso e penetrante.
<<No, cazzo Belle! Come avremmo fatto?
Per quanto tu possa essere importante te ne saresti andata ed io ho una paura matta di restare solo.
Non sai minimamente cosa significhi essere me.
È una storia già finita in partenza, ho provato ma non sono cambiato almeno non del tutto.
Per averti ho fatto di tutto, davvero ma non posso averti anche volendo.>>
ho le lacrime agli occhi, non vorrei piangere...
<<Mi senti tu lassù? Sei contento ora?!
Porca puttana!!
Se solo potessi farti entrare nella mia testa, Belle.
Non sono quel tipo di ragazzo, non ti ho voluta usare e non ho voluto giocare.
Mi hai fatto impazzire: venti giorni a rincorrere il tuo collo, i tuoi occhi.
Ci sei tu, sempre tu e non te ne vai.
Ma lui, lui è contro come sempre nella mia vita.
Sono un fallito di merda, come la mia famiglia del resto e tu sei troppo pura per me.>>
Sto piangendo? Indico il cielo come se lì si nascondesse Dio ed il destino mentre gli occhi bruciano e i singhiozzi mi percuotono: sono solo.
Non l'ho usata, cazzo.
La vedo sussultare, ha compreso ed io ho ben capito come questa fosse la sua paura.
È purtroppo questo il fulcro della storia: non siamo destinati ad essere per quanto noi ci sforziamo a volerlo.
Corro a prendere il fermaglio mentre i suoi singhiozzi si calmano, vorrei passarle le mani sulla schiena e dirle che andrà tutto bene ma non c'è modo per fare ciò ma soprattutto è sbagliato.
Ha ragione lei: prendere o lasciare, non esistono sconti o mezze misure.
Non avrei dovuto baciarla, non avrei detto dovuto farla innamorare ma è irresistibile per me.
<<Sei bello da fare schifo ma dentro sei solo ombre e giuro che mi ci perdo.>> indietreggia.
La vedo di fronte a me: la brezza marina che le scosta i capelli dal volto facendoli fluttuare in aria leggeri, quel nero che le cola dappertutto e le spalle che rabbrividiscono ma soprattutto quella clavicola che chiama le mie labbra in un modo che non so spiegare.
<<Justin, io...>>
Fa indietreggiando mentre un auto accosta.
Vedo sua zia visibilmente preoccupata nell'incrociare gli occhi della nipote ma Belle allo stremo delle sue forze si esprime con una risata isterica.
Reclina lo schienale, saluta come se nulla fosse, abbassa finestrino e specchietto aspettando che il traffico si districhi.
Decido di passarle accanto, un ultima volta così tanto per vederla un secondo in più.
Distruzione.
La vedo rannicchiata su se stessa, la scollatura profonda sottosopra, cuffiette e riproduzione casuale di canzoni di cui so poco e niente.
Faccio partire una chiamata con lo sconosciuto, è una grandissima cazzata lo so ma non mi interessa.
Rifiuta tre volte, è carina con quel volto contrariato.
<<Pronto?>>
La voce trema.
<<Buonanotte, Lil Stubborn.>>
Rimane in linea per qualche secondo, sento i singhiozzi per quanto si voglia impegnare a nasconderli.
<<Ti voglio bene, andrà tutto bene...>> sussurro.
<<Anche io, te ne ho voluto tanto e ti prego non piangere per me.>>
Le lacrime scendono oramai giù incontrollate e le mani tremano come foglie al vento.
Fermate il tempo, si fermi questo disastro.
<<Neanche tu, piccola.>> riesco ad aggiungere senza nascondere le mie emozioni, di fronte a lei non l'ho mai fatto.
Sento qualcosa rompersi in me mentre una nuova emozione si fa strada all'altezza del petto.
Ti amo, per quanto uno come me possa amare.
BELLE.
Le luci sfumano di galleria in galleria, zia tace al mio fianco ascoltando i miei singhiozzi.
Non è colpa di nessuno se non del destino, come poteva durare questa storia già finita in partenza?
Per quanto mi potesse attrarre, sebbene io provassi tanto per lui, sarei irrimediabilmente ritornata in Italia e le nostre strade si sarebbero divise.
Perché?
È ora di essere maturi e realistici, Juss ha compreso tutto: non avremmo dovuto sfidare il tempo in questo modo, avremmo dovuto mollare ed io non avrei dovuto cercarlo.
Ci siamo cercati insieme, in realtà ed ora ci lasciamo consci di aver sbagliato tutto o forse niente.
So solo che quel sentimento mi mancherà, sarò per sempre la sua Lil Stubborn.
Non credo di averlo ancora detto, pensavo fosse affrettato ma ti amo, Bieber.
Sono così confusa...
Dimmi se domani mi dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa tu ci sarai?
Divago.
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ATTENZIONE SPAZIO AUTRICE/SPOILER DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE:
Tesori miei, siamo arrivati nel cuore pulsante della storia ed abbiamo scoperto la trama: il destino.
L'amore tra Belle e Justin è strano, diverso, romanzato ma lo è per mia volontà.
Può sembrare immaturo, affrettato ma con questo capitolo ho voluto appunto dimostrare come sia il destino a decidere le trame.
Questo è solo l'inizio di una serie di eventi che stravolgeranno la vita di Belle.
Il destino per ora è contrario ma poi?
Gli indizi sono seminati fra i vari capitoli, basta ricordare...
In questa storia per quanto tutto possa essere lasciato al caso non lo è ma soprattutto non sta a Juss tantomeno a Belle decidere: forze superiori influenzano la storia.
Solo dopo il sole sorgerà e potranno effettivamente godersi la pace.
Grazie per le 5k letture, vorrei dedicare questo capitolo ad una personcina molto carina I_miss_bizzle , compagna di scleri.❤️
Un bacione a tutte stelle mie.
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