18.| I wanna hold you.

Entro nell'abitacolo caldo con un po' di incertezza, m'accascio sui sedili lasciando ciondolare il capo contro il finestrino sporco. 

Il traffico ci inghiotte in una spirale di colori, insegne e lucine rosse. 

<< Lil Stubborn, Lil Stubborn... Che soprannome buffo!>> sussurro d'un fiato. 

Justin guarda fisso fuori dal finestrino, i polpastrelli si alternano sul ginocchio in preda al nervosismo. 

<<Ti ricordi quella sera?>> 

Sorride inebetito perso a ricordare quella sera nei minimi dettagli, la mia voglia di conoscerlo ed il suo ignorarmi cronico. 

Frena di botto guadagnandosi lo strombettare di tremila clacson dietro di noi, fissa lo sguardo su di me tra i meravigliato e il bambino capriccioso. 

<<Muoviti, idiota!>>
Qualcuno urla di sottofondo, di tutta risposta Juss abbassa il finestrino e gli mostra il dito medio, l'aria fresca entra subito facendomi rabbrividire. 

<<Esattamente, perché ci siamo fermati???>> domando, ricambiando lo sguardo altrettanto profondamente, non può essere più immaturo di così ma è per questo che con lui non si ci annoia mai. 

<<Non mi muovo, ti ricordi quella notte vero???>>
Lancia occhiate di fuoco a me e a conducente dietro, seguite da imprecazioni a mezza voce: al situazione è imbarazzante.  

<<Potresti non fare il bimbo?>>
In realtà mi piace quando diventiamo entrambi così presi da noi due, da questa strana complicità. 

<<Ti ricordi?>> 

<< Ma che te ne importa, stai bloccando il traffico per una scemenza te ne rendi conto?>> 

<<Sei tu che non ricordi come sia nato "Lil Stubborn" mica io...>>  fa mettendosi comodo per poi scrollare la home di Instagram.   

<<Smettila altrimenti scendo, te lo giuro Bieber.>>
Faccio per scendere ma fa scattare la sicura con un sorrisetto di sfida, il suo. 

<< Devi smettere di giocare a fare la stronza.>>
Scoppia a ridere, dio è meravigliosa questa risata e le fossette all'angolo della bocca poi...

<<Chissà chi mi ricorda, mi vuoi dolce quindi??>>
<<Voglio che tu sia te stessa.>>
Fa passandosi la mano fra i capelli voltandosi di lato per nascondere l'imbarazzo che oramai non dovrebbe esserci.
*Biiiip, il cervello va in pappa e commetto un errore*
Errore di sistema:
Lo attraggo a me, sento il suo respiro sul collo e il cuore che parte un sesta: è bellissimo, bellissimo.
<<Con te sono me stessa, sei tu quello complicato.>>
Lascio una fila di baci all'angolo della bocca e poi su per la guancia, baci piccoli, delicati mentre le macchine e i conducenti arrabbiati ci superano lanciando occhiate.

<<Vieni qui.>>

Sussurra afferrando il viso per poi poggiare le sue labbra sulle mie, come avrebbe detto Catullo proprio oggi mille baci, poi altri cento, non siamo in grado di fermarci, di riflettere prima su ciò che realmente siamo. 

Gli mordo il labbro con un po' di incertezza, cosa che però lo fa avvicinare ancora di più e non accennandosi a staccare dalla mia figura le sue mani ripercorrono i miei fianchi in una maniera così familiare.
Quando finalmente ci separiamo le sue labbra tremano ancora, il fiatone lo scuote tutto, soprattutto fa sì che sulle sue guance appaia un velo roseo e poi quegli occhi, quegli stramaledettissimi occhi con le pupille dilatate e scintillanti come se avessero di fronte una montagna d'oro in cui poter nuotare.
Dal canto mio sono solo così confusa, cosa siamo non lo capisco: un momento prima ci amiamo, un altro dopo ci odiamo e probabilmente domani non saremo neanche più questo ma io so solo che quando quella mano si poggia sulla mia gamba scordo un po' tutto dall'incubo della sera prima alla ragazza che in realtà ha e forse non lascerà mai.
Dovrei chiederlo, vero? Chiedere certezze?

Eppure è tutto così complicato, come ha detto lui voglio godermi l'attimo certa che la tempesta sia già all'orizzonte. 

Parcheggia in un piazzale scialbo e poco frequentato, davanti a noi si e no una decina di macchine e qualche anziana signora con un paio di buste troppo pesanti per l'età che incombe, il sole sfolgorando di tanto in tanto filtrando colpisce le vetrate sporche e sbiadite di un minimarket abbandonato negli anni 60.


<< Qui è meglio, non dovremmo impegnare molto tempo...>>
Annuisco, conosco la portata dei supermercati qui in America: una volta entrati non se ne esce se non dopo qualche ora e l'aiuto dei soccorsi.
non appena entriamo una donna sulla cinquantina tutta stile hippy e ombretto sgargiante ci accoglie con un sorriso, Justin sembra essere divertito dalla mia espressione di sorpresa nel vedere un personaggio così strano in un luogo intrappolato nel passato.
Tra un giro e l'altro non impiego molto tempo trovare le cose, sarà che abbia sempre odiato la spesa e quindi cerchi di conciliare tutto nel più breve lasso di tempo, l'unica cosa capace di invogliarmi a continuare ad addentrarmi questa giungla, le cui fronde sono i prezzi, sono in realtà gli scaffali con le schifezze: di solito prendo sempre un pacco di patatine prima di concludere la lista e così anche oggi.
<<Mangi con appetito noto.>>
Fa il biondo affianco a me, lo ignoro continuando a scorrere gli scaffali, mi manca tra le tante cose una confezione di fazzoletti ma sembra proprio che io stia bisticciando con l'orientazione.
<<Guardami!>>
Mi sporgo verso un Justin sorridente che indossa un naso rosso da pagliaccetto, prendo un momento per osservare quel suo sorriso di beffa e gli occhioni lucidi e sgranati: un panorama.
Devo ammettere che anche la scenetta che mi si prospetta davanti qualche minuto dopo è ilare dal momento che una ragazza poco prima visibilmente interessata a lui è ora passata avanti con sguardo terrorizzato.
<<Allontani le ragazze.>>
Suggerisco con voce provocatoria mentre lui la scimmiotta.
<<Sto cercando di farne ridere una, ma non mi calcola!>>
Esclama portandosi alla bocca un biscotto di quelli per neonati, ma cosa? Quando si è appropriato di quella confezione?
<<Bieber devi pagare prima.>>
Esclamo togliendoglieli dalle mani, mette su il broncio come un bimbo di sei anni per poi intrappolarmi fra le sue forti braccia.
<<liberami subito.>>
Lo schiaffeggio, assaporandomi tutto il gusto della sua devozione dal momento che mi lascia andare con un: << Sissignora.>>.
<<Potresti far sfigurare anche il presidente degli Stati Uniti in persona.>>
Lo ammonisco ritornando concentrata sui miei passi, sperando seriamente di non avere nulla in disordine.
<<Dai che sei bella!>>
Fa scombussolandomi i capelli per poi scoppiare a ridere nel ricevere un mio sguardo da sterminio.
Sarà l'ennesima volta che torno a concentrarmi sul solito stupido scaffale eppure per quanto mi sforzi a leggere listini e prezzi e a dare un senso all'organizzazione della merce c'è sempre un Bieber dietro a fare dell'altro.
<<Cosa stai combinando oraaa?>> sbotto, con la voglia di farlo fuori.
Nel preciso istante in cui mi volto lo trovo lì, dietro me, faccia spaesata mista a sfacciata con in mano un pacchetto di assorbenti e nell'altra una Brioche, è per caso dato di matto?
<<Nulla, sei solo un po' nervosa.>>
Ma quanto può essere tenero quando tira fuori gli occhi grandi e il sorriso imbarazzato per coprire in realtà una presa in giro?
Scuoto il capo e getto la testa all'indietro nella risata più bella della mia vita, guadagnandomi qualche occhiata torva qui e lì.
<<Cosa seiii!>>
Ridacchio con le lacrime oramai agli occhi e un attacco asmatico dietro l'angolo.
<<Ho indovinato eh?>>
Mi lascia un bacio sulla guancia per poi scomparire fra i corridoi con il suo portamento fiero e quei capelli perfettamente su, come quando è uscito di casa.
<<Effettivamente, sii paziente ho finito.>>
Concludo non appena ricompare con la faccina birbantella e la noia alle calcagna.
Ci apprestiamo alla cassa dove la strana signora ci guarda sottecchi con l'aria di essere una gran pettegola, Juss afferra la mia mano probabilmente dal momento che abbia percepito un po' di tentennamento.
<<Buongiorno.>>
La voce scocciata della donna conferma le mie tesi.
Faccio scorrere le cose sul nastro mentre Juss me le passa, noto gli sguardi che saettano fra i due, che stia facendo qualcosa di strano?
<<Signorina, che bel ragazzo mi complimento.>>
Eccoci, sicuramente guardi! Noto distrattamente passare qualcosa sotto il bip metallico.
<<Non è il mio ragazzo e non è poi neanche tanto bello.>>
Justin mi guarda palesemente offeso, tuttavia devo impormi affinché non paghi al posto mio.
Nel momento in cui varchiamo le porte e abbandoniamo il forte tanfo di varichina del minimarket noto subito il suo essere taciturno.
Una volta sistemato il tutto, sale in auto e la radio schizza ad alto volume, che abbia detto qualcosa di sbagliato? Diamine, sa che scherzo!
Nel mio agitarmi mi rendo conto di essere seduta su qualcosa di spigoloso, mi slaccio e controllo.
Oh.
Afferro una diadema di plastica laccato in argento, le mani ancora tremano per la sorpresa di un gesto così carino e inaspettato, così fuori dagli schemi, dalle regole.
Alzo il volta pronta a ringraziarlo e cosa mi trovo davanti? Un ragazzo con un naso rosso da pagliaccio.
<<La regina di tutte le testarde e il giullare di corte.>> esclama, con un sorriso a trentadue denti.
Devo nascondere la meraviglia in qualche risata mentre vorrei urlare di essere così dannatamente felice di questa amicizia, questa complicità chiamala come vuoi... di questo, insomma.
<< You could break my heart in two but when it heals it beats for you...>>
Canticchio di sottofondo, si è stata la mattinata più bella di sempre e dove prima vi era una ferita aperta oggi ,Juss, ha saputo far nascere un fiore o più comunemente un sorriso.
<<Hai una bella voce...>> conclude giocherellando con il volante, con gli occhi ambra rivolti ad un asfalto bigio che si confonde con qualche nube ancora carica di acqua all'orizzonte.
<<Io la tua non l'ho mai sentita...>> ammetto con rammarico, vorrei tanto sentire cantare quelle belle labbra carnose.
<<I wanna hold you when I'm not supposed to, when I'm lying close to someone else you're stuck in my head and I can't get you out of it, if I could do it all again, I know I'd go back to you.>>
La sua voce così forte e chiara, quella melodia così perfetta e delicata che incontra con parole perfette: tra una nota alta ed una bassa è l'unica cosa che potrebbe definire perfetta questa giornata.
Amo questa canzone ed amo lui che ne canta i versi, come una storia che si cuce perfettamente su di noi senza neanche poi volerlo, noi due burattini di un teatro di emozioni.
<<A me piaci così Bieber, senza ombre.>>
Sussurro, mai prima di ora sono stata più sincera.

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