15.| Patience.
Song: The Feeling
<<Belle?>> mi chiamano, la voce è familiare sebbene flebile ed articolata in un sussurro.
Sento delle mani stringermi forte e delle braccia sollevarmi di peso, qualcuno mi scosta un ciuffo di capelli dal volto e lo sistema con cura e morbido tatto dietro l'orecchio.
Mi sveglio soprassalto così la vista per abituarsi ci mette un po', respiro all'improvviso un profumo di buono e tabacco, stropiccio gli occhi lentamente ed avverto una vibrazione: una risatina.
Alzo lo sguardo e incontro una scritta dai caratteri neri e particolari, "Patience", è un tatuaggio ed è meraviglioso come si adatti alla pelle bianco latte di un collo, il suo.
<<Juss.>> sussurro, so che è lui: lui c'è sempre ed inspiegabilmente nella mia vita.
<<Dove sono le chiavi?>>
Appoggia le labbra alla mia fronte facendomi rabbrividire, avrà pensato che abbia freddo perché mi stringe ancora più a sé per poi tentare di abbassare l'orlo del vestitino.
<<Sotto il tappetino!>> faccio ridendo, perché rido? Sorride contro la mia pelle, so che mi trova "buffa" e un po' a me piace questa cosa, questo aggettivo che di tanto in tanto esce dalle sue belle labbra carnose: sa di amicizia e tenerezza insieme, di complicità.
"Smettila sei ubriaca non sai che dici" mi ricordo mentalmente o almeno ci provo ma l'alcol ha il suo potere e si impone sui miei pensieri.
Gira la chiave nella toppa con un po' di insicurezza, quando entriamo si muove molto lentamente, tende l'orecchio per qualche minuto poi accende tutte le luci quindi lancia uno sguardo all'orologio: 4.30.
<<Dove è la tua camera?>>
Eccesso di gentilezza? No, responsabilità.
Tiro un sospiro cercando di ignorare il suo cuore che scalcia contro il petto e di cui sento i battiti.
<<Posso...>> potrei benissimo camminare da sola.
Mi ritrovo la sua mano sulla bocca, ma come gli viene? È ilare, lascio un morso.
Non so davvero come abbia fatto a non urlare bensì a sorprendermi con un bacio morbido e delicato sui capelli.
<<Per favore, non complicare le cose.>>
Quella voce che implora è qualcosa di inspiegabile, mai ho sentito questa voce piegata in un sussurro e quasi impotente o meglio non l'ho mai più risentita dopo quella volta a Fort Lauderdale.
<<Secondo piano, prima porta sulla destra.>>
Sbuffo, ridacchia e si avvia su per le scale facendomi sentire in colpa per il peso che gli sto infliggendo e per questo silenzio assordante che non ci lascia in pace.
Apre la porta il più delicatamente possibile quindi appena dentro mi accascia sul letto, tutto qui i suoi muscoli?
Esplodo in una risata sincera e chiassosa e lui ,pur di non disturbare mia zia, con uno slancio corre verso di me per tapparmi la bocca: in poco tempo i nostri corpi sono in collisione, sentendolo così vicino quasi trattengo il respiro finendo per sentirmi persa in queste lenzuola bianche e stropicciate.
I nostri visi sono pericolosamente vicini, vedo quei maledetti occhi anzi no, non li vedo oramai sono in me.
Scoppia a ridere anche lui, una di quelle sue risate cristalline da bimbo, scuote il capo solleticandomi il viso con i capelli, oro puro sul mio volto.
<<Che c'è da ridere?>> domando curiosa, cercando di memorizzare il più in fretta possibile ogni suo lineamento.
<<Sei buffa da ubriaca, ridi solamente.>>
Sebbene stia cercando di controllarmi con tutte le forze possibili ed immaginabili cedo così da ritrovarmi a passare una mano fra i suoi morbidi capelli.
<<Belle.>> sussurra sorridente, è un sussurro dolce privo di rimprovero e quel sorriso ne è la prova.
Non appena chiude le palpebre dal delicato colore roseo lascio un bacio sul suo nasino delicato, si immobilizza e restiamo così naso contro naso mentre mi accarezza gli zigomi passando quelle dita delicate su per il collo e la clavicola.
Il suo volto è qualcosa di angelico a qualunque ora, con qualsiasi luce, visto da qualsiasi angolazione e non c'è paragone che regga.
Si lascia andare sdraiandosi al mio fianco con il suo capo sul mio petto, non si lamenta del mio respiro affannato e del mio silenzio, cerca di assopirsi probabilmente sotto il tocco delle mie carezze portando un braccio intorno alla mia vita e stringendomi a sé il più possibile.
Come siamo arrivati a tutto ciò dall'inizio? Soprattutto cosa significa questa nuova situazione? Sta vegliando su di me o sono io che veglio su di lui?
Le sue palpebre fremono, porto una mano alla tempia tanto è forte il mal di testa tuttavia egli se ne sta lì buono noncurante di ogni mio movimento ed io neanche cerco di districarmi da questo abbraccio.
Mando una mano alla ricerca dell'iPhone pronta a spegnerlo ma...
<<Juss!>> sussurro, effettivamente mi è caduto in macchina, la sua macchina.
Evidentemente non mi ha sentita quindi faccio per alzarmi ma la sua mano afferra il mio interno coscia costringendomi a restare buona, buona tra le sue braccia.
Lo scuoto dolcemente quindi non appena apre gli occhi riacquistando un po' di lucidità sentenzio: << ho lasciato il telefono nella tua macchina.>>
Si alza di scatto con due scocche rosse al posto delle guance, sono stata io? Probabilmente il mio cambio repentino di umore, sarà imbarazzato per quello o forse per il momento che ho interrotto.
Non appena è fuori decido di sbarazzarmi di tacchi, raccogliere i capelli in uno chignon alto, spettinato e finalmente sfilarmi il vestitino stretto indossando una di quelle vesti da notte di raso leggere color rosa pallido.
Non so perché ma lancio continue occhiate allo specchio nella sua attesa e così quando bussa alla porta non senza una risata nervosa trillo con un <<Avanti.>>.
<<Ecco...>> sussurra mostrandomi l'oggetto incriminato.
Rimane lì sulla soglia impassibile a qualsiasi sollecito, ridacchio nuovamente mentre i suoi occhi mi ripercorrono avanti e indietro nervosamente ed è bellissimo persino il modo in cui manda giù quel pomo d'Adamo e le labbra a cuoricino tremano prima di aprirsi del tutto nella loro morbidezza in un'espressione di meraviglia.
<<Ti muoviiii?>> trillo.
Sorride come imbambolato il che provoca una mia seconda risata mentre su di lui le guance si dipingono di un rosso smorzato dalle ombre che provengono da fuori.
<<Stavo ascoltando dei rumori.>> mente, probabilmente si è solo meravigliato della situazione: se fosse arrivato un secondo prima... ma non pensiamoci, poverino!!!
<<Cosa hai qua?>> fa sdraiandosi nuovamente accanto a me per poi sfiorare il succhiotto di Joshua con le dita tremanti, è come se avesse paura di ferirsi.
<<Nulla.>> faccio distogliendo lo sguardo, lo risfiora sempre con quel suo sguardo critico, avverto ancora un po' di nervosismo nel suo respiro forzato mentre divora i centimetri che ci dividono.
<<Te l'ha fatto quel bastardo?>>
Mi solletica il collo con le sue carezze indagatrici ma è dopotutto piacevole quindi non dico niente.
<<Non chiamarlo così...>>
Non smette di controllare l'area con la stessa pazienza di un dermatologo tuttavia decido di allontanare la sua mano facendomi un po' più in là, non voglio rovinare tutto, non ora che c'è pace.
<< È tutta colpa mia.>> conclude buttandosi all'indietro a fissare il soffitto.
Mi volto di scatto sul fianco, l'ha ammesso? Si sente in colpa? Oh, mi sento più male di prima odio vendicarmi delle persone a cui tengo.
Ci tengo? Sono totalmente ubriaca e lo dimostro quando lo attraggo maternamente a me cullandolo dolcemente.
<<È colpa di entrambi, se ne andrà.>>
Tira un sospiro districandosi dalle mie premure, probabilmente ha ragione è fidanzato ed io stasera ho già dato troppe attenzioni al genere maschile.
Si alza, un po' tentennante quindi spalancato il balcone sguscia fuori, lasciandomi sola.
Non dovrei seguirlo, qualcosa me lo dice eppure mi va: non voglio lasciarlo da solo con le sue ombre, sto facendo solo danni, vorrei poter rimediare.
Lo ritrovo a fumare contro il cielo stellato, con una sigaretta crede di poter annientare le radici del male eppure ciò mi fa pensare che anche lui in fondo sia fragile, che anche lui non ce la faccia, che anche lui di tanto in tanto crolli.
<<Belle.>> sussurra quando lo colgo di sprovvista abbracciandolo da dietro tuttavia non si volta non so neanche che espressione abbia, sento solo il suo respiro diventare più sottile quasi impercettibile.
Lo perdono, subito.
Lo ammetto non riesco ad essere arrabbiata con qualcuno per troppo tempo soprattutto se quel qualcuno poi piange dentro difronte a me, essere responsabile di un malessere mi rende infelice, sono sensibile, ho un cuore e per quanto a volte possa essere stato distrutto trova sempre la forza di rinascere.
<<Come stai?>> mi chiede, accarezzando le mie mani su di lui con quel tocco incerto di chi ha paura di fare la scelta sbagliata.
Gli trema la voce, sa di addentrarsi in un territorio ancora non battuto ma io non lo fucilerò, non lo posso fare non domandatemi perché.
<< bene e male insieme.>> rispondo.
Poggio la fronte alla sua schiena lasciando che la tempesta passi, non dovrei cercare conforto in lui ma lui è l'unico ad essere qua.
<<Anche io, da sempre.>>
Queste parole mi raggelano e al contempo stesso mi rivelano un lato sconosciuto della sua personalità.
<<Mi spiace.>>
Lascio un bacio sul collo, su quel "Patience" che prima ha catturato lo sguardo e che ora è illuminato da un raggio di luce lunare.
Justin mi ha nella sua orbita, oramai è un dato di fatto ma potrebbe essere solo l'effetto dell'alcol, delle responsabilità e domani potremmo essere nuovamente al punto di partenza: tutto ciò mi spaventa.
Lancia la cicca guardandola fare il suo corso, sbuffa l'ultimo rivolo di fumo ed io non posso che guardarlo stupita: a che penserà? Non posso capirlo, è difficile interpretare la sua espressione, ciò che ha costantemente dentro.
<<Buonanotte, Bieber.>>
Lascio un ultimo bacio sulla guancia, lento forse infinito nella sua sincerità e rientro per sdraiarmi un po' sul letto: devo staccare, se sarò fortunata domattina mi sveglierò con questo Justin al mio fianco altrimenti ho tentato, ho tentato con tutte le mie forze.
Sento le imposte sbattere, i suoi passi sul parquet che vanno a ritmo dei miei battiti e finalmente anche le sue labbra sono sulla mia guancia.
Inspiro assaporandone ogni sfumatura.
<<Buonanotte, Lil Stubborn.>>
Sorrido sotto le lenzuola, sono una bimba ha perfettamente ragione: continuo a sperare che torni, che il momento si arresti come nelle favole eppure una volta uscito la porta semplicemente si richiude alle sue spalle, ritornerà?
Chi lo sa...
<<Scusa.>> forse l'ha detto, forse no man mano cado nel sonno e tutto intorno a me diventa buio, un buio che però non mi fa più paura.
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Spazio Autrice:
Credo sia giusto dedicare due righe a ciò che è successo in questi giorni, ovvero la reazione di Justin nei confronti di un fan invadente e pubblicamente attaccata sui social.
Vorrei ricordare a tutti quanti difficile possa essere la vita di un personaggio famoso, quanto stressante possa essere non avere un briciolo di privacy ed essere trattati alla stregua dei pagliacci o delle attrazioni turistiche: come tutti anche Justin ha un cuore, ha emozioni, pertanto soffre quanto ama e tutto ciò lo rende vivo.
Sarebbe giusto lasciare ad ognuno i propri spazi, essere un po' meno egoisti e magari invece che condividere il nostro idolo sui social ( chiedendo solo foto la cui utilità e valore effettivo è fine a se stesso) viverlo, magari vivere uno di quei sorrisi spontanei che sono in grado di togliere il respiro. 🌸❤️
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