14.|Drive u home.
Song: Hard 2 Face Reality
Vederlo qui di fronte a me con quegli occhi rossi scintillanti come rubini mi turba, smuove qualcosa dentro che avrei preferito fosse per sempre estinto.
Passo a setaccio i suoi lineamenti duri, stanchi e celati nella penombra avrei voglia di correre tra le sue braccia e dirgli che di Joshua ho un po' paura ma in realtà non so fidarmi neanche di Justin, potrebbe ferirmi come d'altronde ha fatto sempre.
<<Juss.>> sussurro nuovamente.
Distoglie lo sguardo facendo scivolare su e giù il pomo d'adamo, evidentemente questa situazione è difficile da digerire.
<<Prendi le tue cose e andiamo.>> fa impassibile, vorrei solo che capisse quanto mi rende nervosa questo suo atteggiamento da despota, come se poi potesse comandarmi a bacchetta.
<<Non credo che voglia venire.>> interviene Joshua stringendomi al petto.
Questo contatto mi fa non poco schifo ma è l'ultimo briciolo di libertà che mi rimane, l'ultimo passaggio segreto verso la mia serenità.
<<Tu saresti?>>
l'esasperazione nella voce di Justin raggiunge il limite, guardo sottecchi le nocche diventare bianche sotto la pressione dei pugni e rabbrividisco: non vorrei causare problemi a nessuno ma quel qualcuno si è mai preoccupato di me?
<< Joshua, per la qui presente Josh, ma ci conosciamo già non trovi?>>
Riesco a mantenere il sangue freddo quando la sua mano mi accarezza la gamba ma il mio turbamento non scappa a Justin che si avvicina pericolosamente portando indietro i capelli biondi, mi sono sempre piaciuti danno l'aria di essere sempre impeccabili e di essere fatti della stessa materia dei fili pregiati di raggi di sole.
<<Toglile le mani di dosso.>> ringhia afferrando il mio braccio, vorrei gridargli che è un gran bastardo e della mia vita posso fare ciò che voglio ma non ce la faccio più ad essere stronza con lui, il mio cuore cede, dichiara armistizio volontario.
<< No, lei è qui e vuole restare.>>
Il cervello va in tilt, dovrei rispondere qualcosa me lo gridano anche gli occhi fiammanti di Justin ma non riesco seriamente a trovare le parole, cosa potrei dire?
Ho parlato già tanto, troppo ma lui continua sempre a deludermi a evitare ogni compromesso e quindi sembra quasi ridicolo che continui a cercare di nascondere ciò che ci divide per restare in una pace apparente, per dare l'impressione di una bella e felice amicizia quando invece non possiamo stare più di due minuti senza sbranarci reciprocamente.
<<Ho delle responsabilità sono io a doverla portare a casa non tu, quindi ora aspetterò qui e una volta finite le vostre cose la riaccompagnerò a casa!>>
Siede affianco a noi incutendomi imbarazzo: mi sento così nuda qui a cavalcioni su un ragazzo che neanche mi piace.
Sento la dignità oramai sepolta sotto terra eppure non riesco a stanarla, non riesco a gridare alla vera me di smettere di fare schifo a questo modo e reagire da donna, mandare a quel paese entrambi e non essere più soggetta a nessuno per poi imparare a vivere l'umore secondo la propria giornata, le proprie decisioni.
<<Non sei mio padre.>> concludo forse i po' più sicura di me, ma l'alcol è oramai nelle vene e così quando Joshua mi attrae a sè per un lungo bacio non declino ma ricambio voracemente con le labbra oramai secche e i sentimenti altrove.
<<Oh, no Belle! Stasera guido io, tu sei minorenne e non avresti neanche dovuto bere.>>
Justin si alza in piedi di scatto e con lui una ventata di aria gelida, i suoi occhi scuri si fissano nei miei non sono severi, non sono lucidi sono solo furiosi e stanchi di combattere contro me senza avermi ancora ferita, si sta sforzando devo ammetterlo però questo suo sforzo ha un retroscena che non mi compiace: è qui per le sue responsabilità, per la sua fedina penale, per la sua coscienza ma non per me intesa come persona.
Non gli interessa minimamente di me, di me e le possibili cose che questo sconosciuto potrebbe farmi e fa male, fa male da qualche parte qui dentro.
Fa male perché io per lui mi sarei probabilmente gettata nelle fiamme come del resto per qualsiasi altro: sono molto sensibile, la Robin Hood di turno ma forse proprio in questo sbaglio in quanto dovrei farmi un po' più in là e essere insensibile come tanti, come tutti.
<<Quindi sei venuto per questo?>>
Sussulta, vedo la pazienza lasciarlo ogni minuto di più così mentre questa preziosa virtù scivola via il solito sorriso sarcastico spunta su bel visetto.
<<A cosa vorresti alludere?>>
Il colpo di grazia, quando sorride in quel modo per quanto bello possa risultare diviene sempre un essere cattivo, spregevole ed è quindi veleno e antidoto insieme.
<<Va al diavolo, non cambierai mai.>>
Scatto in piedi spintonandolo, non so neanche perché lo sto facendo dal momento che Joshua deve soccorrermi per riportarmi in equilibrio.
Eppure non mi dispiace quel contatto, quel petto a cui ho persino appoggiato la guancia sembra familiare quanto casa, quei muscoli conoscono il mio tocco quindi è inutile far finta di non conoscersi.
<<Cosa Belle? Cosa credi che io sia? Sei completamente ubriaca.>>
Fa Justin provando a tendermi la mano: ultima possibilità o dentro o fuori.
Cosa scelgo? Dentro con lui e con gli occhi prima lucidi e poi rossi o fuori, finalmente indipendente?
<<Lo sai bene cosa sei tu per me!>> Gridio.
Le lacrime oramai sono in procinto di scendere giù una ad una come la pioggia lieve a marzo: goccia dopo goccia e poi giù il diluvio.
<<No, non lo so! Non l'ho mai capito, non l'ho mai voluto sapere e, soprattutto, non lo sai neanche tu!>>
Fa puntandomi il dito contro, non è la prima volta che addossa a me tutte le colpe di un rapporto che si costruisce in due.
<< Sei l'unico che conosce tutte le mie insicurezze, l'unico che mi tratta di merda e non mi accetta, cazzo.>>
Sbotto, così finisco per piovere: la mia anima piove giù lacrima dopo lacrima in un fiume di acqua salata.
Sì mi ha distrutta: ha risvegliato tutte le mie più antiche, non mi piacerò mai, mai.
<<Tu sei l'unica che mi fa girare i coglioni, Belle... cosa cazzo...>>
Nel momento in cui i miei singhiozzi si fanno forti si arresta, lo vedo confuso prova persino ad asciugarmi le lacrime ma mi ritraggo di istinto freddandolo con un solo sguardo.
<<No, io vado a casa di Joshua.>>
Resta lì, immobile come se ancora non avesse realizzato stropicciandosi la faccia a più riprese con quelle mani belle e vellutate, le noto subito in un ragazzo e così con lui.
Quante lacrime non hanno asciugato quelle mani...
<<Non se ne parla, tu ritorni a casa con me.>> Sbotta con il volto ancora coperto, vuole fare la vittima? Ma cosa o meglio chi? Chi mai lo ha offeso? Sono al limite, non mi dovrebbe toccare e invece mi smembra.
<<Non voglio più vederti, cosa di questa frase non ti è chiara?>>
Alza lo sguardo di scatto, vedo i suoi occhi ardere dalla rabbia come ceneri vive e non riesco, non riesco a restare impassibile a quelle sue calamite in cui ora accresce un sentimento che non riesco a decifrare, che mi sa di rabbia, stupore e cedimento insieme.
<<Noi dobbiamo andare scusaci...>>
Interviene Joshua percependo la situazione difficile tuttavia la sua mano sul mio fianco e quell'espressione divertita non sfuggono a Justin che gli si avventa contro in uno slancio.
<<Figlio di puttana!>>
È un grido disumano, mi fa paura, per la prima volta Justin Bieber mi fa paura.
E sentirmi sola e impotente, incompresa e bistrattata è troppo perché regga: giocano tutti a non capirmi anche chi come lui potrebbe
leggere dentro me molto facilmente.
Così mi ritrovo a scappare, non so dove, non so
perché ma scappo per quanto i miei tacchi lo consentano.
<<Cosa cazzo...?>> Joshua, quella voce odiosa non ha ancora capito nulla di me ma neanche mi interessa.
<<Belle, fermati!!!>>
Justin, riconosco subito la sua voce probabilmente sta scendendo le scalette mette io sono già in un bagno di folla e anche se l'orientamento non aiuta procedo spedita sorbendomi il puzzo di sudore, i corpi appiccicaticci, le mani che palpano e l'odore di vomito tanto non è nulla in confronto a ciò che vivo dentro.
Non trovo l'uscita principale o meglio quella da cui sono entrata quindi cerco di sgattaiolare da una porta antincendio a costo di discutere con i bodyguards, due bestioni mastodontici che ribadiscono che dopo l'uscita non potrò più entrare: al diavolo, non ci torno in quello schifo.
Esco finalmente fuori l'aria è fresca e rabbrividisco al contatto con il mondo che scorre lento e pigro, di tanto in tanto passano macchine, fischiano i ragazzi al loro interno e come scene da film se ne vanno facendo zig zag su una strada che in realtà è più che dritta.
Comincio a camminare, i piedi fanno un male cane per la corsa ma evidentemente è questo che merito: dovrei pentirmi fino in fondo di tutto ciò che ho combinato in queste poche ore e invece?!
Sfuggo da qualsiasi confronto o meglio dalle responsabilità legate alle decisioni.
Il parcheggio è silenzioso così da lasciare una scia di passi rumorosi dietro me, le macchine scintillano sotto i lampioni aranciati ed io mi ci specchio dentro titubante.
Mi sento sola ma questo l'ho già detto, vorrei solo una giacca prestata al profumo di buono e qualcuno che mi dedicasse una di quelle risate profonde che sembri strapparle dai polmoni, dalle corde vocali tanto sono pure e melodiose.
Intravedo l'uscita, i grandi cancelli laccati in grigio sono di conforto perché so che una volta fuori potrò finalmente tornare alla mia vecchia monotona vita, cancellare quei numeri in rubrica, dire che è andato tutto bene e congedarmi dal gruppo.
Barcollo ancora nel camminare il che è fastidioso come queste vertigini che destabilizzano la vista ma se è vero che la pace ha un prezzo forse è questo: ora sono beatamente con me stessa e ho riconosciuto la realtà, l'ho fronteggiata o quasi.
Eppure quando il grande cancello con le sue inferriate un po' arrugginite si materializza un'immagine spiacevole alla vista mi fa arrestare: una Porsche bianca messa di sguincio così da non far uscire anima viva.
Lancio occhiate intorno ma è tutto recintato, solo quella è la mia via di uscita ed ormai di ritornare dentro non ho voglia e diritto.
Mi avvicino cercando di mantenere la calma ma allo stesso tempo riflettendo sul grado di pazzia che Justin dimostra di avere.
Quando sono sufficientemente vicino il finestrino dal lato del passeggero viene lasciato scivolare giù lentamente e i fanali si accendono bianchi così da illuminare le sterpaglie nelle aiuole.
<<Devi lasciarmi in pace Justin, non sei nulla! Non mi appartieni, non ci conosciamo neanche. >> sbotto provando a passare, ha lasciato dello spazio che potrei aggirare.
<<Non così in fretta.>> fa severo, mi sarei aspettata una risata ma non questo.
La macchina ruggisce e con velocità disarmante mi ha in trappola azzerando i pochi centimetri davanti a sé e che sarebbero stati la mia via di salvezza.
Sbuffo mentre oscillando come un pendolo mi dirigo nella direzione opposta troppo poco lucida per realizzare quanto mi possa anticipare.
Mi ritrovo nuovamente chiusa dentro e nervosa.
<<Lasciami andare, stronzo.>>
La portiera sbatte e scende, scende lui la mia dannazione.
Si avvicina senza parlare, cosa potrebbe mai dirmi? I suoi occhi non mi lasciano un momento, sono privi di giudizio e profondi quanto la notte alle sue spalle, quel corpo slanciato e proporzionato procede lento verso me come a volermi ipnotizzare come se la cosa non fosse mai successa, come se non mi avesse mai avuta in pugno.
Si appoggia alla macchina proprio difronte a me con quel suo sguardo fiero, le mani incrociate sul petto che ci dividono in tutti i sensi e i capelli che carezzano la mandibola appesantiti dal sudore.
<<Vieni qui.>>
Il tono è intransigente però a dargli la lezione sarò io: mi avvicino passo dopo passo, mento alto e braccia altrettanto messe a scudo perché sì, ci sarà la resa dei conti Bieber.
Mi piazzo a pochi centimetri dal suo naso, quasi si sfiorano e sebbene io sia stata più volte tentata dall'imbarazzo ad abbassare lo sguardo e abbia dovuta imporre ai miei neuroni annebbiati dall'alcol di resistere lui continua a divorarmi con le pupille facendo dilatare quei due buchi neri a dismisura.
<<Io e te non dobbiamo più dirci nulla.>> sussurro velenosa facendo scattare il mio di sorriso sarcastico, non l'ha mai visto suppongo perché manda subito gli occhi a esplorarlo.
Mi faccio da parte aspettando di essere lasciata a piedi eppure mi sorprende quando oramai in T-Shirt si avvicina e mi lascia indossare il suo bomber.
Sono stupende le stampe e il rosso, il rosso è il mio colore preferito.
Sorrido come una perfetta idiota sotto controllo dell'alcol, ecco perché non bevo: non mi piace essere dipendente dalle cose.
Lo abbottona lentamente, la mano sul fianco per tenermi ferma e quel pollice che traccia lento la pelle mentre gli occhi lo seguono a comando: è lentissimo e straziante, vorrei rispondere, ma cosa?
<<Non lo voglio.>> concludo afferrando la sua mano a metà percorso: non sarà così facile mettermi fuori gioco.
Il suo sguardo è l'ultima cosa che riesco a vedere dal momento che mi prende in braccio letteralmente a mo di sacco.
<<Justin! Mettimi giù!>> protesto picchiandolo sul dorso, ridacchia e finisco per il ridere anche io: non potevo essere lucida?
Gli ubriachi non sanno mentire, ha una bellissima risata.
<<Che fai, ridi?>> domanda una volta posizionatami sul sedile del passeggero, lascio ancora un po' le mani intorno al suo collo perché è stupendo vederlo così spettinato e vicino a me.
<<Hai una risata molto bella.>> ammetto, <<ma il resto fa schifo.>> concludo spingendolo via, scuote la testa e chiude la portiera.
<<Tu invece sei troppo fragile.>> sussurra.
<<Lo so, lo sai.>> sentenzio esausta.
<<Come le corolle dei fiori.>> aggiunge.
Evita il mio sguardo però io non posso non cercare le sue labbra.
<<Complimenti, Bieber.>>
<< Però sono più belle le tue spine.>>
Stringe più forte il volante quindi con il cambio marcia mi sfiora la gamba, lo guardo anzi ci guardiamo.
<<È per questo che non crolli?>> domando curiosa, ecco il suo punto di forza.
<<Esatto, perché mi piaci incazzata.>>
Affero la sua mano ancora vicina a me, ha solo il tempo per guardarmi ed io per realizzare che non sa quale sarà la mia prossima mossa.
<<Ti odio.>> bisbiglio, non risponde fa solo uno di quei suoi sorrisetti da bambino in procinto di una marachella.
<<Sei una bimba.>> controbatte.
Quindi mi addormento con lui che canticchia, la radio in sottofondo e ancora la sua voce morbida e vellutata.
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Spazio Autrice:
Ecco il seguito, cosa succederà quando Belle arriverà a casa? È solo la responsabilità che muove Justin? Belle riuscirà a chiarire o dovrà realmente chiudere l'amicizia con il gruppo?
Fatemi sapere cosa pensate e ,nel caso vi fosse piaciuto il capitolo, lasciate una stellina.🌸
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