VI. Il mondo sta cambiando


"È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po' di fumo, in alto, fuori dal camino e poi se ne vanno per la loro strada."

Vincent Van Gogh


Giugno 2005

Per tutto il precedente anno, dopo aver ricevuto i primi marchi, Reuel, Zack e Xavier avevano iniziato il loro addestramento da Cacciatori ed ora stavano per imbarcarsi nella loro prima missione ufficiale. Non era nulla di speciale, dovevano solo consegnare un pacco alla corte di fate, situata in una invisibile villetta con giardino arredata in stile barocco, in via della Spiga. Un compito alquanto semplice, che però riempì di eccitazione i tre undicenni.

Xavier si era ormai trasferito ufficialmente all'Istituto, per addestrarsi, da ormai quindici mesi ed il suo corpo non sembrava aver subito dei danni in seguito all'ingerimento dei fluidi di Reuel, molti anni addietro. All'epoca portava i capelli molto corti, che facevano risaltare in maniera lampante i suoi occhi di ghiaccio.

Zack non assomigliava più neanche lontanamente al bimbo paffuto dei cinque anni precedenti. Ora era diventato più alto e magro, con dei lineamenti decisamente molto più adulti rispetto ai ragazzini della sua età.

Anche Reuel era cresciuta. Il suo corpo aveva iniziato a cambiare, assumendo forme sempre più femminili, ma il suo carattere era rimasto immutato, perpetrando nella sua risolutezza e nella sua forza.

I tre si recarono al luogo designato da Marco in un afoso pomeriggio estivo. Le strade pullulavano di persone e loro dovettero ricorrere alla runa dell'Invisibilità per non essere notati. Giunti sul posto, vennero accolti dalle fate in uno sfarzoso cortiletto pieno di fiori dai colori più improbabili che viravano dall'oro al magenta più acceso, incastonato nella villa.

Non appena videro Reuel, quei Nascosti, si fecero guardinghi. Probabilmente riuscivano a percepire cosa la ragazza fosse veramente, ma non lo diedero a vedere. Accolsero i piccoli Cacciatori con entusiasmo, accettando il pacco, coprendoli di ringraziamenti ed offrendo loro da bere. Tutti e tre sapevano che non avrebbero dovuto accettare alcun alimento dalle fate, ma, saranno stati il caldo soffocante, la sete o il fatto che, dato che era stato proprio Marco ad affidar loro quell'incarico, forse, lui riponeva fiducia in quelle fate, bevvero.

Zack e Xavier si sentirono subito rifocillati e nel pieno delle forze. Reuel no. Non arrivò nemmeno al fondo del bicchiere che si sentì strozzare. Come se un artiglio invisibile le stesse attanagliando la gola. Cadde bocconi ed iniziò a respirare a fatica, facendo cadere il contenitore del liquido e mandandolo in frantumi.

I suoi due compagni accorsero, mentre lei ancora tossiva, con le mani strette sulla gola.

Le fate, impassibili, osservavano la scena.

Nel bicchiere di Reuel era stato messo del veleno.

Zack estrasse prontamente lo stilo. Di recente aveva imparato qualche runa, era ancora molto incerto nel tracciarle, ma valeva la pena rischiare. Sollevò la manica destra di Reuel e le tracciò alcuni iratze dalla forma irregolare sull'avambraccio. Nonostante non fossero sinuose e precise, le rune, fecero lo stesso il loro effetto sul veleno che la ragazza aveva ingerito e di lì a poco Reuel sentì nuovamente l'aria circolare fluidamente lungo la trachea.

Tutti e tre i ragazzi sguainarono le spade angeliche. Non erano ancora molto abili nel combattimento, ma, quanto meno, sapevano difendersi discretamente.

Questa volta le fate indietreggiarono, giustificandosi per l'accaduto.

<< Non vogliamo demoni qui >> disse una di esse, con voce dura, molto probabilmente la Regina, dato che era la più bella e la più autoritaria di tutte.

Zack, Xavier e Reuel non l'ascoltarono nemmeno, si voltarono ed uscirono dalla villa, senza essere seguiti dalle fate e ritornarono all'Istituto. Lì raccontarono l'accaduto a Marco, nei minimi particolari. Il Cacciatore li rimproverò per la loro ingenuità e chiamò l'Enclave. Quelle fate erano pericolose. Avevano messo in pericolo la vita di una Nephilim.

I membri più illustri dell'Enclave accorsero entro sera e, prima che sorgesse il sole, della corte di fate in via della Spiga non era rimasto più nulla.


Dicembre 2011

<< Quindi, mi stai dicendo che in tutti questi diciassette anni non sei mai venuta ai mercatini di Natale? >>

Piazza Duomo, Milano. Il sole era insolitamente brillante in un altrettanto insolito cielo ceruleo per quella stagione ed una moltitudine di persone brulicava sul lato destro della cattedrale milanese, sciamando attorno alle numerose bancarelle, adornate di rosso e oro, disposte su due file parallele.

<< No, mai. Neanche una volta. >>

Si respirava un'aria tipicamente natalizia. Tutti correvano qua e là nella speranza di accaparrarsi gli ultimi regali prima del grande giorno.

C'era chi contrattava per ottenere dei piccoli sconti, chi scattava fotografie all'imponente albero di Natale esposto in piazza, che quell'anno era stato addobbato di blu ed argento, chi rincorreva i piccioni, chi correva frettolosamente verso la metropolitana, chi sorseggiava del caffè d'asporto, chi, semplicemente, osservava i passanti, chi scivolava anonimo tra la folla, diretto chissà dove.

L'odore delle frittelle e delle caldarroste impregnava le narici dei due ragazzi, che si facevano largo tra la folla per raggiungere lo stand di fronte a loro ed impossessarsi di qualche leccornia da gustare.

<< Oh. >>

Reuel afferrò Zack per la manica. << Dai manca poco, ora è il nostro turno >> disse, tirandosi dietro l'amico, finché entrambi non furono in prima fila, davanti al bancone delle specialità siciliane.

La vetrinetta risplendeva di una miriade di colori caleidoscopici, tra dolciumi, paste, cannoli ed arancini, il tutto sembrava un vivace arcobaleno.

<< Due cannoli per favore >> esordì Zack sollevando l'indice.

Oltre il bancone c'era un ragazzo abbronzato, dai capelli castani acconciati in uno strano ciuffo asimmetrico, circa della loro età. Alla richiesta di Zack, quello annuì, prese i cannoli e li porse ai due ragazzi.

<< Ecco >> disse << Uno per te. >> E lo diede a Zack << Ed uno per la signorina >> concluse porgendolo a Reuel con fare ammiccante.

<< Grazie >> si limitò a dire il Cacciatore dopo aver pagato. I due ragazzi si voltarono e si incamminarono tra le bancarelle. Reuel si voltò un'ultima volta e notò che il ragazzo dietro il bancone la stava ancora fissando. Lui si accorse dello sguardo di lei e le fece l'occhiolino. La ragazza si girò all'istante pensando qualcosa che suonava come stupidi mondani, solo detto in maniera più colorita.

Zack si stava già dando da fare con il suo cannolo e ne aveva già divorato quasi metà.

Reuel lo osservò, pensando che lui, a differenza di Xavier, era sempre così controllato e calmo. La sua pacatezza ed il suo equilibrio nascondevano un animo forte e granitico. Se Xavier era sempre quello attivo, imprevedibile e sopra le righe, Zack era il suo completo opposto, tranquillo e completamente padrone di se. I due erano diversi come l'acqua ed il fuoco eppure Reuel voleva bene ad entrambi ed entrambi si volevano bene reciprocamente, nonostante i caratteri poco compatibili.

C'era un quesito che frullava in testa alla ragazza da qualche giorno. Una preoccupazione, più che una domanda in se.

<< Zack, come ha reagito Xavier dopo la morte di quel lupo mannaro, l'altro giorno? >> disse lei tutto d'un fiato. Era preoccupata per l'amico che, nonostante fosse un Cacciatore ormai prossimo alla maturità, dentro di se covava ancora delle lievi fragilità.

Zack si voltò verso di lei, leccandosi via dalle labbra lo zucchero del suo dolce.

<< In che senso? >> domandò, non capendo bene quale risposta volesse Reuel.

Lei rispose: << Tu sei quello che è andato a consolarlo subito dopo. Sono un po' preoccupata, mi domando se stia bene e se si sia... ripreso, ecco. >>

La ragazza ricordò quando, anni prima, aveva visto per la prima volta il ragazzo francese in quello stato, quando avevano soccorso, senza successo, dei Cacciatori scampati alla battaglia ad Alicante contro Valentine. Erano giunti all'Istituto tramite portale, in cerca di cure ed asilo. Purtroppo non erano riusciti a vedere il sole sorgere il mattino seguente. Lei, Marco, Zack e Xavier avevano fatto il possibile utilizzando sia le rune di Guarigione sia i rimedi mondani. Quella perdita aveva gettato Xavier in uno stato di choc ed il ragazzo non aveva parlato con nessuno per tutta la settimana a venire, crogiolandosi nel suo dolore.

Zack sorrise dolcemente. << Xavier è forte, si era già ripreso la mattina stessa. Prima che entrassi nella sua stanza, dopo la morte di quel licantropo, l'ho trovato che prendeva a pugni il suo armadio. Le ante dovrebbero essere abbastanza spesse, ma quando lo vidi lui stava avendo decisamente la meglio su quel mobile. >> Reuel sorrise ed il ragazzo continuò dicendo: << L'ho invitato a sedersi e calmarsi e lui così ha fatto. Nonostante la sua irruenza, Xavier, è uno che ascolta ed ha un animo piuttosto malleabile se a temprarlo è qualcuno a lui caro. Ho lasciato che mi parlasse e si sfogasse, poi gli ho fatto indossare la tenuta da Cacciatore, dicendogli che dovevamo recarci a Cadorna per eliminare i demoni che avevano attaccato i lupi, tutto qui. >>

<< Lui cosa ti ha detto? >> disse tempestivamente Reuel, non appena Zack ebbe finito di parlare.

Lui, sempre molto calmo, disse: << "Non quando qualcosa è già morto, ma quando muore tra le mie mani. È lì che mi sento morire un po' anche io..." Questo mi ha detto Xavier mentre si sfogava. Sembrava quasi che si vergognasse, ma la sua sensibilità per me non è motivo di scherno, ma d'orgoglio. Sono pochi i Cacciatori dotati della sua umanità, oggi. >>

<< Tutti che pensano ad uccidere e combattere, senza curarsi dei propri fratelli in battaglia >> concluse Reuel.

Zack annuì. << Il mondo sta cambiando. Stiamo diventando più simili ai demoni che agli angeli... >> disse, osservando la ragazza. Non c'era un tono accusatorio nella sua voce. Con quelle parole non intendeva sottolineare la natura di Reuel e lei lo sapeva, per questo non batté ciglio. << ...con la nostra sete di potere e di supremazia. >>

Era vero. Lei lo sapeva. In primis erano stati i suoi stessi genitori a comportarsi in modo egoistico, snaturando il suo essere e rendendola ciò che era solo per la sete di potere.

<< Stiamo assorbendo sempre di più la cultura del mondo mondano, nel bene e nel male. Stiamo impregnando il nostro mondo sia della loro sensibilità sia del loro egoismo. È normale, credo, dopo aver vissuto insieme, sullo stesso pianeta, per così tanti secoli >> concluse Zack dando un ultimo morso al dolce che aveva in mano << Ma cambiamo discorso, ti ricordi quando eravamo piccoli e tu dicevi che avevo gli occhi castagni e non castani? >>

La ragazza rise e si sorprese da quell'inaspettato e radicale cambio di argomento. << Era perché sono dello stesso colore delle castagne! >> si difese << Credevo fermamente che di dicesse così! >>

Anche Zack rise e Reuel si accorse solo in quel momento di non aver ancora nemmeno toccato il suo dolcetto. Fece per addentarlo, quando si bloccò di colpo, con il cannolo ancora sospeso a mezz'aria.

C'era qualcosa che si fondeva all'odore delle caldarroste e delle frittelle, nell'aria. Qualcosa che lei conosceva molto bene.

Odore di demone.

Zack la stava chiamando, ma la sua voce le arrivava lontana, come dall'interno di una sala male insonorizzata.

Le iridi della ragazza avevano iniziato nuovamente ad inghiottire la luce, senza rifletterla più, divenendo nere ed opache come il carbone.

Le mani avevano iniziato a tremarle ed il corpo a fremerle. Il cannolo le era caduto senza che se ne accorgesse.

Qualcuno aveva lasciato quella traccia apposta. Molto probabilmente era stato lo stesso demone a cui apparteneva quell'odore a farlo.

<< Per l'Angelo, Reuel... >> iniziò Zack, prendendo la ragazza sottobraccio e facendo per condurla in una viuzza laterale, lontana da occhi indiscreti. Lei però oppose resistenza, liberandosi con uno strattone dalla stretta del ragazzo.

<< È qui vicino >> sibilò incurvandosi leggermente. Sembrava quasi sul punto di iniziare a ringhiare.

Zack deglutì. C'era troppa gente. Troppi mondani. Reuel non doveva perdere il controllo proprio ora. << Da dove proviene? >> domandò, avvicinandosi a lei. Se l'avesse contrariata avrebbe solo sortito l'effetto opposto, ovvero farla esplodere.

Lei, con gli occhi sbarrati e neri pronunciò una sola e semplice parola: metropolitana.

Tempo pochi attimi ed entrambi si erano già fiondati sul primo vagone in direzione Sesto. Scesero a Loreto, quando Reuel asserì che anche "quell'odore" era sceso. Cambiarono e presero la linea verde, sempre su ordine della ragazza, scendendo subito alla fermata successiva, Piola.

La stazione, di solito brulicante di studenti, era deserta per via delle vacanze invernali.

Reuel era certa che anche l'essere che aveva lasciato quella traccia doveva essere lì. Molto probabilmente aveva fiutato anche lui l'odore di lei ed aveva deciso di attirarla lì, lontana dai mondani, per tenderle una trappola, solo ancora non sapeva con chi aveva a che fare.

Lei era guardinga e muoveva la testa quasi meccanicamente, scandagliando tutte le direzioni. Zack le stava appresso, pronto a scattare ad ogni suo segnale. Teneva già in mano un pugnale dalla lama corta con l'elsa in acciaio.

<< Di là! >> urlò la ragazza precipitandosi su per le scale della stazione. L'altro subito iniziò a correre, risalendo però un'altra rampa, in modo da accerchiare l'eventuale fuggiasco.

Reuel raggiunse il proprietario di quell'odore prima che esso potesse scavalcare i tornelli e scappare via. Sguainò uno stiletto che si portava sempre appresso e lo puntò verso l'essere, che si rivelò essere nientepopodimeno che un demone, nonostante i due fossero distanti non mendo di cinque metri.

<< Fermo >> decretò, lapidaria << Sono piuttosto brava nel lancio dei coltelli e non so se ti va di essere il mio bersaglio... >>

Anche Zack aveva raggiunto il mostro e si trovava oltre i tornelli, il pugnale sempre stretto saldamente tra le mani.

Ormai l'avevano accerchiato.

Il demone, con inaspettata docilità, si fermò, fissando la ragazza negli occhi.

Era della stessa specie di quelli che avevano fronteggiato sia poco dopo Famagosta, sia a Cadorna.

Sibilò qualcosa in una lingua ai due ragazzi sconosciuta. Reuel fece un passo avanti, accorciando la distanza che li separava.

<< Sai cosa ti aspetta, vero? >> disse << Che tu opponga resistenza o meno, la tua fine è ormai scritta. >>

Quello in tutta risposta sputò a terra e rispose, beffardo: << Il licantropo come sta? >>

Dapprima la ragazza non capì, forse ottenebrata dal suo istinto che, in quel frangente stava avendo la meglio sui suoi stessi pensieri, ma poi, sentendo Zack trattenere il respiro, mise insieme i pezzi e tutto le fu chiaro. << Sei stato tu >> ringhiò, un ringhio inizialmente gutturale, che si trasformava man mano in un urlo stridulo << Tu hai ucciso quel licantropo due giorni fa! >>

Credevano che il demone che aveva compiuto quell'omicidio fosse stato sterminato assieme agli altri a Cadorna, invece non era così. Quel vigliacco era fuggito dopo aver massacrato il licantropo ed ora eccolo lì, a farsi beffe di lei, attirandola da lui con il suo odore, proprio come farebbe un animale.

Dopo le parole della ragazza il mostro contrasse i muscoli facciali in quello che sembrava una specie di sorriso sinistro. Stava confermando quanto lei aveva appena detto.

La ragazza si sforzò di frenare il suo oscuro istinto che la stava implorando con sottile crudeltà di lanciarsi in avanti e di staccare la testa a quel demone, ma mentre combatteva contro la sua stessa volontà fu il mostro ad agire. Si girò, sguainò gli artigli e scavalcò i tornelli con un balzo, puntando dritto verso Zack.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top