III.Un tunnel di oscurità.
"Pain is weakness leaving the body." U. S. Marines
Inverno 2001
Un anno dopo l'arrivo di Zack all'Istituto, un altro bambino della stessa età approdò tra le mura di San Satiro. Aveva i capelli lisci, neri, come le piume di un corvo, e gli occhi azzurri, chiarissimi, con una leggera sfumatura blu nei pressi della pupilla, e si chiamava Xavier. Lui e la sorellina furono lasciati dalla madre in custodia a Marco per qualche bimestre, a causa della scomparsa di loro padre, deceduto in una battaglia contro dei demoni a Parigi. La donna li aveva portati all'Istituto perché si fidava di Marco, suo compagno in numerose battaglie. Sapeva che per i suoi figli non ci poteva essere posto più sicuro al mondo; difatti temeva che i demoni che suo marito aveva attaccato potessero vendicarsi, accanendosi sui suoi figli. Lei, nel frattempo, era tornata in Francia, per restare un po' da sola, metabolizzare la morte del coniuge e stanare i mostri che gliel'avevano portato via.
Xavier si ambientò subito molto bene e strinse presto un forte legame sia con Reuel che con Zack. Sua sorella, invece, forse perché più piccola, non riuscì ad inserirsi e quando la loro madre tornò a prenderli per riportarli in Francia, sei mesi dopo, per lei fu solo un sollievo.
Nelle estati a venire Xavier tornò all'Istituto per trascorrere le vacanze con i suoi amici. Sua sorella lo seguì riluttante fino a quando non ebbe sei anni. Quando il ragazzo ne compì dieci e ricevette i primi marchi decise invece che il suo addestramento da Cacciatore si sarebbe svolto nell'Istituto di Milano, in modo da restare a fianco di Zack e Reuel.
Marco fin da subito decise di essere chiaro con i due nuovi ospiti dell'Istituto sulla natura di Reuel, nonostante la loro giovane età. Disse loro che potevano essergli amici, ma che non potevano toccare il suo sangue o la sua saliva, che non potevano giocare alla lotta con lei o affrontarsi con le spade di legno. I due bambini dapprima eseguirono gli ordini senza capire, crescendo, poi, divennero sempre più consci del perché Marco avesse impartito loro quegli ammonimenti, ma ciò non cambiò il loro rapporto con Reuel. Lei e loro crebbero insieme e furono quasi come dei fratelli ed i fratelli si amano incondizionatamente gli uni con gli altri, a prescindere dai difetti e dalle mancanze.
Dicembre 2011
C'è chi pensa che gli animali non sappiano cosa sia la morte. Che l'anima, l'aldilà, la fine di una vita terrena non siano concetti insiti nel loro DNA. Che alcuni di loro uccidano dei loro simili senza nemmeno sapere cosa stiano facendo, governati dall'istinto di sopravvivenza, che li porta a nutrirsi per non morire. Ecco, di nuovo quella parola. Quindi se gli animali cacciano per non morire, sono davvero così ignari della morte? O è semplicemente egoismo dettato dal voler salvare la propria pelle?
C'è dell'altro, mettiamoci nei panni della preda e non più del predatore. Se la preda non conoscesse il significato del termine morire perché allora scapperebbe? Perché forse, nella sua anima, quell'informazione è presente. Il vuoto. L'oblio. Il niente. La fine. Questo detta il suo istinto e, si sa, il nulla e l'ignoto fanno sempre paura e scaturiscono in qualsiasi creatura un istinto alla fuga, come se la morte si potesse evitare semplicemente correndo via.
Questo fu quello che accadde a Reuel nell'istante in cui vide quella moltitudine di demoni scagliarsi contro di lei. Nonostante fosse stata addestrata per parecchi anni all'arte del combattimento, in quella situazione disperata il suo cervello continuava ed elaborare e rielaborare un solo e semplice concetto: scappa.
La ragazza cercò di metterlo a tacere. Impugnò la spada angelica mentre quell'orda le si scagliava contro, urlando a pieni polmoni: << Pahalial! >> E la lama sfavillò della sua luce bianca ed accecante come fuoco vivo.
La giovane Cacciatrice riuscì in parte a proteggersi dall'assalto tenendo la spada impugnata saldamente davanti a se. I mostri nelle prime fila ci si schiantarono contro sospinti dalla forza delle fila retrostanti, scomparendo in acuti ululati di dolore. Lo schianto fu così violento che Reuel cadde all'indietro tra l'icore sparso sul pavimento, imbrattandosi. Fendette l'aria alla cieca con la sua lama e venne inondata da un nuovo getto di sangue denso e nero. Aveva colpito qualcosa, ma non era abbastanza. Quei mostri erano ovunque e continuavano a sciamarle attorno, colpendola e graffiandola con le loro ali munite di artigli.
Lei menò un altro colpo in aria e tentò di rialzarsi, riuscendo a mettersi almeno in ginocchio. La presa sulla lama stava diventando sempre meno salda a causa del sangue che rendeva vischiosa l'elsa.
Strinse i denti e si sforzò di continuare, parando colpi ed infliggendone altrettanti. Non poteva permettersi di perdere e allo stesso tempo non poteva chiedere aiuto agli altri perché, spalancando la porta, avrebbe fatto fuggire tutti i demoni.
Si rimise in piedi, mentre altri cinque di quei mostri le si scagliavano contro, ferendola alle braccia. Presa in contropiede, la ragazza cadde nuovamente, mollando involontariamente la presa sulla spada, che scivolò tra l'icore a qualche passo da lei.
Ora era inerme, con i demoni che, ancora numerosi, continuavano ad attaccarla. Si accovacciò coprendosi la testa con un braccio e proteggendo gli organi vitali dall'assalto di quelle creature immonde, mentre con l'arto libero cercava, all'interno della propria tenuta, nuove armi con cui contrattaccare. Nella sua mente, intanto, continuava a risuonare sempre la stessa parola, come il rintocco di una campana: scappa, scappa, scappa...
Ma lei era una Cacciatrice. Lei non poteva, nella maniera più assoluta, scappare. Sarebbe morta in battaglia, piuttosto che fuggir via.
Non si era mai trovata in una situazione così drastica. Non c'era da stupirsi che tutti i licantropi della stazione fossero stati massacrati e... mangiati da ciò che lei stava affrontando ora.
I demoni intanto continuavano ad infierire sulla sua schiena. La ragazza sentiva con agghiacciante nitidezza ogni nuovo taglio che si apriva tra le sue carni, ma non poteva far nulla per impedirlo. Trovò un pugnale dalla lama corta e l'impugnò. Prese un profondo respiro e rotolò di scatto sulla schiena, facendosi scudo con quel misero pezzo di metallo, cercando di avvicinarsi alla sua spada.
I demoni piovvero nuovamente su di lei, con rinnovata violenza. Erano troppi e lei non ce l'avrebbe fatta a raggiungere Pahalial in tempo. E quando il suo cervello rimpiazzò scappa con un nuovo mantra, la ragazza si rese conto di essere giunta al capolinea.
Scappa, scappa, scapp... no. È finita.
In quell'istante, quando la ragazza sentì di essere più vicina alla morte di quanto non lo fosse mai stata prima d'ora, un nuovo rumore si unì alle grida ed ai sibili dei demoni: un rumore secco, ma allo stesso tempo cristallino ed acuto.
Il rumore di un vetro che si infrange.
La ragazza sollevò appena lo sguardo, quanto bastava per vedere due figure irrompere nel negozio sfondandone la vetrina con un calcio. Le ci volle non meno di una frazione di secondo per capire chi fossero.
Zack e Xavier.
I vetri piovvero in ogni dove, ferendo sia i demoni che la ragazza.
I due Cacciatori intanto, brandendo le loro spade angeliche, iniziarono a colpire i loro avversari, facendo del loro meglio per allontanarli da Reuel. Quest'ultima recuperò Pahalial, si rimise in piedi a fatica e si affiancò zoppicando ai suoi due compagni.
<< Non lasciateli fuggire all'esterno! >> urlò ai due ragazzi, abbattendo un paio di mostri con rapidi e precisi colpi di spada.
Loro annuirono e tornarono alla carica.
I demoni sembravano non aver fine e continuavano a scagliarsi senza pietà contro i tre ragazzi, ferendoli ad ogni nuovo assalto.
Uno volò sopra le loro teste, evitando per un soffio la lama di Zack, e fiondandosi fuori dall'apertura frastagliata che i due ragazzi avevano creato nella vetrina del negozio.
<< No! >> urlò Reuel voltandosi e cercando di raggiungerlo, ma qualcuno ci riuscì prima di lei. Un'ombra, fulminea, si abbatté sul demone fuggiasco, facendolo a brandelli con le sue fauci. Solo dopo poco la ragazza si rese conto del fatto che quell'ombra fosse un licantropo. Quello, con le fattezze di un lupo, si sollevò sugli arti inferiori ed ululò forte guardando la ragazza.
Il suo messaggio risplendeva chiaro come il sole: se i demoni scappano ci penso io a farli a pezzi.
Reuel capì ciò che il licantropo voleva comunicargli e si voltò nuovamente, tornando alla carica.
Lei, Zack e Xavier continuarono a fendere l'aria per diversi minuti, abbattendo demoni su demoni. Si disposero a triangolo, in modo da avere sempre le spalle coperte, come aveva insegnato loro Marco. I loro volti erano irriconoscibili tanto erano tumefatti e ricoperti di icore nere.
Solo dopo trenta minuti la battaglia finì, con l'ultimo mostro infilzato dalla lama di Xavier.
La ragazza di terse un misto di sudore ed icore dalla fronte. Zack le chiese se le serviva un iratze, lei lo ringraziò e rispose che se lo sarebbe tracciato da sola. Sollevò una manica, estrasse dalla tasca dei pantaloni il suo stilo ed iniziò a tracciarsi il suddetto marchio nella parte interna del polso.
Zack, forse per semplice cortesia, le chiedeva sempre, alla fine di ogni battaglia, se avesse bisogno di una runa guaritrice e lei ogni volta ringraziava e rifiutava. Era ricoperta da un misto di sangue suo e dei demoni sconfitti, non voleva che nessuno la toccasse, per timore di infettarlo; inoltre anche Zack era ferito, se il sangue di Reuel fosse riuscito ad entrare nel suo corpo con molta probabilità l'avrebbe ucciso.
I tre ragazzi uscirono all'esterno del negozio dove trovarono il licantropo che li aveva aiutati. Era massiccio e dal pelo grigio, molto probabilmente si trattava del capobranco. Quello, quando li vide uscire tornò alle sue sembianze umane, quelle di un uomo sui cinquant'anni, dai capelli color miele, misti a dei filamenti bianchi, con la barba incolta e gli occhi scuri.
<< Grazie per averci aiutati >> disse Reuel, guardandolo.
Lui chinò il capo, in segno di rispetto. << Grazie a voi, Cacciatori, per essere intervenuti. >>
La ragazza aveva paura a chiederlo, ma si sforzò di farlo. << Quanti... sono sopravvissuti? >> domandò cercando di non sembrare troppo invasiva o fastidiosamente schietta.
Il licantropo lasciò vagare lo sguardo all'interno del negozio dove i tre avevano combattuto, affranto, ma non rispose al quesito posto dalla Cacciatrice. << Avete sconfitto tutti quei demoni da soli. Siete molto abili >> disse, sforzandosi di sorridere.
Reuel capì che non voleva toccare quell'argomento, quindi lasciò morire lì la sua domanda e proseguì dicendo: << La ringraziamo per il complimento, ma è il nostro lavoro, siamo stati addestrati per questo. >> Sentiva l'iratze punzecchiarle sulla pelle, segno che iniziava a fare effetto. << Lì dentro... >> continuò indicando ciò che restava del negozio con l'indice << ...non appena ho varcato la soglia c'era un solo demone. Un'esca con tutta probabilità. Solo dopo che l'ho sconfitto sono intervenuti tutti gli altri. Non è un trucco comune, solitamente i demoni mandano avanti una moltitudine di subalterni prima di far intervenire i pezzi grossi. >>
<< Forse... >> intervenne Zack, rimuginando sulle parole della ragazza << ...contavano molto sul fattore numerico. Quei demoni non erano granché forti, la loro potenza era insita nel fatto che fossero in molti. Probabilmente era quello su cui contavano per sconfiggerci. >>
C'era comunque qualcosa che non tornava, Reuel lo sapeva. Quei mostri erano tanti, sì, ma anche i licantropi non erano da meno. Come era possibile che fossero tutti morti? Mentre combatteva aveva pensato che il branco di licantropi fosse stato sterminato interamente da quegli esseri, ma era stata una considerazione dettata dalla disperazione. Riflettendoci razionalmente, ora, i conti non tornavano.
<< Dov'è Marco? >> domandò poi la ragazza.
Xavier indicò il corridoio dal quale erano venuti, che conduceva ai tornelli della stazione. << È di là a badare ai sopravvissuti >> disse.
Reuel propose di raggiungerlo e così decisero di fare. Si sentì un po' meglio, perché, quindi qualcuno si era salvato, ma fu un sollievo fugace, che svanì in fretta, come un delicato fiocco di neve arso dalle luci dell'alba.
Xavier ed il licantropo camminavano avanti, Zack e Reuel dietro. Lei non si sentiva ancora del tutto tranquilla, però. Ormai il suo naso si era abituato all'odore del sangue e lei non riusciva più a capire se l'odore dell'icore provenisse da quelle presenti sul suo corpo, su quello di Zack e Xavier o da quelle sparse sulle pareti del negozio. Tutto si era fuso in un odore unico, presente in ogni dove e la ragazza si sentiva spaesata e confusa.
<< Reuel... >>
Era la voce di Zack, al suo fianco.
Lei lo guardò. << Cosa c'è? >> rispose.
<< I licantropi... >> proseguì lui abbassando la voce per non farsi sentire da quello a pochi passi d'innanzi a loro << ...se ne sono salvati solo quattro. >>
La ragazza sgranò gli occhi e mimò con le labbra la parola quattro.
Zack annuì. << Li ho trovati che si nascondevano dietro il bancone dell'autogrill. Erano il vice-capobranco... >> ed indicò con il mento il lupo che camminava davanti a loro << ...e tre bambini. Del resto dell'Alfa non si è salvato nessuno. >>
Reuel abbassò lo sguardo.
Quattro.
Quattro su un branco di trentacinque lupi.
L'ansia dentro di lei crebbe. Non era possibile che quei demoni alati, per quanti potessero essere, da soli, fossero riusciti a compiere un massacro del genere.
Quando il gruppo fu tornato nei pressi dell'autogrill trovò tre bambini sugli otto anni, probabilmente i cuccioli sopravvissuti. Quelli, una volta che li ebbero visti, si gettarono tra le braccia del vice-capobranco.
Zack e Xavier osservarono la scena, mentre Reuel continuava a guardarsi attorno. Dov'era Marco?
La ragazza si voltò verso i suoi due compagni, che capirono al volo i suoi pensieri.
Dovevano cercare Marco e ripulire tutto dal sangue e dai corpi, prima che i mondani arrivassero per accedere alla stazione.
Xavier, che era il più schietto e diretto dei tre, rivolgendosi ai piccoli lupi mannari, i quali non la smettevano di uggiolare avvolti dalle braccia del loro protettore, disse: << Sapete per caso dove si trova l'altro Cacciatore che è arrivato qui con noi, Marco? >>
Quello che sembrava il più piccolo dei tre, un bambino con i capelli castani, arruffati, e le guance rosee, sollevò lo sguardo posandolo su Xavier. Non parlò, limitandosi ad indicare la zona oltre i tornelli, quella che conduceva alla metropolitana vera e propria.
<< È andato a cercare altri membri del branco >> spiegò un altro pargolo, continuando a stringere la camicia del lupo che aveva combattuto a fianco di Reuel e gli altri.
Xavier annuì e si diresse ai tornelli, seguito a ruota da Zack e Reuel. La ragazza pensò a quei cuccioli, già così abituati a vedere tutto quel sangue da non sembrare nemmeno minimamente turbati da quel massacro. Così piccoli e già così forti.
I tre Cacciatori superarono con un balzo i tornelli e scesero altre scale, recandosi alla banchina della metropolitana. L'ansia di Reuel, intanto, cresceva ad ogni gradino percorso, sentiva che c'era qualcosa che non andava in quel luogo, qualcosa di sbagliato, qualcosa che ancora non avevano preso in considerazione. Un errore che, forse, sarebbe stato loro fatale.
Quando i piedi della ragazza di poggiarono oltre l'ultimo gradino e vide cosa c'era davanti a lei, sentì una rabbia pressoché inumana montarle dentro. Il mondo intorno a lei sparì. Non vide più la banchina della metropolitana, quell'ambiente insolitamente illuminato a giorno, i tre corpi di licantropi accasciati contro il muro, la spada insanguinata a terra, Zack e Xavier, non percepì più nemmeno il puzzo di sangue misto a sudore, ma l'unica cosa di cui sentiva la presenza era il grosso demone davanti a lei, che stava tenendo tra i suoi arti il corpo semi cosciente di Marco.
<< È della stessa specie di quello che abbiamo ucciso ieri poco dopo Famagosta >> disse Xavier, alludendo al demone d'innanzi a loro.
Reuel non l'udì. Stava ancora impugnando Pahalial, ora che il sangue si era seccato l'elsa non era più così scivolosa. La strinse con più forza, mentre i suoi occhi diventavano vuoti e neri come un buco nella volta dello spazio, talmente oscuro e profondo da riuscire ad inghiottire anche la luce. Il suo istinto di demone si stava risvegliando con ferocia e sgomitava dentro di lei per liberarsi ed uscire allo scoperto.
Zack se ne accorse subito, quando vide Reuel incurvarsi ed abbassarsi in posizione di attacco. Sgranò gli occhi e provò a chiamare il suo nome per farla ragionare e dirle di non essere avventata, che prima di agire dovevano escogitare razionalmente un piano, ma lei era persa nel suo mondo e non se ne accorse nemmeno. Nella visuale della ragazza c'erano solo lei, il demone e Marco, il suo Marco. Colui che l'aveva cresciuta, insegnandole ad essere una Cacciatrice, senza mai giudicarla per il sangue che le scorreva nelle vene, ma guidandola nella vita, impartendogli preziose lezioni su come essere una brava persona, prima di essere una brava combattente. Gli aveva insegnato ad amare, a proteggere, ad obbedire e rispettare ed ora vederlo lì, davanti a lei, in quelle condizioni, le fece scattare qualcosa dentro. Il freno delle sue inibizioni saltò e, senza che lei se ne rendesse conto, dalla sua gola iniziò ad emettere un ringhio rauco e cupo.
<< Reuel ferma! >> urlò Zack, ma la ragazza si era già lanciata in avanti, la spada sfavillante stretta in pugno, in una folle corsa suicida.
Saltò e fendette la spada in direzione del demone, accecata da un'ira oscura e maligna. Quello, parò facilmente il colpo e con uno dei suoi quattro arti colpì la ragazza allo stomaco, scagliandola contro il muro. Lei non sentì quasi alcun dolore, era troppo concentrata a salvare Marco. Il suo stesso sangue iniziò ad inondale la bocca con un sapore acre. Lei si rimise in piedi e lo sputò a terra, mentre i suoi compagni continuavano ad intimarle di fermarsi.
Il demone le disse qualcosa in una lingua che lei non conosceva e rafforzò la presa sul corpo di Marco, utilizzandolo come scudo umano.
La ragazza vedeva le gambe di Marco penzolare mollemente senza toccare terra e le sue spalle strette nell'arto del demone. Si sarebbe dovuta domandare se potesse essere ancora vivo, ma non lo fece. Lui era sicuramente vivo. Doveva esserlo. Non avrebbe provato una tale rabbia se lui fosse stato già morto. Oppure sì?
Deceduto o meno, lei avrebbe fatto a pezzi quel demone. Lo avrebbe rispedito nel suo mondo a suon di colpi di spada.
La bocca le si riempì ancora di sangue. Il taglio doveva essere profondo. Sputò nuovamente e risollevò la spada.
Non si era accorta degli altri due demoni, simili a quello che aveva d'innanzi, che erano sbucati dal tunnel della metropolitana, risalendo le rotaie, ed ora stavano combattendo contro Zack e Xavier.
Attaccò, scivolando in avanti, cercando di ferire il demone alle gambe, ma quello evitò il colpo con un agile balzo.
Lei non si arrese, si voltò di scatto e, senza pensarci due volte si scagliò con rinnovata violenza contro il mostro. Quello si fece scudo con il corpo di Marco, ghermendolo per il petto. La ragazza non arrestò però il suo attacco. Saltò e calò la lama della spada angelica sull'arto del demone, premuto diagonalmente sullo sterno del capo dell'Istituto. Il colpo fu rapido e preciso ed andò a segno. Il mostro mollò la presa su Marco, il cui corpo sarebbe impattato sul pavimento se Reuel non l'avesse afferrato in tempo. La Cacciatrice lo afferrò sotto le ascelle e lo spostò da sotto il demone, poi si mise d'innanzi a lui, in piedi, con la lama infuocata stretta in pugno, proteggendolo con il proprio corpo.
Il nemico, dopo aver urlato in seguito alla ferita inferta da Reuel, tornò alla carica. La ragazza non si mosse di un centimetro quando l'altro le venne addosso. Sarebbe morta pur di proteggere Marco. L'adrenalina che le scorreva nelle vene le esaltava l'istinto, rendendola vigile e scattante, ma le annebbiava anche la mente, impedendole di pensare razionalmente.
Toc, toc. Nella sua testa non c'era più nessuno.
Solo il demone e Marco. Marco ed il demone.
Nemmeno lei stessa c'era più.
Le quattro braccia del mostro si chiusero attorno a lei come le foglie di una pianta carnivora su una mosca. La ragazza lottò invano per liberarsi. Ringhiava e si dibatteva come un animale in una tagliola. La spada le cadde di mano. I suoi occhi sembravano più neri del nero, un pozzo che conduceva dritti all'inferno.
Il demone la sollevò in modo che i loro occhi fossero allo stesso livello e le disse qualcosa ancora in quella strana lingua, dopo di che, sempre stringendola tra le sue mani, la sbatté contro il muro della stazione. Lei strinse i denti e non urlò. Il sangue le riempì nuovamente il cavo orale ed iniziò a gocciolarle dalle labbra. Quello rafforzò poi la presa su di lei, iniziando a stringere con più vigore il suo fragile corpo intrappolato nei suoi artigli. Forse voleva spaccarle le ossa del torace, regalandole una morte lenta ed agonizzante.
Reuel continuava a fissarlo con quegli occhi vuoti. Il suo viso era vicinissimo a quello dell'altro, occhi negli occhi. In quel momento un barlume di luce divampò tra le tenebre della sua mente. Un modo per liberarsi c'era e la ragazza ne fu consapevole. Aspettò la nuova ondata di sangue risalirgli su per la gola, ma questa volta non lo sputò immediatamente, raccogliendolo in bocca. Guardò il demone con aria di sfida, poi gonfiò il petto e sputò il proprio icore dritte negli occhi del mostro.
Quello, colto alla sprovvista, allentò la presa quanto bastava a consentirle di assestargli un calcio nelle costole e di liberarsi. Atterrò su un fianco e recuperò la spada, mentre il demone continuava a strofinarsi gli occhi ed a menare colpi alla cieca con i suoi arti.
La ragazza sfrutto l'occasione per finirlo definitivamente, con un preciso colpo affondato nel petto.
Dopo che il demone si fu dissolto, la ragazza si voltò.
Marco fu il suo primo pensiero, ma poi vide Zack e Xavier che stavano fronteggiando anch'essi due demoni e decise di correre in loro aiuto. Dalle scale vide giungere anche il vice-capobranco, accompagnato dai cuccioli, che si unì alla battaglia, mentre i piccoli si prendevano cura di Marco.
Ci vollero venti minuti buoni per mettere fuori combattimento quei mostri, fortunatamente senza ulteriori perdite. Terminato il combattimento Reuel corse subito dal suo tutore, il capo dell'Istituto.
<< Come sta? >> chiese tempestivamente ai bambini che lo accerchiavano.
Uno di essi la guardò e rispose: << Sta bene. È solo svenuto, ma se la caverà. >>
Lei però non si fidava delle parole di un bambino e chiamò a gran voce Zack e Xavier per accertarsi della veridicità di quelle parole. I due ragazzi accorsero e visitarono Marco, sentendogli il polso e tracciandogli numerosi iratze sulla schiena e sulle spalle.
<< Hanno ragione. Sta bene >> confermò Xavier.
Sopraggiunse anche il vice-capobranco. << Non temere e fidati dei miei piccoli, Cacciatrice >> disse << Come noi ci siamo fidati di te. Loro vengono istruiti sulle tecniche di soccorso già in tenera età e sono già abili tanto quanto i medici mondani. >>
La ragazza trasse un sospiro di sollievo e si tracciò un'altra runa guaritrice sul dorso della mano. I suoi occhi ricominciavano lentamente a riflettere la luce.
Le palpebre di Marco fremettero debolmente e piano piano lui riprese conoscenza quando gli iratze fecero effetto. Si rialzò a fatica puntellandosi sulle mani. Xavier lo sorresse tenendolo per le spalle.
<< Mi gira la testa... >> disse massaggiandosi le tempie.
<< È normale >> intervenne Zack << Te la sei vista piuttosto brutta. >>
Marco sembrò ricordare l'accaduto. La battaglia. Il demone. Le ferite. La metropolitana.
<< Io... il mostro è...? >>
<< Stato sconfitto, sì >> concluse Xavier per lui << Grazie a Reuel. >>
Il Cacciatore annuì debolmente.
<< Si è trattato di un duplice, anzi triplice inganno >> spiegò Zack << Un demone era nascosto in un negozio e quando Reuel l'ha ucciso ne sono intervenuti altri, tantissimi altri. Un numero così elevato da non farci pensare che ce ne fossero altri ancora. Proprio un bel trucco, impossibile da ideare da dei demoni qualunque. Deve esserci altro sotto... >>
Reuel non parlava, limitandosi solo a guadare Marco. La sola idea di perderlo l'aveva fatta completamente uscire di testa. E se ne vergognava.
Xavier aiutò Marco a rialzarsi mentre i lupi osservavano la scena in disparte.
<< Gli attacchi di demoni sono aumentati parecchio ultimamente. Non si tratta più di fenomeni isolati, con tutta probabilità sono tutti collegati >> stava continuando a dire Zack << Non ne abbiamo però la certezza, quindi non mi sembra il caso di avvertire l'Enclave... >>
Il ragazzo dai capelli neri gli appoggiò una mano sulla spalla, interrompendolo. << Basta. Continueremo il discorso all'Istituto, dopo che Marco si sarà riposato >> lo ammonì con un mezzo
sorriso. L'altro annuì ed aiutò l'amico a condurre il capo dell'Istituto su per le scale, verso l'ingresso della metropolitana, seguito a ruota da tutti gli altri.
I lupi li ringraziarono i Cacciatori per il loro intervento e dissero loro che per quel giorno la fermata di Cadorna sarebbe rimasta inaccessibile e che avrebbero chiesto all'Omega un aiuto per ripulire tutto. Probabilmente i due clan da quel momento si sarebbero fusi in un unico grande branco, essendo l'Alfa ridotto ormai all'osso.
I Cacciatori fecero per andarsene, ma il vice-capobranco richiamò nuovamente la loro attenzione.
<< Voi... >> iniziò, leggermente titubante, come se la sua autorità stesse scemando poco a poco << ...il licantropo che è giunto da voi per chiedere soccorso dove... è? >>
Ci fu un lungo momento di silenzio. I quattro Cacciatori si guardarono, senza però proferir parola.
Lo sguardo del lupo parve vacillare. Se prima era sembrato una solida statua di pietra, integerrimo nel portamento e nella mente, ora sembrava un nudo ed indifeso bambino abbandonato alle intemperie.
<< Vi prego, io... >> replicò.
Fu Xavier a rispondere, interrompendolo. << È morto >> disse, rapido, ma non brutale << Ci dispiace. >> Ed abbassò lo sguardo. Lo strappo più e rapido, meno male dovrebbe fare.
La statua di pietra si sgretolò completamente.
Dapprima l'uomo non disse nulla, come se le parole che gli aveva appena rivolto quel ragazzo non fossero vere, ma poi si rese conto che lo erano. Le gambe non lo ressero e cadde a terra, tenendosi il volto tra le mani.
<< Era mio figlio! >> urlò, piangendo << Il mio unico figlio! >>
Reuel osservava la straziante scena con un groppo in gola.
<< Ci dispiace >> ripeté Xavier << Abbiamo fatto il possibile per salvarlo, ma un demone lo aveva attaccato mentre fuggiva verso l'Istituto e... >> si morse il labbro inferiore, non sapendo come continuare la frase << Ora le sue spoglie sono a San Satiro, può venire a recuperarle quando desidera. >>
Il licantropo fece ciondolare la testa in avanti, annuendo, mentre i tre piccoli gli si raccoglievano attorno, abbracciandolo.
La ferita nella sua anima era profonda. Il taglio provocato dalla recisione di un legame provoca il dolore più grande. Reuel lo capiva. Solo il pensiero di aver potuto perdere Marco le faceva dolere il petto. Quel lupo, davanti a lei, pensò, avrebbe sofferto di meno se qualcuno gli avesse piantato una lancia nel cuore, piuttosto che vedere suo figlio morto.
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