Capitolo VIII - Lenta Ripresa
L'acqua scrosciava all'interno del piccolo fiumiciattolo pieno di pesci e piccoli esserini in fase di sviluppo. Il sole rifletteva su quella superficie trasparente e riscaldava i ciuffi d'erba, gli alberi imponenti e i rettili sui vari massi disposti vicino alla riva di quel torrente.
Lord River era solito recarsi lì dopo una battaglia e, come ogni volta, i suoi anni d'addestramento erano stati ripagati. Aveva vinto e aveva ucciso un creatura immonda che aveva soverchiato la cittadella in cui era cresciuto.
Sdraiato su un letto fatto di erba verde e rigogliosa, con le mani poste dietro alla nuca e con un filo d'erba che teneva tra i denti, iniziò a pensare alla sua promessa sposa.
Doveva ammettere che era estremamente scettico sul prendere moglie e sopratutto non si immaginava che avrebbe sposato la sorella del suo migliore amico, nonché erede al trono di quel regno.
Pensava che fosse la solita ragazzina che si metteva in mostra, che cercava costantemente il permesso di qualcuno, ma insolitamente lo sorprese. Sin dal primo momento, ai suoi occhi, parve la creatura più bella che avesse mai visto e iniziando a dialogare con lei, aveva scoperto la sua incredibile intelligenza.
Si stava innamorando follemente di lei, di una principessa che conosceva a malapena. E questo lo spaventava a morte.
"Forse dovrei portarla da qualche parte uno di questi giorni" pensò osservando le nuvole bianche che si rincorrevano tra di loro.
Avrebbe potuto portarla in un luogo che si sentisse a suo agio e che potessero essere se stessi senza tante etichette.
La sera prima della partenza aveva passato nei giardini reali momenti indimenticabili insieme a lei e l'aveva ascoltata per ore parlare dei libri che le piacevano tanto e a cosa faceva nel tempo libero. Scoprì anche che era capace di tirare con l'arco e questo lo fece diventare ancora più cotto di prima.
Voltò la testa verso il suo cavallo bianco intento a cibarsi dei fiori e dei ciuffi d'erba e abbeverarsi con l'acqua del ruscello.
Il vento soffiò tra le fronde degli alberi e scompigliò al giovane Lord i suoi capelli color dell'oro.
Chiuse gli occhi e si beò di quel momento di pace prima di tornare alla sua vita piena di gloria e di caos. A breve avrebbe ripreso il cammino per ritornare finalmente dalla principessa Ophelia.
Ma quel momento durò pochissimo e le urla di uno dei suoi soldati arrivarono alle sue orecchie, facendolo scattare sugli attenti.
<<Lord River!>>esclamò Asher prima di riprendere fiato per la grande corsa che aveva fatto.
Era visibilmente sudato e i vestiti erano ormai appiccicati al suo corpo non ancora temprato dalla guerra e dalla sofferenza come lo era stato il nobile.
Il Lord aveva deciso di prenderlo con sé e di addestrarlo il meglio possibile. Nonostante le varie proteste del vecchio bacucco che aveva inferto una ferita alla sua dama, il re Honor II aveva accettato quella strana richiesta.
<<Che succede?>>
<<Hanno attaccato il castello del re e...>>disse e si fermò per poco per riprendere fiato.
Asher da sempre aveva avuto problemi respiratori, ma questo non lo aveva fermato a diventare un cavaliere. Era un bravo arciere, ma soprattutto bravo a destreggiarsi con la lancia e la spada.
Lord River appena il suo sottoposto si fermò lo incalzò a continuare. Una strana sensazione si era impossessata di lui e aveva timore che ci fosse una tragedia dietro l'angolo.
<<La principessa non si trova.>>
<<Che vuoi dire non si trova?!>>
<<Si presuppone che la creatura l'abbia uccisa e divorata, altri invece dicono che sia stata rapita.>>
Il nobile era sotto shock e quelle parole appena uscite dalla bocca di Asher, sembravano coltelli acuminati che si erano insinuati sotto pelle, fino ad arrivare al suo cuore.
Si mette una mano sopra la faccia, mille pensieri iniziarono ad invadere il suo cervello.
<<È stato lui?>>
<<A quanto pare sì.>>
<<Lo sapevo, c'era qualcosa di così strano.>>
<<Che volete dire?>>
Scosse la testa.<<Ora non c'è tempo per spiegare, dobbiamo partire adesso.>>
***
Arrivarono alla sera, il Lord aveva intimato ai suoi soldati di portare all'estremo i propri destrieri in modo da arrivare a fine giornata nel luogo prestabilito.
Da lontano iniziò a scorgere le mura alte e possenti della capitale e le alte torri del castello di marmo bianco.
La sua mente correva costantemente a lei, ma anche a Kaiser, il principe del regno delle Tenebre. Una bellezza pari a quella di un Dio, un cuore non ancora del tutto macchiato dall'oscurità e proveniente da una famiglia spietata e totalmente priva di emozioni.
La rabbia era incastrata tra il cuore e la gola e non vedeva l'ora di squarciare la pelle a qualcuno, di urlare i peggiori insulti a chi avesse osato rivolgergli la parola e di sfogarsi in maniere del tutto poco caste.
Percepiva solo il rumore costante degli zoccoli e del nitrire dei cavalli che chiedevano pietà.
Le porte si aprirono subito e quando entrò nella città non vide nessun tipo di maceria, nessun ferito. Non c'era anima viva per le strade, tutti gli abitanti erano rinchiusi in casa, terrorizzati da ciò che era successo qualche ora prima.
Smontò da cavallo, affidò il suo destriero ad una scuderia e intimò ai suoi condottieri di rimanere nella parte bassa della città.
Si diresse al castello, ma come anche nel luogo in cui era stato precedentemente, era completamente intatto. La cosa insolita è che non trovò nemmeno un soldato sul suo cammino.
Attraversò i grandi giardini dalle siepi leggermente ingiallite e dai fiori e dall'erba secca. Dalle fontane non scorreva più l'acqua come ricordava il nobile.
L'unica cosa che era ancora intatta era una rosa azzurra, vicino alla fontana dove si erano recati qualche sera prima lui e la sua promessa sposa.
Si avvicinò, si accovacciò e la osservò. Dai petali emanava una strana cenere grigia e il gambo era completamente nero.
Lord River, attratto da tale bellezza e singolarità, lo sradicò e lo prese, ma appena le sue mani andarono a contatto con il gambo, le spine si allungarono e gli perforarono la carne.
Gli cadde dalle mani e imprecò per la sorpresa. Non si aspettava lontanamente di essere punto. Aveva usato un tocco delicato e aveva fatto attenzione a non toccare le parti letali del fiore.
Avrebbe dovuto immaginare che quello era un fiore magico.
Improvvisamente, la sua vista iniziò a perdere colpi e l'equilibrio mancò man mano il tempo passava.
Non si accorse nemmeno che era caduto per terra, la schiena contro il pavimento pieno di terra essiccata.
Il suo corpo non riusciva a muoversi, non sentiva nulla oltre all'odore nauseabondo del fiore che aveva stretto tra le mani.
Dalla bocca iniziò ad uscire della bava e delle icore. Sul petto iniziarono a spuntare delle rose rosse, nere e bianche e i gambi si incastrarono tra la pelle e le ossa del corpo del giovane nobile.
Il dolore era acuto, profondo, insinuato tra le fessure del suo corpo e lo soffocava a tal punto che gli sentì mancare il fiato. I polmoni erano avvolti da quella pianta maledetta e li strinsero così forte da soffocare le grida del Lord.
Perse definitivamente i sensi, cercando di sradicare quell'immonda bellezza dal suo corpo.
Poco più in là, una figura incappucciata sorrideva a quella visuale. Si avvicinò al corpo del Lord e protese la mano raggrinzita. La mise a pochi centimetri dal suo petto.
<<Mi servirai, piccolo angelo, perciò non ti farò morire. Sarai il mio burattino.>>
Una luce verdastra apparve dal palmo di quella strana creatura, una sfera venne creata e quest'ultima si insinuò nel cuore di lui.
Il fiore marcì e lasciò libero Lord River ancora privo di sensi, ma il suo cuore era stato macchiato ufficialmente dalle tenebre e dal male puro.
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