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"Sei sicura di volerlo fare?" ridisse Laura con una forbice in mano.

"Si, facciamolo!"

Siamo in camera sua, davanti a uno specchio gigante e Laura, con un paio di forbici in mano mi guarda, cercando di capire se deve farlo o no.

"Lo so che sono solo capelli ma... cavolo, sono così belli! Non posso tagliarli! Guarda che ricci!"

"Cresceranno Laura, tranquilla! Ho davvero bisogno di fare questo passo"

Sospirando rassegnata, inizia a pettinarmi i capelli e, separandoli in diverse ciocche, comincia a tagliarmeli.

Mi concentro sulla mia immagine e, non facendo molto caso a Laura e alla forbice che ha in mano, osservo i miei capelli, cadere sul pavimento come se nulla fosse.

Ho bisogno di fare questo passo. Non è solo tagliarmi i capelli per le punte rovinate o la voglia di cambiare look. E', più di ogni cosa, la consapevolezza di voler ricominciare a vivere, partendo da me, e da ciò che sono.
Non posso perdonarmi per quello che ho fatto. Non merito il perdono. Ma, l'accordo sigillato con Evan, seppur lontano e quasi dimenticato, mi dà la forza per ricominciare.

Le ciocche di capelli castano chiaro scendono come fiocchi di neve, coprendo il pavimento e lasciando li, nascosta e indesiderata, una piccola parte della vecchia me.

"Potrei farti una frangia! Ti starebbe benissimo!"

"Fammi quello che vuoi! Sono a tua completa disposizione"

Dallo specchio mi sorride e con un tono un po' triste mi dice: "Non ho voglia di lasciarti! Potrei annullare e restare con te? No?"

Mi alzo, e girandomi verso di lei, le poso una mano sulla spalla.

"Te l'ho già detto: devi assolutamente andare! L'hai promesso a Josh e, starò benissimo qui da sola. Con tutti i libri dietro di te e i film in sala, non avrò problemi!"

"Sei sicura? Guarda che io... voglio restare con te!" dice, sussurrando l'ultima parte.

È dolce e quasi le chiedo di annullare ma, fermando quel pensiero, la guardo con più serietà.

"Laura, davvero, ti obbligo ad andare! Devi farlo per Josh"

Josh ha programmato un week-end al mare, non molto lontano da qui. Nonostante è inverno e fuori si congela, hanno la folle abitudine di andare a vedere il mare i primi giorni di dicembre, per concludere l'anno e, in un certo modo, inaugurare quello nuovo.

L'amore ti fa fare strane cose, no?

"Va bene, va bene! Come vuoi tu!"

Le sorrido sedendomi. "Adesso finiamo qui" prosegue, osservando attentamente i miei capelli. "Si, ti faccio una frangia!"

Chiudo gli occhi e, lasciando piena fiducia a Laura, ripenso a questi ultimi giorni.

È oramai passata una settimana da quella fatidica sera, da quando avevo rivisto Evan e mi aveva confermato che Gregor mi sta cercando.
I giorni sono passati senza che me ne rendessi conto, e, restando rinchiusa in casa, in compagnia di Laura (e qualche volta di Josh), non ho pensato minimamente a come risolvere la situazione.

Mi blocco pensando a lui. Il ricordo di Gregor vive costantemente dentro di me, e, come un'ombra oscura, è lì , aspettando un passo falso, pronta a prendere sembianze umane e, ad afferrarmi per sempre.
Cosa devo fare? Non posso rimanere semplicemente nascosta.

Sospiro indecisa. Cosa devo fare?

"Celia? Vanno bene così?"

Cacciando, per il momento quei pensieri, mi guardo nello specchio e, inconsapevolmente, sorrido. I vecchi ricci, di solito lunghi fino a metà schiena, sono adesso accorciati sulle spalle, con l'aggiunta di una frangia, un po' storta sui lati ma comunque perfetta per coprire la fronte.

Mi piace. Mi piaccio.

"Fammi sistemare un secondo la frangia! L'ho fatta un po' storta!" dice, trattenendo le risate.

Rido piano e la lascio finire, tenendo il sorriso stampato sul volto.

"Ok, così è perfetta!" proferisce, lisciandomi i capelli e portandoli in avanti. "Sei bellissima"

Abbasso gli occhi imbarazzata e alzandomi, la ringrazio.

"Tieni, ti ho preparato i vestiti per lavarti. Non mi restano più pantaloni e ho trovato questo in fondo all'armadio. Me lo aveva regalato Penelope 3 anni fa ..." dice pensierosa, passandomi un vestito blu scuro e un paio di collant neri. ".. Vabbè, ehm... ti starà sicuramente largo sui fianchi, ma nel caso, ho una cintura qui da qualche parte quindi, mentre ti lavi, la cerco!"

La stringo forte a me e, nonostante sono cosparsa di capelli e i vestiti in mano rendono l'abbraccio più goffo, ricambia.

"Mi hai sporcata tutta, dai vai!"

Sorridendole mi dirigo verso il bagno, lavandomi e spazzando via, i resti della vecchia me.

--

La gonna mi sta larga sui fianchi ma, guardandomi allo specchio, mi trovo carina. I ricci si posano delicatamente sulle mie spalle e la frangia copre a malapena le sopracciglia. La mia pelle è più luminosa e il ricordo dei miei occhi spenti, è quasi lontano.

Esco dal bagno e mi dirigo verso la cucina dove sento felicemente, le risate di Laura e Josh. È arrivato.

Entro, e Josh vedendomi, si avvicina, dandomi un piccolo abbraccio. "Ciao Celia! Stai benissimo"

Ricambio con difficoltà, non ancora abituata ai suoi modi di fare. Difatti, è un ragazzo molto espansivo e Laura, senza farglielo sapere, mi ha rivelato che gli piaccio e che avendo un buon effetto sulla sua ragazza, mi reputa sua amica.

Sua amica.

"Ciao Josh! Stai bene anche tu" gli rispondo sorridendo. Bello e tenebroso, come di solito lo descrive Laura, ha un maglione bianco a collo alto e una giacca invernale nera. Un paio di stivaletti marroni calzano i suoi piedi ma ciò che attira completamente la mia attenzione è il piercing nuovo sul labbro inferiore.

"Quello è nuovo?!"

"Oh, ehm... già! Ho fatto una scommessa con Laura quindi, eccolo qui!" replica toccandosi la bocca.

"Ti sta benissimo amore!" proferisce Laura, avvicinandosi e baciandolo sulla guancia. "Ti da l'aria da duro!"

"Si ti sta bene!"

"Grazie ragazze... bene Laura, sei pronta?"

È arrivato il momento, e anche se cerco di evitarlo, sono triste.

Sono solo due giorni, lo so, ma, questa settimana passata insieme mi ha reso quasi dipendente dalla felicità che mi fa provare, e, se lei se ne va, ho la folle paura che questo incredibile sentimento, scomparirà con lei.

Tornerà. Non ti lascerà.

Scaccio quella tristezza e mi avvicino a Laura, che a sua volta, si è diretta verso il borsone posato sul tavolo della cucina.

"Hai preso tutto? Hai bisogno di qualcosa?"

Girandosi verso di me con gli occhi lucidi, mi prende tra le braccia e mi stringe forte, quasi soffocandomi.

"Laura, sono solo due giorni!"

Invece di rispondermi, mi stringe con più fermezza, e capendo quello che prova, non l'allontano.

"Non posso perdere anche te" mormora, parlando più a sé stessa.

Tutto è più chiaro.

La sua voglia di restare, i suoi abbracci, i suoi sorrisi e adesso gli occhi lucidi... Non vuole provare ciò che ha già vissuto con Penelope. La paura di essere lasciata sola. Il timore dell'abbandono.

"Io non ti lascio" sussurro, lasciandola piano "Mi troverai qui al tuo ritorno!"

Tira su col naso e sorridendomi, dice più convita: "Okay! Josh aspettami giù, arrivo subito!"

"Va bene, io vado! Ci vediamo domenica Celia!"

"Ciao Josh" gli rispondo, salutandolo con la mano.

Appena Josh esce dalla casa, Laura mi trascina in camera sua.

"Sotto al letto ho due scatole piene di libri... Nell'armadio ne hai un'altra e se non sbaglio, in camera tua ho un borsone pieno di cd, sai per i film! Quindi, serviti pure! Ah, e, per la spesa sei apposto!"

Facendo un giro nella stanza, prosegue: "I vestiti sai dove sono, il mio numero ce l'hai... no, aspetta, tu non hai un telefono?"

"Ehm..." Gregor me l'ha confiscato, "No, io... non sono molto tecnologica". Altra bugia.

"Okay, okay, non importa, hai il telefono fisso in cucina, quindi, chiamami se hai bisogno di qualunque cosa!"

Dalla finestra sentiamo il clacson della macchina di Josh e, prendendole la borsa e la giacca di corsa, la spingo fuori dall'uscio. "Starò benissimo ma adesso tu, devi, proprio, andare! Ci vediamo domenica!"

"Va bene a domenica! Chiamami, okay?"

"Si Laura, promesso!" rispondo, sbattendole quasi la porta in faccia.

"Ciao Celia" dice ridendo.

Chiudo la porta a chiave e mi avvicino alla finestra. Laura guarda su, e vedendomi, mi saluta con la mano.
Felice, contraccambio e aspetto, fino a quando, partendo, non mi lasciano davvero sola.

--

Non so cosa fare. Continuo a girovagare nelle stanze, come un'anima senza scopi ne desideri e alla fine, decido di andare sul sicuro.

Mi dirigo verso la stanza di Laura e arrivando, mi avvicino alla libreria, cercando un libro che possa accompagnarmi in questo solitario pomeriggio.

I titoli e gli autori mi attraggono, tuttavia, nessuno riesce a fare breccia nel mio cuore, così, prendo da sotto il letto, le due scatole.

La prima è colma di romanzi rosa e di raccolta di poesie. Infatti, riesco a trovare una collezione che, di per sé, mi affascina e travolge: Scrivere per travolgere le stelle. L'artista è anonima e non svela la sua identità ma, tra le sue parole e i suoi pensieri, scovo il suo io interiore, @tuindelebiledentrome.

Toccata ed emozionata, sul pavimento della stanza di Laura, leggo, assorbendo ogni parola. Non mi lascio distrarre dal rumore delle macchine né dalla voce dei vicini, e così, tramite le sue parole, mi scopro nel suo universo: pieno di passioni ma, soprattutto, di paure.

Tocco le pagine e le scritte non volendo smettere di leggere ma, mi blocco e decido di chiuderlo. Non posso finirle tutte adesso.

Poso il libro sul letto dietro di me e, ancora scossa dalle parole di quella dolce raccolta che, inavvertitamente mi ha smosso e cambiato dentro, guardo nella seconda scatola, per trovare una lettura più lunga.

Lasciare la mia storia per abbracciarne un'altra.

I titoli sono tanti, le trame pure, ma, è il libro più in fondo e più polveroso che coglie e fa breccia nel mio cuore. Dalla copertina sembra un fantasy, e leggendo la trama, decido di mettere tutti i libri nei lori rispettivi posti e di portare con me, la raccolta e quest'ultimo che ho trovato.

Mi siedo sul divano e poso sul tavolino il libro di poesie, tenendo sulle ginocchia questo vecchio romanzo polveroso.
Lo osservo senza sfogliarlo e, osservando i bordi rovinati, ho la sensazione che sia stato letto molte, troppe volte.

The Chosen One è il suo titolo e la scrittrice, @daphnestelwart, mi travolge fin dall'incipit. I protagonisti si muovono, le storie con loro e vivendo ogni combattimento, incontro e dialogo, divento l'ombra dei personaggi, pronta a scoprire il loro prossimo passo.

Provando ciò che provano e vivendo ciò che vivono, dimentico per qualche istante, il tempo di leggere e di assaporare la loro voci, la mia vita incasinata.

"Per l'ennesima volta, la giovane donna dalla chioma rossa aveva disobbedito agli ordini del padre, lasciando di soppiatto la zona del mercato che non le interessava; ella raggiunse una parte più isolata, che collegava le mura del castello all'entrata..." (Capitolo 8, The Chosen One.)

Di colpo, il bussare insistente alla porta smorza il mio cuore palpitante, strappandomi dalla storia e da quell'istante magico. Talmente ero coinvolta, non avevo sentito il campanello suonare.

Mi alzo di malavoglia e senza guardare nell'occhiolino, apro.

Evan.
Evan è qui.

"Cosa stavi facendo?!" dice quasi preoccupato, avvicinandosi ed entrando in casa.

"Io ehm... stavo leggendo" rispondo qualche secondo dopo chiudendo la porta, ancora sorpresa e perplessa dalla sua visita.

È diverso. Il suo sguardo è diverso.

Se la scorsa volta, i suoi occhi non erano che due gemme impenetrabili, adesso, con le guance rosse e le spalle irrigidite, mi sembra di vedere e percepire la paura. La paura che mi fosse successo qualcosa.

Calmandomi, mi avvino cautamente a Evan e, senza timori, gli tocco un braccio.

".. Laura è partita 40 minuti fa con Josh, andavano al mare!"

Ignora ciò che dico, e guardando la mia mano posata sul suo braccio, osservo le sue spalle rilassarsi e il suo sguardo ritornare inviolabile.

"Si lo so" risponde alla fine, allontanandosi e mettendo un punto a quel momento di fragilità. "Abbiamo un'ora di tempo per andare a casa tua e prendere le tue cose" continua, guardando l'orologio sul polso.

Arretro d'un passo. Come sai queste cose?

"Come?"

"Dobbiamo andare, preparati!" risponde invece, concludendo la conversazione.

Riposando il libro sul tavolino, mi dirigo in camera, per prendere il cappotto di Laura e un paio di scarpe. Mettendomeli, cerco di non pensare a Gregor e alle sue guardie ma, non riuscendo, esito qualche istante prima di uscire dalla stanza.

Come fa a saperlo? Mi sta ingannando?

Alzandomi di botto, con un paio di stivaletti neri ai piedi e il capotto in mano, mi avvio verso la cucina, dove so di trovare Evan.

"Dimmi come fai a sapere tutte queste cose: Le guardie, che mi sta cercando... Lui!" gli dico, alzando la voce.

Mi guarda e non risponde. Resta impassibile.

"Dio, Evan, dimmelo! Questa cosa mi sta torturando!"

"Me ne hai parlato tu. La notte in cui ci siamo... conosciuti."

"Cosa?"

"In macchina, me l'hai detto tu. Prima di addormentarti, mi hai raccontato cosa ti è successo."

"No, non è possibile... io... non..."

Non mi ricordo nulla. La macchina, il tragitto, le mie parole. Non ricordo nulla.

Distogliendomi da quel momento, Evan si alza dalla sedia e, dirigendosi verso il portone di casa, mi chiama: "Dobbiamo andare, non abbiamo molto tempo!"

Sono confusa ma non posso lasciarmi scappare l'occasione di tornare a casa. Nelle mura dei miei pochi ricordi.

Penserò dopo a quello che è appena successo, lo farò dopo.

Mi metto il giubbotto, chiudo la porta a chiave e scendo le scale, fiondandomi in macchina con Evan.

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