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Riposare mi ha fatto bene. Svegliandomi in queste lenzuola oramai famigliari sento la testa leggera e il corpo più energico.

Mi alzo e mi avvicino alla finestra, ammirando il cielo serale, bagnato dal fiume della città. E' bello da osservare e, se la prima volta mi aveva fatto pensare a Gregor e alla sua ossessione per me, questa volta, mi fa sorridere, trasmettendomi una felicità diversa.

I dettagli del paesaggio si incastrano perfettamente con gli odori della città e, nonostante il traffico, i clacson e le grida degli ubriachi, mi sento a casa.

Non so spiegarmi queste sensazioni, ne so come mai le sto provando adesso ma, gelosamente, le tengo strette e, incamminandomi verso la porta, spero non se ne andranno via troppo presto.

Laura è mezza sdraiata sul divano, ripassando ad alta voce i suoi appunti. Vedendomi arrivare, lancia i fogli sul tavolino e alzandosi di scatto mi grida sorridendo: "Evvai! Ti sei svegliata! Sai questo cosa vuol dire?? Basta compiti!" riprendendo il fiato e parlando con più calma continua: "mi ero messa in testa che avrei studiato fino a quando non ti saresti svegliata ed eccoti qui, bella pimpante per dirmi definitivamente: «Cara Laura, puoi chiudere i libri!»"

Rido vedendola così energica e, stando al suo gioco, le dico scherzando: "Carissima Laura, puoi definitivamente chiudere i libri!"

Seguendo le mie istruzioni, riprende in mano i fogli buttati poco prima a casaccio, li rimette in ordine e con delicatezza, li riposa sul tavolo: "Detto fatto capitano!"

"Molto bene soldato"

Facendo il gesto militare, ridiamo insieme e tenendo lontani i cattivi ricordi, mi siedo sul divano.

"Ho una fame assurda quindi, essendo una grande cuoca, mi metto subito ai fornelli per prepararti la migliore pasta di sempre" e senza aspettare una vera risposta da parte mia, si dirige verso la cucina, canticchiando una canzone.
Guardando l'orologio appeso mi stupisco di vedere le lancette indicare le 19:00; ho dormito tutto il pomeriggio.

"Vado un attimo in bagno e ti raggiungo Laura"

"Vai, vai, ti aspetto qui!"

Andando al bagno, mi lavo il viso e, osservandomi di nuovo allo specchio, noto un luccichio nuovo che, attirandomi, non mi permette di distogliere lo sguardo. Le mie guance sono rosse e i miei occhi quasi lucenti. Sorrido, ed avendo le risposte un po' più chiare, concludo la ragione di questa improvvisa serenità: Laura e la condivisione di sé stessa.

Ho sempre fatto fatica a farmi degli amici, con il mio carattere riservato e timido solo una persona aveva davvero sorpassato le mie barriere ma ora, è diverso. La paura di avvicinare qualcuno, anche solo per un giorno, non è per il mio carattere difficile ma per proteggerla da ciò che sono e dal mio passato oscuro. Tuttavia, Laura, invece di allontanarsi, mi ha preso per mano e mi ha sostenuto, facendo cadere ogni ostacolo e reggendomi come solo una vera amica sa fare.

Mi ha chiamato amica e svelato un suo lato nascosto ed io, anche se con un po' di fatica, ho fatto lo stesso. Ci siamo aperte l'una all'altra, con delicatezza ma al tempo stesso con tanta potenza, insieme alla remota paura di andare troppo veloci e schiantarci.

Il luccichio nel mio sguardo è la consapevolezza di aver trovato un'amica in tutto questo disordine. E' diventata la mia piccola candela senza rendersene conto e, uscendo dalla stanza, potei sentire la mia pelle irradiare una luce rara.

Certo, penso con più serietà, la conosco da solo giorno e non posso farmi dei film mentali pensando a come la nostra amicizia sia già solida ed indistruttibile, ma, vedendola cucinare tutta intenta con un sottofondo di Einaudi, uno dei miei artisti preferiti, seppi che eravamo già ad un buon punto, e che alla fine, il tempo, è solo un fattore superfluo.

"Come posso aiutarti?"

"Mhh, potresti mettere su l'acqua per la pasta? Le padelle sono nel secondo armadietto a destra"

"Subito!"

Prendo la padella più grande e la riempo d'acqua. "Comunque, viene anche Josh a cena, sai il mio ragazzo aveva voglia di conoscere «la famosa cotta di Evan»" dice facendo le virgolette e prendendo la passata di pomodoro in frigo, "Evan lavora a quest'ora, quindi, saremo solo noi tre. Non ti preoccupare, Josh è un amore!"

"Oh, ehm, va bene" rispondo qualche secondo dopo, cercando di allontanare il pensiero di Evan.

"Comunque, prima che me lo dimentichi, mi puoi dire dove abiti? Evan non mi ha lasciato l'indirizzo: ti ha portato qui, ti ha messo a letto per poi andarsene; tipico da lui. Così, dopo mangiato, possiamo portarti a casa."

Quella domanda mi spiazza, togliendomi il respiro e facendomi dimenticare completamente di Evan.

Una casa ce l'ho, si trova nel mio vecchio quartiere, nascosta dietro tutti i palazzi prestigiosi della città. Non è male, piccola e poco arredata ma, il suo ricordo mi impedisce di darle l'indirizzo.

Tornare in quella casa è tornare nelle braccia di Gregor. Così mi avrebbe trovata.

Non le rispondo subito. Cerco una risposta sensata da darle, qualcosa di giudizioso e giusto ma la verità prende il sopravvento.

"Non... non posso darti l'indirizzo! Non posso tornarci" le dico, mettendo da parte la vergogna.

Smettendo di tagliare gli ingredienti, si gira verso di me, appoggiandosi al bancone della cucina.

"Ok, questo Evan non me l'aveva detto... lui lo sa?"

"Non ho potuto dirglielo." Infatti, non gli ho detto proprio nulla.

Vedendomi turbata, Laura si avvicina e mi stringe delicatamente una spalla.

"Non ti preoccupare, troveremo una soluzione. Posso chiamare Evan e vedere come organizzarci."

Mi viene da gridare. Gregor mi ha ridotto così, ad avere paura di ogni cosa, ogni movimento, ogni ombra. Ed ora, è Laura ad assorbire il mio più grande malessere, come se non avesse già i suoi problemi.
Ma non riesco a dirle di lasciar stare, di portarmi nel mio quartiere e di andarsene per sempre. Mi fido di lei e, inconsciamente, mi sto aggrappando con tutte le mie forze alla sua persona.

"Non ti preoccupare Celia, davvero. Dopo il lavoro chiamo Evan e vediamo cosa fare"

"Mi dispiace così tanto di metterti in questa posizione. Non riesco neanche a chiederti di... di semplicemente lasciare stare!" le dico, mostrandole la vera me, senza paura di essere giudicata o cacciata. "Mi sento così sola e, Evan mi ha salvato ed ora ci sei tu che, mi aiuti e mi stai vicino" continuo, non potendomi fermare "C'è una persona che... mi sta cercando e non posso farmi trovare...!"

"Celia dobbiamo chiamare la polizia! Oddio, ti ha fatto del male?"

"La polizia non farà nulla lui è.... troppo potente. Voglio solo dimenticarlo, ti prego!" dico quasi singhiozzando.

"Va bene, ascolta Celia, troveremo una soluzione, tu non ti preoccupare, okay? Ti aiuteremo noi"

"Non so come ringraziarti, sento di essere un peso enorme, per te, per lui, per il mondo intero"

Oramai le bugie non servono più, sta vedendo me, quella distrutta dal suo passato, quella sola e indifesa, con la forte voglia di amare e di essere ricambiata.

"Non sei un peso Celia ed Evan la pensa come me. Ne usciremo insieme"

Insieme. Noi.

"Parli di un "noi" nonostante mi conosci da poche ore. Non dovrei essere un tuo peso, cazzo, non dovrei esserlo di nessuno!"

"Celia, guardami. Tutti abbiamo bisogno di una mano, di qualcuno che ci capisca e sostenga, ed io sono qui! Non c'è bisogno di un'eternità per capire che persona sei. Soffri ma sei tanto forte, hai solo bisogno di vederlo coi tuoi occhi"

Vedere la propria forza è difficile se sei da sola. Lei è lì però e io posso farcela.

Faccio dei respiri profondi e le tocco la mano appoggiata sulla mia spalla.

"Posso farcela" sussurro con più grinta.

"Certo che puoi farcela, ne sono sicura!" e avvicinandosi al bancone, prosegue: "Adesso sai che facciamo? Passiamo una serata grandiosa e resti qui tutto il tempo che serve, okay?"

"Grazie Laura ma domani troverò una soluzione, davvero, domani troverò una soluzione"

"Va bene, vedremo cosa fare domani"

Ci rimettemmo ai fornelli e mentre cucinavamo, non discutemmo più della mia situazione.
Mi raccontò della sua famiglia, del suo percorso scolastico e dell'amore folle che ha per la pittura (un altro e importante punto in comune).

Anche se con un po' di fatica, gli racconto la mia passione per la letteratura e girovagando nei ricordi più belli, le parlo delle famose domeniche con nonno, stupendomi di non sentire dolore nel farlo, ma più un calore dolce riempirmi il petto. Laura mi ascolta e ride, sentendo le battute del nonno e così, tra le risate e il viaggio nei ricordi, la pasta è pronta.

"Chiamo un secondo Josh per vedere quando arriva" ma prima che potesse anche solo prendere il telefono, bussano alla porta e Laura, tutta felice corre ad aprire.

Cerco di pettinarmi i capelli con le mani e di rendermi più presentabile raddrizzando il maglione e la giacca. Sono un po' in imbarazzo ma voglio davvero dare una buona impressione.

"Ciao amore" dice Laura abbracciando e baciando un ragazzo castano. Ecco Josh. "Entra, entra, devo assolutamente farti conoscere Celia"

Josh è alto e piuttosto muscoloso. I ricci castano scuro gli cadono dolcemente sulla fronte e due occhi verde smeraldo mi guardano incuriosito. È un bel ragazzo e quello mi agita di più.

Non sapendo cosa fare, gli porgo una mano imbarazzata: "Ehm, io sono Celia"

Divertito da quel gesto, mi prende la mano e scuotendola, rispose: "Piacere Celia, sono Josh"

Laura venne in mio soccorso e felice come una bambina a Natale, ci spinse in cucina per cenare.

"Evan non viene?" chiede Josh, dopo essersi seduto.

"No, mi ha detto che lavora stasera"

"Va bene, allora, buon appetito!"

"Buon appetito" dissi all'unisono con Laura.

Josh mi mette subito a mio agio, e parlando del più e del meno, riesco a godermi la cena.

Scopro che è uno studente di legge e che volendo seguire le orme de padre, vuole diventare avvocato. Mi parlano di come si sono conosciuti: una notte d'estate, ad une festa di città e, colpo di fulmine.

Guardandoli, mi viene da sorridere: il loro amore è così forte e unico che riesco a sentirlo sulla pelle. Si completano e uniscono con uno sguardo e anche se a volte mi imbarazzo a guardarli, mi sento circondata dal loro calore.

Finendo di mangiare, tra le battute di Josh e gli aneddoti di Laura, li costringo a non fare nulla e a prendersi un po' di tempo per loro.

"Sei sicura Celia? Guarda che non ci da fastidio!"

"Si, se proprio insisti a fare tutto, possiamo almeno aiutarti!" aggiunge Josh.

"No ragazzi, davvero! andate pure di là"

Sgombrare la tavola e lavare i piatti è il minimo, dopo tutto quello che hanno già fatto. Laura cerca di farmi cambiare idea, ma, alla fine, mi lasciano sola.

Mentre lavo i piatti, li sento ridere e, godendomi quel momento di spensieratezza, mi permetto di pensare a Evan e al fatto che non l'avrei più rivisto.

Il biglietto in tasca sembra bruciarmi la coscia e il suo pensiero riempe ogni parte di me. Non capisco le mie emozioni pensando a lui, mi sento così confusa e disorientata. Continuo a ripetermi che il bisogno di ringraziarlo per avermi dato un'altra possibilità è il reale tormento ma sotto sotto, so che c'è qualcos'altro.

Il campanello mi distoglie da quel momento. Asciugandomi le mani e avvicinandomi alla porta della cucina, vedo Laura alzarsi ed aprire la porta.

Il  cuore inizia a pomparmi all'impazzata nel petto.

E' lui.

"Evan che ci fai qui, non dovresti essere al lavoro?" gli dice Josh, seduto sul divano.

"Devo vederla"

Averlo a qualche metro di distanza mi fa tremare. È alto come lo ricordo e la sua stazza, piena e muscolosa, riempe mezza stanza.

Osservo ogni dettaglio del suo viso: i capelli neri, sparpagliati sulla testa, coprono le sopracciglia folte e sinuose; la bocca, piena e rosa, è impassibile e una leggera barba copre le guance.
Soffermandomi sui suoi occhi, non riesco a distogliere lo sguardo: neri e profondi come gli abissi dei mari, pronti a penetrarti l'anima e a scoprire ogni tuo segreto.

Inconsciamente faccio un passo in avanti, intrigata.

Cercandomi, mi trova sul ciglio della porta e avvicinandosi, non distoglie lo sguardo.

"Evan, aspetta, che succede?" proferisce Laura, tagliandoli la strada.

Non la degnò di un'occhiata e continuando a guardarmi dice: "devo parlarti"

Lasciando l'agitazione da parte e distogliendo lo sguardo, mi rivolgo a Laura: "possiamo parlare un secondo in cucina?"

"Certo! Andate pure, nel caso, io sono qui!"

"Grazie"

Entrati in cucina, Evan chiude la porta, lasciando Josh e Laura fuori dalla questione.

Solo io e lui.

Mettendomi il più lontano possibile, cerco di non mostrargli quanto sono agitata e osservando attentamente il bancone della cucina, mi stringo la giacca addosso.

Vedendo il mio gesto, sposta lo sguardo sul mio corpo, per concentrarsi su quello che indosso. La sua giaccia.
Vergognandomi, inizio a tirare giù la cerniera per potergliela ridare, ma, la sua voce mi ferma.

"Puoi tenerla"

Le farfalle volano da tutte le parti, ma, non è il momento di pensare a questo. Perché è tornato?

"Cosa vuoi dirmi?"

"Ti sta cercando"

Gregor. Deve per forza essere lui.

Arretrai di un passo. "Come fai a saperlo?"

"Non puoi tornare a casa tua, i suoi uomini si sono appostati in ogni angolo del tuo quartiere" rispose, ignorando completamente la mia domanda.

"Come fai a saperlo?"

"Non importa come lo so, hai un posto sicuro dove stare?"

Inizio a camminare nervosamente nella stanza e mi impedisco di piangere. Non è il momento di fare la frignona.
Non ho nessun posto dove stare.

"No", sussurro evitando i suoi occhi.

Voglio urlare.
Sono diventata la pedina del gioco preferito di Gregor. Non posso muovermi, non posso respirare, non posso vivere senza che lui non ne sia a conoscenza. Mi ha rubato tutto ed ora, non mi resta più niente.

"Puoi stare da me"

"Io..." non so cosa dire.

Tutto mi sembra così sbagliato. Non deve finire così. Lui è innocente ed io non posso macchiarlo.

"Voglio aiutarti e quando tutto sarà finito, non dovrai più vedermi"

Si avvicina e anche se non mi tocca, posso sentire il suo calore avvolgermi e, in qualche modo, proteggermi.

Il mio corpo vuole ringraziarlo per essere tornato, per non aver lasciato stare e per essere, nonostante tutto, ancora qui, ma, la mia mente non puo' accettarlo. Restare equivale morire e non posso permetterlo.

"Laura ha detto che posso stare un'altra notte. Domani vedrò cosa fare"

"Cazzo Celia, non capisci? Se lui ti trova sei fottutamente spacciata" dice alzando la voce.

"Mi hai fatto una promessa" sussurro.

"Non me ne frega un cazzo della promessa!  Vieni a stare da me e finiamola qui"

Laura irrompe in cucina, avendo sentito Evan alterarsi.

"Evan allontanati da lei!" dice, avvicinandosi e spostando Evan di lato.
"Cosa sta succedendo? Qual'è il problema?"

Evan è arrabbiato. Lo capisco da come serra la mascella e dal modo in cui stringe furiosamente i pugni.

"Hey, amico, stai calmo" proferisce Josh, mettendosi accanto a lui.

Sono io la ragione di questo fardello. Sono io il problema.

"Celia non ha un posto dove stare e le ho detto di venire da me"

Laura mi guarda, quasi offesa.
"Certo che ha un posto dove stare, qui con me!"

Non riesco a dire niente. Sento le loro voci ma sono così lontana.

"Non può stare qui" risponde Evan.

Laura si arrabbia e avvicinandosi a Evan dice: "Se non può  stare qui perché l'hai portata ieri notte?"

Evan non replica. Non puo' farlo.

"Celian qui sei al sicuro e nessuno può farti del male. Puoi restare quanto vuoi e, non sei un peso! Davvero, resta qui" dice Laura con più calma.

La guardo e la sua sincerità trapala da ogni poro. Lei mi vuole qui con lei, e non per tristezza o pena ma... perché lo vuole, davvero.

Accettare sembra sbagliato ma rifiutare, di più. Mi vogliono aiutare e negarglielo è da egoisti.
Prendo la loro mano e mi lascio coinvolgere. Lo faccio.

"Voglio.. voglio restare qui" dico, guardando Evan.

Laura è mia amica. Per adesso, mi basta sapere questo.

Evan non reagisce. Continua a guardarmi, come per trovare un'altra soluzione, un rimedio che non implicasse sua cugina, ma, Laura gli prende una mano e, stringendola, lo rassicura.

"Stai tranquillo Evan, Celia è al sicuro con me!"

"Va bene" esorta, alla fine, rassegnato.

Josh, che fino a quel momento non ha parlato, si avvicina a Laura e le prende una mano.

"Chi ha voglia di vedere un film?"

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Bene ragazzi, siamo arrivati alla fine di questo LUNGHISSIMO capitolo.  Pensieri?

Lo so che vi avevo promesso di pubblicarlo prima ma, lasciandomi trasportare dalle parole, ho deciso di allungarlo un po e di aspettare qualche giorno per essere sicura del risultato.

Domanda: preferite capitoli così lunghi o meglio qualcosa di più corto, come i primi che ho fatto? 

Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche critica non privatevi!

Spero a presto,
la vostra @sprovveduta

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