L'orsetto, i Fuochi Fatui e l'Uomo
Da bambina adoravo il campeggio. Mi sentivo libera a contatto con la natura. Il tempo era incastonato nella rugiada che accarezzava i fili d'erba all'alba. I miei genitori mi portavano nei luoghi più magici e incantati del mondo. Ma ce n'è uno che non dimenticherò mai.
La valle di Hessdalen, situata nel cuore della Norvegia, è un luogo di meraviglia e mistero. L'atmosfera sembra rarefatta di leggende sorprendenti. Gli sguardi degli adulti diventano quelli di bambini che vedono per la prima volta la magia del fuoco. Ed è anche di fuoco che questa storia parla.
I miei genitori, mio fratello ed io eravamo seduti fuori dalla nostra tenda. All'improvviso i miei occhi furono attratti da un bagliore blu nel cielo notturno. Seguito subito da un altro. E un altro ancora. A stento riuscii a richiamare l'attenzione dei miei, indicando incantata lo splendore di quelle luci.
- Piccola mia, quelli sono fuochi fatui! - il sorriso dolce di mia madre riscaldava il mio respiro congelato dalle basse temperature.
- Cosa sono i fuochi fati, mamma? - dovevo avere un'espressione perplessa e buffa perché mio padre rise affettuosamente. Amavo quel suono!
- Si dice fatui, tesoro. Beh,per spiegarvi cosa sono vi racconto una storia. Vi va di ascoltarla? - la suaera una domanda retorica, ovviamente. Ma le nostre grida entusiaste colpironolo stesso il suo povero udito e quello di mio padre.
- Tanto tempo fa nella valle di Hessdalen vivevano Mamma Orso e il suo cucciolo. Erano gli ultimi orsi bianchi rimasti. Una creatura malvagia, aveva distrutto ogni cosa che la natura aveva creato. L'aria aveva un cattivo odore, l'acqua era velenosa, le piante erano quasi tutte morte. La maggior parte delle specie animali si era presto trovata senza una casa e rischiava di estinguersi. Mamma Orso e il suo piccolo vagavano da giorni in cerca di qualcosa da mangiare. Fortunatamente, lei si era già trovata in una situazione simile quand'era cucciola e sua madre le aveva insegnato a mangiare qualsiasi cosa, distinguendo le piante velenose da quelle buone e l'acqua inquinata da quella pulita. Era ora che anche il suo cucciolo imparasse a sopravvivere. Così si nutrivano di quello che trovavano: erba, girini, pesci morti da poco e non avvelenati e altre poche cose.
- Mamma, perché la valle sta morendo? - chiese il cucciolo, stanco per il lungo girovagare.
- Oh piccolo mio! Perché una creatura malvagia sta distruggendo tutto. Gli altri animali la chiamano Uomo - il tono di Mamma Orso era dispiaciuto.
- Perché fa questo mamma? - la paura faceva tremare il piccolo.
- Perché all'Uomo importa solo di se stesso. Non si rende conto della distruzione che semina.
Il cucciolo non riuscì a dormire quella notte. Molti dei suoi amici erano scomparsi e si sentiva solo. Fortuna che c'è la mamma!
Mentre era perso tra i suoi pensieri, l'orsetto notò un bagliore blu nel cielo notturno. E poi subito un altro. In un attimo, la notte fu illuminata da tante luci blu. Il piccolo le vedeva abbassarsi sempre di più. Si mise a sedere e aspettò che una di quelle luci fosse vicina.
- E voi che cosa siete? - chiese confuso.
- Noi siamo Fuochi Fatui. Siamo le anime degli esseri viventi che non ci sono più, a causa dell'Uomo. - la voce della luce era dolce e melodiosa.
- Anche la mamma mi ha detto che l'Uomo è cattivo. Cosa posso fare per aiutare gli altri animali? - il cucciolo voleva rivedere i suoi amichetti. Pensò a Foca, Pinguino, Tricheco e altri piccoli che come lui vagavano in cerca di cibo e acqua.
- Sei coraggioso, Piccolo Orso. Per aiutare la tua mamma e i tuoi amici, però, dovresti affrontare la creatura malvagia. Dovresti riuscire a fargli vedere le cose belle che sta distruggendo. Le tue parole dovrebbero sciogliere il ghiaccio che avvolge il suo cuore. Credo sia troppo pericoloso. Sei ancora un cucciolo.
- Ma io voglio salvare tutti noi! Per favore, Fuoco Fatuo, dimmi dove posso trovare l'Uomo. - la determinazione del piccolo convinse la luce blu ad aiutarlo.
- Domani mattina vai nel cuore della valle. Lì troverai la creatura malvagia. Stai attento quando la incontrerai, perché potrebbe tentare di prendere la tua pelliccia. Se riuscirai ad evitarlo, dovrai portarlo in uno dei tuoi luoghi preferiti. Un luogo che sia ancora salvo dalla sua malvagità. Conosci un posto simile? - la luce guardò il cucciolo inclinando la testa. L'orsetto ci pensò un po', prima di rispondere.
- Sì! Certo che conosco un posto bellissimo! - scattò in piedi felice.
- Allora, dovrai condurre l'Uomo lì e sperare che il suo cuore si sciolga e torni ad Amare. Ora io e i miei amici dobbiamo andare. Ma domani sera verrò in tuo aiuto se servirà. - il Fuoco Fatuo salutò il cucciolo di orso bianco e si spostò in un altro punto del cielo con i suoi amici. Avevano altri piccoli da rincuorare.
L'indomani mattina, quando Mamma Orso si svegliò, saltò in piedi spaventata quando non vide il cucciolo. Lo cercò in ogni grotta nei dintorni, ma non lo trovò. Continuò a camminare, disperata per aver perso il figlio. Non si arrese, ovviamente. Ma non poteva immaginare cosa il piccolo stesse cercando di fare.
L'orsetto era partito all'alba per la sua missione. Era quasi giunto al cuore della valle, quando vide una strana grotta in lontananza. Che strana! In natura non ho mai visto una grotta così! Avvicinandosi, notò che in effetti non era come qualsiasi altra tana. Era diversa. Più grande e più resistente. Si rese conto solo allora di aver trovato l'Uomo. Arrivato davanti alla porta, esitò prima di entrare. Le sue zampette soffici attraversarono l'uscio, facendo cigolare il pavimento. Emise un piccolo verso, come a chiedere se ci fosse qualcuno. Una parte di lui sperava di essere solo. Gli mancava la mamma e voleva andare via, ma i suoi amici avevano bisogno del suo aiuto.
Attraversò la grande stanza principale, seguendo uno strano rumore che gli ricordava tanto il verso di un cinghiale che aveva conosciuto una volta. In un attimo si trovò davanti la creatura malvagia. Stava dormendo sulla poltrona. Il cucciolo emise un rantolo per attirare la sua attenzione, senza risultati. Allora gli toccò una gamba con le zampette anteriori. L'Uomo sobbalzò e appena lo vide imbracciò il fucile. Il cucciolo spaventato iniziò a scappare. Uscì dalla porta correndo, inseguito dalla creatura che provò a sparargli in un paio di occasioni. I colpi andarono a vuoto, per fortuna. La fuga continuò fino a che il piccolo non raggiunse il luogo dove aveva deciso di portare l'Uomo.
Senza accorgersene, infatti, la creatura si ritrovò in una piccola foresta. La vegetazione in quel punto non aveva smesso di crescere, anzi si era rigenerata. Dagli alberi abbattuti erano nati altri alberi. Lì molti degli animali che l'orsetto aveva conosciuto esistevano ancora. Il piccolo andò al centro della foresta, vicino al ruscello ormai quasi secco. Bevve qualche sorso d'acqua fresca e poi guardò l'Uomo. Quest'ultimo aveva lentamente abbassato il fucile e osservava meravigliato la natura. Non pensava che tutto quello che faceva poteva distruggere fino a tal punto né tantomeno che la natura avesse una simile forza. Restò letteralmente incantato a guardare la bellezza degli animali presenti. Il suo cuore di ghiaccio tornò caldo e vivo, come un tempo.
Si avvicinò al piccolo orso, che indietreggiò ancora spaventato. L'Uomo posò a terra il fucile e allungò la mano per accarezzarlo. Il cucciolo rimase fermo e si lasciò andare a quel contatto, rotolandosi tra le braccia della creatura.
Ora però doveva tornare dalla mamma, sicuramente era in pensiero e lo stava cercando. L'Uomo capì che il piccolo doveva trovare la madre. Decise allora di camminare con lui, per essere sicuro che non si perdesse. Usciti dalla foresta, iniziarono a percorrere una strada buia. L'uomo non conosceva quella parte della valle e il piccolo iniziava a sentirsi smarrito.
I Fuochi Fatui iniziarono ad illuminare di nuovo il cielo e la luce che aveva parlato con l'orsetto la sera prima non tardò ad avvicinarsi per fargli strada. Sorrise, quando notò la presenza dell'Uomo.
Quando Mamma Orso vide il cucciolo arrivare in lontananza, corse verso di lui e lo abbracciò forte. Aveva avuto paura che fosse scomparso come gli altri animali. Quando vide l'Uomo, si alzò in piedi minacciosa. Ma il piccolo le fece capire che non c'era alcun pericolo.
Da allora l'Uomo passò le sue giornate a rimediare al male che aveva fatto. Seminò alberi e piante, creò percorsi per i ruscelli. Gli animali iniziarono di nuovo a riempire la Terra. Mamma Orso e il suo cucciolo rimasero con l'Uomo, aiutandolo come potevano. La creatura malvagia era ora buona come i suoi amici animali. E non era mai stato così felice.
Ancora oggi, quando vedo una luce blu nel cielo, mi tornano in mente i Fuochi Fatui e la storia del piccolo orso bianco. Quella storia mi ha insegnato a rispettare la natura e la sua forza. E ho capito che per ogni uomo malvagio ne esiste almeno uno buono.
E la Valle di Hessdalen, con i suoi Fuochi Fatui, è ancora oggi un punto di riferimento per chiunque si senta perso.
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