Sono sbadato
Giacomo era sbadato. Ma non un po' e nemmeno il giusto, non era neanche quel tipo a cui dici "E vabé, capita"; no, il suo livello di sbadataggine era riassumibile in un'unica, breve frase che faceva pressappoco così: "Sei il solito pirla".
Il giorno prima aveva fatto quel patto con Amelia, limitandosi a dirle di vedersi il giorno dopo allo stesso posto e che lui sarebbe stato lì a lavorare, ma non ricordandosi che l'indomani era il giorno di chiusura della pasticceria. Inutile aggiungere che non aveva preso il numero di telefono di lei, quindi si era presentato all'ingresso della pasticceria all'ora in cui solitamente apriva, nella speranza che Amelia si facesse viva prima di trovarlo ibernato.
Si sentiva un cretino a starsene lì davanti, ad aspettare qualcuno che non sapeva nemmeno quando sarebbe arrivato. Ma soprattutto, Amelia sarebbe arrivata? Chi gli confermava che non gli avesse mentito? Una leggera sensazione di vuoto si fece largo nel suo stomaco. Deglutì e prese un profondo respiro, passandosi una mano tra i capelli bagnati a causa dell'umidità per calmare l'ansia che gli stava nascendo dentro, timoroso di passare la giornata così, ad aspettare qualcuno che non sarebbe arrivato - e non sarebbe stata la prima volta-. Eppure lui ci credeva, sperava davvero di poter aiutare Amelia. Se avesse potuto lo avrebbe fatto con tutti i bugiardi patentati del mondo.
Sbuffò, perso nei suoi ricordi e, alzando gli occhi verso il cielo, scorse la figura di Amelia che gli si avvicinava. Quando la vide perse un battito; sembrava diversa dal giorno precedente. Sorrideva, sorrideva con la bocca, con gli occhi e con due buffe fossette che non aveva mai notato. Sorrise anche lui quando pensò di aver contribuito a quell'espressione spensierata; le aveva dato una speranza e aiuto sincero, aveva un minimo di merito.
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C'era un sole caldo e accecante quel giorno. Da quando aveva iniziato a nevicare la nebbia si era man mano dissolta. Non essendoci particolarmente freddo Amelia e Giacomo avevano scelto un bar in centro dove far colazione all'aperto, per potersi affacciare alla piazza piena di mercatini di Natale e di musica natalizia. Un artista di strada poco lontano da loro cantava allegre canzoni sul natale, attirando molti spettatori intorno a sé, mentre un suo collega se ne stava piegato sulle ginocchia a fare bolle di sapone, facendo correre e ridere i bambini. Giacomo notò, con dispiacere, che Amanda li guardava come si guardano i barboni per strada.
"Once upon a time in a town like this
A little girl made a great big wish
To feel the world full of happiness
And be on Santa's magic list"
Mentre Amelia canticchiava la canzone che risuonava sotto i portici della piazza, Giacomo le chiese com'era andato il primo giorno senza bugie. Lei sembrò pensarci a lungo, forse si stava chiedendo se mentirgli o meno. Fece spallucce, mordendo la brioche alla marmellata appena sfornata e scostandosi all'improvviso.
"Scotta!" esordì, cambiando argomento.
Giacomo la guardò, esterrefatto.
"Cambi argomento perché non hai mantenuto il patto! Amelia, me lo avevi promesso."
Amelia abbassò la testa, non trovando il coraggio d'incrociare i suoi occhi severi.
"Forse una mi è scappata, ma niente di che, ho fatto una torta dimenticandomi il lievito ma con mia madre ho detto che il lievito c'era ed era il forno ad avere problemi... Oh insomma, quel forno ha davvero dei problemi, non credo che sia stato il lievito il problema. Ridicolo" esordì sul finale con rabbia, giustificandosi furente. Lo guardò negli occhi, sfidandolo a ribattere. Lui rise di rimando, una risata vera e che mai avrebbe creduto di fare davanti ad una bugia. Il vero problema di quella ragazza, pensò, non erano le bugie, ma il fatto che davvero ci credeva in queste. Lui predicava il giusto e non avrebbe mai creduto di trovare tanta il lato divertente nelle cose sbagliate. Amelia riprese a canticchiare, come se non fosse successo nulla, tamburellando con le sue dita sottili e screpolate dal freddo, sul tavolo.
"At the same time miles away
A little boy made a wish that day
That the world would be okay
And Santa Claus would hear him say
I got dreams and I got love
I got my feet on the ground
And family above
Can you send some happiness?"
"Una bugia è una bugia, conta solo che l'hai detta. Prima regola." esclamò Giacomo, risentito. Lei si gelò per pochi secondi, probabilmente distratta dal tono freddo di lui, che ripensava a suo padre. Ripensava a quando gli aveva detto che sarebbe uscito a comprargli il regalo di Natale, e invece aveva preso un biglietto d'aereo di sola andata per sé. Una bugia per non farlo soffrire - bianca avrebbe detto Amelia- e che lo avevo portato ad attendere, speranzoso, davanti una porta chiusa a doppia serratura. Gli ultimi giorni di scuola, prima delle feste natalizie, li aveva passati nel cortile a guardarsi in giro e pregando che suo padre spuntasse dai cancelli. Lì aveva visto Amelia con altri tre bambini che non avevano paura dell'inverno, così passavano la ricreazione a tirarsi palle di neve. L'ultimo giorno di scuola si rese conto che non guardava più la strada oltre i cancelli, ma i suoi occhi erano ben piantati su Amelia che rideva e si tuffava in quella coperta umida e bianca, felice.
"E tu l'hai detta una bugia bianca?" gli chiese Amelia, squadrandolo. Lui le sorrise, malizioso.
"Ho detto ad un bambino che Babbo Natale gli avrebbe portato ciò che desiderava."
"Questa sarebbe la tua bugia?" gli chiese, ironica, e Giacomo risentì quel vuoto nello stomaco.
"Babbo Natale non esiste quindi sì, è una bugia." le rispose, vittorioso, prima di continuare " facciamo un gioco" propose. Lei allora, divertita, gli chiese a cosa volesse giocare. Giacomo si sentì un grandissimo pezzo di merda.
"Devi andare a dire al cantante di strada, sì, quello che cantava Shake up Christmas, quello che pensi veramente di lui e... Ah, ferma, lasciami finire... Ho visto come lo guardi, come se fosse un barbone. Quindi immagino che pensieri tu abbia fatto su di lui e, se non sarai sincera, me ne accorgerò e ti darò della bugiarda davanti a tutti." Alle sue parole seguirono un lungo e ansioso silenzio. Amelia dilatò leggermente gli occhi, sorpresa, poi gli tirò un pugno sul braccio, smuovendolo appena.
" Ma sei scemo?" gli urlò, per poi aggiungere a voce più bassa "sono bugiarda, ma non stronza come te di certo."
"Abbiamo stretto un patto. Era una bugia anche quella? Lo faccio per te, fidati."
"Ma nemmeno ti conosco se non di vista, solo perché in sta città siamo in seimila abitanti a essere esagerati! Mi devo fidare?"
"Non fidarti ma intanto non ti ho giudicato, anzi, mi sono proposto di aiutarti!"
"Ehi, pure io aiuto te."
"E allora dopo farai la tua parte."
Quella prospettiva sembrò illuminare Amelia, che sussurrò minacciosa:" So cosa fare con te." Il tono rauco e la frase ambigua fecero arrossire Giacomo, che perse il filo del discorso e deglutì a vuoto, grattandosi la testa.
"O-ok, vai, io ti seguo."
Lei, non accorgendosi del suo recente disagio gli diede le spalle e si avvicinò all'artista di strada, occupato ad accordare la chitarra. Immobile davanti a lui non disse nulla finché non la guardò, in dubbio se chiederle o meno se avesse bisogno di qualcosa.
"Ciao."
L'uomo le sorrise, genuino. Giacomo poteva quasi sentire la sua agitazione.
"Io vorr- devo dirti una cosa... Ma non per cattiveria eh" precisò, con le guance in fiamme.
Prese un grosso respiro, Giacomo la fissava, serio. Voleva vedere se aveva coraggio. Cosa di cui dubitava, perché se fosse stata coraggiosa non avrebbe avuto bisogno di bugie. Si schiarì la gola, sentendosi davvero stronzo nel costringerla ad una cosa del genere.
Ok, pugno di ferro, forza si ripeté mentalmente. E se lei non fosse stata sincera con quell'uomo allora voleva dire che non voleva giocare. E se non voleva giocare, tanto valeva non perdere tempo. Iniziò a sentirsi agitato anche lui.
Amelia lo guardò, poi si rivolse al cantante di fronte a sé, che la guardava come se fosse una pazza. Giacomo soffoco un risolino.
"Prima di tutto mi presento, piacere, io sono Amelia e complimenti per la sua bella voce."
1346 parole, la canzone è Shake up Christmas dei Train
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