Capitolo 43
L'esercito di Neith avanza inesorabile per altri quattro giorni, massacrando e saccheggiando villaggi sempre più grossi.
Ovunque arrivi, lascia una scia di ombra e morte.
Ho quasi la sensazione che il sole sempre più caldo che ci accoglie marciando verso sud-est, si ottenebri dopo il nostro passaggio.
Non ho mai visto una tale ferocia.
Ogni volta che i cadaveri vengono smembrati, è come se uccidessero anche me, mentre l'orrore e la paura sono una tenaglia costante attorno al mio stomaco.
E le mie notti sono ormai costellate da incubi.
E' l'ennesimo sonno di terrore quello da cui vengo destata la quarta notte.
L'ultimo sorriso della luna si è spento ieri; oggi sono solo le stelle a definire debolmente i contorni della natura circostante. Verso est il blu della notte inizia già a sbiadire. L'alba non deve essere lontana.
Mi rendo conto di cosa mi ha svegliato quando il rumore si ripete.
Un fruscio sull'erba.
Sono sicura che sia molto vicino a me, se sono in grado di percepirlo solo io. Le guardie, accanto al fuoco, non sembrano accorgersi di nulla.
Poi una melodia si diffonde, lieve.
Un flauto!
Le sentinelle piegano il capo in avanti e restano immobili, mentre le mie palpebre faticano a rimanere aperte. Cedo al torpore, cullata dalle note del familiare strumento.
Purtroppo non riesco a riposare quanto vorrei. A malincuore riapro gli occhi di scatto al suono di un belato.
Che accidenti...?
Il profilo che tento faticosamente di mettere a fuoco è più alto di un normale animale.
"Pan."
Mi ci vuole poco per realizzare cosa significhi la sua presenza qui.
"Il tuo padrone non si degna neanche di venire a ritirare di persona il suo premio?" chiedo sarcastica.
"Attenta a quello che chiedi, potrebbe realizzarsi prima di quanto pensi" mi redarguisce lui.
"Cosa vuoi?"
Ho ancora un conto in sospeso con questo mezzo umano.
Ringrazia che sono legata ad un albero, capra, altrimenti pagheresti anche per quel bastardo di Kronos. E senza dovermi contenere per paura di folgorarmi!
"Rimediare agli errori."
Come sempre, il suo tono è basso e inespressivo.
"Rimediare agli errori?" ripeto incredula.
Con la testa indico l'esercito di Neith.
"Puoi iniziare da subito allora. Sono sicura che ognuno di quegli errori lì sarà ben felice di accontentarti."
In effetti penso che vedere i Fomoraig staccare le corna a Pan sarebbe l'unico spettacolo macabro che vorrei godermi.
"Non è di quelli che ho il dovere di preoccuparmi" taglia corto lui.
"Stai scherzando? Quelli sono qui per radere al suolo l'Ellade. E tu non ti preoccupi?!"
Alzo istintivamente la voce, ma Pan mi zittisce con una delle sue luride mani pelose.
"Se è il bene dell'Ellade che ti sta a cuore, allora ascoltami bene: il tuo Signore verrà a prenderti tra poco e da quel momento sarai tu a doverti preoccupare di fare in modo che non abbia le armi per sostenere questa invasione."
Strabuzzo gli occhi per la sorpresa.
Pan libera la mia bocca e si siede di fronte a me, in attesa.
"Non capisco di cosa stai parlando."
Tra il suo gesto repentino e il disgusto che mi ha provocato, ho colto metà delle sue parole.
"Kronos ha messo in piedi tutta questa scommessa in cui tu sei il premio, ha mosso le sue pedine per assicurarsi la vittoria e verrà a reclamarti non appena scadrà il termine. Che cosa ti suggerisce questo?"
E' quasi saccente, mi irrita.
"Che gli interessa solo quel maledetto dono che mi ritrovo per diventare più potente e ristabilire il suo dominio. Fin qui ci ero arrivata da sola. Ma che cosa c'entra l'invasione?"
Il quadro si compone davanti ai miei occhi nel momento in cui do voce alla mia domanda.
"E' Kronos che ha invitato Neith a invadere l'Ellade. Per creare scompiglio e spodestare Zeus. Non gli basta un nuovo potere, aveva bisogno di un esercito per mettere in ginocchio l'Olympos" sibilo.
Pan annuisce.
"Tu non puoi fermare l'esercito. Ma puoi impedire a Kronos di diventare più forte del padre degli Dei. L'Ellade avrà bisogno di Zeus per difendersi."
Nonostante il rancore nei suoi confronti, inizio a pensare di dovermi fidare di lui e delle cose che sa. Ma non abbastanza da rivelargli cosa ne ho fatto del potere che Kronos desidera da me.
"Ho perso contro di lui, il giuramento che mi ha obbligato a fare non mi lascia scelta. Prenderà quello che vuole, che mi piaccia oppure no. Temo che l'opposizione di una semplice umana non valga molto" protesto.
"Forse il tuo valore può essere stabilito dalla paura di altri di vederti scivolare via."
Ignoro la sua affermazione, perché c'è una domanda molto più pressante a cui ho bisogno di una risposta.
"Perché ora stai agendo contro il tuo padrone?"
Ancora non riesco a capire il suo cambio di fazione.
"Kronos non è più il mio padrone. La mia lealtà va alla mia nuova Signora adesso e lei non desidera che l'Ellade cada nelle mani sbagliate."
Pan si alza e mi fissa dritto negli occhi.
"C'erano infinite possibilità che tu morissi, da quando sei fuggita da Delphi ad oggi, però lui si è assicurato che tu uscissi illesa da tutto. E questo perché gli servi viva, almeno fino a quando non gli avrai ceduto quello che vuole. Ma cosa succederebbe se... non arrivassi mai a quel momento?"
Con un coltello taglia le corde che mi legano all'albero.
"Ci sono diversi modi per togliersi la vita" prosegue, porgendomele "sta a te scegliere il sacrificio per salvare la tua terra. Sei l'unica che può impedire l'ascesa di Kronos. Sai che è così. Rifletti."
Poi si volta e si dilegua tra gli alberi.
Rimango attonita ad osservare il punto in cui è sparito.
La sua nuova Signora...che gli ha ordinato di suggerirmi il suicidio?
Suggerirmi, non obbligarmi. Avrebbe potuto inviare un sicario. Invece ha mandato un messaggero.
Tutto questo non ha alcun senso.
Sei arrivato troppo tardi. Troverò il modo di aiutare la mia terra, ma non come pensi tu.
Mi libero in fretta del lungo vestito per rimanere solo con i comodi abiti maschili procuratimi da Alexandros.
Prima di scappare il mio sguardo cade sul mucchio di cadaveri scomposti e mutilati.
Controllo che le guardie abbiano ancora gli occhi chiusi mentre rubo un tizzone dal fuoco per gettarlo su quella tomba a cielo aperto.
Questa gente meriterebbe la pira funeraria di un re per quello che ha dovuto subire.
Infine lascio che anche il vestito verde bruci con essa.
Istintivamente decido di correre nella stessa direzione in cui è sparito Pan, sperando che conduca a casa, ma i miei polmoni resistono poco e in breve la corsa diventa una camminata senza meta.
Dopo un paio d'ore so di essermi definitivamente persa.
Le impronte delle zampe caprine sono sparite da un po' e l'orientamento del sole tra le fitte fronde degli alberi mi convince che non sono sulla giusta strada.
Di questo passo non arriverò mai in tempo.
Sono tentata di sdraiarmi a terra per lo sconforto e la stanchezza, ma una freccia sibila a breve distanza dal mio orecchio, provocandomi un brivido freddo lungo la schiena.
In un batter d'occhio cinque druidi, armati e silenziosi, mi circondano.
Inutile tentare di resistere o di fuggire. Mi hanno rintracciato e raggiunto senza particolari sforzi, a quanto pare, e il loro aspetto micidiale è un efficace deterrente.
Mi pesa, ma purtroppo devo riconoscere che Alexandros aveva ragione.
Lascio che mi conducano via fino al punto raggiunto dal resto dell'armata.
Neith scoppia in una grassa risata vedendoci riemergere dall'intrico di alberi. Quando raggiungiamo la sua cavalcatura, la sua espressione torna fredda e maligna.
Con poche, incomprensibili parole ai suoi guerrieri dispone di me.
Uno di loro armeggia con una sacca alla ricerca di qualcosa e per quella che pare un'eternità il mio cuore si ferma.
Questa volta mi uccideranno. No, Pan ha detto che Kronos si è assicurato che io rimanessi viva... allora mi frusteranno o peggio...
Scopro la mia punizione quando una spessa corda emerge tra le mani del soldato, che la fissa alla sella di Neith legando i miei polsi e il mio collo all'altro capo.
Appena la marcia riprende, è evidente che non potrò reggere questa tortura per molto.
Ha davvero intenzione di trainarmi così fino in Ellade!
Il viaggio sembra essere interminabile, tra il rischio di finire contro gli zoccoli del cavallo e quello di vedere il mio collo tirato, come si fa con i polli.
Quando viene dato l'alt, cado in ginocchio, stremata.
La mia schiena è rigida e dolorante, le spalle contratte come se avessi portato un peso enorme.
Sollevo lo sguardo verso l'armata già impegnata a preparare il campo e incrocio il volto scuro e corrucciato di Alexandros.
So cosa sta pensando. La sua è molto più che collera e disapprovazione per quello che ho fatto. Deve aver avuto paura. Tanta paura.
Mi fissa finché un altro druido non lo tira per una manica, poi piega la testa e lo segue.
Neith, smontato da cavallo, è immobile ai margini della radura in cui ci siamo fermati.
Sembra intento ad osservare i maestosi alberi che ci circondano, le cui radici affondano in una bassa nebbiolina prima di incontrare il terreno.
Improvvisamente la sua voce risuona attraverso il campo.
Uno dei druidi gli si avvicina, annuisce, e infine si dirige verso di me. Veloce ed efficiente, mi slega e mi scrolla di dosso la polvere del viaggio, poi mi lancia un'occhiata veloce, come per valutare il mio aspetto.
Che accidenti sta facendo?
Neith torna verso di noi a grandi passi e rimonta sul suo destriero senza mai distogliere lo sguardo dalla foresta. Il druido, invece, indietreggia di un passo, tenendomi sempre sotto controllo.
Non posso fare a meno di fissare a mia volta il misterioso labirinto di tronchi che ci si para davanti e cercare di aguzzare la vista.
Dopo attimi di immobile silenzio, una figura incappucciata in un mantello nero emerge dall'ombra. Se anche non scoprisse il volto, saprei comunque chi è.
Dietro di lui, impassibile, cammina Pan. Mi guarda senza batter ciglio, ma sono sicura che il fatto che io sia ancora viva lo disturbi.
Lurido doppiogiochista.
L'unica consolazione è saperlo dalla parte di Zeus.
Neith lascia che si avvicinino prima di prendere la parola.
"Hi dhuitse, Kronos."
Pur non capendo, sono abbastanza sicura che si tratti di un saluto, a giudicare dal tono.
"Salute a te, Neith. Mi rallegra vederti qui."
Questo incontro che non ha nulla di casuale, questo saluto così amichevole... Tutto ciò spazza via qualunque dubbio a cui la mia speranza ha tentato invano di appellarsi. Nonostante i miei sospetti siano stati da tempo confermati, rimango costernata.
Ma il colpo di grazia arriva quando mi volto verso Alexandros, fermo a pochi metri alle spalle di Kronos, con un carico di rami secchi tra le braccia e l'espressione sospettosa.
Non è quanto ha udito che ora mi preoccupa, ma quanto vedrà adesso.
Mi irrigidisco quando il dio del Tempo si porta di fronte a me, il suo viso così vicino al mio, troppo vicino.
"Ben trovata, Alyssa. Finalmente."
I suoi profondi occhi scuri parlano di trionfo, di gioia malvagia e di qualcos'altro che preferirei non sapere. Un brivido mi scuote e fa contorcere il mio stomaco.
Kronos si volta verso Neith.
"Grazie per esserti preso cura della mia favorita. Ora non ci saranno più ostacoli alla nostra conquista."
Neith fa un lieve cenno con la testa.
"Ullaich an t-slighe, ruigidh sinn a dh'aithghearr."
"Non temere, sarà tutto pronto" risponde Kronos.
L'amara sorpresa nel constatare che Neith capisce la lingua dell'Ellade svanisce negli occhi sgranati di Alexandros. Il suo sguardo perso mi annienta dentro.
Mai come ora mi sono sentita così attaccata a qualcosa, alla vita stessa, mai come ora ho avuto paura di perdere tutto. Eppure solo io so di aver già fatto un passo in avanti per accettare il sacrificio, di aver fatto tutto quello che era possibile per salvare almeno lui.
Devo aggrapparmi a questa consapevolezza per superare l'inevitabile strappo che sta per crearsi, anche se non è abbastanza. Non è come avere la certezza che sentirò ancora la sua presa salda su di me, i suoi baci avvolgenti, il suo respiro affannoso sulla pelle.
Kronos reclama la mia attenzione ad un passo dalle lacrime, chiudendo la possente mano attorno al mio gomito, e mi conduce via con fermezza.
L'ultimo sguardo che riesco a rivolgere ad Alexandros è il più difficile da sostenere: racchiude la vergogna e il rimpianto per quanto non ho avuto il coraggio di confessare, il dolore per quello che so di aver perso, la paura per ciò che sta per accadere.
E' l'ultima occasione che ho per perdermi, anche se solo per un istante, nell'ardente ghiaccio dei suoi occhi.
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