Capitolo 4

Il mercante di Lykaion vanta quella che da tutti è considerata una prestigiosa posizione sulla piazza del villaggio.
Il passaggio dalla strada polverosa sotto la luce accecante del mezzogiorno alla penombra asfissiante della sua bottega mi richiede qualche istante di acclimatamento.

"Siamo chiusi" urla bruscamente.
E' un ometto basso e barbuto, decisamente benestante a giudicare dalla circonferenza del suo punto vita, messo in risalto dalla veste color porpora.

"Vengo da parte del Sacerdote di Meligalas" mi affretto a spiegare.
Il mercante si blocca, sparisce dietro una tenda e torna con un minuscolo sacchettino sul palmo della mano.

"Dite al Sacerdote che va aggiunto solo dopo aver fatto bollire l'acqua e deve essere utilizzato immediatamente" si raccomanda serio.
Non capisco di cosa si tratti ma annuisco e tolgo immediatamente il disturbo.

Finalmente raggiungo il mio vero obiettivo.
Trovo Demetrios intento a leggere un sacro papiro mentre passeggia sul retro del tempio.
Trascuro i convenevoli e lo sommergo con un fiume di parole sconnesse.

"Ora calmati, Alyssa, e ricomponiti."
Il suo tono è fermo.
Si volta e a passo lento rientra nel tempio, dirigendosi verso la stanza circolare dedicata alla divinazione.
La luce che entra dalle aperture nelle pareti si riflette sui muri di pietra gialla e sul bacile di marmo lucido.

"Siediti."
Mi accomodo su una delle panche di legno che seguono il profilo della stanza.
"Ora dimmi cosa hai visto e soprattutto come è accaduto" mi esorta severo l'anziano Sacerdote.
"Stanotte ho di nuovo fatto lo stesso sogno. Non potevo aspettare di tornare qui, quindi mi sono alzata e sono andata alla polla del Tempio. Ho seguito lo stesso rituale, solo che questa volta anzichè essere risucchiata dalla solita spirale senza fondo, sono stata scaraventata a terra da un'immagine" confesso, sfogandomi.

Demetrios è evidentemente contrariato.
"Che immagine?" chiede aggrottando la fronte.
"Un uomo, con diverse cicatrici di battaglia e due lunghi bracciali di metallo ai polsi. Era lo stesso uomo che ho salvato ieri nei boschi dai banditi"
"Tu... cosa?"
"Lo stavano derubando, non potevo lasciarlo lì."
"Avresti potuto rimetterci la pelle. Prendi mai in considerazione le conseguenze delle tue azioni, ragazzina?" mi sgrida.
"Demetrios, non è questo il punto!"
Non posso fare a meno di alzare la voce, infrangendo l'ennesima regola basilare dei templi.
"Il punto è che questo straniero mi issato su un cavallo, riportato al tempio di Athena, messo al polso questo" allungo il polso con il bracciale di metallo "e poi si è imposto nella mia mente durante un tentativo di divinazione."

Demetrios sgrana gli occhi alla vista del bracciale.
"Toglilo" ordina.
"Non posso, è incastrato. Non so neanche come abbia fatto ad infilarmelo."
Il suo viso è ora seriamente preoccupato.

Si alza ed inizia a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Tu e le tue sciocche ossessioni!" sbotta.
"Hai sfidato gli Immortali pretendendo di servirti di un privilegio concesso solo ai loro eletti. E per di più da sola, lontano dalla casa del Dio!"
Il suo tono è disgustato, come se avessi cercato di rubare.
"Allora spiegami perché gli Dei continuano a tormentarmi con questi sogni!" ribatto.

Ormai collera e frustrazione hanno abbattuto qualsiasi senso di timore reverenziale nei confronti degli Olimpici.
"Gli Dei non devono spiegazioni agli esseri umani, specialmente a quelli blasfemi come te!"

Sento qualcosa fiammeggiare dentro la mia testa.
Fisso Demetrios che inspiegabilmente impallidisce.
"Io non sono blasfema, ma è mio diritto sapere perché mi accadono certe cose, quindi troverò le risposte con o senza il permesso divino e utilizzando qualsiasi mezzo possa essermi utile."

Esco di corsa dal Tempio di Kronos.
Ho la sensazione di essermi appena messa contro l'intero Pantheon greco, ma ad onore del vero, non me ne importa poi molto.

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