Capitolo 6

Le giornate dopo quell'addio non furono facili. Lucas continuava a chiedermi cose su Logan: come lo avevo conosciuto? come mai non si faceva vedere o sentire? perché non lo avrebbe più accompagnato alla partita? Ma la domanda che davvero mi preoccupava era perché non può essere lui il mio papà? 

Trascorsi le notti a cercare un valido motivo che non fosse quello vero, non lo trovai, ma non gli dissi nemmeno la verità. Quando mi poneva la domanda divagavo oppure cambiavo argomento. Distrarre un bambino della sua età era una cavolata.

<<Era l'ultimo?>> mi scosse la voce di Carlos da quei pensieri tormentosi.

<<Si, grazie...>> tentai di sorridere, ma al massimo ottenni un accenno. 

<<Avresti dovuto dargli una possibilità...>> tentò di iniziare il discorso.

<<Carlos>> sospirai e con la testa feci cenno verso i miei figli seduti in auto e di tutta risposta chiuse la portiera del bagagliaio <<potrei aver lasciato i finestrini abbassati>> tentai una fuga da quello che stava per dirmi. Controllò rapidamente e scosse la testa <<Io non voglio parlarne...>>

<<Ma devi farlo, ora>> incrociò le braccia davanti al petto ed abbassai lo sguardo, sapevo che aveva ragione e sentivo il peso della verità sulle spalle <<perché non lo hai fatto?>>

<<Lui non è suo padre>> sospirai. Non era vero, assolutamente non lo era. Logan aveva risvegliato una parte di me matura e responsabile, ma soprattutto meno egoista. Non lo avevo mai tradito, nemmeno dopo quella notte... quella dannata e odiosa litigata... nemmeno dopo quello, ma avevo bisogno che lo credessero tutti. Volevo che Logan smettesse di provarci e mi lasciasse crescere questi bambini con le mie forze. Stavo per iniziare con loro la più bella avventura della mia vita perché finalmente avrei avuto un lavoro con un vero stipendio e la mia famiglia mi sarebbe stata accanto dato che abita appena fuori Miami in un quartiere privato per ricchi sfondati, come spesso mi scordo di essere io. Carlos ha stretto con più forza le braccia al petto dopo la finta notizia e contrae con forza la mascella. E' arrabbiato. 

<<Come...>> tenta di formulare una domanda credo ma si ferma spostando il suo sguardo al pavimento <<Come hai potuto mentirgli?>>

<<Carlos, io...>>

<<Taci!>> mi urla contro imbestialito <<io l'ho consolato quando rimpiangeva quello che ti aveva fatto. Non parlo di mesi dopo, parlo della sera stessa, ma non sapeva come tornare indietro. Io l'ho visto disperarsi alla ricerca di documenti e dati che gli permettessero di trovarvi e di aiutarvi, di esserci, ma tu eri sparita! Sparita cazzo! Un giorno voleva venire qui e bussare a ogni porta che trovava con la speranza che tu aprissi a una di queste! Lui è pazzo di amore per te e per Lucas e assurdamente anche per Sofia!>> il suo corpo a tratti sovrasta il mio e a tratti si allontana <<Chi lo sa? Kendall...>> mi scruta, strano che non legga che gli ho mentito <<eh no! James! Certo!>> finge una risata <<come ho potuto fidarmi di voi... per questo lui stava zitto, non diceva dove ti trovavi o se lavoravi o come stessero i bambini...>> ride istericamente e si siede sul vialetto che è leggermente rialzato <<è suo?>> scuoto con forza la testa <<vattene... per piacere. Non ti credo più, per me sei solo una lurida sgualdrina, levati dalla mia vista>> faccio per avvicinarmi, ma con un solo sguardo mi ritiro assieme alle mie lacrime e salgo sul suv. 

<<Mamma, perché piangi?>> chiede curioso il piccolo e dolce Lucas.

<<Mi mancherà questo posto, a te no?>> accenno un sorriso e metto in marcia sostituendo in poco il sorriso con un viso triste dovuto a un suo triste si...

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