Capitolo 2
Urlava, sbracciava, tirava calci alle cose. Sapevo che dargli una notizia del genere sarebbe stato un grande problema per questo rapporto basato su sesso e di tanto in tanto dolcezza. Minacció anche di prendersela con la bambina, ma in qualche modo lo riuscii ad allontanare.
"Logan, possiamo parlarne?" Tentai di intervenire con voce flebile. Il suo sguardo gelò il mio sangue.
"Sparisci dalla mia vista. Porta via quella cosa!" indicò la mia pancia "e quella che hai là dentro" indicò la camera della piccola Sofia "e non aspettarti altro da me. Sai bene quanto io sia contrario ad avere quegli esseri nella mia vita. Frignano, urlano e poi devi cambiarli e stare attento a non dire cazzo o merda perché se no imparano le brutte parole e vaffanculo. Non ho intenzione di ridurre la mia vita a delle pappette del cazzo e disperazione" mi ritrovai le sue spalle davanti che percorrevano il piccolo e stretto corridoio fino a quella che era stata la nostra camera. Sbatté la porta e sentii alcuni rumori di cassetti e ante così mi diressi dalla piccola per fare su le sue cose.
La sua reazione era stata anche peggiore di quella che ero pronta ad accettare. James avrebbe certamente accettato di ospitarmi qualche giorno, altrimenti non avevo dove andare. I giocattoli erano molti, mia cugina la viziava perché credeva non l'avrebbe odiata se le dava quello che voleva. Sospirai ripensando a mia zia, beh... quella donna aveva maltrattato mia cugina in mille mila modi e mi sembra più che ovvio che mia cugina abbia avuto l'idea di agire in modo completamente opposto invece che cercare un punto di unione fra le due cose. Chiusi la zip del borsone e iniziai a riempirne un altro con i vestiti. Alcuni passi si fecero spazio nel corridoio e si fermarono vicino alla porta della camera ma poi cambiarono direzione. Tirai su col naso e asciugai una piccola lacrima che mi aveva inumidito la guancia. La piccola Sofia era un angelo, continuava a dormire nella sua culla mentre io preparavo il nostro viaggio. Passai una mano tra i capelli e poi li legai sentendo il suono di alcune rotelle sul parquet, le valigie erano pronte, ma io non la ero. Tirai ancora su col naso e sistemai gli ultimi vestiti chiudendo la zip e misi in spalle i borsoni. Sentii uno spiffero di aria fredda e notai la porta di casa aperta, probabilmente non voleva nemmeno vedermi andare via. Mi incamminai lungo le scale e quando arrivai alla macchina vidi che due valigie erano già state caricate, semplicemente mi aiutava ad andarmene. Posai le borsone e tornai in casa per prendere Sofia e il passeggino, per il resto mi sarei organizzata in qualche modo. Scesi di nuovo e lo vidi fermo, con le braccia incrociate al petto, vicino all'auto.
"Log..." provai a parlare per cercare di calmare questa situazione. Era assurdo che potesse farmi così tanto male senza sentirsi male lui stesso, o sbaglio?
"Taci" mi interruppe. La sua voce tremava leggermente, non era del tutto decisa, era simile a quella di una persona vicina al pianto "Avevamo deciso insieme di non guardare troppo in là, di assicurarci di avere una vita tranquilla prima di sistemarci" mi punta il dito facendo un respiro profondo "quindi ora sali su questa macchina e vai via, perché non voglio essere fregato da te e da nessuno mai più" diede un pugno contro la portiera ammaccandola e dopo un piccolo urlo di dolore si prese a stringere la mano.
"Logan!" feci per avvicinarmi.
"Vattene! Subito!" non esitai ancora e misi la bambina nel suo sedile dietro e sistemai il passeggino mentre lui rientrava in casa. Con un sospiro profondo entrai in auto e iniziai a piangere, cosa mi aspettava? James può davvero ospitarmi? Kendall non mi parlerà e Carlos è fuori città. Disperata iniziai a vagare per le strade di Los Angeles decidendo cosa fare.
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