19.
«Dormito bene?» domandò con il volto nascosto dietro la rivista «Sì, e tu?» chiese la ragazza fissando la copertina del cartaceo che reggeva in mano Allan «Bene»
Non era una grande appassionata di lettura ma in quell'attimo il desiderio di poter solo almeno accarezzare leggermente con lo sguardo le immagini e le lettere di quella rivista, le impediva di stare seduta composta sulla sedia, la voglia di toglierglielo dalle mani e guardarla l'assaliva, ma tutto ciò che poteva fare era solo rischiare e allungare il collo e immaginare cosa stesse leggendo.
Inzuppava il biscotto nel latte mentre teneva d'occhio la rivista, quando improvvisamente suonò il campanello di casa.
«Chi è a quest'ora? » si domandò abbastanza disturbato, chiuse la rivista e abbandonò la cucina. Si diresse nel corridoio che portava alla porta d'ingresso e dallo spioncino guardò chi ci fosse all'esterno.
Meredith non si preoccupò di sapere chi fosse alla porta a quell'ora, ciò che adesso era sotto la sua attenzione era quella rivista incustodita a pochi centimetri da lei.
Si accorse che Allan stava tenendo una conversazione con il fattorino, perciò si affrettò a prendere la rivista. Una volta che questa finì tra le sue mani, ricevette una sensazione di realizzazione e piacere, finalmente la sua famelica curiosità poteva essere sfamata.
Ma come aprì la prima pagina, il sorriso che le si era cucito da orecchio a orecchio, si scucì alla vista dell'immagine stampata sopra, scossa e colta di sorpresa girò pagina pensando che avrebbe trovato qualcosa che l'avrebbe messa meno a disagio. Ma anche la seconda pagina le diede la stessa reazione di poco fa, e la terza pagina si rivelò peggiore della prima e della seconda.
Disguatata e curiosa allo stesso tempo, continuò a sfogliare quelle pagine, e man mano che andava avanti si rese conto che le faceva meno ribrezzo, dopotutto non era la prima volta che vedeva la nudità di una donna.
Mentre sfogliava pagina dopo pagina, completamente presa e distratta dalla realtà, Allan le si avvicinò di spalle lentamente, compiaciuto del fatto che Meredith stesse curiosando quello che stava guardando lui prima, e rimase lì alle sue spalle solo per accompagnarla a sua insaputa nella visione.
Nel mentre la ragazza continuava a guardare fino a quando la sua attenzione venne catturata da un immagine particolare e diversa dalle altre, la volgarità in essa la spaventò e disgustò talmente tanto che chiuse subito la rivista. E fu allora che Allan decise di dichiarare la propria presenza.
«Che cosa ti ha spaventata?»
Domandò, e la domanda mise in imbarazzo la ragazza, che non sapeva come rispondere e come giustificarsi, era solo curiosa.
«N-non ho guardato...» farfugliò imbarazzata.
Allan si sedette a tavola e riprese la rivista, ma anziché leggerla la lasciò accanto a sé.
Ormai quelle immagini erano impresse nella sua testa, le pose contorte e provocanti di quelle figure esageratamente femminili, e quei abiti di poca stoffa che cascavano e stringevano i loro corpi in carne, erano tutte impresse di fronte a lei.
E più ci pensava con amarezza, e più il suo sentimento cambiava da ribrezzo a qualcosa che per tempo non provava. Invidia.
Invidia verso quelle fisionomie disegnate a compasso.
Le bastava chinare il capo al suo petto solo per constatare la notevole differenza tra lei e quelle donne, e più si fissava più bruciava di gelosia e frustrazione.
L'uomo notò cosa stava accadendo alla ragazza e rapito da quella nuova situazione, alzò gli occhi a lei e le disse «Presto anche tu diventerai una donna, e il tuo corpo ovviamente cambierà, non resterai così per sempre»
Meredith restò in silenzio, la sua lingua si contorse, non sapeva che dire.
Da una parte le sue parole avrebbero dovuto consolarla, ma dall'altra parte si sentiva in imbarazzo nel dargli ragione, così preferì restare a bocca chiusa e annuire solo con la testa.
Ma l'idea che un giorno anche lei sarebbe diventata bella e affascinante come quelle donne, le diede un leggero sollievo, una piccola gioia nell'animo.
«Vieni, ti mostro qualcosa...» disse alzandosi dalla tavola.
Meredith lo seguì, e insieme giunsero nella camera da letto del piano di sopra.
"Che cosa vuole fare?" si domandava restando presso le pareti come un ombra, non osando nemmeno di avvicinarsi al centro della stanza.
Allan aprì il proprio guardaroba, spostò i capi appesi e si addentrò in esso facendo scomparire la parte superiore del proprio corpo.
Non restavano che le gambe fuori, le sue braccia erano impegnate a frugare nel fulcro più profondo del guardaroba come in cerca di qualcosa, e quando la trovò, la tirò fuori e uscì dal mobile con un ciuffo di capelli alzato.
Meredith guardò con curiosità la scatola che l'uomo reggeva in mano, chiedendosi cosa ci fosse al suo interno.
Allan appoggiò la scatola sul letto, sollevò il coperchio, e rivelò così che cosa conteneva.
"Scarpe?"
Era un paio di lunghi stivali leopardati e un grazioso completo intimo, la ragazza si avvicinò e li guardò stranita.
"A chi appartenevano? Li ha comprati per me?" mentre si poneva varie domande sull'origine degli stivali e del completo, Allan le ordinò di spogliarsi e indossarli.
«Okay» rispose la ragazza, cominciò quindi a denudarsi e a mettersi addosso quel complesso di fili.
Mentre lei si cambiava, l'uomo si procurò la macchina fotografica che teneva nel primo cassetto del suo comodino.
Ora il dipinto prese forma, Meredith riuscì a comprendere quanto stava per succedere.
«Sei bellissima, sapevo che ti sarebbero stati bene» disse Allan, ammirando con grande fascino il corpo della giovane dentro quel completino.
Meredith guardò gli stivali che aveva addosso, erano belli, ma non aveva alcuna idea su come camminarci.
«Non ci so camminare io sui tacchi» disse quasi imbarazzata, si sentì tutto fuorché femmina, sua mamma non le aveva mai permesso di provare i suoi tacchi alti da festa, perciò non sapeva nemmeno come starci in equilibrio.
Allan tuttavia, non diede peso alla cosa e non si mostrò deluso, al contrario, sorrise alla ragazza e la rassicurò.
«Un po' di trucco e saresti stata perfetta, non che tu non lo sia» disse sollevando la fotocamera all'altezza dell'occhio, e senza alcun preavviso, scattò la prima foto.
Il flash fece sussultare la ragazza, poiché colta completamente impreparata.
«Mettiti in posa» disse lui.
«Come?» chiese lei guardandosi attorno, non riusciva a stare in piedi, di conseguenza non le restava che rimanere seduta ai piedi del letto.
«Come vuoi tu» disse Allan.
Allora Meredith si distese sul proprio fianco destro lungo il letto, ed ecco che le fu scattata la seconda foto.
«Bellissima» sospirò Allan.
La ragazza assunse un'altra posa, questa volta prendendo ispirazione dalle modelle che aveva visto sulla rivista.
«Magnifica, sei splendida Meredith»
Gli scatti si susseguivano uno dietro l'altro senza alcun intervallo, anche quando non aveva ancora assunto una posizione, la ragazza veniva prontamente fotografata.
«Abbiamo fatto?» chiese.
«Sei già stanca?» domandò Allan, e prima di porre fine all'improvvisato servizio fotografico, scattò un'ultima foto.
«Io non sono un bravo fotografo, ma tu sei una brava modella» disse avvicinandosi.
Si sedette alla destra della giovane e le mostrò gli scatti realizzati sullo schermo della macchina fotografica.
«Questa sono io?» titubò lei, non si era mai vista in quella maniera, non riuscì proprio a riconoscersi.
«Visto che bella?» disse Allan.
«Non devi essere come quelle donne che hai visto nella rivista, tu sei perfetta esattamente così come sei. Sei perfetta, Meredith»
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