18.

Distesi sul letto, uno affianco all'altra con i nasi rivolti al soffitto e le menti smarrite in pensieri differenti. Lui pensava nient'altro che a lei, e lei pensava alla libertà.

Giocava con i boccoli della ragazza mentre si domandava se sarebbero stati insieme in eterno, nel mentre quest'ultima, pregava dentro di sé che la sua storia avrebbe avuto un lieto fine.

«Posso farti una domanda? » chiese lei alzando gli occhi al volto dell'uomo, lui annuì e attese la domanda della ragazza.
«È da tanto che sono qui con te...»
«Sì, vero» affermò.
«Ecco e mi chiedevo, cioè, io non so nulla di te. Mi parleresti un po' di te?»
«Beh, che posso dirti?» domandò Allan smettendo di giocare con le ciocche della ragazza.
Ma lei astuta, decise di porgli una domanda la quale la risposta avrebbe rivelato se l'uomo era una persona sincera o bugiarda, certo l'aveva rapita, ma voleva conoscere chi si nascondeva sotto l'uomo nero di cui temeva.
Gli chiese il suo nome, e lui sentita la domanda accennò un sorriso e rispose diretto, calmo e senza alcuna esitazione.
«Chris»
Questo era il nome con cui si identificò alla ragazza, e lei sentito ciò, venne travolta da una pioggia di brividi. Allan le aveva appena mentito. Ma dopotutto c'era da aspettarselo, l'aveva rapita.

«Posso farti un'ultima domanda?» Chiese Meredith decisa a fargli cadere la maschera e provocargli un leggero imbarazzo, l'uomo guardò la giovane e vista la fame di curiosità e voglia di scavare a fondo, decise di concederle di porre un'altra domanda.
Non sapeva che cosa volesse chiedergli, ipotizzava, ma non lo sapeva con certezza.
Ma quando sentì quelle sei parole...

«Perché hai mentito sul tuo nome?»

... uscire con prontezza dalle labbra secche, screpolate e sottili di Meredith, il suo cuore sobbalzò poiché colto alla sprovvista. Non sapeva come rilanciare la palla al muro senza che gli tornasse indietro, quella domanda pronunciata con decisione e coraggio gli fece capire che non era un tranello per farlo accidentalmente confessare, la ragazza sapeva che aveva mentito e il fatto che non sapesse come ci era arrivata lo scosse.
Rilanciare la palla non poteva, sarebbe tornata indietro troppo presto e lo avrebbe colpito.
L'unica via, anche se quella più sottomittente, era quella di confessare e togliere un peso dalla spalla.
«Sono Allan»
Meredith sorrise soddisfatta per aver fatto uscire dalle labbra scure, lisce e ben disegnate dell'uomo, quella piccola grande verità.
Ora sapeva che era un bugiardo, se le aveva mentito su una cosa così piccola, le avrebbe mentito su qualcosa di ancora più grande.

Lo ringraziò per calmarlo, dopodiché tornò a custodire il soffitto della stanza e a meditare nei suoi pensieri...

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