5° story

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Prompt: Musica
Categoria: Alternative universe
Lunghezza: 4125 parole
Rating: Verde

~▪~•~▪~

Era una serata come molte altre. Non c'era anima viva per le strade, era freddo, anche in altre occasioni avrei preferito restarmene a casa al caldo, con una tazza di cioccolata calda tra le mani a scaldarmi. Tuttavia mia sorella aveva insistito per portarmi fuori e nonostante tutto non potevo dirle di no.

Mi chiamo Luxifer e soffro di depressione. Non so di preciso cosa mi sia successo da finire in questa situazione, so solo che è un peso immane per me e anche per mia sorella, dato che deve farmi assistenza. Mi dispiace davvero tanto per lei, se avessi potuto scegliere non avrei certo scelto questo.

Fu lei stessa a trascinarmi fuori casa quasi a forza - le mie resistenze furono un lampo di speranza per lei, considerato che dopo mesi non sembravo un mollusco - e a farmi uscire dopo qualche mese di segregazione in quel posto angusto. La sua migliore amica, Lilith, aveva il fratello gemello che faceva il cantante e che quella sera si sarebbe esibito in un bar lì vicino, e lei voleva andarlo a vedere. Ho accettato solo per le sue suppliche.

Fu così che mi ritrovai in un tavolino per due non troppo lontano dal palco a consultare un menù in cui nulla mi sembrava appetitoso. Non avevo fame, ma dovevo prendere qualcosa o Eris quel menù me lo avrebbe tirato in testa.

Ordinai una cioccolata mentre mia sorella riappariva dal nulla - nemmeno mi ero accorto che se n'era andata, stavo osservando il locale - e ne ordinava una a sua volta.

«Hai ordinato, vero?», mi chiese con un sopracciglio alzato minaccioso.

«Sì», risposi brevemente.

In quel momento le luci si abbassarono e un ragazzo salì sul palco.

Era un ragazzo di circa vent'anni - la mia età - dai capelli biondi e gli occhi azzurri davvero carino. Andò al microfono e lo accese, picchiettando un paio di volte le mani su di esso per verificarne il funzionamento.

«Buongiorno a tutti!», disse infine con un sorriso allegro, «Io sono Mikail, ma questo già lo sapete, se siete qui avrete sicuramente visto i manifesti. Stasera, da ora fino a mezzanotte, canterò un po' di canzoni. Avevo intenzione di partire con A Sky Full of Stars dei Coldplay, ma mi è stata richiesta un'altra canzone per una persona speciale. Non temete, la canterò dopo, ora iniziamo con Firework, di Katy Perry!».

La musica iniziò a farsi sentire, rievocando una canzone che avevo sentito forse una volta prima di quel momento. Quando però il biondo iniziò a cantare, cambiarono anche i miei pensieri.

Do you ever feel like a plastic bag
Drifting through the wind
Wanting to start again

Do you ever feel, feel so paper thin
Like a house of cards
One blow from caving in

Do you ever feel already buried deep
Six feet under scream
But no one seems to hear a thing

Perché mi sembrava che quella canzone fosse proprio rivolta a me?

Forse perché mi rivedevo in questi versi. vidi da come Eris sorrideva che quella canzone era destinata veramente a me.

Quello era un colpo basso, ma non smisi di ascoltare.

Do you know that there's still a chance for you
'cause there's a spark in you
You just gonna ignite the light
and let it shine
Just own the night
like the Fourth the July

'Cause baby you're a firework
Come on show 'em what you worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As you shoot across the sky
Baby you're a firework
Come on let your color burst
Make 'em go "Oh, oh oh!"
You're gonna leave 'em fallin' down down down

È qui che sentii la forza e la passione con cui quel ragazzo cantava. Riuscii a sentire il messaggio, come se davvero avessi una scintilla in me che si stava per accendere.

Non era più un cantante qualunque, era bastato questo a farmelo capire.

You don't have to feel like a waste of space
You're original, cannot be replaced

If you only knew what the future holds
After a hurricane comes a rainbow

Maybe the reason why all the doors are closed
So you can open one that leads you to the perfect road

Riuscii quasi a sentire quelle parole come se fossero vere. Come se i miei pensieri di inutilità fossero stati spazzatura. Come se in realtà davvero fossi qualcuno con un futuro brillante davanti.

Con la capacità di farmi sentire vivo.

Like a lightning bolt, your heart will glow
And when it's time, you'll know
You just gonna ignite the light
And let it shine
Just own the night
Like the Fourth the July

'Cause baby you're a firework
Come on show 'em what you worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As you shoot across the sky
Baby you're a firework
Come on let your color burst
Make 'em go "Oh, oh oh!"
You're gonna leave 'em fallin' down down down

Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon
It's always been inside of you, you, you
And now it's time to let it through

Sapevo che mia sorella mi stava guardando con un sorriso. Aveva azzeccato la canzone.

Forse era vero, aveva azzeccato la canzone, ma non era solo quella l'oggetto del mio interesse.

I miei occhi erano per colui che stava pronunciando tutte quelle parole.

Cause baby you're a firework
Come on show 'em what you worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As you shoot across the sky
Baby you're a firework
Come on let your color burst
Make 'em go "Oh, oh oh!"
You're gonna leave 'em fallin' down down down

Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon
Boom, boom, boom
Even brighter than the moon, moon, moon (1)

Le urla e gli applausi riempirono il locale e tra i tanti si mischiavano anche i miei. Avevo le lacrime agli occhi, non era molto mascolino ma non ero nelle condizioni di pensarci.

Avevo sentito la scintilla addormentata dentro di me brillare. Non abbastanza da ridarmi vita, ma abbastanza da farmi accennare ad un sorriso sinceramente felice.

Forse Eris non aveva avuto una cattiva idea a portarmi lì.

Rimasi lì ad ascoltare le canzoni successive totalmente rapito, tanto che nemmeno avevo notato l'arrivo della sorella del cantante, Lilith, che si era seduta accanto a mia sorella.

Me ne accorsi solo quando sentii la sua voce.

«Non mi aspettavo di riuscire a rivederti Lux, saranno mesi che non ti vedo! Sono felice di vederti!», mi urlò con un sorriso.

Non sapevo che risponderle e mi limitai ad un lieve sorriso.

«Ti piace la musica?», urlò ancora, sedendosi accanto a me per non dover urlare a squarciagola sopra la musica assordante di Alone Together dei Fall Out Boy.

«Tuo fratello canta davvero bene!», risposi riuscendo a mantenere il sorriso.

«Lo so!».

Non le mancava la modestia, esattamente come l'ultima volta che l'avevo vista.

Guardai Eris. Volevo tornare a casa nel mio guscio e sapevo che non potevo lasciarla sola. Quel posto era pericoloso.

Mia sorella ricambiò lo sguardo e capì i miei pensieri. Disse qualcosa a Lilith - parlò normalmente, quindi era come se avesse sussurrato - e si alzò, gesto che mi affrettai ad imitare.

Uscimmo salutando la bionda. L'euforia che mi aveva preso fino a quel momento scomparve, lasciandomi se possibile anche peggio di prima.

«Come ti sembra Mik?», mi chiese con un sorrisetto.

«Mi piace», risposi. Lei sapeva che non significava che ero innamorato di lui, ma solo che mi piaceva come persona.

«Se vuoi tornare a sentirlo non ti fermerò e ti daranno anche la cioccolata gratis».

Mi limitai ad annuire e ad aprire la porta di casa, che non avrei abbandonato probabilmente per le settimane seguenti.

***

Contro ogni mia aspettativa, uscii di casa due giorni dopo per andare ad ascoltarlo cantare sempre nello stesso bar. A quanto avevo capito, lo avevano pagato per continuare a cantare lì, visto quanta gente era andata a vederlo il primo giorno.

Continuai ad uscire per andare a vederlo ogni due giorni. Non avevo idea di dove trovavo la forza, ma non avevo intenzione di smettere. Quel ragazzo sembrava aver risvegliato un lato attivo di me stesso che si era addormentato e non ero certo fosse una cosa negativa.

Questo continuò finché una sera non lo trovai a cantare. Al suo posto c'era un pianista che suonava melodie classiche che avevo sentito di sfuggita forse un paio di volte.

Mi guardai intorno e feci retrofront, non vedendolo da nessuna parte.

Quando me lo trovai davanti per poco non persi i miei venti anni di vita in una volta sola.

«Quindi ho ragione, vieni qui solo per ascoltarmi cantare», disse con un sorriso affabile.

«Cosa?», feci appoggiandomi ad una sedia per riprendere fiato.

«Niente di importante. Posso permettermi di offrirti qualcosa da bere?».

Lo guardai un momento e annuii lievemente. Era da parecchio tempo che non bevevo qualcosa fuori casa di diverso dall'acqua.

Ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo entrambi. Una volta sparito il cameriere dietro il bancone calò su di noi il silenzio.

«Credo sia il momento di presentarci, non credi? Io mi chiamo Mikail, detto Mik», disse il ragazzo tendendomi la mano. Gliela strinsi.

«Io solo Luxifer, o Lux».

«Un nome originale, in latino significa luce. Mi dispiace di non intravedere luce in te al momento».

«Non sono in un momento molto luminoso della mia vita», affermai a piano, senza dire nulla sul fatto che ero stato meno in camera da quando Eris mi aveva portato lì.

«Suppongo ti piaccia la musica, se vieni qui così spesso».

«Mi è sempre piaciuta, anche se ultimamente ne avevo ascoltata sempre meno. Canti bene, comunque».

Mik arrossì lievemente, rendendolo più tenero di quanto già non apparisse.

«Grazie. Canto da quando avevo quattordici anni, è una passione».

«Io adoro cantare ma non mi faccio mai sentire da nessuno».

«Una volta voglio sentirti cantare, allora. Se posso chiedere, quale canzone ti è piaciuta di più tra quelle che hai sentito?».

Ci pensai sul serio per qualche minuto. Alla fine dissi: «Forse Come Mai degli 883. Mi è sempre piaciuta quella canzone e come la canti tu... è come se ci mettessi un pezzo della tua anima. Mi erano venuti i brividi a sentirti, una cosa stupenda».

«Anche a me piace moltissimo quella canzone, non ha un significato profondo come molte altre che ho sentito e cantato ma ha tanta energia».

I drink arrivarono. Mik bevve il suo quasi tutto d'un fiato, mentre io ci andai piano, il più piano possibile, quasi.

«Non hai paura a venire qua da solo?».

La domanda mi colse alla sprovvista. Lo osservai aggrottando le sopracciglia.

«Cosa?».

«Questo quartiere non è proprio il massimo della sicurezza, se capisci quello che intendo. Non hai paura a venire qui senza accompagnatore?».

«Diciamo che sto attento ma se venissi tirato sotto per me non sarebbe questo gran problema», risposi con onestà bevendo il drink portatomi.

«Spero tu stia scherzando».

«Mai stato più serio».

Mik mi squadrò attentamente, per poi afferrarmi un polso e tirar su la manica della felpa fino al gomito.

Non tirai neanche indietro il braccio, tanto aveva visto cosa cercavo di nascondere anche a mia sorella.

«Lux...».

«Non dire nulla, lo so».

Esaminò i vari tagli e le varie cicatrici e io lo lasciai fare.

«Non ce ne sono di fresche».

«È vero».

«Vuol dire che sta migliorando la situazione».

«Così sembrerebbe».

«Lux, perché?».

«Non lo so. Sono ormai mesi che sono in queste condizioni, è la prima volta che ci sono dei miglioramenti».

Non sapevo nemmeno io perché gli stavo dicendo tutte quelle cose così personali che nemmeno mia sorella le sapeva. Sapevo solo che era una liberazione.

Capimmo entrambi cos'aveva fatto migliorare ogni cosa. Mik mi lasciò andare il braccio, che coprii con lentezza.

«Domani voglio che ci vediamo. Non qua dentro, in quel parchetto qua vicino. Ci facciamo un giro e stavolta dì anche a tua sorella dove vai...».

Annuii lentamente e sussurrai: «Devo considerarlo un appuntamento?».

«Sì, devi considerarlo proprio un appuntamento, perché da adesso non ho intenzione di lasciarti da solo».

Lo guardai un momento e annuii.

Lui mi prese le mani e cantò a bassa voce un pezzo di una canzone. Poteva sembrare ridicolo per chiunque, ma non per me.

From this moment
From this moment
You will never be alone
We're bound together
Now and forever
The loneliness has gone (2)

Non avevo bisogno di vedere il futuro per sapere che tutto quello era vero.

Forse, per la prima volta in vita mia, non mi sarei più sentito solo

***

Osservai gli alberi attorno a me come se non li avessi mai visti. Dopo mesi che non li vedevo, mi sembravano degli sconosciuti, dei completi sconosciuti.

Accarezzai il tronco di uno di essi. Come avevo fatto ad allontanarmi tanto da un posto così bello?

«Ah, eccoti! Non riuscivo a trovarti, non pensavo ti stessi accoppiando con un albero!».

«Toccare non è esattamente sinonimo di accoppiare. Al massimo stavo facendo l'osmosi», dissi staccandomi dall'albero e raggiungendo Mik, che con quella maglietta nera e i jeans sembrava un angelo passato al lato oscuro.

«Ottima scusa, quella dell'osmosi, ma ora ti ho beccato», ribatté lui facendomi l'occhiolino.

Sorrisi - il primo sorriso spontaneo che facevo da tempo - e mi incamminai con lui lungo il sentiero.

«Ci sei già venuto qui, vero?».

«Tutti sono venuti qui almeno una volta nella loro vita. Io non ci venivo da parecchio tempo, ma sì, ci sono già venuto».

Mik sorrise e si staccò, correndo in mezzo ad un praticello e raccogliendo margherite qua e là. Quando tornò, mi saltò letteralmente addosso e mi riempì ogni posto raggiungibile di fiori.

«Mik, basta, sono pieno di petali!», protestai anche se stavo ridacchiando.

«Finalmente ti vedo anche ridere! Dannazione, Lux, sei un raggio di sole oscurato dalle nuvole, ora te li levo io quei nuvoloni temporaleschi!».

Mi abbracciò come un koala, tanto che per rialzarmi con lui addosso dovetti richiamare una forza che avevo ormai quasi totalmente perso.

«Diamine, peso più di te e mi riesci pure a sollevare!».

«Che c'è? Prima facevo palestra, mi sarà rimasto qualcosa», feci riprendendo a camminare. Mik scese dalla mia schiena e mi affiancò.

«Sei sempre così solare?».

«Sì. Sono anche molto romantico e in questo momento vorrei cantare tantissimo una canzone».

«Fallo, sai che mi piace sentirti cantare».

Mik mi prese per le mani e mi fissò dritto negli occhi in modo che non potessi fare altro che ricambiare quello sguardo. Poi iniziò a cantare.

When I see your face
There's not a thing that I would change
'Cause you're amazing
Just the way you are
And when you smile
Half of world stops and stares for a while
'Cause babe you're amazing
Just the way you are (3)

Non dovetti nemmeno rispondere, ero certo di essere più rosso di un pomodoro. Mi limitai a dire: «Sono abbastanza certo che dica 'Girl' e non 'Babe'».

«Tu non sei una ragazza però», disse lui baciandomi il palmo di una mano e facendomi arrossire ancora di più.

«Sto per andare a fuoco, ti prego, smettila», feci facendolo ridere.

«Sto dicendo tutte le cose vere che penso di te. Luxifer, sei davvero stupendo», disse lui venendomi a pochi centimetri di distanza.

«I tuoi capelli sono stupendi. I tuoi occhi sono stupendi, pur essendo così particolari. Tutta la tua faccia è bella, tutto il tuo corpo è bello. E anche il vero Lux è bello, quello che non si vede ma che mi stai permettendo di conoscere. Tu sei bellissimo, Luxifer».

Non ragionai nemmeno a tutti quei complimenti. Annullai semplicemente la distanza tra noi e posai le labbra sulle sue.

Sapevo di averlo colto alla sprovvista e come mi resi conto di quel che avevo fatto mi staccai, bianco come un lenzuolo.

«I-Io, Mik, scusa, non avrei dovuto farlo, scusami tanto, non v-».

Fui letteralmente zittito dalle sue labbra sulle mie, il che mi fece praticamente arrivare su Nettuno.

Lo assecondai, incredulo che potesse essere davvero la realtà. Presi coraggio e approfondii anche il bacio, non trovando traccia di resistenza nel biondo.

Quando ci staccammo fu come svegliarsi da un sogno. Sorrisi, un sorriso tale da far arrossire Mik, che però non morì sul colpo e mi prese per mano, proseguendo la passeggiata.

«Hai scelto questo posto perché non ci viene mai nessuno, vero?», sussurrai poco dopo.

«Esatto».

«Allora non vedo perché non goderci la mattinata e se serve anche tutta la giornata», dissi spingendolo nel prato e buttandomi su di lui.

Quel che accadde dopo lo lascio alla vostra immaginazione.

***

Ovviamente sapevo che i momenti di gioia erano sempre la calma prima della tempesta. Avevo provato a sperare che per una volta tutto sarebbe potuto andare bene.

Non avrei dovuto illudermi. L'ho capito quando ero nell'appartamento da solo a leggere e qualcuno ha suonato il campanello una volta sola.

Eris suonava sempre due volte. Sono andato ad aprire e mi sono trovato davanti Mik, bagnato fradicio e coperto di sangue.

«Mik, cosa...?».

«Mi dispiace, Lux. Quell'uomo andava quasi a duecento all'ora e Eris non ha fatto in tempo a spostarsi».

La rottura era stata immediata. Avrei potuto, forse dovuto svenire lì, invece rimasi lì fermo, senza sentire assolutamente niente, con un vuoto incolmabile nel petto.

Chiusi la porta senza lasciare a Mik il tempo di aggiungere altro.

Il vuoto mi accolse come un vecchio amico. L'unico motivo per cui ero ancora lì era morto investito in una strada pericolosa, la stessa che aveva voluto percorrere per andare a parlare proprio con Mik.

Il suo nome mi spezzettò l'anima in pezzettini ancora più piccoli. Non aveva alcuna colpa, ma era per lui che era morta.

Uscii dalla finestra e scesi come se fossi un ragno. L'agilità non mi era mai mancata e quella sera mi era necessaria.

Andai con una lentezza disarmante verso il ponte. Era un vecchio ponte che era stato chiuso dato che era meta di tutti i suicidi, ma che era troppo debole per sostenere il peso delle palizzate protettive.

Superai senza difficoltà gli ostacoli che dovevano impedire a tutti di passare e andai verso la metà del ponte. Sotto di me c'erano più di trenta metri di caduta che non lasciavano scampo.

Guardai il cielo sopra di me. Lo avrei visto per l'ultima volta.

Andai sul bordo del ponte e guardai giù. Chiusi gli occhi e misi fuori un piedi, compiendo l'ultimo passo fatale.

Avevo già iniziato a cadere quando sentii una presa ferrea sul polso. Ebbi un sussulto e per poco non mi schiantai contro i sostegni del ponte.

Alzai lo sguardo e vidi sopra di me Mik, che stava sorreggendo entrambi con una mano sola aggrappata a stento ad un sostegno del ponte.

«Luxifer, dannazione, sei un imbecille!», urlò cercando di tirarmi su.

«Mik, perché sei qui...?».

«Secondo te? Perché sono coperto di sangue, secondo te? Secondo te io avrei lasciato in mezzo ad una strada a morire una persona ancora viva che guarda caso è anche la sorella del ragazzo che amo? Luxifer, Eris non è morta, è all'ospedale e sta bene, me lo hanno confermato! Se mi avessi lasciato il tempo di dirti tutto te lo avrei detto!».

lo guardai facendo tanto d'occhi.

«Luxifer, ti prego, aggrappati e lasciami libera la mano, non reggerò ancora a lungo», disse Mik sofferente.

Se anche non fosse stato vero, non potevo lasciare che Mik morisse con me. Con una spinta mi aggrappai a mia volta ai sostegni e scalai come una scimmietta fin sulla strada, tendendo poi una mano per aiutare il biondo a salire. Una volta sulla strada tutti e due lo abbracciai, piangendo silenziosamente.

«Lux, voglio essere onesto con te, non rischierò di nuovo di morire per salvarti. Hai bisogno di aiuto, di un vero aiuto, di qualcuno di esperto che possa darti un aiuto concreto. Non posso fare più di così».

Annuii, le lacrime agli occhi.

«Mi dispiace».

«È tutto passato ora, Lux».

Rimasi abbracciato a lui mentre lo sentivo cantare

When you try your best but you don't succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can't sleep
Stuck in reverse

When the tears come streaming down your face
'Cause you lose something you can't replace
When you love someone but it goes to waste
What could it be worse?

Light will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you (4)

***

«Siamo pronti?».

«Io no».

«Lux, tu sei l'unico che deve essere del tutto pronto!».

L'appartamento non era mai stato così pieno. Da due persone eravamo diventate quattro, dato che si erano trasferiti da noi Mik e Lilith. L'idea era stata di Eris, che voleva compagnia per me e assistenza per lei, dato che per colpa dell'incidente le avevano amputato una gamba.

«Mi sto già pentendo di aver accettato di andare a cantare», dissi mentre chiamavo l'ascensore.

«Ti abbiamo sentito cantare ieri e sembravi un angelo!», esclamò Eris punzecchiandomi con una stampella.

«Esatto, finiscila di fare casino, amore».

«Mik, finiscila di chiamarmi così!», esclamai rosso mentre l'ascensore si apriva. Tempo cinque minuti ed eravamo sulla strada del bar in cui avevo incontrato il mio fidanzato.

Sentire l'aria fresca sulle braccia mi dava dei brividi tremendamente piacevoli. Finalmente potevo andare in giro senza che si vedessero tagli ovunque, solo qualche cicatrice.

«Vuoi la felpa, Lux? Stai tremando».

«Non metterò mai più una felpa in vita mia».

«D'inverno con un metro di neve voglio proprio vederti».

Attraversammo la strada più pericolosa di sempre, finalmente chiusa e controllata giornalmente da agenti che salutarono Eris.

Una volta entrati andai dietro le quinte accompagnato da Mik.

«Non so se me la sento di salire su quel palco, Mik. Morirò dall'imbarazzo».

Mik mi prese per le spalle e mi diede un bacio.

«Immagina di star cantando solo davanti a noi».

«Ci sono tutte le persone che io abbia mai conosciuto, sono terrorizzato».

«Ricordati che io sono qui con le persone a cui tieni. Non avere paura e mettici il cuore. Ora vai, tocca a te».

Gli diedi un rapido bacio, per poi salire sul palco.

Finsi sicurezza mentre andavo davanti al microfono e mi guardavo intorno.

La sala era gremita di gente e mi stavano tutti osservando.

Feci un respiro profondo e iniziai a parlare.

«Buongiorno a tutti. Non c'è bisogno che mi presenti, mi conoscete tutti, per un motivo o per l'altro... so che nessuno di voi dopo tutti questi mesi di assenza si aspettava di vedermi qui, sopra un palco. Però ho promesso ad una persona speciale che lo avrei fatto. Canterò una canzone sola, spero ci siate tutti perché non intendo cantarla due volte... Godetevela».

La musica iniziò a riempire il locale e mentre arrivavano gli ultimi ritardatari io misi i miei occhi in quelli di Mik. Alla fine iniziai a cantare.

Something about the way that you walked into my living room
Casually and confident lookin' at the mess I am
But still you, still you want me
Stress lines and cigarettes, politics and deficits
Late bills and overages, screamin' and hollerin'
But still you, still you want me

Oh, I always let you down
You're shattered on the ground
But still I find you there
Next to me
Oh, stupid things I do
I'm far from good, it's true
But still I find you
Next to me

There's something about the way that you always see the pretty view
Overlook the blooded mess, always lookin' effortless
And still you, still you want me
I got no innocence, faith ain't no privilege
I am deck of cards, vice or a game of hearts
And still you, still you want me

Oh, I always let you down
You're shattered on the ground
But still I find you there
Next to me
Oh, stupid things I do
I'm far from good, it's true
But still I find you
Next to me

So thank you for taking a chance on me
I know it isn't easy
But I hope to be worth it
So thank you for taking a chance on me
I know it isn't easy
But I hope to be worth it

Oh, I always let you down
You're shattered on the ground
But still I find you there
Next to me
Oh, stupid things I do
I'm far from good, it's true
But still I find you
Next to me (5)

~▪~•~▪~

Canzoni:
(1) Firework, Katy Perry
(2) Aftermath, Muse
(3) Just the way you are, Bruno Mars
(4) Fix You, Coldplay
(5) Next to me, Imagine Dragons

Questa è la fanfiction che più amo tra tutte quelle che ho scritto, la trovo semplicemente perfetta. Ovviamente non è un canone di perfezione ma per me lo è, la conserverò nel mio cuore per sempre.
A domani
-Aly

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