4° story
-> Pirati <-
Prompt: AU storico
Categoria: Alternative universe
Lunghezza: 5550 parole
Rating: Giallo
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Luxifer stava guardando un punto in lontananza inesistente, meditando modi sempre più creativi per uccidere qualcuno con dolore.
Era l'unica cosa che poteva fare per occupare il tempo e non pensare alla sete maledetta che lo stava sfinendo più del caldo torrido.
Non aveva idea di quanti giorni aveva passato su quell'isoletta minuscola con un paio di palme e il mare tutt'intorno a fargli salire la rabbia. Una rabbia che non lo aveva mai lasciato dal momento in cui era stato letteralmente buttato giù dalla propria nave.
Insomma, non aveva alcun senso. Per quale motivo avrebbero dovuto tutti ammutinarsi, quando lui non aveva mai fatto assolutamente niente di male? Stava ancora cercando di capirlo. Ci rimurginava la notte, dato che il giorno era occupato esclusivamente dai suoi tentativi di avvistare qualche nave che potesse salvarlo.
Fece di nuovo un giro completo dell'isola - troppo piccola per i suoi gusti -, levandosi qualunque indumento al di fuori dei pantaloni e guardando l'orizzonte. Aveva una sete terribile che lo stava massacrando.
Mise i piedi a mollo nell'acqua bassa, guardandosi intorno. Aveva sul corpo più ustioni che vestiti e nemmeno l'acqua fresca riusciva più a dargli sollievo.
Aveva il sospetto che sarebbe morto lì. L'unico tipo di morte che non avrebbe voluto avere.
Poi vide un puntino in lontananza. Un puntino nero, troppo lontano perché lui potesse vederlo bene, ma se chi c'era a bordo di quella nave aveva un cannocchiale sicuramente lo avrebbe visto.
Iniziò ad urlare e a sbracciarsi con tutte le forze rimaste, sperando di essere visto. Non sarebbe resistito lì ancora per molto, quella era la sua ultima possibilità.
Quando vide la nave avvicinarsi quasi pianse di gioia. Forse non era la fine per lui.
Il sorriso che gli si era formato sul volto scomparve lentamente come iniziò a distinguere la nave e, sfortunatamente, a riconoscerla.
Non poteva credere che tra tutte le navi esistenti proprio quella lo stava raggiungendo.
Uscì lentamente dall'acqua, racimolando i vestiti e sedendosi su di essi, aspettando che qualcuno dalla nave scendesse a prenderlo.
Osservò la nave fermarsi ad un centinaio di metri da lui e venir calata una scialuppa, su cui era seduto un uomo dai lunghi capelli bianchi.
L'uomo si avvicinò lentamente e Luxifer attese, sapendo che se con il suo arrivo sarebbe diventato ben più prigioniero di quanto già non fosse.
Alla fine l'uomo approdò e guardò dall'alto verso il basso il ragazzo che aveva davanti.
«Era da un po' che non ci incrociavamo, Luxifer. Non sapevo avessi cambiato nave», disse l'uomo con un ghigno sul volto.
«Già. Ti piace? Se vuoi te la baratto per la tua scialuppa», fu la risposta del ragazzo mentre lasciava che l'uomo gli legasse le mani e buttasse la sua roba sulla scialuppa.
«Si muove troppo poco per i miei gusti, quindi temo che dovrò rinunciare allo scambio. Ora sali sulla scialuppa senza fare storie».
«Ti sembro pure nelle condizioni di poter fare storie?», commentò Luxifer salendo a fatica sulla scialuppa.
«Stai facendo parecchio sarcasmo», disse l'uomo imitandolo e iniziando a remare.
«Il giorno che smetterò di fare sarcasmo sarà il giorno in cui morirò definitivamente. Dovresti averlo ormai capito, Sitael».
«Lo capirò quando verrò a ballare sulla tua tomba. E ora fammi il piacere di stare zitto, così conservi la saliva per fare il sarcastico con il capitano».
Luxifer sospirò profondamente e osservò la nave. L'ultima volta che ci era salito aveva affrontato il capitano in un duello e si erano quasi uccisi a vicenda.
Quando furono sotto il ragazzo osservò la scala e disse: «Non devo mica salire 'sta scala, spero. Con le mani legate e con la forza che ho è già tanto se riesco a fare più di tre passi».
«Non temere, dobbiamo tirare su la scialuppa, quindi ti trasciniamo su».
Lo fecero davvero, contro le aspettative del ragazzo. Cinque minuti dopo Sitael lo fece scendere sulla nave, dove fu accolto da una serie di sguardi di scherno e di odio da parte di alcuni.
«Vedo che siete sempre molto benevoli nei miei confronti», fece senza premurarsi di abbassare la voce.
«Fidati, Luxifer, se non avessi avuto l'ordine preciso di non torcerti un capello ti avrei già preso a schiaffi e tagliato tutte le tue dita, per poi buttarti in pasto agli squali», disse Sitael trascinandolo in mezzo alla ciurma.
«Dovrò ringraziare Mik allora».
«Me lo ha vietato perché voleva farlo personalmente».
La morte su quell'isola sarebbe stata più piacevole, pensò Luxifer lasciandosi trascinare nella cabina del capitano.
L'uomo lo buttò su una sedia e se ne andò, lasciandolo solo.
«Ma guarda chi si vede. Mi sarei di aspettare su un'isola deserta chiunque, tranne che te», disse una voce alle sue spalle.
«Sono convinto che tu sia comunque felice di avermi trovato».
Il capitano Mikail comparve nella sua visuale e si sedette sulla scrivania di fronte a lui, guardandolo negli occhi. O meglio, guardando l'occhio non coperto dalla benda.
«Non lo nego, sono davvero contento di vederti. Anche se ti vedo un po' malconcio».
«Nah, ho solo gravi ustioni su tutto il corpo, sono disidratato e affamato e probabilmente sono già impazzito. Per il resto sto bene».
Il ragazzo che aveva davanti lo osservò un momento, per poi prendere qualcosa dietro di lui. Un momento dopo gli tirò indietro i capelli e gli mise qualcosa sulle labbra.
«È acqua. Bevi prima che mi penta di fare il generoso».
Luxifer mandò giù il contenuto immediatamente, senza sentirsi idratato ma sentendosi già meglio.
«Mi ci voleva», fece, aggiungendo poi a bassa voce un "grazie" che gli costò tutto il suo orgoglio.
«Non sapevo sapessi dire anche quella parolina lì, Luxifer. Mi sorprendi sempre. Ora però vorrei sapere cosa dovrei farmene di te».
«Potresti tenermi in una cella».
«Faresti impazzire tutti. Potresti fare la puttanella di bordo, non ne abbiamo ancora una».
«Se non ne avete una vuol dire che non ve ne serve nemmeno una. E poi, onestamente, ti sembro il tipo di persona che sta sotto?».
«Sì, specialmente se dovessi decidere io di approfittarne. Ora ti faccio accompagnare in cella. Ti daremo qualcosa da mangiare e da bere, in più starai all'ombra, il che dovrebbe porre momentaneamente rimedio alle tue ustioni. Verrò a trovarti per discutere della tua situazione più tardi, prima devo ridere con gli altri delle tue disgrazie».
«Siete sempre così gentili con me. Vorrei dirlo in modo sarcastico ma temo di dover anche essere serio».
Mikail sorrise e lo tirò su di peso, trascinandolo personalmente nella sua cella. Là dentro venne legato per una caviglia alle sbarre e fu liberato dalle corde. Poco dopo, come promesso, gli fu portata una bottiglia di rum e cinque o sei mele stranamente fresche.
Luxifer mangiò e bevve tutto con lentezza, gustandosi ogni morso e ogni goccia. Potevano odiarlo quanto volevano, ma in fondo dovevano almeno volergli un po' bene o non lo avrebbero salvato e trattato in quel modo.
Mikail lo raggiunse come promesso dopo qualche ora.
«Piaciuto il pranzo?».
«Mi sento rinato e questo dice tutto».
«Bene, ora è il caso di spiegarci perché ti abbiamo trovato in condizioni pietose su quell'isoletta».
Luxifer perse il proprio sorriso e guardò il pavimento per un momento.
«Uno squalo ti ha mangiato la lingua?».
«È stato Furcas».
Il nervosismo che gli fece salire quel nome si manifestò solo nelle sue mani, che presero a tremare.
«Non so cosa abbia detto alla mia ciurma, ma me li ha aizzati tutti contro. Anche Abrael, anche lui mi è venuto contro, dicendo che non meritavo di far parte di quella ciurma di "uomini d'onore". Ammutinamento compiuto, appena hanno trovato un'isola deserta mi ci hanno buttato e mi hanno lasciato lì a morire, senza nemmeno la pistola con un colpo solo con cui uccidermi. Null'altro da aggiungere più di questo, non c'è nulla di interessante da dire su quel che è successo su quell'isoletta, come mi avete visto voi è come ho trascorso questi giorni», disse cercando di trattenere una rabbia che lo aveva appena travolto.
Mikail lo guardò per un po' e disse: «Ne ho parlato con Sitael e abbiamo presupposto fosse quello che era successo. La tua situazione è piuttosto particolare, in un'altra occasione ti avremmo buttato direttamente in pasto agli squali, ma in un caso così specifico... devo discuterne con tutta la ciurma. Il verdetto lo avrai domani».
Luxifer annuì, osservando dei rivoli di sangue che uscivano dai punti in cui si era conficcato le unghie nei palmi.
«Ti consiglio di calmarti e accumulare la rabbia per quando Furcas lo incontrerai di persona, che sia da vivo o da morto. Così potrai spaccargli la faccia nel modo migliore possibile».
«Fidati, non aspetto altro», disse il moro stendendosi sul letto di legno e asciugandosi il sangue nei pantaloni.
«Bene, allora a domani», disse il biondo andandosene e lasciando Luxifer da solo con una rabbia che sentiva lo avrebbe distrutto.
***
Luxifer si risvegliò il mattino seguente dopo una delle dormite migliori che avesse mai fatto in vita sua. Sbadigliò sonoramente e si stiracchiò, notando solo dopo Mikail, in piedi davanti alla porta della sua cella.
«Ti vedo riposato», affermò.
«Lo sono».
«Ne ho discusso con Sitael e con i miei uomini. Non è stato facile scegliere, ma abbiamo deciso di darti una mano a riprenderti la nave».
Luxifer sbarrò gli occhi, incredulo.
«Davvero?».
«Sì, ma ad un prezzo».
Luxifer deglutì e rimase in ascolto. Conosceva di fama i prezzi del capitano Mikail e sapeva che poteva succedere di tutto.
«Dovrai eseguire qualunque ordine ti sia impartito dai membri della ciurma, inoltre... voglio sentirmi per una volta soddisfatto e fiero di averti battuto in duello. Quindi hai cinque minuti per prepararti psicologicamente, dopo dovrai batterti contro di me da disarmato».
Anche se seguire gli ordini di altri non era la sua specialità, Luxifer si ritenne fortunato ad avere così poco come prezzo. Non era detto gli toccasse fare qualcosa che lo disgustava.
Cinque minuti dopo fu portato sul ponte da Sitael. Tutti i membri della ciurma erano disposti in cerchio, Mikail in mezzo ad esso con la spada sguainata. Il moro si levò la maglia e si mise in posizione di difesa.
«Bene, uomini. Come tutti sappiamo, non ci sono regole nel duello libero. Luxifer ha però il vincolo di non poter usare armi, ma solo il suo corpo. Detto questo, potete iniziare».
«Spero di non averti penalizzato troppo togliendoti la spada, Luxifer», lo schernì Mikail.
«Sono abile anche con il combattimento libero, quindi non troppo».
I due si osservarono per lunghi istanti, poi Luxifer attaccò, stufo di aspettare. Mikail cercò di colpirlo, ma il moro era parecchio più veloce, anche senza spada.
Lo scontro tra i due fu indefinito per diversi minuti. Il biondo era abile, ma Luxifer lo era altrettanto nello schivare i colpi. Alla fine Mikail riuscì a fargli lo sgambetto, buttandolo a terra e puntandogli la spada contro la gola.
Sulla nave calò il silenzio, rotto solo dagli ansimi dei due ragazzi. Luxifer non osò muoversi, osservando la lama della spada e il suo proprietario, che stava guardando il moro con un sorriso.
«Tirati su. Lentamente», ordinò invitandolo con il piatto della lama ad alzarsi. Il ragazzo eseguì, cosciente del fatto che era tutto solo per umiliarlo ma non per questo intenzionato a tentare la fuga o simili.
«Alza le mani. Questo momento me lo voglio godere appieno».
«Me ne sto rendendo conto», affermò Luxifer eseguendo l'ordine e sollevando leggermente la testa seguendo il tacito ordine della lama.
«Non hai idea di quanto sia bello vederti così», disse Mikail andandogli di fronte.
«Mi fanno male le braccia, devo restare così ancora a lungo?», chiese Luxifer.
«Potresti almeno fingere di essere umiliato ogni tanto», disse il biondo sbuffando e abbassando la spada.
«Sei come sempre un valido avversario, Luxifer. Sei riuscito a guadagnarti il nostro aiuto, congratulazioni. Saremo al tuo fianco a fare il culo a Furcas», disse con un sorriso tendendogli la mano.
«Sono tentato di abbracciarti ma voglio tenermi la dignità che mi è rimasta, sempre se ce ne sia ancora», disse il moro stringendogli la mano.
«Bene, ora vai a pulire il ponte».
Luxifer sbuffò sonoramente mentre gli uomini tornavano ai loro compiti ridacchiando.
«Non ti lamentare, caro Lux. Almeno non sei da solo in questa battaglia», disse Sitael con una risata dandogli una pacca sulla spalla mentre un uomo gli dava un secchio d'acqua di mare e uno spazzolone.
Il moro non rispose e decise di limitarsi a lavorare. Sempre meglio che restare in una cella a morire di noia.
L'intera giornata fu decisamente monotona ma piena di lavoro da fare, che si concluse solo per l'ora di sera. Solo a quel punto Lux potè smettere di pulire la nave e dedicarsi ad allestire i tavoli. Non conosceva le abitudini di quella ciurma, così rimase sorpreso quando scoprì che lì tutti cenavano insieme ad un'unica tavolata.
Il posto per lui suppose non esserci, così si sedette sulle scale che conducevano alla posizione del timoniere. Non aveva voglia di creare problemi e inimicarseli tutti con una cosa così stupida come il posto a tavola.
«Che ci fai lì, Luxifer?», chiese Mikail guardandolo. Era seduto a capotavola, poco lontano da lui.
«Non c'è un posto per me».
«Secondo te per chi è il posto qua accanto, di fronte a Sitael? Per Furcas? Sei sempre un capitano, anche se senza dignità e senza ciurma, hai il diritto di sederti qui con noi».
La faccia che fece il moro a quell'affermazione lasciò di stucco Mikail. Era un'espressione incredula, come se stesse per piangere.
Lux non disse nulla in risposta e prese posto, restando in silenzio per tutto il tempo, anche quando la cena fu servita e il ponte si riempì di urla e canti di allegria.
«Diamine, Mik, sei riuscito a farlo stare zitto. Che razza di minaccia gli hai rivolto?», chiese Sitael a bassa voce al capitano.
«Non l'ho minacciato... gli ho detto che poteva unirsi a noi, non capisco».
«Lo ha capito anche lui che questa tavolata rappresenta la nostra famiglia. Lo hai appena reso uno di noi nonostante siamo di fatto i suoi peggiori nemici».
Mik osservò il moro, che stava guardando in silenzio i pirati nel mezzo mentre cantavano intonando qualche canzone a lui sconosciuta.
Fu proprio Lux il primo ad alzarsi dal tavolo, fatto che notarono solo Mik e Sitael. Fece per scendere verso la sua cella quando un uomo con la voce particolarmente forte urlò: «Ehi, Luxifer, dove stai andando? Non vorrai mica lasciare la festa ancora prima che inizi, vero? Su, vieni qui e cantaci qualcosa!».
Il moro osservò tutti gli uomini facendosi piccolo piccolo e ammise: «Non conosco nessuna canzone piratesca».
«Allora te la insegnamo noi, vieni!».
Mik osservò tutta la scena con un sorriso, soprattutto nel vedere la difficoltà di Lux di fronte a quella situazione. Il suo disagio era palpabile anche a metri di distanza.
«Credo che un po' di amicizia non gli farà male», disse Sitael.
«Vorrei sapere che razza di legame ha con i suoi compagni. Ha problemi a relazionarsi e a lasciarsi andare, si vede».
«Lasciagli un giorno o due e sarà come nuovo».
Nel giro di un'ora scarsa tutti gli uomini erano ubriachi marci. Luxifer, in mezzo a loro, pur avendo bevuto più di tutti loro era ancora in sé e stava ballando a caso, incitato dagli applausi di tutti. Mik guardò Sitael e disse: «Voglio vedere se davvero gli importa qualcosa della sua dignità».
Con un sorriso si infilò nel cerchio e attirò Lux a sé, un ghigno sul volto.
«Mi concedi questo ballo?», chiese.
«No», disse il moro allontanandosi. Mik lo riprese e lo fece volteggiare su sé stesso, afferrandolo per i fianchi.
«Una donzella non dovrebbe rifiutare un invito».
«Un uomo può rifiutare l'invito di una donzella», disse il moro afferrando espertamente il biondo e trascinandolo con sé in una danza aggrazziata.
Mik non riuscì a fermarlo e si lasciò trascinare nella danza finché il moro non gli fece fare un casqué che chiuse il ballo. Gli applausi inondarono la nave, chiudendo la festa.
Lux scomparve immediatamente sotto il ponte, prima che il biondo avesse il tempo di dirgli qualunque cosa.
«Beh, è un inizio, milady», commentò Sitael dandogli una pacca sulla spalla.
«Adesso ti lego all'albero maestro».
«Non è cosa da donne, Mikaela».
La serata si concluse con quella lite scherzosa che aveva indicato il ritorno del buonumore su quella nave.
***
Il giorno seguente tutti erano degli zombie. Metà della ciurma aveva vomitato l'anima fuori bordo, l'altra metà era ferma sul pavimento del ponte nel tentativo di non imitarli.
Mik osservò tutti i presenti, concentrandosi su una testa scura che saliva le scale che portavano al ponte.
Lux era al contrario relativamente fresco, abbastanza da riuscire a salire le scale che portavano alla zona del timone nonostante il suo pallore anomalo.
«Non hai una bella cera », osservò Mik.
«Non bevevo da tempo immemore», fu la risposta del ragazzo prima di sdraiarsi su delle casse e chiudere gli occhi.
«Sei un bravo ballerino».
«Non me ne parlare, ti prego, certe umiliazioni devono finire del dimenticatoio e basta».
Mik ridacchiò e guardò l'orizzonte. Delle nuvole poco allegre si stavano avvicinando, notò con uno sbuffo.
«Hai buon occhio per le nubi temporalesche?».
«Ikan era più bravo di me, ma sì».
«Quelle laggiù lo sono?».
Lux si sollevò e osservò le nuvole in lontananza.
«Direi di sì».
«Dici che riusciremo ad evitarle?».
«No».
«Quel che temevo».
Nel giro di un'ora tutta la nave fu preparata per la tempesta. Con un tempismo perfetto iniziò a piovere.
Le onde iniziarono presto ad alzarsi, finché la nave non fu sballottata da ogni parte e si ritrovò al centro di uno dei temportali più violenti che i due avessero mai visto..
Lux si attaccò saldamente alla balaustra che dava sul ponte, cercando di tenere gli occhi aperti in quell'immenso caos. Un capitano non andava mai sottocoperta, restava a controllare che nessuno finisse fuori bordo, e anche se non lo era più voleva comunque tenere tutto sotto controllo.
Un'onda di oltre dieci metri si abbattè su di loro. Luxifer riuscì a non mollare la presa per puro miracolo, ma vide chiaramente Mikail non avere la stessa fortuna.
Non si soffermò nemmeno a pensarci e si lanciò verso di lui, acchiappandolo per un braccio prima che l'acqua lo buttasse fuori bordo e attaccandosi al bordo della nave per evitare di far cadere entrambi in mare. L'onda successiva ributtò entrambi sul ponte, permettendo a Sitael di assicurare entrambi con delle funi alla nave stessa.
Lo sballottamento continuò per ore, tanto che quando la tempesta finì era già il tramonto. Solo a quel punto Mik si liberò dalla fune e corse da Luxifer, pieno di tagli e contusioni per tutte le botte prese dal continuo sballottamento.
«Tu mi hai salvato la vita. Hai rischiato di morire per salvarmi», disse incredulo mentre il ragazzo tossiva acqua.
«Già, l'ho fatto. E sai che ti dico? Lo rifarei. Perché non lascio nessuno a morire, non l'ho mai fatto, se anche non fossi stato qui e ti avessi visto rischiare la morte ti avrei salvato anche da vero nemico. E avrei salvato chiunque dei tuoi uomini, perché nessuno uomo merita una morte simile», disse tra un colpo di tosse e l'altro.
Mik lo abbracciò, lasciandolo di stucco.
«Grazie».
Lux arrossì fino alla punta delle orecchie e vide Sitael ridere nel vederlo in quello stato.
«Vieni in cabina, ti do un cambio», disse Mik facendolo alzare e portandolo con sé in cabina.
Lux si rese conto entrandoci che l'aveva già totalmente rimossa dalla mente. Rimase a guardarla davanti alla porta mentre il biondo frugava nell'armadio e gli lanciava un cambio completo.
«Anche l'intimo?», fece il moro sorpreso.
«Per me è la cosa più fastidiosa da tenere bagnata, poi magari tu la pensi diversamente».
«No, concordo perfettamente. Dove devo cambiarmi?».
«Se ti aspetti un camerino, resterai deluso. Se proprio vuoi privacy, puoi andare in un angolino e cambiarti lì, ma puoi anche farlo qua che tanto non mi scandalizzo. Sempre se non hai niente da nascondere».
«L'unica cosa che andrà nascosta sarà la tua espressione quando vedrai quel che c'è da vedere», disse Lux con un ghigno iniziando a cambiarsi.
Ci azzeccò in pieno, notò quando fu totalmente nudo e Mik fu costretto a girarsi totalmente rosso. Decise di rivestirsi subito con i nuovi abiti, che scopri andargli perfettamente bene.
«Okay, ho fatto. Tocca a te».
«Come è possibile non notare il tuo...», fu il commento di Mik mentre iniziava a spogliarsi.
Quando fu totalmente privo di vestiti Lux lo squadrò per intero.
«Non c'è male», disse come se se ne intendesse, meritandosi in faccia una palla di vestiti bagnati in faccia.
Una volta cambiati e buttati ad asciugare i vestiti bagnati, i due uscirono e osservarono gli uomini appena riemersi dalla stiva.
«Capitano, c'è più acqua nella nostra nave che in tutto l'oceano», disse uno.
«Fornitevi di secchi e svuotatela prima di farci affondare», rispose il biondo.
«Luxifer, vieni a darci una mano», disse uno degli uomini.
Il ragazzo sospirò e andò a dare una mano agli uomini. Mik rimase a guardare, ripensando a tutto ciò che era successo.
Andò accanto a Sitael, che disse: «Fammi indovinare. Ti stai prendendo una cotta per lui».
«Non lo so ancora».
«Quando dici così è un sì».
«Mi ha salvato la vita. Siamo nemici e mi ha salvato la vita. Non riesco a capacitarmene. Non so quante volte abbiamo cercato di farci la pelle a vicenda, eppure mi ha salvato».
«Tu lo hai salvato da quell'isoletta. Ora siete pari».
Mik osservò il ragazzo assente, pensando a tutto.
«Dobbiamo proprio tornare ad essere nemici una volta finita questa vicenda?».
«Quello dovete deciderlo voi due».
Fu su questa frase che Mik passò il tempo a riflettere, pensando ad un possibile, nuovo futuro.
***
«Vorresti cenare con me nella tua cabina? Solo noi due senza nessun altro? Perché?».
Il biondo guardò il ragazzo che aveva davanti con un'assurda voglia di strozzarlo. Ci aveva messo tutto il suo coraggio per fargli quella domanda.
«Non linciarmi con lo sguardo in quel modo. Accetto, volevo solo saperne il motivo», disse Lux tirando su un pesce.
«Cena tra capitani».
«È la scusa più stupida che abbia mai sentito».
«Bene, ti sto invitando ad una cena romantica. Ti piace di più come risposta?», sbottò tirandogli in testa la lenza.
«Sì», fece lui pescando un altro pesce.
Mik lo guardò facendo tanto d'occhi.
«"Sì"?».
«Non sono stupido, Mik, me ne sono accorto. Sì, potrebbe anche avermene parlato Sitael, ma a parte quello sì, lo so e sì, non è un problema», disse.
«Sono quel genere di cose per cui si può essere uccisi».
«E fu così che si scoprì che Furcas mi aveva abbandonato su un'isola deserta perché aveva scoperto che anche a me piacevano gli uomini», disse Lux guardando in lontananza come se davvero ci stesse pensando.
«Come diavolo abbiamo fatto ad essere nemici per la pelle e ritrovarci a questo punto?», disse Mik senza premurarsi di non farsi sentire.
«Non lo so ma mi va bene così. Mangeremo questi pesci, vero?», chiese il moro indicando il secchio pieno di pesci.
«Direi proprio di sì».
«Spero siano buoni».
«Lo saranno».
Mik aveva ragione. Poche ore dopo erano seduti al tavolo nella sua cabina e poterono sentire di persona quanto erano buoni i pesci pescati da Lux.
«Complimenti, sei un ottimo pescatore», disse Mik togliendo tutte le spine che trovava.
«Ho una certa esperienza, e poi è rilassante».
«Concordo, purtroppo non me ne intendo».
«Prima o poi ti insegnerò», disse Lux con un sorriso.
Il silenzio dominò finché Mik non si alzò e non gli andò davanti, prendendolo per le mani e facendolo alzare.
«Una volta dovrai insegnarmi a ballare», disse attirandolo a sé con un braccio e ponendo il volto a forse dieci centimetri dal suo.
«Sarò il migliore degli insegnanti», rispose Lux facendo toccare le loro fronti.
«Non ne dubito», concluse Mik baciandolo.
Forse era per quello che aveva odiato Lux. Perché non aveva mai potuto stargli accanto come avrebbe voluto.
Non fecero in tempo a staccarsi che il biondo spinse sul letto il ragazzo, le mani già sui suoi vestiti.
«Mik, che stai facendo?».
«Mi prendo ciò che è mio. Voglio però che tu non abbia più nulla addosso... nemmeno la tua benda».
Lux non si mosse per un lungo istante, poi si tolse lentamente la benda dall'occhio. Come si aspettava il biondo, l'occhio era perfettamente sano, ma rimase sorpreso quando lo vide aperto.
Era azzurro. Un azzurro chiarissimo, in netto contrasto con il marrone dell'altro occhio.
«Ti prego, non dirmi anche tu che sono figlio di Satana», sussurrò il moro. Mik lo guardò incredulo, mai avrebbe creduto di vederlo cedere in quel modo per una cosa che lui trovava a dir poco stupida.
«Perché dovrei? È bellissimo. Tu sei bellissimo», rispose il biondo facendoselo suo.
Lux non riuscì a fare nulla: si ritrovò semplicemente avvolto in un turbine di piacere che mai prima di quel momento avrebbe pensato di poter provare.
Non fu nemmeno un problema dover essere quello che stava sotto. Lui stesso si ritrovò a volerlo.
Così, quando raggiunse l'apice, si sentì come se avesse raggiunto le porte del paradiso.
Niente Furcas. Niente problemi. Niente di niente.
Solo la pace.
***
Lux stava guardando con il cannocchiale la nave che c'era in lontananza. Non aveva dubbi sul fatto che fosse la sua nave e aveva una voglia assurda di raggiungerla per fare il culo a tutti quelli che erano su di essa.
«Calmati. Ti vedo agitato, cerca di stare calmo. Il tempo di vendetta è giunto».
«Voglio spaccargli il culo».
«Quello è il mio lavoro. Ce la fai a camminare ora?».
Il moro arrossì completamente, ritrovandosi a seppellire la faccia tra le mani. Si erano divertiti due giorni prima e il giorno successivo a quella serata di fuoco aveva camminato come se fosse paralitico per tutta ila giornata, facendo intuire a tutti cos'era successo.
«Ci stiamo avvicinando. Direi che ti devo dare una spada per combattere, sempre se i tuoi uomini non si sono già ammutinati contro di lui».
«Spero di sì ma non ci conto».
La supposizione si rivelò fondata quando affiancarono la nave, piena di uomini armati fino ai denti. Luxifer osservò ogni cosa nascosto in un angolo oscuro della nave, dal quale non poteva essere individuato.
Mik osservò tutti gli uomini, individuando subito Furcas perché era identico a Lux.
«Lux, il tipo che cercavamo è identico a te. È anche vestito uguale», sussurrò avvicinandosi al bordo. Il moro rimase nell'ombra, ma aveva finalmente capito cos'era successo e aspettava solo la conferma.
«Ma guarda chi si rivede, il capitano Mikail! Sei venuto qui per la nostra solita guerriglia?».
«Non sapevo ti avessero fatto capitano, Furcas», disse Mik con assoluta indifferenza.
Tutti sulla nave risero, Furcas più di tutti.
«Io... Furcas? Quel criminale? Lo abbiamo buttato su un'isola deserta, ormai è morto».
Mik fece una faccia fintamente impressionata e disse: «Accidenti, capitano Luxifer, siete davvero diventato crudele. Non avete mai fatto una cosa del genere, mi stupisce che abbiate iniziato proprio ora. Ecco perché non credo minimamente a questa farsa».
Luxifer uscì dall'oscurità e disse: «Davvero i miei complimenti, Furcas. Un ottimo piano, l'ammutinamento, ogni cosa. Peccato che attualmente io non sono esattamente morto».
Tutti ammutolirono. I due erano perfettamente uguali e nessuno riusciva a distinguerli, se non per la nave in cui si trovavano.
«Coraggio, Abrael. Fai fuori quell'impostore», ordinò Furcas. Abrael però non si mosse, osservando attentamente entrambi.
«Abrael, ti ho dato un ordine».
«Sto pensando al fatto che Furcas o Lux si trova al fianco di Mikail, il nostro rivale storico».
«Appunto, solo Furcas farebbe una cosa del genere!».
«No, solo Luxifer riuscirebbe a fare una cosa del genere. Solo Luxifer riuscirebbe a convincere un nemico storico ad aiutarlo. Sei tu l'impostore».
Sulla nave scoppiò il caos al quale la ciurma di Mik non si unì. Lux si buttò nella mischia, alla ricerca di Furcas.
Il caos durò per parecchio, finché la voce di Abrael non fermò tutto.
Tutti si allontanarono, formando un cerchio nel quale si trovavano i due sosia uno davanti all'altro, le spade puntate una contro l'altra.
«Avanti, Abrael, toglilo di mezzo!», urlò il primo.
«Abrael, non credergli, io sono Lux!».
«Non è vero, sono io!».
Mik osservò attentamente i due. Doveva riuscire a distinguere Lux, ma tra le tante cose che poteva scegliere solo una poteva incastrarli per davvero.
«Luxifer, Furcas!», urlò.
I due si girarono verso di lui.
«Non so distinguere quale sia il vero Lux, come penso bon ci riesca nessuno al momento. Io però l'ho conosciuto abbastanza da sapere come risolvere questo problema. Toglietevi la benda sull'occhio».
«Cosa?», disse uno dei due.
«Fatelo», disse Abrael, la spada tratta. Non aveva idea di cosa il biondo avesse in mente, ma era sicuramente qualcosa che poteva mettere chiarezza in quella situazione. Ne era sicuro.
Il primo se la tolse. Entrambi gli occhi erano marroni.
Il secondo guardò tutti prima di togliersi a sua volta la benda. Quello che comparve era un occhio azzurro.
«Luxifer non ha mai coperto un occhio per praticità, come fanno i più. L'ha fatto per il colore diverso dei suoi occhi che temeva non lo avrebbero fatto accettare agli occhi dei suoi uomini. Non penso ci siano dubbi su chi sia il vero Lux».
Furcas con un'unica mossa andò alle spalle di Luxifer e gli puntò la spada alla gola.
«Il primo che si avvicina sarà responsabile della sua morte!», urlò.
Nessuno si mosse.
«Giù le spade. Immediatamente.».
Abrael eseguì, scrutando però attentamente il rivale. Presto tutti lo imitarono.
«Cosa pensi di ottenere con questa cosa?», chiese Luxifer.
«Se non posso avere io il ruolo di capitano, allora non ce lo avrai nemmeno tu».
Luxifer sorrise e afferrò la spada con entrambe le mani, ferendosele ma allontanandosi la lama dalla gola.
Si girò di scatto e gli tirò un pugno secco in pieno volto, in grado di farlo cadere urlando. Non ci pensò nemmeno un istante a balzargli addosso, massacrandolo di pugni e calci.
Mai come in quel momento aveva voluto uccidere qualcuno, senza spade o simili, solo pestandolo fino a farlo morire.
A fermarlo furono due paia di braccia, che lo allontanarono a forza dal corpo ormai esamine dell'uomo.
«Lasciatemi, lo voglio uccidere!», urlò cercando di liberarsi, ma Abrael e Mik erano ben più forti di lui e non lo lasciarono andare finché non si fu finalmente calmato.
«Respira, Luxifer. Non penso sia più vivo, la violenza con cui lo hai aggredito non gli ha lasciato scampo», sussurrò Abrael.
Lux respirò profondamente e annuì. Guardò il corpo e disse: «Buttatelo in mare. Non voglio mai più vederlo in vita mia».
Fu Naphula a buttare via il corpo dell'uomo. Lux lo guardò affondare senza muovere un muscolo. Il suo sguardo si posò poi su Abrael, che si sentì terribilmente a disagio.
«Senti, Luxifer, scusami se sono stato accanto a lui, ma eravate identici e non avevo idea che lui non fosse te... chiedo scusa», disse abbassando il capo seriamente pentito.
«Scuse accettate, Abrael. Accetto anche le scuse di tutti voi, ma sappiate che da adesso in poi le cose cambieranno, a partire da questo preciso momento. Ho avuto l'opportunità di conoscere meglio il nostro nemico più noto e ad essere onesto ha un modo di fare che è molto migliore di quello che è stato il mio. Quindi ci saranno delle modifiche che sarete tutti tenuti a rispettare. Detto questo, stasera facciamo una cena tutti insieme e i primi che si azzuffano verranno buttati in una cella. Chiaro?».
Nessuno osò dire di no. Luxifer era coperto di sangue abbastanza da fare paura e quell'occhio così chiaro amplificava l'effetto.
«Bene. Pulite questo macello, stasera si festeggia per la fine di questa sventura».
***
La festa, contro ogni aspettativa, fu esattamente come i due capitani l'avevano immaginata. Le ciurme si erano finalmente unite nei festeggiamenti, ritrovandosi ubriachi fradici dopo ben poco tempo.
Nessuno fu sorpreso di non vedere Lux e Mik tra loro: i due avevano rivelato la realtà, venendo subito accolti da tutti come non si aspettavano minimamente.
Furono così liberi di restare da soli in un delle celle della nave di Luxifer, punto più lontano da tutto quel fracasso.
«Ti fanno male?», chiese Mik, steso su delle coperte poste per terra, sollevando una delle mani del moro. Le fasciature erano state cambiate un paio di volte ma il sangue ancora era visibile attraverso i vari strati.
«Mi danno fastidio, più che altro», affermò il moro, sdraiato accanto a lui.
«Sei stato un pazzo, afferrare una lama a mani nude in quel modo. Spero per te che si richiudano, queste ferite».
«Ho fiducia nel fatto che guariranno», disse Lux con un sorriso.
Mik lo guardò un istante e lo baciò. Anche se qualcuno li avesse visti, loro se ne sarebbero fregati. Anche quando il biondo spogliò il moro e chiese, timidamente: «Posso?».
«Sono tutto tuo».
Fecero l'amore, e quello fu il lieto fine di quell'assurda avventura.
E l'inizio di una nuova, quella del loro amore.
~•~▪~•~
Questa che doveva essete una ff breve è diventata la seconda più lunga che io abbia mai scritto, battuta solo da My Captain (luxilith). Guardacaso è sempre sui pirati :')
Spero vi sia piaciuto il capitolo (che ha subito tanti di quei cambiamenti che ho perso il conto)
A domani!
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