6° story

-> Shadowhunters <-

Prompt: Crossover n°. 2
Lunghezza: 2601 parole
Spoiler: Di Shadowhunters TMI

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Era buio sulla città e tre individui camminavano per le strade, celati agli umani tramite le rune. Se anche qualcuno li avesse visti, sembravano semplici ragazzi vestiti di nero, tatuati e giusto un po’ armati.

«Tutta questa storia è una bella rottura di scatole.» commentò Matthias con uno sbuffo irritato. Superava i suoi due compagni di tutta la testa e teneva sulla schiena uno spadone dall’aria minacciosa.

«Parli degli Ottenebrati, o del fatto che stiamo andando ad una riunione di nascosti?» chiese Wylan, un giovane nephilim che si vedeva fuori dall’istituto molto difficilmente.

«Degli Ottenebrati. Non mi piacciono granché neanche i nascosti, pensa a nephilim con sangue di demone.»

«Dici così, ma intanto mi sembra tu ci stia con il capo del clan di vampiri.» obiettò Wylan ricevendo un’occhiataccia sufficientemente imbarazzata.

«Non sappiamo nulla degli obiettivi del loro capo. Meglio che tutti siano al sicuro, questi tizi non sono da sottovalutare.» intervenne Inej. Non aveva armi in vista, ciò non significava che fosse disarmata.

«Neanche i nascosti sono da sottovalutare.» osservò Matthias.

«Sono capeggiati dal figlio di Valentine Morgenstern. Non voglio scommettere una guerra contro uno del genere.»

I tre raggiunsero finalmente il bar scelto per la riunione. Era di Jesper, capobranco dei licantropi e amico di quei tre nephilim.

In quella città il clima tra shadowhunters e nascosti era, se non sereno, almeno poco turbolento. Il capoclan e il capobranco della città erano amici dei nephilim dell’istituto, ma era loro amico persino l’unico stregone della città.

Appena entrarono, Jesper li accolse con un urlo.

«Eccovi! Vi stavamo aspettando!»

Inej si guardò intorno. I vampiri c’erano (come si aspettava, Nina tirò su di peso Matthias e lo portò al suo tavolo, pronta a molestarlo e Matthias a lasciarla fare), i licantropi c’erano, mancava solo una divisa nera.

La porta si aprì dietro di loro. Inej sentì il rumore di un bastone appena la porta si chiuse e disse: «Bentornato, Kaz.»

Kaz Brekker era lo stregone della città. Il suo tratto distintivo erano le mani e buona parte delle braccia completamente neri, anche se pochi ne erano al corrente. Inej lo sapeva perché per una missione precedente lo aveva brevemente visto senza guanti e con una canottiera scura. Nascondeva quella caratteristica come quasi ogni cosa di sé e pochi potevano dire di conoscerlo per davvero; Inej era forse l'unica che a dirlo non avrebbe mentito.

«A cosa devo questo invito?» chiese sedendosi al bancone accanto a Wylan, che stava bevendo un’aranciata.

Inej annuì, poi si sedette sul bancone e disse: «Buonasera a tutti. Scusate per questa riunione improvvisa, tuttavia ci sono nuovi problemi dal mondo degli Shadowhunters.»

«Meno male che c’è chi diceva che fossimo noi nascosti il problema!» rise uno dei vampiri.

«Fortunatamente non tutti sostenevano Valentine Morgenstern. Dicevo, ci sono problemi dal mondo Shadowhunters e stavolta si chiamano Ottenebrati. Sono Shadowhunters che hanno bevuto sangue di Lilith: sono piuttosto forti e dipendono completamente dal loro capo e dai suoi ordini. Il loro capo è Sebastian Morgenstern.»

«Deve essere un problema di famiglia, allora.» osservò Jesper.

«Il suo obiettivo sembra essere il conclave e gli shadowhunters, ma sembra che abbia ereditato, se non una repulsione per i nascosti, almeno una certa antipatia. Sappiamo per certo che le sue abilità sono pari, se non superiori, a quelle di Jace Lightwood, quindi non è qualcuno da sottovalutare. Mi sembra quindi il caso voi vi mettiate al sicuro.»

«Aspetta, aspetta, Inej. Ci stai chiedendo di fuggire?» chiese Jesper facendola girare verso di lui.

«Non sottovaluto nessuno di voi, vi conosco da abbastanza tempo da sapere quanto siete bravi. Non conosco invece Sebastian Morgenstern, ma dalle voci sembra qualcuno che noi non possiamo affrontare. Per questo preferirei sapervi al sicuro, non tanto come shadowhunter ma come amica.»

«Parlo per me: apprezzo il pensiero, ma proprio perché siamo amici non ho intenzione di lasciare solo voi tre contro questo tipo, soprattutto se è pericoloso.»

Matthias parve riprendersi dalle attenzioni di Nina e si tirò su dalla posizione sdraiata che aveva assunto. «Se qualcuno di voi aggredisse dei nephilim, verreste arrestati.»

«Quelli non sono nephilim.» disse la voce bassa di Kaz, che attirò subito l’attenzione di tutti. «Ancora non hanno dato permessi ufficiali per ucciderli, ma sono certo li daranno presto. Sono corrotti dal sangue di Lilith e sono irrecuperabili.»

«Ve l’avevo detto anche io.» aggiunse Wylan.

«Inoltre gli obiettivi di Sebastian Morgenstern non sono i nascosti, se non come mezzi. Gli interessano gli Shadowhunters, sta formando il suo esercito. Non serve fuggire, basta non mettersi in mezzo.»

«Non dovrebbe essere difficile.» commentò Nina. «Tuttavia se vedessi che i miei amici sono in difficoltà, mi metterei in mezzo a costo di morire una seconda volta.»

«Ah, qualcuno che la pensa come me, allora!» esclamò Jesper.

«Voi siete fuori di testa… Vi potrebbero uccidere.» fece Inej, incredula anche se aveva sospettato sarebbe finita in quel modo.

«Potrebbero uccidere anche voi, quindi potresti pensare piuttosto a pianificare come agire in modo che nessuno di noi ci resti secco.» disse Kaz con un sorriso di chi aveva voglia di finire in una rissa per pestare qualcuno.

Inej non avrebbe voluto coinvolgere nessuno, ma tutti quelli che vedeva nella stanza sembravano volenterosi ad aiutarli.

Guardò Wylan, che alzò le mani senza dire nulla, e guardò poi Matthias, che era tornato a sdraiarsi con la testa sulla coscia di Nina.

«D’accordo, allora. Pianifichiamo.» concesse infine.

Del resto quella era una cosa che a loro sei veniva molto bene.

***

Inej si stava allenando in palestra, appesa ad una barra a testa in giù, quando sentì la porta d’entrata dell’istituto venire sfondata.

La nephilim saltò giù dalla barra e uscì, una semplice canottiera e dei pantaloncini neri addosso. Afferrò un paio di pugnali e si affrettò all’entrata.

Dentro non c’era nessuno: tutti gli intrusi erano ancora fuori. Era a metà della scalinata che conduceva all’entrata quando qualcuno varcò la soglia.

Era un ragazzo alto, probabilmente più di Matthias, con dei capelli chiari, quasi bianchi. Legata alla schiena aveva una spada, di cui Inej vedeva solo l’elsa.

I due occhi neri dell’intruso la individuarono e la fissarono.

Era identico a Valentine Morgenstern, solo gli occhi erano diversi. Erano bui. Erano demoniaci.

«Dove sono gli altri due? Credevo che sfondando una porta sarebbero accorsi tutti.» osservò lui.

«Avevano da fare. Vorrei piuttosto sapere cosa vuoi.»

«Conosco le tue abilità, Inej Ghafa. Una come te mi sarebbe estremamente utile nelle mie file.»

«Lo considererò un complimento. Tuttavia non voglio entrare nelle tue file.»

«Non credo ci sia possibilità di rifiuto.»

Inej sorrise, facendo ruotare per aria uno dei suoi pugnali. «Vogliamo scommettere?»

La risposta di Sebastian Morgenstern venne coperta da un fracasso che fece tremare l’edificio. Il ragazzo si girò di scatto e Inej saltò sulla ringhiera e si diede la spinta, balzando addosso al capo degli ottenebrati.

Sebastian riuscì a togliersela facilmente di dosso, ma lei atterrò in piedi e lo attaccò, usando i pugnali con abilità e velocità, costringendolo ad arretrare e a sfoderare la spada per difendersi.

Fuori il cortile dell’istituto sembrava un campo minato su cui aveva camminato qualcuno. Era pieno di buchi fumanti e di persone che ora camminavano con attenzione dove il terreno non era perforato. Wylan osservava tutto dai cespugli che delimitavano il cortile, Jesper accanto, pronto a portarlo via.

Aveva preparato quella notte tutto il cortile per essere un campo minato. Gli shadowhunters non usavano bombe o proiettili di solito, tranne che per i nascosti, quindi era certo che né Sebastian Morgenstern né gli ottenebrati potessero aspettarsi quello che era poi successo.

«Forse è meglio concludere subito. Se ne restano inesplose, potremmo aver problemi per la fuga.» sussurrò Jesper. Avevano un piano B, ovviamente, e un piano C, ma era meglio restare all’A.

Wylan annuì e prese un telecomando. Premette un pulsante e l’intero cortile esplose con tanta violenza che Jesper strinse a sé lo shadowhunter e lo protesse con il suo corpo dai detriti degli scoppi.

Gli ottenebrati non esplosi entrarono nell’istituto per trovare riparo; lì il combattimento stava proseguendo. Inej non era certo la miglior shadowhunters mai esistita, ma era riuscita a fare due tagli di cui uno profondo al suo avversario e lo considerava una vittoria.

Lei ancora non era stata colpita, ma l’arrivo degli ottenebrati di certo l’avrebbe messa in difficoltà ed esposta alla lama di Fosforos.

Arretrò tatticamente lontana dalla porta. Sebastian, irritato dall’allungarsi dello scontro e dalle ferite subite, la seguì.

Il duello proseguì. Inej scivolava attorno a lui fluidamente e lui si muoveva con altrettanta grazia, sebbene usasse una spada sola. Sebastian Morgenstern non era un nephilim da sottovalutare e Inej nemmeno.

Non si accorse di essersi riavvicinata agli ottenebrati finché il suo rivale non le rifilò un calcio tale da spedirla all’indietro e lei non atterrò sul pavimento, bensì tra le mani di molte persone.

Solo a quel punto venne disarmata e Sebastian riuscì a colpirla al volto, anche se con un unico pugno. La spada era già stata rimessa al suo posto.

Inej cercò di divincolarsi mentre Sebastian si faceva un iratze e scompariva dalla sua vista per un istante. Purtroppo del suo gruppo era Matthias quello più forte e muscoloso, lei era solo quella agile.

Il ragazzo dai capelli bianchi riapparve; tra le sue mani aveva una coppa.

Inej era stata messa in ginocchio e non riuscì così a tirare un calcio a lui o alla coppa infernale che aveva in mano come avrebbe voluto.

«La tua abilità nelle armi è pari alla mia e a quella di Jace, te lo riconosco. Un motivo in più per volerti al mio fianco.» disse con un sorriso. Tutta la rabbia che gli aveva visto in volto prima pareva essere scomparsa.

Si chinò su di lei e le afferrò il mento. Stava per inclinare il calice quando tutto divenne nero.

Nessuno poteva vederci attraverso, non era un’oscurità notturna, ma un’oscurità innaturale. Inej sentì però il rumore di un bastone che picchiettava contro il pavimento.

Si udì un urlo, poi il buio scomparve. Sebastian Morgenstern era inginocchiato a tenersi il naso sanguinante, la coppa miracolosamente intatta sul pavimento.

Di Inej non c’era più traccia, non lì.

Era sul tetto che respirava velocemente, conscia del pericolo che aveva corso. Accanto a lei a controllare che nessuno arrivasse da dove erano saliti, c’era Kaz Brekker, che tradiva la stanchezza dovuta all’incantesimo appena lanciato solo nella posa. La testa del suo bastone era macchiata di sangue.

Dietro di loro, Matthias stava segnalando con Wylan e Jesper che stavano per partire, poi montò sulla moto che gli aveva prestato Nina.

«Matthias, almeno sai come si guida?» chiese alla fine Inej rialzandosi.

«Non ho mai preso lezioni serie, ma Nina mi ha portato in giro così spesso che sono abbastanza certo di saperla guidare. E comunque devo fare solo un breve tragitto. Ora salite.»

Inej si mise dietro di lui e Kaz si sedette dietro di lei, avvolgendo le sue braccia attorno al suo petto. Considerando che diceva spesso quanto amasse la sua intimità, il fatto che non si fosse lamentato di quell'aspetto neanche durante la pianificazione era insolito.

Matthias accese la moto. Era giorno, ma quella moto pareva funzionare abbastanza bene anche con la luce del sole; di certo erano avvantaggiati dal tempo nuvoloso.

Partirono. Matthias guidò con attenzione fino al punto d’incontro stabilito. Jesper e Wylan erano già lì, il secondo in braccio al primo, così come il branco del licantropo. Kaz smontò immediatamente e disse: «Muoviamoci. Finora è andato tutto liscio, quindi il tuo branco può rientrare. Puoi anche tu, Jesper.»

«Finiscila, io sono veloce e so dove nasconderci. Apri il portale, comunque, Nina ci aspetta.», ribatté l'altro mettendo giù Wylan, rosso in volto come i suoi capelli.

Kaz fece un cenno affermativo e aprì un portale. Non c’era modo migliore di sparire se non tramite portale.

Il branco di Jesper attraversò per primo, seguito da Wylan. Matthias accese la moto e li seguì, lasciando Inej con i due.

«State attenti.» disse lei appoggiando una mano sul braccio teso di Kaz. Non faceva spesso i portali, non era abituato.

«Vai.»

Inej scomparve proprio mentre Sebastian Morgenstern compariva in fondo al vicolo. Kaz chiuse il portale e fece per dargli direttamente fuoco, ma Jesper lo precedette e fece la cosa più strana possibile: gli sparò, con una di quelle pistole che Kaz stesso gli aveva regalato un anno prima. Armi mondane adatte per autodifesa senza doversi trasformare per ogni problema da risolvere.

Kaz se lo aspettava quanto il loro rivale. Jesper approfittò della distrazione e salì sulla moto, lo stregone alle spalle, e partirono per andare in un posto casuale, in attesa di poter tornare alla base.

***

Nina aveva il suo quartier generale in un albergo aperto ventiquattr'ore su ventiquattro. Aveva cinque piani: uno per il suo clan, uno per il clan dei licantropi e tre per ospiti mondani, shadowhunter e stregoni.

Inej era in una delle camere. Si era applicata un iratze e si era fatta una doccia, così da togliersi di dosso sudore e sangue secco. E la sensazione di mani estranee sul suo corpo.

Stava indossando una tuta presa in prestito da Nina che le andava grande in molti punti, ma che era comunque meglio di indossare ancora la tenuta o un semplice accappatoio.

Si era appena sistemata quando qualcuno bussò alla porta.

«Avanti.»

Kaz entrò nella stanza. Inej si girò a guardarlo per bene e sorrise sollevata. «Siete tornati!»

«La moto ci ha abbandonato appena siamo atterrati e io… sono leggermente svenuto. Jesper ha atteso mi svegliassi e siamo tornati qui.»

Inej si chiese che versione avesse concordato con Jesper e poi comunicato agli altri, perché era certa avesse detto quella verità solo a lei.

«Essere uno stregone di soli diciassette anni è un po’ limitante, eh?»

Kaz accennò ad un sorriso. «Non abbastanza da aver mandato a monte tutto il piano.»

«Quando fai i piani, si presuppone tu conti i limiti di ogni persona coinvolta. Incluso tu stesso.»

«L’ho fatto.»

Non l'aveva fatto. «Allora immagino vada bene così. L’importante è che siate tornati sani e salvi.»

I due si guardarono per un momento, poi Kaz allargò le braccia e permise ai due di stringersi in un abbraccio, sì un po’ rigido, ma comunque un abbraccio. Il massimo consentito dal passato di Kaz, di cui Inej conosceva solo qualche dettaglio (ed era comunque quella che ne sapeva di più).

«Anche avendo calcolato tutto, credevo di essere arrivato tardi. Credevo ti avesse già fatto bere il sangue.» sussurrò Kaz.

«Sei arrivato giusto in tempo. Grazie.»

Rimasero ancora un momento così, senza muoversi, godendo della compagnia reciproca.

Inej conosceva Kaz da un paio di anni: ce ne aveva messo uno intero per riuscire a convincerlo che gli importava di lui non in quanto stregone ma in quanto persona e un secondo per riuscire a coinvolgerlo nel loro gruppo tanto da farlo essere a suo agio.

Essere il più giovane e famoso stregone in città e aver avuto un passato terribile per il suo essere aveva dato un sacco di problemi a Inej per aiutarlo, e probabilmente per le leggi degli shadowhunters non avrebbe nemmeno dovuto. Se ne era fregata totalmente e quello era il premio: riuscivano a dimostrare almeno un pochino ciò che provavano entrambi.

Alla fine Kaz lasciò la schiena della giovane, invitando anche lei a fare lo stesso. Erano stati vicini più tempo del solito, almeno.

«Andiamo dagli altri? O hai già cenato?»

«Non ancora.»

«Allora andiamo.»

Kaz le aprì la porta con un lieve sorriso, quasi un po' giocoso. Inej lo ricambiò e uscì mentre lui chiudeva la porta alle loro spalle, poi insieme scesero per andare a festeggiare la vittoria.

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