-> Lettere <-
Prompt: Corrispondenze
Categoria: Missing moment
Lunghezza: 2785 parole
Spoiler: Sì
~•~▪~•~
Kaz Brekker non era il tipo di persona da farsi cogliere di sorpresa. Aveva lavorato per anni per evitare che qualcosa potesse prenderlo alla sprovvista.
Quando però quella sera rientrò nel suo appartamento e andò nel suo studio, vide un elemento estraneo sulla scrivania che riuscì realmente a coglierlo di sorpresa.
Un plico di fogli, tenuti insieme in un pacchetto con dello spago. Kaz lo osservò con attenzione e prudenza: era vero che dei fogli non potevano fargli male, ma dentro poteva anche esserci una bomba.
Fu solo quando fece il giro della scrivania che si accorse che c’era un altro elemento estraneo: un bastone con la testa a forma di corvo. Uno che non era il suo, stretto nella sua mano.
Si avvicinò prudentemente. Quando fu abbastanza vicino, riuscì a vedere una busta in cima al cumulo con scritto “Per Kaz”.
La prese. Solo pochi potevano permettersi di chiamarlo solo per nome senza ripercussioni.
Prima di leggerla, tagliò lo spago e controllò velocemente che i fogli fossero veri e non celassero una bomba. Infine si sedette sulla sedia alla scrivania e aprì la busta.
Conteneva una lettera. Ancora prima di guardare il contenuto, guardò chi l’aveva scritta.
Inej.
Kaz a quel punto si mise a leggere.
Caro Kaz,
Mi dispiace se troverai queste lettere senza che ci sia anche io con loro. Abbiamo cose importanti da fare, non possiamo attraccare neanche la nave.
Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.
Come ogni capitano che si rispetti, ho compilato un diario di bordo. Non credo quello ti interesserebbe, ma queste lettere le ho sempre scritte dopo il diario.
Sono tutte per te.
Anche il bastone che troverai è per te. Scoprirai perché te l’ho portato se leggerai i fogli.
Inej.
Non c’erano post scriptum, non c’era altro oltre a quello. Kaz sentì una sgradevole sensazione addosso; si aspettava di leggere tra le righe qualche frase specifica. Un “Mi manchi”, per esempio, anche se non la meritava e non l’aveva mai meritata.
Guardò la pila di fogli e lettere. L’idea di toccarle gli andava a genio come quella di toccare un cactus.
Ma erano lettere per lui. Lettere di Inej.
Appoggiò sul piano di legno la lettera e si allungò a prendere il primo foglio.
Caro Kaz.
Sono nervosa.
Oggi ho attaccato la mia prima nave. Gli schiavisti sono finiti tutti a mare o con la gola squarciata, non credo di essermi mai sentita più sollevata nel fare entrambe le cose. Spero i Santi mi perdonino per essermi goduta il momento.
Ho liberato le prigioniere e ho chiesto loro di aiutarmi a spostare ogni cosa utile dalla loro nave alla mia. Finito questo l’ho affondata e appena siamo arrivate a terra ho dato a tutte due possibilità: andarsene o restare a formare la mia ciurma.
Sono rimaste quasi tutte e ora ho una ciurma. La mia prima ciurma.
Ci sono tante cose da fare e non so bene da dove iniziare. Nessuna di loro è mai stata per mare prima, dovrò spiegare il tutto. E anche io devo ancora imparare.
Però vedere le loro espressioni di sollievo e di gioia quando le ho liberate… Kaz, non mi sono mai sentita così felice.
Non credo riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per avermi fatto dono di questa nave e per avermi riportato i miei genitori.
Riuscirò a cambiare le cose, ora. Ci riuscirò.
Kaz sorrise. Non riuscì ad impedirselo.
Certo che ci sarebbe riuscita. Era inevitabile, il suo Spettro era una forza della natura.
Sapere di averla resa felice fu un ottimo calmante per i suoi nervi. Potevano esserci delle insidie nelle lettere successive, ma era un buon inizio.
Appoggiò la lettera a faccia in giù e prese il foglio successivo. Era stato strappato da un quaderno e c’erano scritte poche righe.
Vorrei scriverti qualcosa di nuovo ma sono stanchissima. Ho avuto forza per compilare il diario di bordo e ora me ne manca per scriverti.
Credo dormirò. Nei prossimi ti racconto.
Messaggi veloci. Kaz aveva idea non sarebbe stato l’unico che avrebbe trovato.
Passò al successivo.
Caro Kaz,
Finalmente ho il tempo di scriverti seriamente. Ci ho provato varie volte in queste settimane, ma non ne ho mai avuto il tempo.
Volevo parlarti un po’ della mia ciurma.
Siamo ventidue. Alla prima lettera che ti ho scritto ne avevo liberate quindici e dodici tra loro si sono unite a me. Abbiamo abbordato molte altre navi dopo quel momento, almeno una decina: solo dieci ragazze si sono unite a me su un centinaio. Non le biasimo per aver preferito tornare a casa.
In realtà il numero è stato variabile. Alcune sono state parte della ciurma finché non siamo arrivate nelle loro città; è più sicuro viaggiare con noi che via terra.
Ce ne sono ancora alcune così. Tolte loro, siamo in diciassette.
Le cinque che se ne andranno fanno lavoretti da mozzi, in pratica. Li fanno volentieri, forse si sentono in dovere di ripagarmi per averle salvate, anche se ho messo in chiaro che loro non mi devono niente. Si chiamano Mia, Lysa, Rachel, Isabelle e Dany.
Ora passiamo a chi resta.
La mia vice si chiama Janine. Mi assomiglia, ma è più muscolosa e più alta di me. Il suo carattere focoso le ha creato un sacco di problemi sulla nave e volevano anche ucciderla. L’hanno persino violentata per cercare di calmarla. Fortunatamente avevo lasciato vivo il capitano.
Con una spada in mano è letale e bravissima, ed è parecchio protettiva nei miei confronti. Quando le ho parlato di te, ha detto che se mai avessi fatto un passo falso ti avrebbe spezzato tutte le ossa del corpo e ti avrebbe ficcato il tuo bastone tu-sai-dove.
(Non le ho detto che mi hai chiamato “investimento” una volta.)
La mia timoniera si chiama Gen. Ha capelli lunghi biondi, occhi azzurri come il cielo, pelle chiara, fisico simile a quello di Nina. Era considerata un vero tesoro per i suoi carcerieri. Al timone è bravissima e le ho insegnato ad usare i pugnali.
Al momento rientra nella definizione di “bella ma letale” e ne va fiera. Ne vado fiera anche io. Spera di non doverla affrontare mai.
In effetti, spera di non dover mai affrontare nessuna delle mie ragazze. Come direbbe Janine, “Tu puoi fargli il culo, e noi siamo come te.”
La mia cartografa si chiama Lin. Sul suo passato è molto riservata e io non le ho mai fatto domande. Parla soprattutto dialetto, fatico a capirla la maggior parte delle volte, ma come cartografa è davvero eccezionale. Usa un’ascia per combattere ed è… beh, distruttiva.
Vederla combattere è come vedere un piccolo tornado.
Tafi invece assomiglia a te. Capelli scuri, pelle pallida, alta. A lei manca una gamba, ma usa una protesi così bene che quasi non ci si accorge di nulla. Era cuoca prima di essere presa e fa la cuoca anche da noi: dice che la tranquillizza. Lei usa un coltellaccio da macellaio, ma finora non è mai entrata in battaglia. Fa più che altro da guardia alla nave, e se qualcuno entra lo affetta come se stesse tagliando le verdure.
Le altre tredici ragazze si occupano a turno degli altri lavori: pulizia della nave, pesca, vigilanza. I loro nomi: Agatha, Kadie, Helen, Trix, Ben (fisicamente è una donna, ma lui dice di sentirsi un uomo e lo chiamiamo come tale. Vista la sua condizione ha paura a tornare indietro, quindi mi ha chiesto di restare con noi e io gliel’ho permesso), Uli, Ellie, Noemi, Marie, Mallory, Tea, Cindy e Chloe. Tutte (tutti) belle, tutte pericolose.
Vorrei fartele conoscere, magari dopo che avete giurato tutti di non uccidervi. Questo lo faccio per te, ho visto quanto sei bravo ma Per Haskell e la sua cricca non valgono niente in confronto a noi, e dopo un incontro vorrei riuscire ancora a parlarti senza che qualcuno (forse Lin) ti abbia spaccato la mandibola.
Credo di aver scritto anche troppo. Probabilmente ti ho annoiato a scrivere tutto questo.
Beh, non ho ancora neanche deciso se farti avere queste lettere.
Penso lo farò.
Una ciurma di Spettri. Più leggeva, più Kaz aveva avuto quelle quattro parole in mente. La ciurma di Inej era una ciurma di Spettri.
Kaz aveva letto con interesse quelle informazioni. Che Inej tenesse a loro era evidente: sapeva tutti i loro nomi, si era presa la briga di conoscerle, le aveva addestrate.
Non era certo sarebbe mai riuscito ad incontrarle. Un po’ perché quelle donne probabilmente lo avrebbero azzoppato anche solo in quanto uomo, un po’ perché quella era la nuova famiglia di Inej e Kaz si sarebbe sentito fuori posto. Fuori posto e un po’ geloso, anche se la gelosia era un sentimento che nessuno doveva sapere Kaz provasse.
Tuttavia fu felice di aver ricevuto una lettera che parlasse delle sue donne. Inej lo riteneva importante tanto di parlargli di loro.
Ed era felice, e questo rendeva felice anche lui.
Appoggiò il foglio sui precedenti. Quello dopo era macchiato di vari colori. Lo prese e lesse cosa c’era scritto.
Mallory è brava a disegnare. Mi ha fatto questo ritratto in un giorno di pausa.
Dietro c’era un ritratto di Inej che riuscì a mozzare il fiato di Kaz come fosse stata lì di persona.
Era raffigurata appoggiata alla balaustra della nave, il mare alle spalle. Rideva, gli occhi chiusi e i capelli legati che volavano con il vento.
Era più bella che mai.
Kaz si tirò su dalla sedia e prese uno dei suoi pugnali, con cui fissò al muro il ritratto. Non poteva restare con le lettere, non quel bellissimo disegno.
Tornò a sedersi. Il giorno dopo sarebbe stata una giornata lunga, ma voleva prima leggere tutto.
Si accorse, un po’ con stupore e un po’ con delusione, che mancavano forse solo cinque fogli. Erano stati tutti piegati a metà così da fare spessore per fare il “pacchetto”, anche se alcuni fogli erano spessi così com’erano.
Il successivo era un pezzo di foglio strappato.
Mi manchi, Kaz.
Mi manchi tu, mi manca Ketterdam.
Mi piace qui, ma a volte mi manca chi ero. Mi mancano i miei amici.
Spero di tornare indietro presto.
Kaz rilesse quelle righe almeno cinque volte, come se non riuscisse a leggerle davvero. Infine sorrise, piegò il foglio e lo nascose in uno dei cassetti.
Il foglio successivo era quello più simile ad una lettera tra tutti.
Caro Kaz,
Per questo “caro” probabilmente ti lamenterai per sempre.
Queste lettere/pensieri/scritti ti arriveranno. Te li farò avere.
Quindi dimmi: tu come stai?
Come va a Ketterdam?
Hai più avuto problemi con Pekka? Credo si sia spaventato a sufficienza vedendo che il figlio aveva un corvo di peluche con sé, ma visto il soggetto non darei per scontato si sia fatto da parte.
E gli altri? Jesper e Wylan come stanno? E Nina sta bene?
Per lei è stato un colpo durissimo, con la questione di Matthias… Spero stia bene.
Spero stiate tutti bene e che le cose vadano bene. Prego sempre per avere buona sorte, per me stessa e per voi; spero mi abbiano ascoltato.
Non so se otterrò risposta su carta o da te in persona. Comunque saprò qualcosa, a meno che uno di noi muoia (ma speriamo di no, siamo sopravvissuti a tanto, non sarebbe giusto).
Buon lavoro.
Kaz rilesse le domande e mentalmente rispose a tutte.
Sto bene. Ketterdam è nelle migliori mani possibili, il che la dice lunga su chi c’era prima. Pekka si è dileguato. Jesper e Wylan stanno bene, vogliono andare per un po’ da Colm; mi hanno invitato ma non voglio un’altra lavata di capo da parte sua. Nina non è più a Ketterdam, voleva andare a Ravka e immagino ci sia andata.
Dirglielo a voce o via lettera? Kaz decise che a quello ci avrebbe pensato in un altro momento.
Il foglio successivo aveva uno schizzo fatto a matita. Kaz riconobbe di nuovo la mano della pittrice di Inej, Mallory. Uno schizzo di Inej e di un ragazzo che doveva essere lui mentre si baciavano.
In mezzo c’era un oggetto sottile, una specie di lamina. Sotto Kaz vide una nota.
Problema di contatto. E con un foulard?
Soluzione.
Kaz inclinò un momento la testa, ignorando con convinzione il lieve rossore che era certo gli fosse comparso sulle guance.
Prese una penna e scrisse il suo commento.
Può funzionare
Mise con gli altri fogli anche quello. Ne mancavano solo due.
Il foglio che prese non era strappato ed era più scritto dei precedenti.
Kaz, questa devo raccontartela.
Oggi abbiamo attaccato una nave. Era una di quelle che non portavano bandiera e che voleva solo togliersi dalle scatole. Poteva avere a bordo qualunque cosa.
L’abbiamo abbordata. La ciurma ci sapeva fare, ma la mia era in astinenza da adrenalina e si sono praticamente buttate tutte alla lotta. Loro sono morti tutti, delle mie nessuna.
Sai che conteneva la nave? Di tutto. C’erano schiavi, non solo donne, anche uomini, ma non solo.
Era pieno di tesori. Soldi, gioielli, ce n’erano tantissimi e ne abbiamo trovati anche per la nave. Domani ci occupiamo di controllare che sia tutto vero, uno degli uomini che abbiamo salvato era certo fosse denaro falso, quello in bella vista.
Oltre a quello c’erano un sacco di provviste e, davvero, tantissime armi. Armi e strumenti di tortura.
Abbiamo conservato tutte le armi (meglio in più che in meno) e le provviste; appena svuotata la nave delle cose di valore, l’abbiamo affondata.
Ho esaminato le armi con le altre e sai che ho trovato?
Un bastone con la testa di corvo. No, non un semplice bastone: se tiri l’asta e la testa del corvo, dentro c’è una spada vera. Una roba da capitani pirata meravigliosa.
Una roba per te. So che hai già un bastone, ma appena ti vedo ti voglio dare questo bastone. Una lama in più fa sempre comodo, anche per te che sai come usare il tuo bastone.
Non credo lo userai, so che sei affezionato al tuo… ma un ricambio non fa mai male, giusto?
Chiamalo un souvenir da parte mia, tanto non l’ho pagato. L’ho rubato.
In memoria dei vecchi tempi.
P.S. Dico ancora “Nessun rimpianto” prima di andare in battaglia. Nella mia mente mi rispondi tu.
Kaz osservò quindi il bastone con la testa di corvo che aveva notato prima. Lo prese e lo esaminò: era di ottima fattura e negli occhi erano incastonate gemme nere, forse non diamanti ma comunque pietre che brillavano allo stesso modo. Prese la testa e l’asta del bastone e tirò ai lati opposti, estraendo la lama nascosta.
Era affilata come un rasoio, splendente come se non fosse mai stata usata. Kaz rimase incantato, cosa che non aveva mai ritenuto possibile prima di quel momento.
Celò la lama come prima e appoggiò di nuovo il bastone alla scrivania. Quello era davvero un bel regalo, avrebbe addirittura potuto imparare ad usare una spada a quel punto, soprattutto se nascosta a quel modo.
«Ah, Spettro, come fai a stupirmi così? Ci riesci solo tu.» mormorò coprendosi gli occhi con una mano guantata per un istante.
Infine prese l’ultima lettera.
Caro Kaz,
Tra non molto passeremo davanti a Ketterdam. Ti lascerò il bastone e le lettere, come pensavo di fare.
Non farò solo questo però. Devo dirti una cosa, e sarà criptica come piace a te.
Vorrei potessi venire anche tu in nave con me. Vorrei averti qui con me.
Sono felice qui, ma un angolo del mio cuore sa che manca qualcosa.
Manca qualcuno.
La prossima volta che ti vedrò, saprò che avrai letto ogni cosa. Mi chiedo che accadrà allora.
Spero di mancarti anche io come tu manchi a me. Spero di poterti abbracciare.
Spero di non dover essere criptica e di poter dire quelle due parole.
Lo spero.
Non c’era altro. Quella lettera era la più amara e insieme quella più bella.
Le due parole. Kaz non ci sapeva fare con i sentimenti, ma sapeva cosa intendeva.
Anche lui voleva averla di nuovo lì. Anche lui voleva averla lì con lui.
Era felice e senza alcun rivale, come lei.
Ma anche a lui mancava qualcosa. Mancava qualcuno.
Ma non era lo Spettro a mancargli. Era Inej.
«Anche io ti amo.» mormorò al foglio di carta. «Non riuscirò mai a dirtelo, ma immagino io per te sia un libro aperto su questo, vero, Inej?»
Mise sulla scrivania anche quel foglio. Non ne erano rimasti altri.
Kaz guardò il ritratto sorridente di Inej. Era bellissima.
Era bellissima e amava uno come lui. E lui amava lei.
Kaz espirò, uno sbuffo come una risata. Si alzò dalla sedia e andò in bagno a darsi una sistemata prima di dormire.
Per una volta era certo avrebbe dormito veramente bene.
~•~▪~•~
Chiedo scusa se stavolta ho lasciato la raccolta in blocchi, ma non tutte le lettere sono lunghe e rischiava di crearsi confusione.
I nomi dei componenti della ciurma di Inej, i loro ruoli, il numero e le descrizioni li ho inventati io di sana pianta.
Spero inoltre wattpad non mi metta spaziature dove non servono e non dia di matto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top