7° story
-> Le gemelle <-
Prompt: Tema Libero
Categoria: What if
Lunghezza: 1077 parole
Spoiler: Fino al terzo libro della trilogia principale (credo)
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Era buio nei meandri della montagna. C’era anche un eco lamentoso in qualunque galleria si andasse, che generalmente era più forte andando vicino alle prigioni.
Pervinca Periwinkle ci aveva messo un po’ ad abituarsi. All’inizio le veniva la pelle d’oca ad ogni urlo e ad ogni gemito, che fosse di dolore o di paura, ma con il passare del tempo era diventato più tollerabile.
Forse aveva influito il fatto che non urlava più nessuno. Si sentivano solo gemiti, singhiozzi, ed era più spesso durante i pasti o durante la notte, perché qualcuno doveva andare a portare cibo ai prigionieri e quel qualcuno era sempre un amico o un parente di qualcun altro.
Lei non doveva, però. C’erano tante responsabilità ad essere il braccio destro del Terribile 21, ma aveva anche alcuni vantaggi e quello era tra essi.
Si sentiva bene lì dov’era, ma sapeva che sarebbe cambiato tutto se fosse stata costretta a vedere i suoi genitori o sua zia. O Grisam, che ancora non sapeva se fosse tra le figure incappucciate o tra i prigionieri.
Non stava andando da nessuno di loro però quel pomeriggio, camminando per i corridoi disturbati da echi lontani. Stava andando da qualcuno che aveva evitato di vedere fino a quel momento, ma non era per paura.
Pervinca ragionò che forse era perché aveva una paura folle, in realtà. Paura di ciò che sua sorella poteva pensare di lei.
Scacciò i pensieri mentre raggiungeva la porta della cella in cui era stata rinchiusa sua sorella. Prese la chiave appesa fuori dalla porta e la infilò nella toppa, poi la fece girare finché non scattò la serratura. Infine entrò.
Come tutti i prigionieri, sua sorella indossava ancora gli stessi vestiti di quando il villaggio era caduto. Erano sporchi, ovviamente, e a Pervinca dispiacque vederli così, come le dispiacque vedere sua sorella nelle stesse condizioni.
Era sdraiata sulla brandina, le spalle alla porta. Non le vedeva, ma sapeva che aveva ai polsi delle pesanti catene: dopo aver catturato tutti nel villaggio, aveva dovuto proporre lei come imprigionare tutte le persone catturate e aveva vinto contro la proposta più sicura di legare i prigionieri direttamente ai muri. Lo aveva trovato disumano.
Si avvicinò a lei e disse: «Babù.»
Vide la sorella sussultare, poi si girò di scatto, mettendosi a sedere sulla brandina.
Si coprì la bocca con le mani e la udì mormorare: «Vì.»
A Pervinca sfuggì un sorriso. A volte sorrideva, ma erano più sorrisi furbi, diabolici, non sinceri. Quello però lo era, perché non vedeva sua sorella da così tanto tempo che si era sentita come se mancasse metà di lei.
Vaniglia si alzò e Pervinca la abbracciò. Sentiva la sorella scossa dai singhiozzi, ma sapeva che anche lei stava piangendo, in maniera più silenziosa.
«Credevo ti avessero ucciso.» mormorò Vaniglia tirando su con il naso.
«Perché mai avrebbe dovuto uccidere il suo alto ufficiale?»
Vaniglia non disse nulla un lungo momento, abbastanza da far sentire dolore a Pervinca per colpa delle catene che la sorella aveva ai polsi.
«Sei diventata l'alto ufficiale del terribile 21?» chiese a piano Vaniglia, senza il tono critico che la sorella si aspettava di sentire.
«Lo ero già quando abbiamo preso il villaggio.»
«Vì…»
La sorella si staccò da quest'ultima, uno sguardo che Pervinca non riuscì a decifrare.
«Hai consegnato il villaggio a lui?»
«Mi ha fatto scoprire incantesimi incredibili. Mi ha fatto sentire potente. Puoi biasimarmi?»
«Vì… il villaggio, i nostri amici…»
«Ho fatto il possibile perché nessuno venisse ucciso.» cercò di rassicurarla. Lo aveva fatto davvero, si era impegnata per fare il possibile vista la situazione e visto ciò che aveva.
«E sono davvero tutti vivi?» chiese a piano.
«Sì. Davvero.»
«Potevamo essere tutti al villaggio, Vì. Giocare insieme sulla spiaggia. Essere in camera a leggere la storia di Scarlet Violet e Mentafiorita con Felì… E tu invece…»
«No, ascolta Babù. Posso liberarvi. Posso liberarti. Ne ho parlato con lui, posso farlo. Basta che gli porto Shirley e voi sarete tutti liberi!»
Vaniglia aggrottò le sopracciglia. «Shirley?»
«Sì, Shirley. Vale come noi due, lei possiede… è… l'infinito potere. Se la ottiene, noi ce ne possiamo andare.»
«Vì, Shirley è nostra amica!» esclamò Vaniglia.
«Ce ne potremmo andare di qui. Tu te ne potresti andare, e se io resto potete tornare voialtri. Tu, mamma, papà, Felì… forse non la zia, è troppo potente. Senti, Babù, io so che odi stare qui. Ti posso tirare fuori!»
«Ma alle spese di Shirley! Vì, come puoi pensare di fare una cosa simile!»
Pervinca la guardò, il volto teso. «È così orribile preferire la famiglia agli amici?»
Vaniglia la guardò, poi le prese la mano. Deglutì, poi parlò: «Sei vicina a lui, Vì. Tu potresti… potresti scegliere noi. Il tuo villaggio. La tua famiglia. I tuoi amici. Potresti…»
«Ucciderlo.» disse per lei Pervinca, aprendo leggermente di più gli occhi alla realizzazione di quella frase.
«… Sì.»
Per un lungo momento le sorelle rimasero semplicemente a guardarsi. C'erano tante cose che potevano dirsi senza bisogno di parole e alla fine Pervinca ne disse solo una ad alta voce: «Il terribile 21 non si può uccidere. Non da me sola, almeno.»
Anche se vorrei. Il suo tono diceva quello.
«Cos'altro serve?»
Pervinca temeva di sentire da un momento all'altro il Terribile 21 arrivare. Di vederlo entrare in quella cella e far del male a sua sorella. Si chiese perché non lo avesse sentito prima di quel momento.
«Non dovrei essere qui a parlarti. Non voglio ti faccia del male a causa mia.» disse indietreggiando.
«Vì.» la fermò la sorella prendendola per le mani. «Cos'altro serve?»
«Serviamo noi due. E Shirley. Senza tutte e tre lui non può essere sconfitto. È per quello che vuole o noi o lei, ma se ha lei… lui la ucciderà.»
Nemmeno Pervinca stessa sapeva più a cosa stava pensando mentre diceva quelle parole.
Vaniglia la guardò. Sapeva che dentro la gemella c'era un conflitto di cui non sapeva l'entità.
«Non è troppo tardi. Shirley non è ancora qui. Possiamo fermarlo. Lei saprà che fare dopo.»
Aveva in mano un sassolino, notò Pervinca abbassando lo sguardo. Un sassolino bianco.
Lei frugò in tasca e trovò quello nero.
Luce e buio.
Le sorelle si guardarono. Pervinca aveva paura, ma era con sua sorella. Sarebbe andato tutto bene.
Vaniglia invece non aveva paura. Non ne aveva più, da quando era stata catturata e da quando non aveva più potuto fare nulla.
«Insieme.» disse Vaniglia.
«Insieme.» ripeté Pervinca.
E insieme fecero l'incantesimo.
~•~▪︎~•~
E con questo racconto di chiude la raccolta!
Devo dire che con questo racconto avrei anche calcato la mano più di così, ma nel senso... avevano 11 anni le gemelle quando è successo tutto. Calcare la mano sarebbe stato assurdo, erano bambine.
Anyway, mi scuso se in questo racconto ci sono inesattezze di trama ma anche rileggendo la parte finale del terzo libro non ricordavo assolutamente dei sassolini o altro e quindi sono andata a memoria. Sono in tempo a cambiare se serve hehe
Eeeee basta. Spero i racconti vi siano piaciuti.
Buona continuazione :3
-Aly
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