Tè per tre ⇝ Ignavia ⌇ DaiSuga+
Ignavia
L'ignavia viene definita come indolenza morale, un'avversione all'operare, un'inerzia permanente del corpo e dello spirito. Per paura o tornaconto, gli ignavi non prendono mai una posizione né una decisione. Se ne stanno in disparte e per viltà attendono che la tempesta passi, prima di schierarsi dalla parte per loro più conveniente.
Credits to @indigoit_ (Twitter)
SHIP: Daichi Sawamura x Kōshi Sugawara x Yui Michimiya
PAROLE: 5.592
RATING: 🟥 nsfw
TW: ✶ Yaoi/Het✶ Lemon ✶ Smut ✶ Threesome ✶ Spoiler (post Time-Skip) ✶
ATTENZIONE:
1. Ci tengo a precisare che per me la DaiSuga resta sempre canon, e che questa storia ha il solo scopo di raccontare una possibile manifestazione dell'ignavia. Quindi questa "ship a tre" inizia e finisce con questa storia; per favore non insultate Yui Michimiya, o me per averla scritta... =^.^=
2. Questa storia ha una parte Smut piuttosto corposa, comunque decisamente più spinta e dettagliata di quanto io sia solita scrivere. La trama lo richiedeva, ma voglio comunque avvisare chiunque si accinga a leggerla.
Don't like, don't read.
♥
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* * * ATTENZIONE * * *
QUESTA STORIA CONTIENE SCENE E LINGUAGGIO ESPLICITI
- - - ADATTA PER UN PUBBLICO ADULTO - - -
BOY X BOY X GIRL
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Daichi richiuse la porta alle sue spalle e tolse le scarpe.
Inspirò profondamente e chiuse gli occhi sorridendo.
Casa.
Il profumo un po' acre e pungente dello zenzero permeava il corridoio, insieme a quello più dolce e muschiato del bagnoschiuma al sandalo di Suga.
Il sorriso si allargò sul volto stanco pregustando già il suo piatto preferito, il Shoyu Ramen che talvolta Suga gli preparava quando tornava presto dall'università.
- L'ho già detto che ti adoro? – gridò raccogliendo la borsa da terra e portandola in camera sua.
- Non negli ultimi tre giorni! – la voce argentina proveniente dalla cucina fece incurvare ancora di più le labbra dell'ex capitano della Karasuno.
Mezz'ora dopo sorrideva ancora sedendosi a tavola, i capelli umidi e una t-shirt pulita sopra un paio di pantaloncini.
Suga aveva apparecchiato con cura, il Ramen che sobbolliva al centro del tavolo accanto ad una bottiglia ancora intonsa di sakè e due sakazuki* rossi comprati per l'occasione. Che poi fosse un normale venerdì sera tra coinquilini, poco importava: quando Suga li aveva visti al mercatino, con i due poggia bacchette coordinati, non aveva saputo resistere.
- Suga, il tuo Shoyu Ramen è da urlo, farebbe resuscitare i morti. – si complimentò ancora, riempiendosi la ciotola per la terza volta.
Suga lo guardava mangiare con il consueto sguardo adorante; ormai sazio alla seconda porzione, si riempiva gli occhi e l'ego guardando Daichi che si abbuffava come sempre del suo piatto preferito cucinato solo per lui.
Era bellissimo anche con una semplice maglietta bianca, le gote lievemente arrossate dalla doccia, gli occhi luminosi che seguivano il movimento dei noodles dalla ciotola alla sua bocca.
Mangiavano in silenzio, o meglio, Daichi mangiava in silenzio mentre Suga lo guardava, gomito sul tavolo e mano a sorreggere il mento. Nessuno dei due si sentiva imbarazzato, non dovevano parlare per forza. Le loro serate spesso si svolgevano in quel modo, in un silenzio rilassato. Soprattutto i venerdì sera, quando il peso della settimana appena passata schiacciava le vertebre incurvando lievemente il petto verso il tavolo, e comprimeva i polmoni così da rendere difficile anche fare conversazione.
- Sto scoppiando. Era divino! – Appoggiò il tovagliolo e si rilassò contro lo schienale della sedia, tirando finalmente un lungo sospiro liberatorio.
- Sei stanco? – gli chiese Suga, come sempre attento al suo stato di salute fisico ed emotivo.
- Abbastanza. È stata una settimana pesante. E a te com'è andata? – perché anche Daichi era attento e preoccupato che il suo migliore amico stesse bene. Glielo chiedeva direttamente, come in quel momento, ma spesso lo capiva a prescindere se qualcosa lo preoccupava; un esame particolarmente difficile, il part-time al locale dove aiutava a servire la colazione, le bollette da pagare. Il viso di Suga era per lui un libro aperto, anche quando faceva di tutto per nascondergli le sue preoccupazioni.
- Tutto bene. – rispose Suga, la stanchezza evidente anche nella sua voce.
Daichi si portò dietro alla sua sedia, e cominciò a massaggiargli le spalle; nonostante i sensi attutiti dalla gran mangiata e l'inevitabile calo di tensione dopo la doccia, si era accorto del modo rigido in cui Suga teneva il collo mentre mangiavano. Un paio di volte si era stiracchiato spostandosi di lato sulla sedia.
Un massaggio era il minimo che Daichi potesse fare per ringraziare l'amico per la cena, e perché si prendeva sempre cura di lui.
Suga chiuse gli occhi al tocco delle dita forti sul suo collo. Reclinò la testa, un sospiro inconsapevole uscì dalle sue labbra mentre si rilassava appoggiandosi completamente allo schienale, le braccia ora distese lungo il corpo.
Daichi aveva mani forti, le lunghe dita un po' ruvide sfregavano la pelle candida lasciando evidenti segni rossi già alla prima passata; ma era piacevole, un po' rude ma rilassante. Sapeva dosare la sua forza, poneva abbastanza pressione da farsi sentire, ma non troppa da fare male, mentre premeva lungo il trapezio con lenti movimenti misurati che risalivano fino alla nuca.
Suga gemette, per il male o il piacere non era chiaro, forse entrambi. Piegò la testa in avanti poggiando la fronte sulle sue stesse mani incrociate sul tavolo. Gemeva ad ogni passata, un mugugno che seguiva il ritmo del massaggio sul suo collo; un miagolio profondo quando spingeva in qualche punto più dolente, un sospiro singhiozzante quando alleggeriva la pressione.
Daichi si sedette a cavalcioni dietro a Suga ormai sulla punta della sedia.
Fu chiaramente un errore.
La vista di quel collo candido marchiato dai segni rossi, la percezione del suo corpo caldo in mezzo alle gambe, lo zenzero forse – forse ce n'era troppo, forse non era un caso - scatenarono una reazione immediata nei pantaloncini di Daichi.
Il movimento delle sue mani cambiò in un istante: il massaggio metodico e mirato alle fasce muscolari dolenti, diventò una carezza sensuale. Le dita dapprima infilate tra quei setosi capelli d'argento, poi a scendere lungo le spalle, seguendo il braccio, il torace poggiato alla schiena curva in avanti, fino ad intrecciare le dita sul tavolo.
Suga sospirò, ancora; strinse forte le mani di Daichi e aspettò.
Come sempre.
A disposizione, quando Daichi aveva voglia di lui.
Il moro sciolse le dita e gli sfilò in un istante la t-shirt per avere libero accesso a tutta la schiena.
Il contrasto dei segni rossi sul collo col candore di quella pelle nivea fu una fucilata in mezzo alle sue gambe.
Si avventò su quella schiena morbida e profumata di sandalo, e cominciò a tempestarla di piccoli baci, mentre chiudeva le braccia attorno al suo torace. Per inglobarlo, circondarlo, trattenere quel corpo caldo e meraviglioso, a sua disposizione. La scia di baci si fece umida, bagnata, la lingua ad accompagnare le labbra, mentre uno sciame di brividi portava Suga a gemere a voce sempre più alta.
Spinse indietro le anche, ormai incapace di trattenersi, eccitato dalla pressione che sentiva dietro ai suoi glutei, dalle mani che scorrevano fluide lungo le sue braccia, dalla lingua che disegnava percorsi di saliva che evaporava fresca in quella calda serata di giugno.
Le mani di Daichi sui suoi addominali, Suga trattenne il fiato, l'aspettativa di quello che sarebbe seguito già capace di mandarlo fuori di testa. Le dita cercarono il cordino dei pantaloni, per sciogliere lentamente il fiocco perfetto con cui erano chiusi, mentre ancora la lingua scorreva sulla schiena, un accenno ruvido di barba di fine giornata a uniformare i segni rossi.
I movimenti di Daichi erano ipnotici, l'erezione che spingeva forte contro i suoi glutei, le mani che si insinuavano avide nell'elastico ora allentato. Suga gettò di lato la testa quando la mano lo avvolse completamente, a scoprire il collo e implorare che Daichi lo baciasse anche lì, che lo succhiasse, lo mordesse, lo marchiasse.
Grugnendo per l'impazienza, la mano scorreva su e giù mentre l'altra scivolava lungo l'elastico per accedere anche all'altro lato. Senza interrompere il movimento, Daichi entrò, spinse in lui una sola falange, mentre mordeva forte il collo candido.
Un suono inarticolato uscì dalla bocca di Suga, che ruotò la testa a cercare ormai impaziente la sua bocca, per divorarlo e farsi divorare.
Un tintinnio sul tavolo, il sakè rovesciato dai sakazuki. La schiena ruotata a cercare un bacio, uno sfogo a quella pressione che la mano davanti e il dito dietro, stavano facendo crescere attimo dopo attimo.
Nel breve tragitto verso il divano i vestiti sparirono. In ginocchio per terra, la faccia schiacciata sulla seduta, sentiva solo le mani di Daichi sul suo corpo, impazienti ma premurose, a prepararlo velocemente perché ormai la fame lo divorava; un altro tipo di fame, che solo il corpo di Suga poteva calmare.
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- Tesoro, che succede? Ti vedo un po' sottotono stasera. -
La preoccupazione sincera di Tōru era evidente anche nello sguardo indagatore con cui lo stava squadrando da quando erano arrivati a locale e si erano seduti sui divanetti.
Iwaizumi stava chiacchierando amabilmente con Akaashi, discorsi tra intellettuali che a Tōru certamente non interessavano. Sperava che il suo abituale socio del sabato sera scendesse in pista a scatenarsi con lui come sempre, ma il rifiuto di Suga lo aveva davvero colto di sorpresa.
Non credeva molto al mal di testa che Kōshi aveva dichiarato di avere, e ne ebbe la conferma seguendo il suo sguardo fisso sulla pista da ballo, dove un Daichi scatenato, con tanto di pantaloni bianchi e camicia nera, ballava come un moderno Tony Manero insieme ad una svestitissima Yui Michimiya.
- Ok. Se non vuoi parlarne ti capisco... – esordì Oikawa avvicinandosi all'orecchio di Suga per farsi sentire nel frastuono della discoteca. Ma ad un cenno affermativo dell'amico, proseguì – È successo ancora? –
Suga ruotò gli occhi verso quelli di cioccolato dell'amico, con sguardo colpevole.
- È la quarta volta, se non sbaglio. - altro cenno affermativo – E poi ha fatto ancora come se niente fosse. – concluse Oikawa, perspicace, guardando di nuovo in pista.
Yui aveva allacciato le braccia al collo di Daichi, complice anche un cambio di musica, ora decisamente più lenta, e si stava strusciando sfacciatamente contro di lui, ondeggiando le anche e premendo i piccoli seni strizzati nel top push-up, contro a quel petto grande e virile.
- Troia. – sentenziò Oikawa fissando la pista con aria schifata.
- Stronzo. – aggiunse poi, dopo un istante – Insomma, lei è troia ma lui è stronzo. – come se non fosse stato abbastanza chiaro il concetto. Come se Suga non stesse già fissandoli come ipnotizzato. Come se non stesse buttando giù un drink dietro l'altro ormai da una buona mezz'ora.
- Non sa decidersi – lo giustificò Kōshi dopo un istante, sospirando palesemente – e non posso dargli torto. Lei è bellissima. Così minuta e delicata. Anche io la trovo splendida. -
- Certo. Per lui è la stessa cosa, no? Scopare con te o scopare con lei... - ironizzò Tōru.
- Non lo so, non mi parla mai di lei. Ma quando lo facciamo, cazzo, non ho nessun dubbio che gli piaccia scoparmi. Nessuno, davvero Tōru. – confermò Suga.
- Che dici? Dovrei negarmi, la prossima volta? – aggiunse poi, riflettendo seriamente su quella possibilità.
- Pensi di esserne in grado? – domandò l'amico di rimando, e poi i due si sorrisero, senza bisogno di aggiungere altro.
- Dai, Suga, andiamo a ballare, non lasciarti rovinare la serata da quei due stronzi. Non pensare a loro. Pensa solo a divertirti con me, che poi settimana prossima torno in Argentina e non ci vedremo per qualche mese! – e così dicendo prese Suga per mano e lo trascinò in pista proprio di fianco a Daichi che, i palmi ben aperti sul sedere di Michimiya, la testa infilata nel suo collo, muoveva i fianchi strusciandosi lentamente, molto più lentamente di quanto la musica richiedesse.
Due dita puntate verso gli occhi di Suga, e quindi verso i suoi, Oikawa richiamò l'attenzione dell'amico verso di sé, verso i movimenti languidi e provocanti con cui muoveva il bacino a ritmo di musica, invitandolo a fare altrettanto.
Oikawa e Sugawara che ballavano insieme, a pochi centimetri di distanza, ondeggiando i fianchi con movenze sensuali, erano uno spettacolo che in breve tempo attirò uno sciame nutrito di pretendenti sbavanti a fare capannello attorno a loro. Le mani sui fianchi dell'amico, le gambe intrecciate e i bacini vicinissimi, si guardavano negli occhi sorridendo ed elargendo quello spettacolo al pubblico, anche se era stato chiaramente concepito e studiato per l'ex capitano della Karasuno.
E Daichi guardava. Ancora con le mani sui fianchi di Yui, le labbra sul suo collo, alzava lo sguardo a tratti verso Suga, per poi tornare a seppellire la faccia in quel caschetto morbido, che, per inciso, le donava davvero molto rispetto al taglio corto del liceo.
La temperatura in pista stava lentamente salendo, Oikawa aveva già dovuto schiaffeggiare diverse mani che si allungavano verso i loro corpi, desiderose di toccare qualcuno, qualcosa, in tutto quel ben di dio.
Iwaizumi si accorse in quel momento che il suo ragazzo non era seduto accanto a lui sul divanetto, troppo assorbito dalla conversazione con Keiji. Si alzò come un uragano e prese Tōru per il polso, lo trascinò di nuovo seduto e gli infilò subito la lingua in bocca, calmando con quel gesto il ribollire degli ormoni in pista, e spezzando forse anche qualche cuore.
Rimasto solo a ondeggiare sotto le luci strobo, Suga si allontanò per tornare anche lui a sedersi. Ma Daichi lo afferrò per il polso trascinandolo dietro a Yui, le mani sui suoi fianchi ora, a imprigionare la ragazza in mezzo ai loro corpi, come un hot dog tra due fette di pane.
Suga sorrise, pensando a come Oikawa avrebbe apprezzato il suo riferimento alla "cagna calda", e cominciò ad ondeggiare sfregando spudoratamente il bacino contro i glutei sodi di Yui.
Non poteva vederla in faccia, Yui restava voltata verso Daichi, ma non sembrava infastidita dal contatto.
Daichi invece era palesemente galvanizzato da quella coreografia a tre, e si sporse di fianco alla testa di Yui per infilare direttamente la lingua in bocca a Suga, tirandolo verso di sé con una mano dietro la nuca.
Kōshi rimase sorpreso e sconvolto per quel bacio in pista, davanti a tutti, e lo fu ancora di più quando Yui si volse in mezzo a loro e allacciò le braccia al suo collo, infilando la lingua nella sua bocca, al posto di quella di Daichi, che continuava a muoversi e strusciare il bacino sui glutei di Michimiya.
Cercò con lo sguardo Oikawa, che dopo un istante sollevò la testa per prendere fiato, e vista la scena che si stava svolgendo in pista, alzò all'amico il pollice in segno di approvazione.
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Daichi si richiuse la porta alle spalle. Stanco e sudato, tolse le scarpe e fece ancora un paio di allungamenti nell'ingresso di casa.
La corsa lo aveva aiutato a smaltire definitivamente l'alcool della sera precedente.
La testa, invece, era ancora affollata da pensieri contorti. Immagini invitanti di Suga e di Yui, davanti a sé, che lo baciavano a turno e gli sorridevano. I glutei sodi di Yui sotto le sue mani. I glutei sodi di Suga sotto le sue mani.
Dio, che situazione. Sarebbe mai stato in grado di scegliere?
Temeva che da un momento all'altro uno dei due si stancasse di quel gioco sadico in cui li aveva trascinati. E forse era anche quello che sperava, non dover essere lui a scegliere. Perché non ne era proprio in grado. Erano le due persone a cui teneva di più, entrambe splendide e meravigliose, che avevano imbrigliato il suo cuore già da tempo.
Paralizzato dall'indecisione per anni, aveva capito, una volta trasferitisi a Tokyo per studiare, che non poteva andare avanti così. Complice la convivenza, c'erano stati diversi momenti ad elevata tensione erotica con Suga fino a che, sei mesi prima, Daichi aveva ceduto. O era stato Suga a cedere. Poco importava.
Era stato sesso bollente, veloce ma intenso. Non si erano spostati dal divano del salotto su cui stavano guardando un film prima che succedesse. Inconsciamente Daichi aveva pensato che spostare il fattaccio in camera da letto avrebbe dato già subito una connotazione ufficiale alla loro relazione, e non era ancora sicuro di quello. Il giorno dopo entrambi avevano fatto finta di niente. Ma nei giorni successivi aveva raccolto parecchi elementi a favore di una imminente dichiarazione, per dare finalmente una svolta alla loro relazione. Se non che la visita di Yui, un pomeriggio in cui Daichi non aveva lezione, aveva mandato a puttane tutte le sue convinzioni. E si era ritrovato di nuovo alla linea di partenza.
- Daichi? –
La voce di Suga lo distolse dalle sue elucubrazioni.
Asciugandosi il viso con un lembo della maglietta, lo raggiunse in salotto.
L'immagine che lo accolse aveva un che di surreale.
Come due signore di altri tempi, Suga e Yui erano seduti al tavolo del suo salotto a sorseggiare amabilmente una tazza di tè, addentando di tanto in tanto un biscotto da un vassoio al centro del tavolo.
Restò interdetto per un istante, l'addome scoperto dalla maglia ancora tirata su, e avrebbe potuto giurare che sia Suga sia Yui avessero abbassato lo sguardo sulle curve appetitose dei suoi addominali.
- Che succede? - riuscì a dire dopo un lungo istante.
- Vuoi un po' di tè? - domandò Suga, indicando una terza tazza vuota sul tavolo accanto alla teiera.
Come ipnotizzato, Daichi raggiunse il posto libero e si accomodò, mentre Suga gli versava il tè.
Bevve un sorso, e ripeté la domanda.
- Mi dite che succede? –
- Yui mi ha chiamato mentre eri a correre, è passata di qua e abbiamo parlato un po'. –
- E... - incalzò Daichi alla risposta criptica di Suga.
- Ci siamo resi conto che non sei in grado di scegliere. – Yui disse ad alta voce quello che tutti e tre sapevano ormai da tempo.
- E va bene così. – aggiunse Suga.
Non era sicuro di aver sentito bene. Non era neanche sicuro di essere sveglio, a dirla tutta.
Guardò con attenzione i due volti accanto a lui, per la prima volta da quando era entrato nella stanza. Entrambi erano sereni, tranquilli. Gli occhi di Kōshi erano limpidi, luminosi, un lieve rossore sulle gote e la bocca distesa in un'espressione rassicurante. Anche Yui era tranquilla, un po' pallida forse, ma lo guardava senza ombre negli occhi.
- Cioè? – chiese titubante.
- Non devi scegliere. – chiarì Suga.
Uno scenario idilliaco si stava lentamente facendo strada nella mente di Daichi, troppo bello per essere vero, troppo invitante per poterci davvero credere.
No, doveva sicuramente aver capito male.
Doveva trattarsi invece del momento che, in cuor suo, sapeva che sarebbe capitato, prima o poi. Loro avrebbero scelto per lui.
- Ok, quindi cosa avete deciso? – domandò, convinto ormai di essere arrivato al capolinea.
- Non hai capito, Daichi. – spiegò ancora Yui con dolcezza – L'idea ce l'hai data tu ieri sera. Tu non vuoi scegliere, non puoi scegliere, ci vuoi entrambi. E a noi sta bene. Se sta bene anche a te, ovviamente. –
Daichi restò ancora per un attimo interdetto, la sua mente che frugava nel cestino e ripristinava la prima idea che aveva già accartocciato e gettato via.
- Cioè... tutti e tre? Insieme? – chiese, incredulo, e certo di avere il viso sfigurato da un'espressione di pura gioia.
Suga e Yui annuirono scambiandosi uno sguardo complice per poi tornare a sorridere a Daichi, che ingollò l'ultimo sorso di tè.
- Ma quindi anche voi due...? - provò a chiedere, con un cipiglio interrogativo dopo l'espressione raggiante di poco prima.
- Beh, certo. – rispose Suga, divertito – Non puoi proprio permetterti di essere geloso! – lo ammonì ridendo mentre si alzava.
In realtà non era davvero convinto di quello che stava dicendo.
Non ne avevano parlato nel dettaglio, lui e Yui, e francamente non era sicuro di sentirsi attratto da lei. Ne ammirava la bellezza, ma la vedeva più come le bambole Hina che collezionava sua nonna, bellissima e delicata, da ammirare su una mensola. Non era sicuro che avrebbe anche voluto giocarci, con quella bambola. L'eccitazione della sera precedente mentre la baciava e si strusciava, era forse un riflesso di quella di Daichi, era legata alla luce nei suoi occhi scuri mentre li guardava, insieme, entrambi concentrati su di lui.
Ma c'era solo un modo per scoprirlo, per capire se avrebbero dovuto limitarsi a condividere Daichi, o potevano trasformare la loro relazione in qualcosa di più complesso.
- Ora, andiamo di là e vediamo se può funzionare. – il tono con cui Suga pronunciò la frase gli uscì forse un po' troppo secco, deciso. La stanza si stava riempiendo di tensione, e i confini tra quella erotica e quella emotiva erano nebulosi e indefiniti.
- Adesso? – chiese Daichi perplesso – Ma... sono sudato, devo farmi una doccia. –
Suga scoppiò a ridere, stemperando un po' di quella tensione che si stava accumulando.
- Ti faremo sudare anche noi, non credere. Meglio se la doccia te la fai direttamente dopo. – concluse, prima di fare strada verso la camera di Daichi che, a differenza della sua, aveva un letto matrimoniale.
Kōshi tirò le tende, creando una morbida penombra nella luce ancora abbagliante di metà pomeriggio.
Scostò dal muro una poltroncina su cui capeggiavano un paio di maglie di Daichi, e si accomodò.
- Cominciate voi. – dichiarò rivolto verso Daichi e Yui, ancora mano nella mano accanto al letto.
L'insicurezza e i tentennamenti di poco prima continuavano a tormentarlo.
Daichi era rientrato prima del previsto, e lui non aveva avuto modo di affrontare con Yui tutti i dubbi che lo assillavano, né di metabolizzare davvero la sua proposta. Dal canto suo, la ragazza sembrava invece molto sicura di sé. Evidentemente stava riflettendo sulla sua stessa idea da diverso tempo, ed era davvero pronta a metterla in atto. Suga invece si chiedeva ancora se quella fosse una soluzione che avrebbe potuto gradire, o quantomeno tollerare.
Certo, pensandoci a mente fredda poco prima, sorseggiando il suo tè, si era reso conto che la gelosia verso Yui era legata molto probabilmente al fatto logico che se Daichi avesse scelto lei, non avrebbe potuto averlo. Ma l'idea di condividerlo, invece, non gli suonava così malvagia. Sarebbe stato probabilmente geloso di un altro uomo, ma credeva di non esserlo di una donna. Non c'era competizione, in fondo, avevano cose diverse da offrire.
Yui, tra l'altro, era una persona che Suga aveva sempre ammirato e stimato. Erano amici dal liceo, e anche se l'interesse della ragazza verso Daichi era palese a tutti da sempre, Suga aveva comunque avuto modo di apprezzarla in diverse occasioni.
Daichi ruppe gli indugi spogliandosi velocemente e sfilando anche gli abiti di Yui, per poi posare subito le mani sui suoi glutei, strizzandoli come amava fare. Lei alzò il viso e, quando si baciarono, Suga ebbe la prima conferma ai suoi dubbi.
Le mani di Daichi scorrevano lungo la schiena di Yui, indugiando ancora sul pizzo chiaro degli slip, mentre spingeva forte il bacino e divorava la sua bocca.
E a Suga piaceva quello che stava guardando; forse grazie al nuovo stato mentale, non era più infastidito dalle attenzioni di Daichi nei confronti di Yui. Tutt'altro. Trovava eccitante vedere Daichi che muoveva le mani grandi e scure sul corpo di marmo di Yui, e ancora di più vedere le mani di Yui sui pettorali di Daichi. Yui prese in bocca un capezzolo, succhiando e leccando mentre Daichi le sfilava il reggiseno e gli slip.
Seppur un lieve rossore imporporasse le sue guance, Yui non sembrava particolarmente a disagio in quella situazione, il fatto che Suga li stesse guardando non la metteva evidentemente in imbarazzo.
Tutt'altro.
Era eccitata anche lei dalla situazione, e glielo confermò senza ombra di dubbio quando gli lanciò uno sguardo penetrante prima di scendere in ginocchio e prendere in bocca l'erezione di Daichi.
Aveva chiaramente cercato i suoi occhi prima di abbassarsi.
Guardami.
E Suga guardava.
Osservava il movimento delle sue labbra, arricciate sulla punta e poi distese mentre affondava sopra al membro pulsante di Daichi, senza davvero mai riuscire a contenerlo tutto. Fissava le piccole mani candide artigliate alle cosce muscolose, per aggrapparsi mentre il suo corpo minuto ondeggiava avanti e indietro.
Le mani sulla sua testa, Daichi la guidava nel movimento, mugugnando e a tratti gettando indietro la testa, occhi chiusi e piedi ben saldi a terra.
Era una scena ipnotica, che scatenava nel ventre di Suga reazioni nuove e forse contrastanti ma sicuramente non disturbanti. Probabilmente c'era anche una punta di masochismo nel voler guardare l'amore della sua vita che scopava la bocca di una donna, ma era indubbiamente eccitato.
- Suga... - pensava di esserselo immaginato, finché Daichi non lo chiamò di nuovo – Suga, vieni. Avete detto insieme. – la mano tesa verso la poltrona, l'altra ancora sulla testa di Yui. I suoi occhi brillavano di una luce folle, invasata, un'esaltazione data dall'appagamento momentaneo e dall'aspettativa per tutto quello che doveva ancora arrivare.
Suga prese un respiro profondo, si liberò dei vestiti e si avvicinò. Daichi lo tirò contro di sé, baciandolo con foga, ripetendo la scena della sera prima, con la testa di Yui intrappolata tra i loro bacini.
Aggrappato alle spalle di Daichi, Suga si arrese a quel bacio con uno spirito nuovo; finalmente poteva dare sfogo al desiderio che aveva sempre cercato di reprimere, per la prima volta consapevole che ci sarebbe stato un futuro. Anche i mugugni eccitati di Daichi confermavano quanto gradisse l'idea che Yui aveva avuto, e che finalmente sbloccava quell'inutile e deleteria situazione di stallo in cui erano intrappolati ormai da mesi.
Fu quasi sorpreso, Suga, quando Yui si voltò e prese in bocca la sua erezione, mentre ancora le labbra di Daichi lo divoravano. Continuando ad occuparsi di Daichi con la mano, Yui cercava di dimostrare a Suga che la sua proposta era a vantaggio di tutti e tre.
Suga dovette quindi affrontare il punto. Poteva condividere Daichi, lo aveva appurato negli ultimi minuti. Ma poteva davvero condividere Yui? Quanto gradiva quello che Yui stava facendo in quel momento?
Da sempre convinto di essere omosessuale, si chiese per la prima volta se invece non fosse bisessuale come Daichi, semplicemente troppo ossessionato dal suo ex capitano per accorgersi che al mondo c'era anche dell'altro.
Ma non era il momento per indugiare in quelle riflessioni, anche se era sicuramente evidente che gradisse il trattamento che Yui gli stava riservando.
In maniera goffa e impacciata si spostarono sul letto; quella situazione era una novità per tutti e tre, l'inesperienza chiaramente visibile nei loro movimenti insicuri e tentennanti.
Yui riprese a lambire l'erezione di Suga, e lentamente tutti i suoi dubbi si dissiparono in quella bocca calda e generosa. In ginocchio sul letto, chiuse gli occhi e gettò indietro la testa, mentre con le mani guidava la testa di Yui e finalmente si abbandonava al piacere.
Daichi prese dal comodino un tubo di lubrificante e un pacchetto di preservativi, e li gettò sul letto. Quindi si posizionò dietro a Yui e rimase per qualche secondo a guardare. Si riempì gli occhi di quell'immagine che lo devastava, eccitato come non era mai stato in vita sua.
I glutei perfetti di Yui rivolti verso di lui, mentre la sua testa affondava tra le gambe di Suga. Il volto di Suga sfigurato dal piacere, le gote arrossate e le lunghe ciglia svolazzanti e bagnate di lacrime.
Prese in mano la sua stessa erezione e si decise ad aprire un preservativo che indossò velocemente.
Impaziente, si posizionò dietro a Yui e le posò una mano sulla schiena; aiutandosi con l'altra mano, appoggiò la punta sulla sua carne tenera e bagnata, e cominciò a stuzzicarla con lievi movimenti circolari. Yui sussultò, presa alla sprovvista, e anche Suga aprì gli occhi giusto per accorgersi di Daichi che prendeva Yui saldamente per i fianchi e affondava dentro di lei con un unico movimento fluido.
Il gemito di Yui uscì soffocato e vibrante direttamente sull'erezione di Suga.
Daichi teneva Yui per i fianchi, e guardava la sua erezione scomparire in mezzo ai suoi glutei di marmo. Ogni spinta dentro di lei la portava ad ingoiare Suga più a fondo. Daichi dettava il ritmo, e tutti e tre godevano e gemevano insieme.
Le spinte si fecero sempre più irruente, Yui si aggrappò con le mani alle cosce di Suga, che affondava completamente nella sua bocca. Lacrime uscivano dagli occhi di Yui, ma non si scostò né si ritrasse.
Fu Suga il primo a venire, e riversò nella sua bocca un getto caldo e abbondante prima di accasciarsi stremato contro la testata del letto. Yui sollevò il busto pulendosi le labbra col dorso della mano, e Daichi la avvolse con le sue braccia, le mani sui suoi seni perfetti, i denti sul suo collo candido, mentre aumentava il ritmo senza più timore di fare male a nessuno dei due.
Yui gettò la testa indietro, si aggrappò al collo di Daichi mentre il tono dei suoi gemiti saliva, saliva fino a che gridò e urlò il nome di Daichi come una preghiera blasfema, mentre anche Daichi affondava i denti nel collo e la sua erezione nelle ultime spinte.
Yui cadde in avanti, stremata e ansimante, il viso riverso sugli addominali di Suga, che cominciò ad accarezzarle i capelli con dolcezza. Daichi si abbandonò al loro fianco, respirando rumorosamente mentre cercava di rallentare il battito.
Suga allungò la mano per accarezzare anche Daichi, che intrecciò subito le dita con le sue e strinse forte.
- Ragazzi. Io vi amo. – gemette Daichi col petto che ancora sussultava in respiri rochi.
- Aspetta a dirlo – rispose Suga ridendo – abbiamo appena cominciato. – era una promessa, o una minaccia, forse entrambe, ma Daichi era in paradiso. Lo avrebbero fatto morire scopando, molto probabilmente, e sarebbe morto felice.
Suga scostò Yui con gentilezza e si allungò a cercare le labbra di Daichi, togliendogli il fiato un'altra volta mentre si sdraiava sopra di lui e lo schiacciava col suo corpo. Yui era stata brava, ma Suga sentiva il bisogno di Daichi, il desiderio di toccarlo e farsi toccare, di sentirlo contro di sé, sopra di sé, dentro di sé.
Daichi lo fece sdraiare sul letto mentre si alzava e sfilava il preservativo usato. Yui intanto accarezzava il petto di Suga, e si sporgeva verso di lui per posare le sue labbra soffici sulla sua bocca. Era davvero piccola e morbida, delicata nei suoi baci e premurosa nelle sue carezze.
Sentì il rumore del tappo del lubrificante, e Daichi gli sollevò le gambe per cominciare ad occuparsi anche di lui. Era un'esperienza surreale sentire la lingua morbida e delicata di Yui nella sua bocca, mentre le dita grosse e ruvide di Daichi lo penetravano. Gli sfuggì un gemito, e si aggrappò alle coperte mentre la sua schiena si inarcava di volontà propria.
Yui continuava a baciarlo e ad accarezzarlo sul petto, sull'addome, regalandogli un insieme di sensazioni che, unite alla percezione di Daichi dentro di sé, risultava troppo intenso, troppo forte.
Il piacere era ovunque, era dappertutto, non riusciva a isolare nessuna delle sensazioni che provava.
Finché Daichi non arricciò le dita dentro di lui.
Suga sussultò, calde lacrime scesero di fianco agli occhi e Yui le leccò lentamente mentre Suga inspirava rumorosamente in cerca di aria.
Entrambi si stavano dedicando a lui, Daichi e Yui lo manipolavano e lo plasmavano a loro piacimento; avevano probabilmente compreso che, tra i tre, era proprio Suga quello con ancora dubbi sul loro strano rapporto, e si prodigavano ora per rassicurarlo e convincerlo che tutto sarebbe andato per il meglio. Con un ultimo barlume di razionalità, Kōshi pensò che tutto sommato non gli dispiaceva essere oggetto di tutte quelle attenzioni.
E poi non ci fu spazio per nessun altro pensiero coerente.
Daichi lo riempì completamente, di nuovo nel pieno del suo vigore; un centimetro per volta si fece strada tra la sua carne calda e pulsante, entrando in lui e colmandolo come desiderava.
Daichi tirò Suga seduto sulle sue gambe, per avvolgerlo completamente con le braccia. Cercò la sua bocca e tornò a baciarlo lentamente e con premura. Una nuova fase di eccitazione li permeava; entrambi avevano smaltito l'urgenza con il primo orgasmo e si abbandonavano ora ad una nuova forma di piacere più soffuso e avvolgente, complici anche le carezze e i baci che Yui elargiva generosamente ad entrambi.
Suga poteva sentire le mani di Daichi sulla sua schiena, insieme a quella di Yui, mentre il bacio si faceva via via più profondo e umido. Una nuova brama iniziò ad avvolgerli, lentamente e inesorabilmente, insieme alle fiamme che crescevano nel bassoventre.
Daichi strinse Suga sui i fianchi, mentre lui si puntava sulle ginocchia e si sollevava per poi calare nuovamente sopra alla sua erezione in un affondo secco e deciso.
Suga gettò indietro la testa, la bocca spalancata in cerca di ossigeno, mentre Daichi lo mordeva sul collo lasciandogli evidenti segni lividi. E questa volta era Yui che guardava e si riempiva gli occhi del contrasto tra la pelle scura di Daichi e quella perlacea di Suga; il loro amplesso era armonioso ed eccitante, il ritmo degli affondi la catturò e si accorse che le era impossibile distogliere lo sguardo.
Daichi tornò ad adagiare Suga sul letto, per poter affondare in lui più agevolmente e con un ritmo sempre più veloce. Aggrappato alla sua schiena, ormai completamente perso in quell'orgia dei sensi, Suga si abbandonò al piacere che cresceva dentro di lui, fino a che le urla del suo orgasmo riempirono di nuovo la stanza, mentre si riversava in lenti fiotti caldi sul suo stesso addome.
Daichi spinse ancora dentro di lui con foga un'ultima volta, fino a che il secondo orgasmo lo squassò, consumando le ultime energie che possedeva. Si accasciò quindi con la testa nel collo di Suga, respirando il suo profumo inebriante. Sapeva di sandalo, di gelsomino – il profumo di Yui - e sapeva di sesso, e di sogni che diventano realtà.
Yui si sdraiò accanto a loro, accarezzando la schiena sudata di Daichi e scostando le morbide ciocche umide dalla fronte di Suga, mentre entrambi i ragazzi recuperavano un po' di fiato.
- Mi farete morire. – riuscì a dire Daichi dopo un tempo infinito, scostandosi da Suga per permettergli di respirare.
Suga si accoccolò al suo fianco, la testa nell'incavo della sua spalla e sospirò. Yui si mise allo stesso modo dall'altra parte e intrecciò le dita con quelle di Suga proprio in mezzo al petto di Daichi.
Potevano sentire il battito del suo cuore che ancora gli martellava il petto, quel cuore grande e generoso che conteneva così tanto amore da averne per entrambi. Suga sorrise a Yui, il suo volto disteso, appagato e sereno, e finalmente la consapevolezza che avrebbero trovato un loro equilibrio, tutti e tre insieme.
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* Lo sakazuki è un tipo di tazza principalmente utilizzato per bere il sakè (fonte Wikipedia)
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