6. Non sei il suo tipo.

Nel corso della mia breve vita ho avuto una moltidutine di risvegli più o meno traumatici.
Davvero, posso essere considerata un'esperta in risvegli strani e scioccanti.
Ma il risveglio di oggi, se possibile, batte tutti gli altri avuti in precedenza.

«Sono le sei e mezza. Alzati», Mattia è in camera mia, le braccia incrociate al petto ed un sorriso diabolico stampato sulle labbra.
Inarca la testa da un lato e mi sfida con lo sguardo mentre io cerco di capire come mi chiamo e in che anno mi trovo.
«Ma che-», sbatto le palpebre più volte e chiudo di scatto gli occhi quando il mio coinquilino decide di accendere le luci.

«Avevamo appuntamento in cucina mezz'ora fa»
«Fammi dormire», è l'unica frase di senso compiuto che il mio cervello riesce ad elaborare.
Premo la testa contro il cuscino e mi lascio sfuggire un urlo impaurito quando Mattia afferra le mie caviglie e mi spinge letteralmente fuori dal letto.

Le lenzuola cadono a terra, la testiera sbatte contro il muro ed il top del mio pigiama si arrotola sulla pancia mentre il mio corpo striscia vergognosamente sul materasso.
Atterro con le ginocchia sul pavimento e alzo la testa per fulminare con lo sguardo Mattia che si sta godendo la scena.

«MA SEI PAZZO!?», urlo mentre mi rialzo, «E chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia!?».
Lui lascia scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo e sento le guance andare a fuoco, quindi copro in fretta il mio stomaco.
«Non urlare», dice, «Gli altri stanno dormendo. Dovresti rispettare il sonno altrui»
«Mi prendi in giro?», boccheggio.
«Sì», ammette, «Vestiti. Ti aspetto in cucina. Non dimenticare la tuta. E delle scarpe da corsa», si ferma vicino alla porta e aspetta una mia risposta che non tarda ad arrivare: «A cosa mi servono delle scarpe da corsa?»
«Vedrai».

E mezz'ora dopo lo vedo sul serio: Mattia Caruso mi sta costringendo a fare jogging.
Non riesco a crederci, giuro.
Continuo a chiedermi per quale strano motivo io stia correndo alle sette del mattino invece di dormire e riposare per l'imminente esame.

«Perché stiamo facendo questo?», ho il fiatone mentre parlo.
Mattia, accanto a me, sorride vittorioso e scrolla le spalle, «Perché fa bene alla salute»
«Senza dubbio», ribatto, «Ma non ti ho chiesto di aiutarmi a superare le analisi del sangue. È un altro tipo di Analisi, il mio problema»
«Rilassati», borbotta, «Ho tutto sotto controllo. Fa parte del piano»
«Quale piano?»
«Lascia fare», strizza l'occhio e aumenta la velocità dei suoi passi, lasciandomi indietro.

Fisso le sue spalle larghe e inumidisco le mie labbra prima di decidere di correre più veloce per raggiungerlo.
Il mio sesto senso mi dice che non dovrei seguire i suoi consigli, ma qualcosa nella mia testa mi spinge a continuare questa strana corsa mattutina.
Tanto, fa bene alla salute.
Non può essere una cattiva idea.

🌺🌺🌺

«Sto per morire», cerco di riprendere fiato e mi piego in due, afferrando la bottiglietta d'acqua che mi sta porgendo Mattia.
Bevo a grandi sorsi e poi mi lascio cadere su un punto a caso del vasto prato che ci circonda.
Ci troviamo in uno dei posti che più amo di Palermo: il Foro Italico.
E non so con esattezza cos'è che mi piace di preciso.
Sarà la grande distesa di erba verde, saranno gli alberi, i bambini che giocano con gli aquiloni o la splendida vista mare.
Di una cosa sono certa: questo luogo mi rilassa da morire.

«Prendi fiato», Mattia si siede accanto a me e lo fisso con le labbra schiuse quando afferra la stessa bottiglia in cui io ho bevuto e manda giù l'acqua.
Il suo pomo d'Adamo va su e giù, i muscoli delle braccia sono messi ben in mostra dalla t-shirt che indossa e i capelli castani sono del tutto scompigliati e ribelli.
Di bello è bello, non c'è niente da dire.
Complimentoni a tutto l'albero genealogico.

«Che hai da guardare?», la sua domanda mi manda nel panico e annaspo, farfugliando cose senza senso.
«L'albero genealo... Cioè, uhm, ehm, l'albero», indico un albero a caso e rido nervosamente, «Mi piacciono gli alberi».
Ma che figura di merda.

Mattia assottiglia gli occhi neri e si lascia sfuggire un'espressione confusa, poi scrolla le spalle e guarda il mare davanti a noi.
Nessuno dei due osa fiatare.
Ci limitiamo a stare fermi, fianco a fianco, a guardare il mare sotto il sole cocente di metà settembre.
E lo ammetto, solo per un istante, mi scordo dell'esame.
Ma solo per un istante però.

«Senti, Mattia, non dovremmo tipo... Stare sui libri a fare calcoli?».
Il moro si stringe nelle spalle e non mi guarda nemmeno: «Quante volte hai detto di aver provato a superare l'esame?»
«Sette. Sette come i piani che dobbiamo salire ogni giorno»
«E non dovresti conoscere il programma a memoria?», si stende sull'erba e sistema le mani dietro la nuca, dunque assottiglia gli occhi colpiti dalla luce del sole e attende una mia risposta.

«Infatti», mi sdraio accanto a lui ed ho un leggero sussulto quando i nostri gomiti si sfiorano, «Continuo a svolgere esercizi su esercizi che ho già rivisto mille volte»
«Okay», mormora.
«Okay?», non ha altro da dire?
«Sì», gira la testa da un lato e mi scruta.
I nostri volti sono vicini.
Molto vicini.
Mi perdo un attimo ad osservare le sue iridi scure e deglutisco.

«Facciamo così», passa la lingua sulle  labbra e accenna un sorriso, «Adesso rimaniamo qui a goderci un po' il sole, poi ci fermiamo da qualche parte a fare colazione», cerca nella tasca della sua tuta il pacchetto di sigarette e ne sistema una tra le labbra rosse, «E quando saremo sazi e rilassati ci metteremo un po' sui libri. Ne vuoi una?», fa un cenno col capo in direzione del pacchetto e mi affretto a fare segno di no con la testa.

«Sto cercando di smettere», borbotto.
«Fai bene», detto questo, assottiglia gli occhi ed inspira il fumo prima di soffiarlo fuori dalla bocca.
L'odore di tabacco raggiunge le mie narici e mordo l'interno della mia guancia.
Forse potrei... No.
Non si fuma, Adele.
Fa male.
Ricordalo.

Rimaniamo in silenzio per diversi istanti, ma più il tempo passa e più mi sento inquieta.
Osservo il cielo, passo la mano sull'erba, respiro profondamente e cerco di stare calma.
«Stiamo perdendo tempo», annuncio poi, «Andiamo a studiare».
Mattia non sembra sorpreso da ciò che dico e si concede una piccola risata: «Sei sempre stata così?»
«Così come?»
«Irritante», dice di getto.
«Io non sono irritante»
«Invece sì. Sta zitta due minuti e rilassati».
Apro la bocca per ribattere, ma il modo in cui mi fulmina con lo sguardo mi fa cambiare idea.
Vabbè.
Godiamoci la vista.

🌺🌺🌺

«Ma buongiorno!», seduta sul bancone della cucina e con un Yogurt in mano, Martina scruta attentamente me e Mattia, «Come mai insieme? Dove siete stati di bello?».
Siamo appena rientrati e non mi aspettavo di trovarla già sveglia e pimpante alle dieci e mezza del mattino.
Di solito non si sveglia prima di mezzogiorno.

«Abbiamo deciso di fare una corsa mattutina», apro il frigo e afferro una bottiglietta d'acqua, quindi bevo a grandi sorsi mentre la mia coinquilina continua a fissarmi.
Non preoccuparti, Martì, la preda è tutta tua.
«Bello! Vengo anch'io la prossima volta», punta i suoi occhi marroni sul nostro coinquilino e sorride diabolica mentre attende una risposta che non arriva.

Mattia si limita a rivolgerle un sorriso tirato prima di parlarmi: «Vado a fare una doccia. Vieni in camera mia quando sei pronta anche tu», detto questo, fa un cenno col capo in direzione di Martina e sparisce dalla nostra vista.
In cucina cala il gelo.
La mia amica balza giù dal bancone e si avvicina in fretta a me: «Ricordi che piace a me, vero?», bisbiglia e mi viene voglia di sorridere davanti alle sue perplessità.

«È tutto tuo, sta tranquilla. Mi sta solo aiutando con Analisi. Credo sia un genio o qualcosa del genere. E poi... A me non piace. È antipatico», apro un cassettone e tiro fuori i biscotti, dunque ne afferro uno e mi godo la sua espressione soddisfatta.
«Bene», borbotta, «Meglio così»
«Ti senti più tranquilla adesso?»
«Va decisamente meglio», conferma e mi concede un sorriso.
Addento un biscotto e aspetto che mi lasci in pace, ma non ha intenzione di andarsene: «Senti... Adele... So che sei stressata per l'esame e tutto il resto».

Inarco un sopracciglio ed ignoro il fastidio che provo all'altezza dello stomaco.
Sta per dire qualcosa che non mi piacerà.
Me lo sento.
«Ma domani è il compleanno di Luca, ricordi? E vorrei organizzare una piccola festa qui in casa questa sera per poter brindare a mezzanotte. A te va bene? Giuro che non faremo tardi e che potrai svegliarti domattina presto per studiare», lo dice tutto d'un fiato, veloce ed indolore.

Silenzio.
Il mio cervello si è bloccato.
Domani è il compleanno di Luca, dannazione.
Come ho fatto a dimenticarmene?

«Adè»
«Mh»
«Mi fai paura con lo sguardo perso nel vuoto. Allora? Sei d'accordo o no?», Martina passa una mano davanti ai miei occhi blu e sospiro rumorosamente.
«Va bene», dico, «Solo... Non invitare troppa gente. Una serata tranquilla, okay?»
«Ma certo!», sta urlando, «Tranquillissima. Non te ne accorgerai nemmeno!», mi stampa un bacio sulla guancia e si avvicina alla porta, poi si gira a guardarmi e sorride maliziosa: «Vado a dirlo a Mattia. Stasera giocherò le mie carte».
Io trattengo una risata e sospiro rumorosamente.
Non ce la posso fare.

Una volta rimasta da sola in cucina, decido di mangiare altri biscotti prima di fare una doccia e indossare qualcosa di comodo.
Metto gli occhiali sul naso, afferro i libri e raggiungo la camera di Mattia.
Busso alla porta due volte prima di ritrovarmi davanti il corpo statuario del mio coinquilino.
Indossa una tuta ed una t-shirt che sembra essere stata disegnata sul suo torace scolpito.
Mamma mia.

«Ehm, posso entrare?»
«Hai imparato a chiedere il permesso?»
«Hai imparato a fare lo stronzo?», lo dico di getto e mi aspetto una brusca reazione, ma lui sorride e si scansa per lasciarmi entrare nella stanza.
Mh.
Bene.

«Porti gli occhiali?», mi osserva curioso e mi sento in imbarazzo sotto il suo sguardo indagatore.
«Solo quando studio», farfuglio, quindi sistemo i libri sulla scrivania e prendo posto sulla sedia.
Mi sento agitata.
«Ti stanno bene», dice, poi si avvicina alla sua libreria e afferra un grosso libro. Lo sistema davanti a me e apre una pagina a caso, dunque indica uno dei tanti esercizi presenti e si schiarisce la voce: «Fammi vedere che sai fare».

🌺🌺🌺

Il pomeriggio di studio con Mattia Caruso è stato tranquillo e produttivo.
E sono sincera: non me lo aspettavo.
Pensavo di sentirmi a disagio e di sbagliare tutti i calcoli sotto i suoi occhi indagatori e invece sono riuscita a svolgere gli esercizi con calma.
Lui si è limitato a fissarmi in silenzio e a darmi qualche dritta di tanto in tanto.
Pace e tranquillità. Ecco i due aggettivi perfetti per descrivere le mie ore di studio.
Non posso dire la stessa cosa della mia serata, invece.
Perché la festa che ha organizzato Martina è tutto fuorché tranquilla.

La musica è alta, la casa è piena di gente e tutte le superfici della cucina sono piene di alcolici e stuzzichini vari.
Sistemo la camicia azzurra dentro i miei jeans a vita alta e cerco di farmi spazio tra gli ospiti per attraversare il corridoio e raggiungere colei che ha dato vita a tutto questo.

Martina è sulla terrazza. Sta bevendo una birra con Michela e altre due ragazze mai viste prima.
Non appena mi vede, sorride radiosa e mi piazza una bottiglia di  Heineken tra le mani.
«Ce l'hai fatta ad uscire dalla stanza!», strilla, gli occhi lucidi e l'espressione allegra, «Luca sarà qui tra poco insieme alla sua ragazza»
«Okay», mi concedo un sorso di birra, «Avevi detto che sarebbe stata una serata tranquilla, comunque»
«Che ci possiamo fare? Luca ha tanti amici e... Oh. Mio. Dio», schiude le labbra e punta lo sguardo su un punto dietro di me.

«Che c'è?», Michela passa la mano tra i suoi capelli rossi e corruga la fronte.
Anch'io mi sento confusa.
E ho paura di girarmi.
«C'è Mattia. Come sto?», drizza le spalle e soffia un po' d'aria fuori dalle labbra.
Osservo attentamente il suo corpo esile fasciato da un tubino nero e alzo gli occhi al cielo: «Sei bellissima, Martì. Ti ricordo che è il nostro coinquilino e che ti ha già vista in pigia-»
«Ssh. Si sta avvicinando. Dammi quella birra», mi strappa dalle mani la bottiglia e si stampa un sorriso enorme sulle labbra quando Mattia si ferma proprio accanto a noi.

«Mattia! Ecco a te una birra!», gli mette tra le mani la bottiglia e continua a mantenere una finta espressione rilassata.
Ma... Era mia.
Il moro la ringrazia e si concede due lunghi sorsi, poi perlustra con lo sguardo l'intera terrazza.
«Non hai invitato la tua ragazza?», Martina torna all'attacco ed il mio coinquilino la degna di un veloce sguardo.

«No. È a Catania», mente spudoratamente.
Ma solo io conosco la verità e nessuno sembra accorgersi delle sue bugie.
«Da quanto tempo state insieme?», lei continua, masochista a livelli estremi.
«Anni», ribatte prima di attaccarsi alla bottiglia.
Ma che stronzo.
Anni, addirittura.
«E lei come si chiama?»
«Selene», spara un nome a caso.
Andiamo, ce l'ha scritto in faccia che sta inventando!

Martina annuisce semplicemente e mi sembra di sentire il crack del suo cuoricino.
Forse dovrei dirle la verità.
O forse no.
«Tu non bevi niente?», Mattia punta i suoi occhi scuri nei miei e mi schiarisco la voce.
Stavo bevendo la birra che hai tra le mani, ma dettagli.
«Uhm, vado a prendere qualcosa adesso», bofonchio mentre indietreggio in direzione della cucina.
«Vengo con te», annuncia e Martina quasi sviene.
«Ma no, rimani qui», cerco di aiutare la mia coinquilina.
«Vengo con te. Ci sono alcuni miei amici in cucina», detto questo, fa un cenno col capo in direzione della porta e aspetta che lo affianchi per entrare in casa.
E non ho bisogno di voltarmi per sapere che Martina ci sta seguendo con lo sguardo.

«Chi sono i tuoi amici?», è la prima domanda che riesco a fare non appena mettiamo piede in corridoio.
Nell'aria c'è puzza di fumo e comincia ad infastidirmi tutta la confusione che mi circonda.
«Non c'è nessun amico», spiega, «Volevo solo allontanarmi da lei»
«Sei un vero stronzo», cerco di farmi spazio tra le persone e mi concedo un sospiro di sollievo quando raggiungiamo la cucina, «Ma sai come funziona? Più la ignorerai e più lei cercherà di conquistarti»
«Si stancherà», scrolla le spalle ed infila la mano dentro uno dei tanti contenitori poggiati sul tavolo; riempie il suo pugno di patatine e si appoggia al bancone.

Io lo fisso mentre mangia e cerco di capire cosa c'è che non va in questo ragazzo.
Perché non cede alle avance di Martina se non è fidanzato?
«Sei gay?», ecco, l'ho detto.
Mattia inarca un sopracciglio e poi sorride malizioso: «Ti interessa saperlo per qualche motivo in particolare?».
Sbuffo e rubo delle patatine dalle sue mani, dunque mi fermo accanto a lui e torno alla discussione: «Beh, non sei fidanzato e Martina è una bella ragazza... Perché la eviti?»
«Te l'ho detto. Non voglio scocciature», detto questo, si concede due lunghi sorsi di birra e poi fa un cenno col capo in direzione di una ragazza bionda ferma vicino al frigo.

«Va bene», gli concedo, «Ma potresti smettere di mentire. Soprattutto davanti a me. Non posso partecipare a questo tuo stupido giochetto»
«Nessuno ti obbliga», porta alle labbra la bottiglia, «Piuttosto... Michela. Che tipo è?».
Michela?
Forse si sta confondendo con i nomi.
La sua domanda mi lascia un po' interdetta; mi muovo nervosamente sul posto e rispondo: «Ti riferisci a Martina? La coinquilina che reputi una scocciatura?»
«No, mi riferisco a Michela», conferma, «La coinquilina con i capelli rossi e che studia medicina. Mi credi un idiota, Adè?», i suoi occhi neri mi inchiodano.

«Ti piace Michela?», inarco un sopracciglio e sostengo il suo sguardo.
«Non ho detto questo»
«Ti piace Michela», confermo, «Non sei il suo tipo, comunque».
Mi affretto a sottolinearlo.
Non voglio relazioni amorose dentro questa casa.
Che poi le storie d'amore finiscono e con loro anche la pace e lo star bene.
E poi, lui non è davvero il suo tipo.
Mattia non risponde alla mia affermazione e continua a guardarsi intorno, mangia l'ennesima patatina e mi regala un'occhiataccia: «Non ti ho chiesto se sono il suo tipo o meno. Ti ho chiesto di parlarmi di lei», sbotta, sembra irritato.

«Perché me lo chiedi?»
«Lascia stare. Vedrò da solo», detto questo, molla la birra tra le mie mani e si dirige a grandi passi in direzione della ragazza che ha salutato prima.
Lei si affretta a stringerlo in un abbraccio caloroso e si scambiano qualche parola prima di ridere insieme.
Continuo a fissare quei due fino a quando, tra la folla in corridoio, non intravedo Marco ed i suoi amici.
Chi diavolo lo ha invitato?
Il mio ex ragazzo perlustra l'intera stanza con i suoi occhi color nocciola, poi mi vede e si fa spazio tra la gente per raggiungermi.

Per qualche istante vado nel panico, poi decido di passare sotto il tavolo per scappare via con più velocità.
Mi abbasso in fretta e gattono sul pavimento già lurido, dunque mi alzo di scatto e impreco a bassa voce quando la mia testa va a sbattere contro la superficie in legno.
Ho calcolato male le distanze, dannazione.
Chiudo gli occhi e mi rialzo mentre con una mano massaggio il punto in cui mi sono fatta male.

«Stai bene?», un ragazzo che non conosco mi fissa con un sopracciglio inarcato, così come tutta la gente che era vicina al tavolo.
Compresi Mattia e la sua amica.
«Ehm, sì, tutto okay! Dovevo passare», gli lascio una pacca sulla spalla e raggiungo in fretta l'uscita della cucina, poi strozzo un urlo quando qualcuno afferra il mio polso ed impedisce la mia fuga.
«Sei una fifona», la voce di Mattia si fa sentire forte e chiara ed io cerco di liberarmi dalla sua presa il più velocemente possibile.
«Non so di cosa tu stia parlando», mi guardo intorno per capire dove si trova Marco e faccio una smorfia nel vedere che sta cercando di raggiungermi per la seconda volta.
«Fammi scappare in pace. Molla la presa», strattono il braccio, ma il mio coinquilino non sembra intenzionato a darmi ascolto.
«Arriva il tuo ex e tenti la fuga passando sotto il tavolo? Quanti anni hai? Tre?»
«Due. Lasciami andare», punto i miei occhi blu nei suoi e cerco di inpietosirlo, ma lui sembra senza pietà, quindi continuo con un "ti prego".

Il moro sospira rumorosamente e allenta la presa, poi poggia le mani sui miei fianchi e mi spinge con delicatezza in direzione della sua camera.
Apre la porta e mi fa un cenno col capo: «Nasconditi qui. Ho visto entrare una coppietta in camera tua. Staranno sicuramente facendo cose».
Inizialmente annuisco ed entro nella stanza; mi siedo sul letto e mordo l'interno della mia guancia.
Poi il mio cervello esce dal coma.
«Un attimo, che hai detto!?», balzo in piedi e Mattia si concede una risata.
Chiude la porta alle sue spalle e scuote la testa: «Rilassati, Adé. Devi solo ricordarti di cambiare le lenzuola prima di andare a dormire», si sta divertendo.
Ce l'ha scritto in faccia.

«Che schifo», piagnucolo e torno a sedermi.
Sento di potere avere una crisi di pianto da un momento all'altro.
Perché non me ne va una giusta in questo periodo?
Mattia viene e a sedersi accanto a me e mi osserva in silenzio per qualche istante, poi mi avvisa: «Non bagnare il mio cuscino con le tue lacrime»
«Scusa, se vuoi mi sposto sul pavimento», borbotto con sarcasmo mentre cerco di trattenere a stento il mare che vuole scendere giù dai miei occhi.

Mattia scuote la testa e accenna un sorriso: «Davvero, Adè, non piangere»
«Non sto piangendo»
«Disse mentre tirava su col naso».
Afferro un cuscino e glielo lancio addosso, quindi lui ride e lo schiva con una prontezza inaudita.
Che riflessi.
«Tra poco arriverà Luca», mormora poi, «Quindi sfogati adesso e preparati a tornare di là»
«Okay», è tutto quello che riesco a dire.
Chiudo gli occhi e mi concedo un respiro profondo, poi mi alzo e cerco di scacciare via dai miei pensieri la faccia di Marco e della ragazza con cui mi ha tradito.

Mattia osserva il mio viso e decide di mettersi in piedi, quindi afferra il mio volto tra le sue grandi mani e sussulto quando passa con forza i pollici sulle mie guance per ripulirmi dai residui di trucco.
«Fammi un sorriso», mi mostra i suoi denti e arriccia il naso.
Vedere la sua espressione buffa mi fa scappare una risata e scuoto la testa mentre lo imito.
«Okay, andiamo», borbotta, «E non preoccuparti, se quel tipo ti darà fastidio lo riempiremo di botte», strizza l'occhio e apre la porta, poi torna ad afferrare il mio polso e mi trascina fuori dalla sua camera.
E mentre attraversiamo il corridoio per raggiungere la terrazza, fisso le sue spalle larghe e sento il cuore scalpitare nel petto.
Forse mi sono sbagliata su di lui.
Forse.

Buongiorno!
Come state?
Io bene, a parte lo studio matto e disperato.
Avete visto come sono stata brava ad aggiornare velocemente?
Amatemi un poco. 🌹🤣
Prometto di aggiornare la prossima volta con la stessa velocità.
UN bacione e buona giornata.
Ps. Fatemi sapere cosa ve ne pare.
Pps. Vi ringrazio ancora per tutto il sostegno che mi state dando per l'uscita di Maledetto Margarita. Siete davvero fantastiche.
UN BACIO GRANDE.

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