39. Scommettiamo.
La mattina che segue la serata in Vucciria mi sveglio con un leggero mal di testa e con una strana sensazione di ansia.
Il mio stomaco sembra invaso da formiche ed il mio cuore batte all'impazzata.
Ho fatto pure un sogno strano.
Io e Mattia abbiamo... Sgrano gli occhi quando mi rendo conto della presenza di Mattia nel mio stesso letto.
Sta dormendo, i capelli scompigliati e le labbra schiuse. Con un braccio circonda la mia vita, mentre una mano è poggiata sul mio seno.
E non ho addosso il pigiama.
Sollevo con un dito il lenzuolo e lancio un'occhiata al suo corpo nudo.
Oddio, non era un sogno.
Oddio, oddio, oddio.
L'abbiamo fatto sul serio.
Deglutisco più volte e cerco di concedermi diversi respiri profondi.
Va bene, Adele.
Lo hai fatto sul serio.
E allora?
Lo volevi.
Va bene così.
L'alcool ti ha solo dato la spinta di fregartene dei tuoi pensieri.
Annuisco con convinzione e mi giro lentamente su un fianco. I miei muscoli sono indolenziti e mi sembra di sentire più dolore di prima.
Forse non è stata una grande idea andare a letto con lui proprio adesso che non riesco a muovermi.
Penserà che sono una mummia.
Chissà con quante ragazze è stato, prima di me. Gente esperta, magari, a conoscenza di centinaia di trucchetti.
Io, al momento, sembro la nipote di Tutankhamon.
E non conosco strani trucchi.
Dannazione.
Stanno tornando le paranoie.
Sospiro rumorosamente e continuo ad osservare il mio coinquilino addormentato, beandomi della sua bellezza.
Le ciglia lunghe che quasi sfiorano le sue guance, le labbra rosse ed invitanti, le braccia muscolose, il respiro regolare e l'addome nudo che viene poi nascosto dal mio lenzuolo azzurro.
Si muove un po' e sussulto, ma poi mi tranquillizzo quando si stringe più al mio corpo e lascia intrecciare una gamba con la mia.
Il mio cuore potrebbe sciogliersi da un momento all'altro.
Vorrei bloccare il tempo e rimanere incastrata in questo momento.
Godermi la pace e il senso di serenità che aleggia nell'aria. Rivedere il viso di Mattia illuminato dalla luce del mattino ancora e ancora.
Però non è possibile.
Mattia si sveglia e l'agitazione prende possesso del mio corpo.
E ora?
Lui sbatte le palpebre più volte, scruta il mio volto e poi il suo sguardo si posa sul mio petto nudo.
Deglutisce rumorosamente, punta i suoi occhi nei miei e, come ho fatto io pochi minuti fa, lancia una veloce occhiata sotto le lenzuola.
E allora fa una smorfia, si allontana dal mio corpo e chiude gli occhi: «Porca puttana», è la prima cosa che dice.
«Porca puttana», ripete ancora, colpendosi la fronte più volte.
La mia strana serenità, adesso, lascia spazio alla tristezza e alla rabbia.
«Buongiorno anche a te, Mattì».
Il moro deglutisce e si gira a guardarmi. Mi osserva come se avesse appena visto un fantasma.
E mi fa male vedere il pentimento nei suoi occhi.
«Dovevamo stare lontani», dice infatti.
«Dovevamo», la mia voce trema e forse si accorge solo ora del mio malumore.
Mi viene voglia di piangere e i miei occhi si stanno appannando.
«No, Adele, non fare così, ti prego», si avvicina di più al mio corpo e stringe il mio viso tra le sue mani.
«Non sto facendo niente», mormoro, «Ti sei pentito, vero?».
Ecco. Mi è scappata una lacrima.
E per qualche diavolo di motivo sto piangendo?
È forse la delusione? Cosa mi aspettavo, del resto?
Colazione a letto ed il bacio del buongiorno?
Dai, Adele, hai fatto l'ennesima sciocchezza.
Sei proprio scema.
«No, Adele. Non mi sono pentito di niente», stampa un bacio sulla mia bocca e asciuga la lacrima con il pollice, «Non piangere, ti prego. Non mi sono pentito di niente»
«Non sembra», sbraito.
«Non doveva succedere», mi dice, «Ma lo volevo, okay? Cazzo, Adele, mi spezzi il cuore. Non mi guardare così», bacia le mie guance umide e cerco di darmi una calmata.
«Lo dici solo per consolarmi»
«No», mi rassicura, «Non mi pento di niente. E potresti smettere di piangere? Ti sta per caso arrivando il ciclo?».
Asciugo le mie lacrime mentre mi scappa una risata. Mi ritrovo ad annuire e lui sorride, schioccando un bacio sulle mie labbra.
«Adè, è tutto a posto, okay? Non partire con le tue paranoie. Va tutto bene. Nessuno si è pentito di niente. A meno che tu-»
«Non mi sono pentita», lo rassicuro.
«Okay», mi regala un sorriso così dolce che scordo l'ansia che mi ha colpito prima.
Io sorrido insieme a lui e questo sembra renderlo piuttosto allegro.
«Ora sì che sei bella», soffia sulle mie labbra, spostando una ciocca dei miei capelli con due dita, «Non mi piaci quando piangi»
«Tu non mi piaci quando fai lo stronzo, che è praticamente la maggior parte del tempo».
Scuote la testa e avvicina di più il suo corpo al mio, «Scusa per il risveglio. È che non me lo aspettavo. Volevo... Volevo starti lontano, ma se finiamo sempre in situazioni del genere ci sarà un motivo. Non ce la faccio proprio ad allontanarti», sfiora i miei fianchi e mi ritrovo a rabbrividire.
«Perché vuoi starmi lontano, Mattì? E non tirare fuori la storia delle famiglie. A me non interessa niente di tuo padre, di tua madre o della tua prozia. Non interesserebbe nemmeno ai miei genitori. Siamo diversi, e allora? Questo non significa che non possiamo stare insieme. O almeno provarci. E poi, litighiamo in continuazione, è vero, ma preferisco litigare con te ogni giorno piuttosto che non averti accanto. Cosa c'è che non va?», sbraito, non mi rendo nemmeno conto di quello che dico.
Mattia sembra pensarci un po' su, come se stesse cercando di dirmi qualcosa che però non vuole dire.
Resta in silenzio, bacia la mia bocca e poi parla: «Niente, Adele. Non c'è niente che non va», lascia scorrere una mano sul mio fianco e spinge la lingua dentro la mia bocca, baciandomi lentamente e con dolcezza.
I nostri petti nudi premono l'uno contro l'altro e non passa molto tempo prima che il bacio dolce si faccia sempre più focoso e passionale.
Quando mi sfiori così, mi sembra di avere un incendio sotto la pelle.
«Adele? Dormi?», sgrano gli occhi nel sentire la voce di Luca.
Merda.
Mattia ride sulla mia bocca, ma non smette di mordere le mie labbra e baciarmi.
«Non avevi lezione? Devo aiutarti a scendere le scale o vado via!?», il mio coinquilino continua mentre Mattia bacia il mio collo per poi tracciare un percorso di baci fino al mio seno.
Oddio.
Vuole uccidermi.
«N-no!», strillo, «Vado dopo a lezione, non pre-», mi strozzo con la saliva e Mattia sorride furbo, lanciandomi un'occhiata diabolica, «Non preoccuparti!».
«Sei sicura? Posso aspettare, se vuoi!»
«Sicura!», schiaffeggio la testa di Mattia per farlo smettere, ma lui non sembra intenzionato ad ascoltarmi.
«Smettila», bisbiglio.
Non mi risponde nemmeno.
Continua la sua lenta tortura; si sistema tra le mie gambe e abbandona il mio seno per poi portare la sua bocca sempre più giù.
«Va bene, allora a dopo!».
Adesso non riesco a rispondere.
Mattia mi fa perdere le parole.
🌻🌻🌻
«Abbiamo ballato fino a tarda notte, poi siamo andati a vedere l'alba e abbiamo aspettato che aprissero i negozi per comprare dei souvenir. Guarda, ho comprato dei cannoli in ceramica per la nonna di Connor!».
Osservo il piccolo oggetto che mi sta mostrando Annalisa e sorrido mentre lei continua a raccontarmi la sua nottata.
Io e Mattia li abbiamo praticamente lasciati fuori casa, ma lei non sembra pensarci.
Forse non ha nemmeno provato a venire qui.
Anzi, è felice della notte che ha trascorso fuori.
Il suo ragazzo sta facendo una doccia e Mattia ne approfitta per esprimere la sua opinione: «Quel tipo mi sta sulle palle», dice elegantemente.
Versa del caffè nelle tazzine e scruta attentamente l'espressione di Annalisa.
«Perché? È simpatico. Dovresti conoscerlo meglio»
«Perché sbava ogni volta che vede Adele, senza dignità. Come fai a non accorgertene?».
Sua sorella ride di gusto e scuote la testa: «E allora?»
«E allora?», Mattia sembra sconvolto.
Mi lancia un'occhiata per cercare la mia approvazione, come per assicurarsi di non essere l'unico squilibrato qua dentro.
«L'ho notato», scrolla le spalle, «Ma sta tranquillo. Non è niente di serio. Lo lascerò appena torneremo a Londra»
«Bene»
«E voi, invece? Non mi avete raccontato la vostra serata. Che avete fatto?», mi va di traverso il caffè.
Mattia morde un biscotto, mostrando una disinvoltura disarmante: «Niente. Ero stanco. Siamo tornati a casa».
Annalisa annuisce e mi porge un fazzolettino per ripulire il tavolo.
Che schifo.
«Faccio finta di crederti. L'ho visto, quel bacio. Bravo fratellone!», gli lascia una pacca sulla spalla e lui la fulmina con lo sguardo, facendola deglutire rumorosamente.
«Okay, non mi farò più gli affari tuoi. Ricevuto. Non guardarmi così», si stringe nelle spalle e poi sospira, «Comunque parto tra due ore. Il taxi sarà qui a momenti. Vado a dire a Connor di sbrigarsi», gli lascia un bacio sulla guancia e lui la segue con lo sguardo fino a quando non abbandona la cucina.
Poi, però, i suoi occhi scuri si posano su di me e sento le gambe tremare.
Come fa ad essere così dannatamente bello?
Si avvicina a me e sorride; accarezza la mia guancia e poi si abbassa per arrivare all'altezza del mio viso.
Lascia giocare dolcemente le nostre labbra e si schiarisce la voce: «Come stai?»
«Be-bene, e tu?»
«Bene», soffia sulle mie labbra, «Vai a prepararti. Quando vanno via, ti accompagno all'università»
«Non c'è bisogno che mi accompagni, se non devi andarci»
«Ho delle cose da fare anch'io con i miei colleghi»
«E c'è pure Giulia?», ma che ho detto?
Si lascia sfuggire una risata e annuisce: «C'è Giulia», conferma.
«Okay. Chiedevo così, per pura informazione persona-», mi zittisce con un bacio a stampo.
«Sta tranquilla, Adele».
«Io sono tranquilla», il tono della mia voce aumenta di un'ottava.
La verità è che odio anche solo pensarli insieme, dopo quello che ho sentito.
«Okay», mormora, «Preparati, allora», e mi regala l'ennesimo bacio prima di andare via.
Io sono già partita per un viaggio di non ritorno.
🌻🌻🌻
«Non funziona», Davide passa nervosamente una mano tra i capelli e sbuffa, «Non funziona, raga. Abbiamo sbagliato qualcosa».
Osservo lo schermo del computer di Giovanni e arriccio le labbra, cercando di capire quale errore abbiamo commesso nello svolgimento del nostro compito.
«Penso che dovremmo mostrarlo al professore. Insomma, farci spiegare nuovamente come funziona questa merda!», Davide cammina avanti e indietro per l'aula studio, attirando l'attenzione di un gruppo di ragazzi, seduti a qualche tavolo più in là.
A differenza nostra, loro lavorano silenziosamente.
«Manteniamo la calma, okay? Sono solo le sette del pomeriggio. Possiamo cercare di risolvere il nostro problema per altre quattro o cinque ore, se ci va bene. Ma dov'è Roberto!?»
«È andato a prendermi un caffè», lo difendo, «Adesso non cominciare a litigare con lui, eh. Siamo tutti stanchi e nervosi», poggio i gomiti sul tavolo e massaggio le mie tempie.
La mia testa pulsa e sento i nervi a fior di pelle fino a quando non alzo lo sguardo e vedo lui: Mattia Caruso.
Mi passa tutto il malessere non appena lo vedo.
Cammina verso di me, un sorriso rassicurante stampato sulle labbra.
Mi guarda come per dire: ehi, sono ancora qui. Non scappo.
Picchietta un dito contro il mio naso e si appoggia al tavolo, incrociando le braccia al petto: «Ciao», mi dice.
Anche un semplice saluto sembra poesia, se esce dalla sua bocca.
«Ciao»
«È la mia serata libera», annuncia, «Quindi, alzati e cammina. Ti porto a cena».
Le farfalle nello stomaco si scatenano e cerco di evitare lo sguardo dei miei colleghi, che studiano Mattia silenziosamente.
«Oh, mi piacerebbe davvero tanto, ma non posso».
Il suo sorriso adesso sparisce per lasciare spazio ad un'espressione corrucciata: «Perché no?»
«Stiamo cercando di risolvere un problema con il nostro progetto, ma non riusciamo a capire qual è l'errore e allora... Che cosa stai facendo?», sbatto le palpebre mentre Mattia prende posto su una sedia e lancia un'occhiata al PC, assottigliando gli occhi scuri.
«Risolvo il problema e andiamo a cena», scrolla le spalle, decisamente fin troppo rilassato.
«Risolvi il problema?»
«Mh-mh», il suo pomo d'Adamo va su e giù e tutti lo fissiamo, increduli e confusi.
Anche Roberto, quando torna con il mio caffè, gli lancia una strana occhiata.
Mattia smette di fissare il pc solo quando il mio collega si avvicina e mi porge il bicchierino.
«Grazio, Robi. Sei un tesoro», sorrido e lui ricambia immediatamente.
Mattia muove nervosamente la bocca, ma non dice una parola e torna al nostro progetto.
Passano diversi minuti di interminabile silenzio.
Guardiamo tutti Mattia come se fosse il Papa.
«Eccolo qui», annuncia dopo un po', girando il computer verso di noi, «È questo, l'errore».
Davide schiude le labbra, Giovanni sorride e Roberto annuisce silenziosamente.
«Sei il mio nuovo idolo», commenta Davide.
Probabilmente ha voglia di abbracciarlo.
Io, ad essere sincera, ho voglia di baciarlo fino allo sfinimento.
Ho assaggiato il sapore delle sue labbra e non riesco a non desiderare di sentirlo ancora.
«Adesso, scusatemi, ma devo proprio andare», Mattia si alza, «E lei viene via con me», ruba il bicchiere che ho ancora tra le mani e finisce il mio caffè, quindi lo abbandona tra le mani di Roberto e gli lascia una pacca sulla spalla: «Era buono, grazie. Sei un vero tesoro, eh».
Lascia intrecciare le nostre dita e mi tira su, quindi recupera anche la mia borsa e riesco a salutare frettolosamente i miei colleghi mentre lui mi trascina fuori dall'aula.
«Ma dove stiamo andando? E perché così di fretta?», il rumore delle nostre scarpe riecheggia nel corridoio e mi sfugge un urlo quando si ferma di scatto e m'incastra contro il muro per stampare un bacio sulle mie labbra.
«È un segreto», mi dice, poi torna a camminare, «Ma ti piacerà»
«E non possiamo andare meno veloce? Mi fa male ovunque».
Rallenta e annuisce, quindi usciamo dall'edificio e scoppio a ridere quando mi tira su per scendere le scale il più veloce possibile.
«Sai, ero a lezione prima e ti stavo pensando»
«Mi pensi?», sorrido come un'idiota e lui scoppia a ridere.
«Ma certo. Ti penso un sacco. Vorrei non farlo, comunque. Cominci a distrarmi troppo spesso», mi poggia al suolo delicatamente e poi mi porge il casco.
«Tornando al discorso di prima, ti stavo pensando e-»
«Potrei sentirlo ripetere all'infinito»
«Che dici, mi fai finire o devi continuare ancora per molto? », perde la pazienza e scoppio a ridere.
«Va bene, continua pure»
«Grazie, gentilissima. Sai, mi sono reso conto di conoscere un posto davvero magico che tu ameresti»
«Dici?»
«Scommettiamo?», passa la lingua sulle sue labbra e un lampo attraversa i suoi occhi scuri.
«Scommettiamo».
🌻🌻🌻
«Questo sarebbe il posto magico?», osservo la vecchia villa che è davanti ai nostri occhi e rabbrividisco, sfiorando l'alto cancello in ferro battuto, «Lo trovo un po' terrificante, in realtà. Ci girerei un film horror in questa vecchia casa».
Mattia si libera del casco e passa una mano tra i capelli, quindi sorride e scruta attentamente le mura bianche e blu dell'edificio ed il giardino ben curato.
«È vintage», mi corregge.
«Ah, beh, scusa», trattengo una risata, «Vintage».
Mi concede un'occhiataccia e poi tira fuori dalla tasca dei jeans una benda scura.
L'agitazione, dentro di me, si fa sentire molto forte.
«Che fai con quella?»
«Ti bendo», lo dice come se fosse la cosa più scontata del mondo.
«Ma sì, bendami pure in questo posto dimenticato dal mondo. Magari colpisci la mia testa con un corpo contundente, dopo. E sotterrami sotto quel salice piangente. Nessuno mi troverebbe mai».
Silenzio.
Il moro rigira la benda tra le mani e mi fissa, un sopracciglio inarcato.
«Ma quante canne ti fai tra una lezione e l'altra?», ecco.
Domanda lecita.
«Scusa. Mi sono fatta un po' prendere dal panico»
«Un po'? Ti sei creata un film horror nella testa, praticamente», accenna una risata e rabbrividisco quando copre i miei occhi con la stoffa scura.
Non vedo più.
E questa cosa non mi piace.
«Ci vedi?», sfiora il mio lobo con le labbra e mi viene la pelle d'oca.
«No»
«Okay», sento il rumore dei suoi passi, il cancello che si apre e poi, all'improvviso, un bacio sulla bocca che mi fa quasi saltare in aria per lo spavento.
Mattia ride.
«Certo, ti diverti! Ridi, ridi pure! Mi vendicheró»
«Sì?», afferra la mia mano e mi incita a camminare, lentamente e senza fretta.
«Puoi scommetterci»
«Tremo»
«Sei un idiota», un ramoscello si spezza sotto le mie converse e sbuffo: «Questo posto non mi piace. Andiamo via»
«Ti piacerà»
«Ma appartiene a te, questa villa?»
«No»
«Oddio. Abbiamo il permesso di stare qui?»
«Non ci serve il permesso. Attenta alla testa», parla con calma ed io mi abbasso di scatto, scatenando una sua forte risata.
«È troppo divertente, scusa. Puoi rialzarti. Non c'era niente», preme la mano sulla mia schiena e stringo i pugni.
«Ma allora sei scemo sul serio. Boh. Basta, la nostra relazione finisce qui. È stato bello finché è durato», sbraito e lui continua a ridere di me.
«Abbiamo una relazione, io e te?»
«No», mi affretto a dire, le guance cominciano ad arrossarsi, «Cioè... Non lo so. Abbiamo una relazione?».
Sento il desiderio di sprofondare.
E odio non riuscire a vedere la sua espressione.
«Davvero vuoi stare con me, Adè?», sembra piuttosto confuso.
Come se fosse la cosa più strana del mondo.
Forse non sa di essere perfetto davanti ai miei occhi, con le sue imperfezioni e gli sbalzi d'umore.
«Non penso sia un segreto, ormai», la mia voce si sente a malapena, «Piuttosto, è un mistero quello che vuoi tu realmente».
Mattia accarezza il dorso della mia mano con il pollice e continua a guidarmi verso chissà quale meta.
Parla dopo diversi istanti ed un sospiro: «Non voglio farti male», mormora, «Solo questo. Voglio il tuo bene, Adele»
«Tu mi fai bene, Mattia. Anche se dici di no, mi fai bene tu».
Prende il mio viso tra le sue mani calde e spinge la lingua dentro la mia bocca, provocandomi brividi e tante, tante sensazioni contrastanti.
Ogni suo bacio è come una nuova storia, come un nuovo libro da leggere tutto d'un fiato, passando da una forte emozione all'altra.
E quando smette di baciarmi, come succede con la fine di un libro, mi lascia uno strano vuoto che solo con un altro suo bacio, con un'altra storia, può essere colmato.
«Voglio stare con te», soffia ad un millimetro dalle mie labbra, «Non ti so dire se è la cosa giusta da fare, ma è di certo quello che voglio».
Non riesco a fare a meno di sorridere.
«Adesso, però, dobbiamo proprio togliere questa benda. Liberiamo i tuoi occhi», le sue dita sfiorano le mie guance ed il suo profumo dolce invade le mie narici mentre cerca di sciogliere il nodo che lui stesso ha fatto.
Sbatto le palpebre più volte e cerco di mettere a fuoco ciò che mi circonda.
Per prima cosa vedo il viso di Mattia; poi, dietro di lui, il posto magico.
Si tratta del giardino sul retro della villa. Delle lucine bianche sono sospese sulle nostre teste, legate ai rami degli alberi per formare un manto di finte stelle.
Delle candeline sono sistemate all'interno di lanterne bianche, posizionate qua e là sul prato verde.
Un'amaca azzurra è legata a due tronchi e, proprio davanti a me, c'è un tavolino basso apparecchiato per due persone e dei grandi cuscini colorati che serviranno come sedie.
Davanti a tanta bellezza, lo ammetto, mi si mozza un po' il fiato.
Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me.
Nessuno.
«Sei stato tu a fare tutto questo?», sono senza parole.
Mattia osserva la mia espressione felice e sorride: «Sincero? No».
Ah.
«Hai rovinato l'atmosfera», ammetto ridendo.
«Non l'ho fatto da solo. Mi ha aiutato il proprietario di questo posto. È lui, la mente», mormora, conducendomi verso i cuscini.
Mi aiuta a sedermi e anche lui prende posto accanto a me, lasciando sfiorare le nostre ginocchia: «È un signore di quasi ottant'anni. Adesso non è in casa perché va a trovare sua figlia ogni venerdì sera, ma te lo farò conoscere».
Osserva le finestre chiuse della casa, gli occhi scuri illuminati dalle luci sulle nostre teste.
«È rimasto bloccato sotto l'albero mentre cercava di accendere le candeline», il ricordo lo fa sorridere e scuote la testa, «Mi ha dato del figlio di puttana diciotto volte in venti minuti. Le ho contate»
«Ha fatto bene. Non ti senti in colpa a sfruttare un povero anziano?»
«È lui che sfrutta me», mi dice, il tono di voce visibilmente divertito, «Lo aiuto a fare tutto questo ogni venerdì. Quando non ci sono, lo fa da solo»
«Perché?»
«Perché è una sua tradizione. Lo faceva per sua moglie, sai, prima che lei morisse. Continua a farlo, nonostante tutto».
La mia pelle si riempie di brividi ed una strana malinconia mi colpisce all'improvviso davanti all'evidente forza dell'amore.
«È davvero... Triste», commento, «E bello, al tempo stesso. Questo posto è davvero magico», osservo una fontana nascosta dai cespugli e mi godo il rumore dell'acqua che scorre.
«Sapevo che ti sarebbe piaciuto»
«Come fai a conoscere quest'uomo?».
«L'ho conosciuto in biblioteca, durante il primo anno di università. Abbiamo fatto amicizia e poi mi ha offerto di lavorare per lui come giardiniere. Tutte le piante sane che vedi qui dentro, Adele, sono quelle che sono sopravvissute al mio tocco assassino. Abbiamo capito entrambi che il giardinaggio non fa per me, ma siamo rimasti in buoni rapporti e vengo a trovarlo ogni settimana»
«Il venerdì», suggerisco.
«Il venerdì. Lo aiuto a fare questa cosa per sua moglie. Rischia di cadere e farsi male, ogni volta che lo fa da solo. Si è già rotto il femore, una volta»
«Aia»
«Anche lì mi ha dato del figlio di puttana, come se glielo avessi rotto io. Mi insulta spesso, te ne accorgerai», il modo in cui parla di quest'uomo mi fa sorridere.
Per una volta, Mattia Caruso, mi mostra volentieri una parte della sua vita che non conoscevo.
E questa sua versione mi piace da impazzire.
«Sai, quando gli ho detto che sarei venuto qui con te, era molto felice»
«Davvero?»
«Sì. Mi ha ordinato anche di prepararti una cena deliziosa, ma mangeremo una pizza. Non sono un grande cuoco, Adè. Voglio che tu lo sappia».
Scoppio a ridere e lui lascia un bacio veloce sulla mia bocca.
«Vado a prendere qualcosa da bere e ordiniamo le pizze», si alza per poi abbassarsi nuovamente e lasciar giocare le nostre labbra.
Annuisco con un sorriso idiota e lo seguo con lo sguardo fino a quando non entra in casa, poi torno ad osservare ogni minimo dettaglio di questo splendido giardino.
Ho le farfalle nello stomaco.
E sono profondamente, completamente, disperatamente persa per Mattia Caruso.
Mentre aspetto che torni, recupero il mio cellulare e controllo gli ultimi messaggi.
Mia madre, Daniele, Salvo e... Un sms anonimo.
Mi trema la mano e l'Iphone cade sull'erba, quindi lo recupero in fretta e ne leggo il contenuto.
"SCAPPA. LUI È IL PERICOLO".
MA CIAOOO!
Come state?
Io mi diverto a mettervi ansia così a caso, scusatemi.
Vi è piaciuto il capitolo?
Abbiamo visto che Mattia non è scappato. (Applausi)
Che Adele è ormai partita per la tangenziale, che il simpatico coinquilino si apre di più a poco a poco e che lo stalker è tornato con un simpatico messaggino 😍😍😍😍
Aspetto con ansia i vostri commenti.
Ditemi cosa ne pensate.
Un bacione.
Ps. Mi state mandando tutte le foto del cartaceo di Maledetto Margarita.
Vi amo.
Grazie, grazie, grazie. 🌺
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