38. Lo giuro.
La Vucciria è uno dei mercati storici di Palermo, caratterizzata da un intrecciarsi di vicoli e piazzette.
La sera, poi, è uno dei posti più frequentati della movida Palermitana.
Musica, profumi, sapori e vita la dominano. Ed io, lo ammetto, la amo profondamente.
Non è stato amore a prima vista, però. All'inizio odiavo la confusione e la folla che invadono i vicoli, ma poi ho saputo apprezzarla.
E anche adesso, mentre cerchiamo di farci spazio tra la gente per arrivare in uno dei diversi locali che sono presenti in questo posto, io mi sento come incantata.
Forse è il luogo, le persone allegre o l'odore di cibo che aleggia nell'aria.
O forse è per Mattia che, per non perdermi in mezzo al caos, ha preso la mia mano e la tiene stretta.
Osservo le sue spalle larghe coperte dalla camicia bianca e sorrido ogni volta che si gira a guardarmi, come per assicurarsi della mia presenza.
Diversi ragazzi e ragazze lo salutano calorosamente nel tragitto e sospiro di sollievo quando riusciamo a trovare un punto in cui fermarci, vicino all'ingresso del locale.
Annalisa e Connor si guardano intorno, sorridenti. Annalisa, comunque, sembra molto più contenta del suo fidanzato.
«Mattia!», un ragazzo salta addosso al mio coinquilino, facendolo barcollare un po'. Non se lo aspettava.
Il moro ricambia il saluto e gli lascia delle pacche sulle spalle, mostrandosi allegro e sorridente.
Ma è solo una copertura.
Io lo so che in realtà sei uno stronzo.
«Vieni con me. Devo offrirti una birra», gli dice.
Il mio coinquilino cerca di rifiutare, ma il suo amico è piuttosto insistente e decide di accettare.
Ci dice che arriva subito e sparisce con lui in mezzo alla folla.
Bene.
Mi ha lasciata qui, da sola, con la sua sorellina ed il suo strambo ragazzo che continua a fissarmi.
Mi guardo intorno e cerco di non pensare ai suoi occhi su di me, poi sorrido quando intravedo il mio partner di ballo dall'altro lato del vicolo.
C'è un sacco di gente e sarà un'impresa arrivare da lui, ma decido di scappare via da Connor.
Davvero, mi mette ansia.
«C'è un mio amico! Vado da lui per qualche minuto», avviso Annalisa e comincio a camminare lentamente in direzione di Daniele.
Molto, molto lentamente.
C'è troppa gente ed ogni movimento mi provoca dolore.
Per non parlare degli spintoni e delle persone che mi passano accanto, sfiorando una qualsiasi parte del mio corpo.
Forse non è stata una buona idea.
Proprio no.
Quando Daniele si accorge di me, mi regala un dolce sorriso e mi stampa un bacio sulla guancia.
«Ma che ci fai qui? Come stai?», studia attentamente il mio corpo ed io scrollo le spalle.
«Sto bene», gli dico, «Continuo a sentirmi investita da un camion, ma bene. Che bello vederti!», lo abbraccio e lui ricambia, senza stringere troppo.
«Vedi di riprenderti in fretta, eh. Mi manchi a lezione. Ho fatto le prove con Cinzia, non so se ti rendi conto. Mi pesta i piedi di continuo e non è coordinata».
Scuoto la testa e rido, «Non essere cattivo, Dani. Cinzia è molto brava»
«È che non sei tu», lascia un buffetto sulla mia guancia e poi guarda un punto alle mie spalle.
«C'è il tuo coinquilino»
«Oh, lo so. Sono venuta qui con lui e sua sorella», con nonchalance, cerco di guardare Mattia senza farmi notare.
Continuo a chiacchierare con Daniele e di tanto in tanto lancio delle occhiate a quel Dio greco che sta dall'altro lato della stradina.
È davanti alla porta del locale, affiancato dall'amico che prima lo ha portato via.
Sta guardando proprio me e sta palesemente fingendo di ascoltare quello che ha da dire il suo interlocutore. Annuisce, beve un po' di birra e mi guarda.
Ogni tanto cerca di distogliere lo sguardo, ma non passano nemmeno pochi istanti che i suoi occhi tornano ad inchiodarmi.
Il suo sguardo mi fa sentire agitata, in imbarazzo e, in qualche modo, felice.
Sono scema, mi dico.
Mi gaso davvero con poco.
Ehi, mi sta guardando! Quel figo della Madonna sta guardando proprio me.
Cerco di prestare attenzione a ciò che ha da dire Daniele, ma sono distratta da Mattia.
Continuo a studiare i suoi movimenti senza farmi notare, ma i nostri occhi, poi, s'incontrano.
Mi regala un sorrisetto, inumidisce le sue labbra e muove la bocca nervosamente.
Sto imparando a comprendere i suoi movimenti. Muove la bocca in quel modo solo quando è infastidito.
Decido di smettere di guardarlo. Continuo a fare conversazione con Daniele ed i suoi amici. Mi mettono un cocktail tra le mani, lo sorseggio e faccio una smorfia nel sentire l'alcool bruciare la mia gola.
Daniele ride di me e ne ruba qualche sorso, poi anche lui fa una smorfia: «Ma che è sta roba?».
I suoi amici spiegano il contenuto del mio bicchiere, ma io non li sento più.
Mi giro lentamente verso il punto in cui c'è Mattia, ma non lo vedo e ci rimango un po' male.
Lo sto ancora cercando con lo sguardo quando qualcuno si fionda su di me, stringendomi in un forte abbraccio che mi fa venire le lacrime agli occhi.
Che dolore.
«Adele!», è Davide, visibilmente troppo allegro. Continua ad abbracciarmi fino a quando non viene spinto letteralmente via.
«Ma che cazzo fai!?», riconosco immediatamente la voce arrabbiata di Mattia. È stato lui ad allontanare il mio collega dal mio corpo dolorante e adesso lo sovrasta con la sua altezza.
Mi sembra di vedere il panico negli occhi di Davide.
«Te lo ricordi o no che ha avuto un incidente? Che cazzo ti passa per la testa?».
Adesso Davide si schiaffeggia la fronte, l'espressione colma di dispiacere: «Oddio, scusa Adè. L'ho completamente rimosso. Ho bevuto un sacco. Sono scemo. Scusa. Sai che la tequila mi fa male. Lo sai», si avvicina a me e mi fa sorridere con le sue parole. È completamente andato.
Asciugo una lacrima e scuoto la testa: «Non ti preoccupare», gli dico.
Mattia lo uccide con lo sguardo, poi afferra la mia mano: «Andiamo, dai»
«Andiamo dove?», corrugo la fronte e lui mi guarda, serio.
«Andiamo», ripete.
Vabbè.
Se lo dici tu.
«Aspetta. Saluto i miei amici», mi libero della sua presa e saluto ad uno ad uno tutti i ragazzi con cui stavo passando il mio tempo.
Mattia, adesso, muove la bocca nervosamente.
Adesso sclera.
Quanto mi diverto, mamma mia.
«Hai finito?», è la prima cosa che mi dice quando torno da lui.
«Di fare cosa, scusa?»
«Di farmi girare le palle. Hai finito?»
«Ma cos'è questo linguaggio?»
«Non me ne frega niente del linguaggio, Adele», comincia a camminare e poi torna a guardarmi: «Hai mancato il barbone sul marciapiede, comunque. Vogliamo salutare pure lui? Non merita un bacetto? Che dici?».
Boccheggio più volte, poi mi viene spontaneo dire ciò che penso: «Mattì, placala questa gelosia. Ti vengono le rughe, ti sale la pressione e diventi tutto rosso. Ti scoppia il cuore con tutto questo nervosismo. Non ti fa bene».
Silenzio.
Si limita a fulminarmi con lo sguardo. Non risponde nemmeno.
Colpito e affondato.
Uno a zero per Adele Costa.
Torniamo da Annalisa e Connor. Mattia è nervoso, io sorrido vittoriosa.
Mi sento come se avessi appena passato un esame con trenta e lode.
La mia gioia, comunque, finisce quando intravedo Giulia.
Ehw.
La ragazza si accorge della presenza di Mattia, ma evita di avvicinarsi e segue i suoi amici dentro il locale.
Strano.
Molto strano.
«Tu e Giulia avete rotto?».
Mattia punta i suoi occhi scuri nei miei e inarca un sopracciglio: «Cosa dobbiamo rompere, scusa?»
«La vostra relazione»
«Ma quale relazione?», si concede una piccola risata.
«Pensavo ci fosse qualcosa, tra di voi. Sai, non siete stati silenziosi, la sera in cui lei ha dormito da noi»
«Ah. Ti riferisci a quello»
«Già»
«Comunque sì», mi dice.
Sistema una sigaretta tra le labbra e osserva attentamente la mia finta espressione seria.
La verità è che mi viene voglia di ridere senza nessun motivo in particolare.
Forse sono pazza.
«Come mai?»
«Cominciava ad essere appiccicosa. E poi, ho altro per la testa», mi dedica uno sguardo così profondo che mi sembra di sentir tremare pure i polsi.
«Ti piace qualcuno, Mattì?».
Il moro soffia il fumo fuori dalle labbra e assottiglia gli occhi: «A parte te, dici?».
Santa Rosalia.
Sto avendo un collasso.
«La birra che hai bevuto ti ha già stordito?».
Lui ride e annuisce debolmente: «Un po'», si stringe nelle spalle e passa il peso del suo corpo da una gamba all'altra: «Vieni con me», dice poi, afferrando la mia mano.
Dice qualcosa all'orecchio di Annalisa e lei sorride mentre il mio stomaco si contorce continuamente.
Mattia adesso fa lo slalom tra la gente, tenendo sempre la mia mano nella sua. Annalisa e Connor non ci stanno seguendo e sento l'agitazione crescere ancora di più.
Vado nel panico solo al pensiero di rimanere da sola con lui.
«Dove stiamo andando?», urlo per farmi sentire, ma non ottengo nessuna risposta.
Mattia mi porta fuori dalla Vucciria e cammina verso chissà quale posto.
Adesso che c'è silenzio, però, riusciamo a comunicare.
«Dove andiamo?»
«A mangiare. Rischio di collassare sul serio, altrimenti», con il pollice accarezza il dorso della mia mano e mi viene voglia di sorridere.
Su questo marciapiede, mano nella mano, sembriamo una vera coppia d'innamorati.
Ci fermiamo in una panineria vicina e Mattia manda giù due panini e una birra.
Poi, non soddisfatto, mangia pure le patatine che io non sono riuscita a finire.
Siamo seduti su due sgabelli, posizionati davanti all'ingresso del piccolo locale.
Le nostre ginocchia si sfiorano e mi sento avvampare mentre Mattia porta la bottiglia alla bocca e mi fissa silenziosamente.
«Che hai da guardare?»
«Non posso guardarti?», sorride diabolico, le sue iridi sembrano brillare sotto la luce del lampione.
«No», farfuglio, «Non così»
«Così come?», si avvicina di più a me e deglutisco rumorosamente.
Così intensamente da farmi quasi male.
Il tuo sguardo mi lacera dentro e non riesco nemmeno a respirare.
«Così», taglio corto e lui ride.
Le nostre gambe continuano a sfiorarsi e per un istante penso che sia lui a farlo apposta.
Mi sta provocando.
Non c'è altra spiegazione.
«Okay», passa la lingua sulle labbra e m'incanto per osservare questo suo gesto, «Ti va un'altra birra, Adè?».
Fa un cenno col capo in direzione della mia bottiglia vuota e scuoto la testa, poi decido di accettare.
Ho bisogno di rilassarmi un po'.
Mezz'ora dopo, comunque, penso sia stata la scelta peggiore della mia vita.
Non so come, ma mi ritrovo nuovamente alla Vucciria, intenta a ballare insieme ad un Mattia Caruso sexy da morire.
Ogni movimento mi fa quasi venire le lacrime agli occhi, motivo per cui mi limito a dondolare molto lentamente.
Inoltre, sto cercando di mantenere le distanze con quel poco di autocontrollo che mi rimane, ma il moro rende tutto più difficile.
Lui porta le mie mani dietro al suo collo e preme le dita sui miei fianchi; il suo torace è attaccato al mio e mi vengono i brividi ogni volta che si avvicina al mio orecchio per dire qualcosa.
Mi fa fare un giro su me stessa con delicatezza e poi torna a stringermi, proteggendomi dagli spintoni della gente.
Il suo profumo dolce s'imprime sulla mia pelle, le sue mani accarezzano i miei fianchi e rabbrividisco nel momento in cui si abbassa all'altezza del mio viso per lasciare un bacio sul mio collo.
Mi tremano le gambe.
E siamo troppo, troppo vicini.
«Mi hai detto di tenerti lontano», gli dico. Non riconosco il mio tono di voce.
Forse ho bevuto troppo.
In tutta risposta lui deglutisce e scuote la testa, regalandomi un sorriso furbo:
«Non mi ricordo di aver detto una cosa del genere».
Ma tu guarda.
«Lo hai detto eccome»
«E tu vuoi tenermi lontano?», si muove a ritmo e tiene il suo viso a pochi millimetri dal mio. I nostri nasi si sfiorano e le sue dita cominciano a bruciare sulla mia pelle.
«No», confesso.
«Allora non farlo»
«Non lo sto facendo», occhi dentro occhi, mi pare di vedere l'autocontrollo di Mattia vacillare.
Affonda le dita nei miei fianchi e sussulto, sentendo un brivido percorrere la mia schiena.
I nostri corpi si sfiorano in continuazione e la temperatura del mio corpo comincia a salire.
Colpa dell'alcool, mi dico.
Colpa degli shot di tequila che abbiamo bevuto con Annalisa e Connor prima di andare a ballare.
Poi, fa caldo, qui, in mezzo alla gente.
«Adè», sussurra sulle mie labbra, «Mi fai un brutto effetto».
Sapessi tu, quello che mi fai.
«Tu lo fai apposta», continua, «Ce la metti proprio tutta per farmi diventare pazzo», le sue labbra, così vicine alle mie, sono una tentazione irresistibile. Però non le sfioro.
Anche se vorrei tanto.
«Sei tu quello che vuole farmi impazzire», borbotto.
Mattia non fa caso alle mie parole, continua a fissare la mia bocca e a far sfiorare i nostri nasi: «Torniamo a casa», implora.
Il suo tono di voce mi provoca una scossa al basso ventre.
Sta calma, Adele.
Sta calma e non fare cazzate.
«Non ti piace qui? Tua sorella si sta divertendo un sacco», faccio un cenno col capo in direzione di Annalisa che balla con fin troppa energia, assecondata da Connor.
«Andiamo solo io e tu», dice al mio orecchio, come un diavolo tentatore.
«Non credo sia una buo-», non finisco la frase.
Proprio non ci riesco.
Le labbra di Mattia stanno già divorando le mie.
Le nostre lingue s'intrecciano, i nostri corpi sfregano l'uno contro l'altro e mi sembra di non sentire più nemmeno la musica.
Sotto il cielo stellato, in mezzo alla gente che balla, mi sgretolo tra le braccia di Mattia che mi bacia avidamente.
Sento che Annalisa si concede un urlo di apprezzamento, ma non la guardo.
Mi stringo più a Mattia, mi metto in punta di piedi e mi prendo la sua bocca, come se mi appartenesse.
Sembra quasi così.
Forse mi appartiene.
Solo per stasera, magari anche domani.
Magari per sempre...
«Adè, torniamo a casa», morde le mie labbra e mi attira più a sé.
Io sto praticamente perdendo il controllo.
Ma perché dovrei controllarmi?
Sono una ragazza libera.
Non faccio del male a nessuno se...
«Adele»
«Andiamo», gli dico e mi sembra di notare dello stupore sul suo volto.
Mi risponde con un bacio sulla bocca.
🌻🌻🌻
Arriviamo al nostro appartamento più di mezz'ora dopo.
Raggiungere il settimo piano è stata un'ardua impresa tra me dolorante e Mattia che continuava a baciarmi sulle scale.
Adesso sto cercando di infilare la chiave nella toppa mentre il mio coinquilino mi distrae, lasciando dei baci umidi sul mio collo.
«Smettila, ti prego», colpisco il suo stomaco con un leggero pugno e lui ride.
«Non essere aggressiva, Adè»
«Ma sei scemo?», bisbiglio e alzo gli occhi al cielo quando mi cadono le chiavi e sono costretta ad abbassarmi per raccoglierle.
Il mio coinquilino mi scruta attentamente e non perde occasione per commentare: «Prospettiva interessante».
Mi rialzo e ho un capogiro, quindi mi scappa una risata quando batto la schiena contro la porta e Mattia m'incastra con il suo corpo, pronto per torturare ancora e ancora la mia bocca.
Sfila le chiavi dalla mia mano e cerca di aprire, senza mai allontanarsi dal mio viso.
Ci riesce al settimo tentativo.
Forse l'ottavo.
Entriamo nell'appartamento e lui ride sulla mia bocca quando il suo ginocchio va a sbattere contro un mobiletto.
«Lo odio», confessa, «Lo odio profondamente», chiude la porta con un piede e continuiamo a camminare, attaccati l'uno all'altro.
«Ssh. Fai piano», bisbiglio, «Potrebbero sentirci»
«Ssh», ripete mentre mi conduce fino alla mia stanza, poi si allontana dal mio corpo: «Arrivo», stampa un bacio sulla mia bocca e poi continua, «Subito».
Chiude la porta della mia camera ed io approfitto della sua assenza per riprendere aria.
Non ci riesco.
Ho le palpitazioni, sto sudando e non mi ricordo più come si fa a respirare.
Mi sento confusa, stordita, ma fottutatemente felice.
Che cosa sto facendo?
Sto sbagliando.
Merda.
Sto sbagliando.
Questa serata non era così che doveva andare.
No, no, no.
Cammino avanti e indietro e mi libero della giacca, pensando ad un modo per uscire da questa situazione.
Ma poi Mattia entra con un sorriso sulle labbra e mi scordo di tutto.
Non è sbagliato.
Se mi rende felice, non è sbagliato.
Poggia un preservativo sul comodino, poi m'infuoca con il suo sguardo estremamente sensuale.
«Vedo del pentimento?», assottiglia gli occhi e si avvicina più a me, poggiando le mani sui miei fianchi.
Insinua le dita sotto il top e sfiora la mia pelle.
«No», gli dico, «E tu?»
«No», comincia ad aprire la camicia lentamente, senza mai smettere di guardarmi, «Quanto sei ubriaca?»
«Non lo so. Sono consapevole. Credo. E tu?».
Lui ride e scuote la testa, si libera della camicia e l'abbandona su una sedia: «Sono consapevole», mi dice.
Okay.
Non respiro.
Sta succedendo davvero.
Molto probabilmente, nessuno dei due è consapevole.
Mattia adesso torna ad avvicinarsi a me, afferra il mio viso tra le sue mani e mi fa sciogliere con un bacio lento e dolce.
Il mio cervello si è spento.
Davvero, non ragiono mentre si libera del mio top, non ragiono mentre morde le mie labbra e sfiora la mia pelle, attento a non farmi male.
Non ragiono quando mi prende in braccio e allaccio le gambe attorno alla sua vita, né quando mi poggia delicatamente sul letto e si sistema sopra di me.
Le sue dita accarezzano la mia schiena, aprono il mio reggiseno e le mie guance vanno a fuoco mentre Mattia contempla il mio seno, stringendolo poi nelle sue mani.
«Sei bella», soffia sulla mia bocca, la voce resa rauca dall'eccitazione, «Ora più che mai», gioca con l'orlo dei miei jeans e la mia pelle si riempie di brividi quando tira giù la zip e le sue dita raggiungono la mia intimità, «E ti voglio, Adele. Ti voglio così tanto».
Il suo tocco, insieme alla sua voce profonda e mascolina, hanno su di me un brutto, bruttissimo effetto.
Provo delle sensazioni così forti che non riesco nemmeno a spiegare.
Mi dona piacere senza mai smettere di guardarmi negli occhi e preme una mano contro la mia bocca quando mi sfugge un gemito.
E poi ancora un altro.
Il mio corpo, adesso, non è più sotto il mio controllo.
Nemmeno il mio cuore, che come un povero matto, batte all'impazzata per Mattia e Mattia soltanto.
Non riesco a sentire nemmeno la mia pelle, che si riempie di brividi e si scalda ogni qualvolta che lui la sfiora.
E la sfiora come nessuno prima d'ora aveva fatto.
I miei muscoli si tendono, i miei nervi s'intrecciano.
Torno alla realtà solo quando Mattia smette di toccarmi, ma lo fa solo per pochi istanti.
Si libera dei miei jeans con un movimento deciso e poi anche dei suoi. Il suo corpo imponente troneggia su di me e lo guardo, come incantata, mentre si preoccupa di utilizzare le giuste precauzioni.
«Sei sicura, Adè?», lascia scorrere un dito lungo il mio ventre e annuisco.
«Voglio sentirtelo dire, Adele. Sei sicura?»
«Sì», gli dico, «Sì. Sono sicura».
E poi, come se fosse per noi la cosa più spontanea del mondo, diventiamo un'unica carne, un'unica pelle, un unico cuore impazzito che rischia di uscire fuori dal petto.
«Solo una cosa, Mattia», il mio coinquilino rimane immobile. Sbatte le palpebre come se stesse cercando di svegliarsi da un lungo sonno: «Non farmi male».
Mi sto fidando di te.
Non fare a pezzi il mio cuore, domani.
Deglutisce, chiude gli occhi e lascia giocare dolcemente le nostre labbra mentre si muove, esperto e sicuro.
«Non lo farò», sussurra sulle mie labbra, «Lo giuro».
Non aggiungo altro.
Stringo le gambe attorno al suo bacino e lascio la mia mente libera dalle paranoie e dalle ansie.
Mattia preme delicatamente una mano contro la mia bocca, attento a non farsi sentire dagli altri.
Bacia, morde, accarezza.
E mi ama.
Mi ama fino a quando entrambi non ci addormentiamo, i corpi vicini l'uno all'altro.
E i cuori pure.
Buonasera!
Scusate se non ho aggiornato due giorni fa, ma purtroppo ho avuto un po' da fare e non sono riuscita a finire il capitolo.
Quindi, eccolo adesso.
Spero che l'attesa ne sia valsa la pena.
Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti 😍😍😍
Questi due hanno fatto una cazzata ⚡😍😍
Mi diverto un sacco 😂
Vi aspetto, eh.
Un bacio e buonanotte ❤️❤️
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