32. Mi farai impazzire.

È lunedì mattina ed io sono ferma davanti all'ambulatorio veterinario di Ivan da almeno un'ora e mezza.
Penso di entrare e dirgli tutto, poi mi pento e torno indietro.
Non posso dar retta a Davide.
Ivan deve sapere che mi piace Mattia e che ci siamo baciati.

«Sei onesta, Adele. Sei sempre stata sincera, hai sempre detto la verità. Sotterfugi e teatrini non fanno per te. Deve saperlo subito», parlo con me stessa e annuisco con convinzione, quindi spingo la porta in vetro e mi ritrovo davanti ad una sala d'attesa piena di cani e gatti.
Oddio, c'è pure un criceto.
Mi viene da ridere.

Mi schiarisco la voce e cerco di assumere un'aria seria, quindi mi avvicino alla segretaria e sorrido gentilmente: «Buongiorno, Ivan è qui?»
«Ha un appuntamento?», lascia scorrere i suoi occhi azzurri lungo tutto il mio corpo e mi guarda con disprezzo.
Ao, ma che ti ho fatto?

«No, ma-»
«Allora deve prendere un appuntamento», tira fuori l'agenda e abbassa i suoi occhiali sul naso, «Nome?»
«Adele. Lei, comunque, mi sta fraintendendo. Devo solo-»
«Cognome?»
«Costa, però devo solo parlargli di una-»
«Animale?»
«Ma animale a chi, scusi?», stringo i pugni.
Adesso comincia ad innervosirmi.

La signora inarca un sopracciglio e sbatte le palpebre, scioccata: «Intendevo dire... Di che si tratta? Che tipo di animale intende far visitare?».
Ah.
Oddio.
Sotterratemi.
Scoppio a ridere come una scema e batto la mano contro il bancone: «Mi scusi! Che figura!», non riesco a riprendermi, «Io non ho nessun animale», dico, «È per me».
Silenzio.

«In che senso?»
«Devo parlare con lui», chiarisco, «Ma non si tratta di animali. È una situazione complicata e-», smetto di parlare perché una porta si apre ed è proprio Ivan a raggiungere la sala d'aspetto.
Sta tenendo tra le mani un piccolo gattino e non si accorge nemmeno di me quando mi passa accanto e consegna il cucciolo ad una vecchia signora.
Poi, però, si gira e schiude le labbra.
Un sorriso così dolce compare sulla sua faccia che mi viene voglia di picchiarmi da sola.
Sono una persona orribile.
Che cosa gli ho fatto?
Gli spezzeró il cuore.
E mi viene voglia di piangere.

Adele, trattieniti.
Deve sapere.
Rimandare non servirà a nulla. 
Meglio prima che dopo.
«E tu che ci fai qui?», sembra piacevolmente sorpreso.
Circonda la mia vita con un braccio e stampa un bacio sulla mia guancia.
«Ehm, volevo... Volevo vederti»
«Mi hai migliorato la giornata».
Una terribile persona.
Ecco cosa sono.

«Volevo vederti per parlare», continuo e il suo sorriso si spegne.
Assottiglia gli occhi e scruta attentamente la mia espressione: «Va tutto bene?»
«Certo. Sì. Tutto alla grande», non per te.
Mio Dio, quanto mi dispiace. 
«Okay», mormora e si guarda un po' in giro, «Beh, siediti. Parleremo quando avrò un minuto libero»
«Okay!», prendo posto nell'unica sedia disponibile e sollevo i pollici: «Aspetto qui!».
E lo faccio per più di due ore.
Non ci credo, davvero.
Mi ha lasciata qui ad aspettare per DUE ORE.

Forse è il karma, mi dico.
In fondo me lo merito.
Aspetterò ancora senza lamentarmi.
Sfoglio distrattamente una rivista sugli orsi bruni e ignoro il mio stomaco che brontola.
È quasi l'ora di pranzo ed io non ho fatto colazione.
Ciò significa che sverró a breve o mangerò il pulcino della signora seduta accanto a me.

Sto fissando il pulcino quando il mio cellulare squilla e lo tiro fuori dalla borsa, provocando la rabbia di due cani che cominciano ad abbiare contro di me.
Rispondo senza nemmeno leggere il nome sul display e sgrano gli occhi quando sento la voce di Mattia: «Ti sto cercando da questa mattina», dice, poi continua: «Sono cani che abbaiano quelli che sento?»
«Oh, ehm, sì. Sono... Sono dei cani», farfuglio, «Perché mi stavi cercando?».

Impiega diversi istanti prima di rispondere: «Non ti vedo da ieri sera e-», smette di parlare quando anche un gatto si aggiunge al coro di piccoli, adorabili, animali stronzi.
«Adè, ma dove sei?», il suo tono di voce cambia.
Sembra infastidito.
«Sono all'ambulatorio di Ivan. Lo sto aspettando per-», non riesco a finire di parlare.
Ha riattaccato.
Non ci credo.
Sarà caduta la linea, presumo.

Fulmino con lo sguardo uno dei due cagnolini e provo a chiamare Mattia.
Non risponde.
Riprovo altre tre volte, poi capisco che è proprio il mio coinquilino che ha deciso di ignorarmi.
Ha dei seri problemi nella testa.
Davvero, dovrebbe farsi curare.

«Adele», la voce di Ivan mi fa sussultare e balzo in piedi, per poi saltare in aria quando un cane mi ringhia contro.
Mi sta scoppiando il cuore.
Davanti a questa scena, il veterinario scuote la testa e ride, poi mi lascia entrare nella stanza in cui visita gli animali.
È tutto molto pulito e c'è puzza di disinfettante. Degli armadietti sono pieni di medicine e diverse siringhe sono poggiate su una scrivania.

Lui prende posto sulla sedia girevole ed io mi accomodo proprio davanti a lui.
Bene.
È arrivato il momento.
Torturo le mie mani mentre lui continua a scrutarmi con i suoi occhi verdi.
La sua espressione seria mi fa capire che forse si aspetta già delle brutte notizie da parte mia.
«Non mi aspettavo di vederti qui», comincia lui, giocherellando con una penna, «E mi scuso per l'attesa»
«Oh, figurati. Ho socializzato con gli animali», gesticolo animatamente e lui accenna una risata.
Mi fa male il cuore.
Aiuto.
Che situazione scomoda.

«A cosa devo questa visita, Adele?»
«Ecco... È difficile da spiegare», comincio.
«Ti ascolto», si sporge in avanti e picchietta nervosamente le dita sulla scrivania.
Il mio stomaco si sta contorcendo tremendamente.
«L'ultima volta che ci siamo visti... Ti ho detto che ero libera e che mi andava bene conoscerci meglio. Ho mentito»
«Hai mentito», ripete, sbattendo le palpebre più volte.
Mi sembra di vedere la delusione farsi spazio sul suo volto.

«Voglio essere sincera, Ivan. A me piace un altro ragazzo», parlo in fretta e mi sporgo in avanti per afferrare le sue mani, «E c'è stato anche qualche bacio, negli ultimi giorni. Non posso continuare a vedermi con te se ho un'altra persona per la testa. Non è giusto».
Ivan non dice una parola.
Continua a fissarmi, sbalordito.
«Mi hai detto di essere libera e mi hai baciato quando avevi già baciato un altro ragazzo, Adele?»
«No!», mi affretto a rispondere, «Il bacio è venuto dopo»
«Ma avevi già per la testa un altro»
«Sì. E me ne vergogno», punto i miei occhi nei suoi e la mia pelle si riempie di brividi nel vedere la sua espressione maledettamente seria.
Nessuna emozione è visibile sul suo volto.
Niente di niente, a parte il disprezzo che sta provando nei miei confronti.

«Okay», dice solamente.
«Okay?»
«Okay», taglia corto e si alza, «Apprezzo la tua sincerità. Meglio saperle prima, certe cose», e mi regala un'occhiata gelida.
Indica la porta e si appoggia alla scrivania, «Puoi andare. Sono piuttosto impegnato, come puoi vedere»
«Ma-»
«Puoi andare, Adele».
E decido di fare come mi dice.
È stato fin troppo traumatico e ho un terribile nodo in gola.
Mi sento in colpa.
«Ciao, Ivan. Mi dispiace».
Mi saluta con la mano e mentre esco dall'ambulatorio proprio non riesco a togliermi dalla testa il suo sorriso triste.
Gli ho fatto male.

🌻🌻🌻

«Quindi gli hai detto tutto?»
«Assolutamente sì. Doveva sapere»
«Gli hai detto anche dei baci?»
«Ovviamente», bisbiglio, avvicinando di più la mia sedia a quella di Davide.
Siamo sempre in biblioteca a far finta di studiare.
«E lui come ha reagito? Cazzo, non mi ha ancora detto niente. Significa che c'è rimasto di merda», parla di Ivan, facendo una brutta smorfia dispiaciuta.
«Male», mormoro, «Mi ha palesemente cacciata via dall'ambulatorio»
«Davvero?»
«Già», disegno delle farfalle sul quaderno e sospiro, «Mi dispiace per lui, ma doveva andare così. Mi piace Mattia. Fine della storia»
«E con Mattia, invece? Come procede?».

Ah, beh.
Considerando che l'ultima volta che l'ho sentito mi ha chiuso il telefono in faccia e continua ad ignorarmi da ore, alla grande.
«Non lo so. Studia», lo rimprovero e cerco di concentrarmi sul mio libro. Ma riesco a pensare solo a Mattia.
Forse anche lui è qui dentro.

Mordicchio la mia penna e lo cerco con lo sguardo, poi decido di fare un giro della sala.
E lo trovo.
Scrivania numero centodue.
È chino sul suo quaderno e sta scrivendo dei numeri, senza mai alzare lo sguardo.
Rimango ad osservarlo per diversi istanti, poi decido di bussare sulla superficie in legno.

Punta immediatamente le sue iridi scure su di me e non mi dedica nemmeno un sorriso.
Il mio cuore trema solo al pensiero di non ricevere più le sue attenzioni.
«Bevi un caffè con me?», propongo.
Non mi risponde nemmeno, sospira rumorosamente e si alza.
Infila il cellulare dentro la tasca dei jeans e poi si ferma davanti alla macchinetta del caffè.

Io lo osservo in silenzio mentre, proprio come ha fatto qualche giorno fa, ne prende uno per me e uno per se stesso.
Ancora fin troppo silenziosamente, raggiungiamo il giardino esterno e prendiamo posto sulla stessa panchina della scorsa volta.
Mattia mi fissa senza dire una parola e poi sorseggia un po' del suo caffè.

«Mattì»
«Dimmi»
«Sei caduto dal letto, stamattina?»
«No»
«Niente da fare, allora. Sei proprio bipolare», sentenzio e lui mi schiocca un'occhiataccia.
Torna a bere il suo caffè e alza la mano per salutare due ragazze che passano davanti a noi.
Loro, con tanto di sorriso radioso, lo salutano immediatamente: «Ciao, Mattia! Ci vediamo stasera!»
«A stasera!», detto questo, torna serio e impassibile.
Ma stiamo scherzando?
Sei sempre incazzato solo con me?

«Che cosa c'è stasera?», m'informo.
In realtà non volevo fare questa domanda e mostrarmi disinteressata, ma è stato più forte di me.
«È il compleanno di Giulia. Ha organizzato una festa a casa sua».
Ah.
Mi è sembrato di ricevere un pugno in faccia.
«Oh, bello. E tu andrai?»
«A quanto pare»
«Fantastico. Beh, torno a studiare», mando giù il caffè con un solo sorso e mi alzo, quindi strozzo un urlo quando afferra il mio polso e mi tira giù sulla panchina con uno scatto veloce.

«Perché sei andata da Ivan?», lo dice di getto, visibilmente infastidito.
«Dovevo parlare con lui. Te lo avrei pure spiegato, se non avessi deciso di riattaccare e ignorarmi per l'intera mattinata. E poi, ripensandoci, perché avrei dovuto darti spiegazioni?»
«Non voglio nessuna spiegazione»
«Bene. Meglio così»
«Che gli hai detto?»
«Che ti devi fare i fatti tuoi», mi alzo nuovamente e comincio a camminare, colta da una rabbia improvvisa che non mi appartiene.

Forse sto già diventando matta.
«Brava, Adè. Continua a fare la stronza!», urla alle mie spalle.
«E tu vedi di farti curare i problemi nella testa!».
Torno in biblioteca senza più voltarmi indietro.
Irritata e gelosa.
Mio Dio, sono gelosa marcia.
Il pensiero di lui alla festa di quella sorta di Madre Natura con cui va a letto mi fa davvero stare male.

Mi siedo accanto a Davide e apro il libro, girando nervosamente le pagine.
Che materia dovevo studiare?
Boh.
Che ne so.
«Ma che ti prende?», Davide bisbiglia e lo uccido con lo sguardo.
«Non dirmi niente», ringhio, «Niente»
«Okay, ma... Mentre eri via mi ha chiamato Ivan»
«Mi ha insultata pesantemente? Perché lo capisco, può farlo»
«Non è nel suo stile», mormora, «Ma mi ha chiesto se ero a conoscenza del tuo interesse nei confronti di Mattia. Non pensa ad altro da stamattina»
«E tu che gli hai detto?»
«La verità. Lo sapevo»
«Okay», mordicchio nervosamente la penna e poi corrugo la fronte: «Ma io non ho nominato Mattia, stamattina».
Silenzio.

Davide boccheggia e ride nervosamente: «Che bastardo. Aveva dei sospetti e mi ha usato per avere delle conferme»
«Che tu hai prontamente dato. Bravo, Davide. Complimenti»
«Scusa»
«Non fa niente. Doveva saperlo», sospiro rumorosamente e mi guardo un po' in giro; il mio stomaco si contorce nel vedere Mattia che torna a sedersi al suo posto.
Ovviamente accompagnato da un'altra ragazza che sta ridendo per qualcosa che lui le ha detto.
Ma sì, creiamo un gruppo WhatsApp, a questo punto.
Quante siamo?
«Hai sbagliato a rompere con Ivan», bisbiglia Davide, davanti a questa scena.
«Muto»
«Dico solo che-»
«Muto».

🌻🌻🌻

Mattia è andato alla festa di Giulia.
L'ho visto uscire dall'appartamento, bello più che mai.
Ha anche lasciato il suo profumo ad aleggiare nell'aria.
Cerco di non pensare al mondo in cui era terribilmente sexy con quella camicia bianca addosso e continuo a cambiare canale alla TV.
Sistemo meglio i cuscini sotto la mia testa e cerco di trovare la posizione più comoda.
Niente.
Nemmeno il divano riesce a farmi stare meglio.

I miei coinquilini sono tutti andati a dormire e dovrei mettermi a letto anch'io, ma ho bisogno di vedere rientrare Mattia.
E se non tornasse?
E se decidesse di restare da Giulia?
Lancio un'occhiata all'orologio e sospiro. Sono le due del mattino.
Non torna.
Passerà la notte con lei.
Io sono solo una povera illusa a cui ha dato due bacetti.
Non gliene frega niente di me.

Spengo la tv e armeggio un po' con il cellulare fino a quando il sonno non mi coglie alla sprovvista e mi addormento senza nemmeno rendermene conto.
A svegliarmi, non so quanto tempo dopo, è Mattia.
Sta cercando di sollevare il mio corpo senza svegliarmi, ma quando mi accoglie tra le sue braccia sbatto le palpebre ed inspiro il profumo dolce che emana la sua pelle.

«Sei tornato», è l'unica cosa che riesco a dire, l'unica cosa a cui riesco a pensare, l'unica cosa che conta per me, in questo momento.
«Sono tornato», il suo fiato caldo s'infrange contro il mio collo e mi fa rabbrividire.
Premo la faccia contro il suo petto e trattengo un sorriso mentre lui mi poggia delicatamente sul letto e copre il mio corpo con le coperte.

«Che ora è?»
«Le tre e mezza»
«Okay», mormoro.
«Dormi», lascia una carezza ruvida sulla mia guancia e poi si allontana da me.
Forse sono ancora stordita dal sonno, ma non riesco a non fare una domanda: «Sei andato a letto con Giulia?».
Silenzio.
«Come?»
«Hai sentito»
«No», mormora, «Non stasera, almeno»
«Okay»
«Buonanotte, Adè», si abbassa per l'ennesima volta all'altezza del mio viso e lascia un bacio prima sulla mia fronte, poi sulla mia guancia.
Io, istintivamente, mi sporgo un po' per baciare le sue labbra.

Mattia non si tira indietro, anzi.
Sorride sulla mia bocca e lascia giocare le nostre labbra dolcemente.
I suoi baci mi fanno sentire come un adolescente alla prima cotta. Mi tremano le gambe, il cuore esplode, lo stomaco pieno zeppo di farfalle.
«Buonanotte», soffia ad un millimetro del mio viso.
Si avvicina alla porta e poi torna indietro. Afferra il mio viso e preme la sua bocca contro la mia.

Le nostre lingue si scontrano, le sue dita accarezzano le mie guance ed il mio corpo s'infiamma davanti all'intensità dei suoi baci.
Mi aggrappo alla sua camicia e lo avvicino ancora più a me.
Questo gesto sembra dar vita ad un bacio meno dolce che si trasforma lentamente in una passione che non vuole più essere tenuta a bada.

Mattia morde le mie labbra, poggia il ginocchio sul materasso e mi copre con il suo corpo. Mi sembra di volerne sempre di più.
Però devo fermarlo.
Premo la mano contro il suo petto e metto fine ad uno dei baci più intensi mai ricevuti in tutta la mia vita.
«Buonanotte, Mattì»
«Buonanotte?», la sua è più una domanda.
E non sembra intenzionato ad allontanarsi dal mio corpo.
«Buonanotte», ripeto e lui accenna una risata
«Okay. Forse è meglio», mormora, «Hai ragione. Buonanotte».

Scuote la testa e drizza la schiena, quindi si avvicina alla porta e scoppio a ridere quando finge di sbattere ripetutamente la testa contro il muro.
«Mi farai impazzire, Adè», è l'ultima cosa che mi dice prima di mandarmi un bacio e lasciare la mia stanza.
Io cerco di darmi una calmata e copro il mio volto con le mani.
Impazziró prima io, Mattia.
Me lo sento.
Sono già sulla via di non ritorno.

Torno a dormire con un sorriso sulle labbra e mi sveglio allo stesso modo.
È l'effetto che ha Mattia su di me.
Mi sento allegra, piena di energia e voglia di alzarmi dal letto.
Nonostante io mi sia svegliata alle dieci e mezza del mattino e abbia saltato una lezione senza volerlo, vado a fare una doccia con calma e mi vesto con cura.
Raggiungo la cucina ed il mio sorriso si spegne nel trovarla vuota.
Sono tutti a lezione, molto probabilmente.

Un forte botto, però, mi fa capire che non sono sola in casa.
Un vetro si rompe, qualcuno parla a bassa voce e poi Mattia esce fuori dalla sua stanza come una furia, la mano insanguinata e gli occhi iniettati di sangue.
Dietro di lui, con mio stupore, trovo Dimitri.
È arrivato stamattina?

«Che succede?», il mio cuore sta per esplodere.
Mattia mi ignora mentre Dimitri mi concede un sorriso triste.
Il mio coinquilino afferra la sua giacca e si guarda intorno, spaesato, cercando chissà cosa.
La sua mano gronda di sangue e deglutisco mentre il suo amico cerca di fermarlo: «Mattì, dai, fermati un attimo. Siediti un secondo. Adè, prendi del disinfettante e qualcosa per medicarlo».
Io sto tremando.
Il viso di Mattia è troppo sconvolto e sento che qualcosa di brutto è accaduto.

Corro in bagno e recupero tutto ciò che occorre, quindi raggiungo la cucina e punto i miei occhi sul viso di Mattia.
È seduto su una sedia, il gomito poggiato sul tavolo e la mano sana a tenere il peso della sua testa.
Guarda un punto a caso nel vuoto, gli occhi lucidi e pieni di lacrime a stento trattenute.
«Grazie», Dimitri mi toglie dalle mani tutto ciò che ho portato e si affretta ad occuparsi delle ferite dell'amico.
Vedere Mattia in queste condizioni mi strazia il cuore e sento una brutta angoscia all'altezza dello stomaco.
«Che è successo, Mattì?».

Non mi risponde.
Credo non mi abbia nemmeno sentito, in realtà.
È Dimitri a rispondere: «È morto suo padre», dice piano.
Non credo di aver sentito bene.
«Cosa?»
«Suo padre è morto, Adele».
E giuro di aver sentito tremare la terra sotto i piedi.

Buon pomeriggio!
Come state?
Ho aggiornato il prima possibile, ma vi avviso che molto probabilmente non riuscirò ad aggiornare prima di giovedì.
Quindi, quattro giorni senza questi due saranno quasi sicuri. 🙈
Intanto vi lascio con questo capitolo e con questo triste finale.
Il prossimo sarà importante. Dobbiamo conoscere meglio Mattia e piano piano riusciremo a capire molte cose di lui e del suo passato.
Poi boh, non vi scordate lo/la stalker, eh.
Fa silenzio per ora, ma è sempre lì.
Adesso vi lascio 😂
Un bacione. ❤️

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