29. Ti pensavo.
Sono sul divano, seduta tra Giulia e Mattia, con il mio pigiama sporco ed un calice di vino tra le mani.
La bionda ha portato con sé due bottiglie di vino rosso e tanta, tanta eleganza.
Indossa un vestitino nero che amo, ma non lo dirò mai.
Lancio un'occhiata a Ivan che è seduto accanto a Mattia e sorseggio il mio vino.
Il mio coinquilino potrebbe almeno togliersi di mezzo e farmi sedere vicino a lui.
«Ivan, vieni, siediti vicino a me», propongo.
«Sta bene lì», risponde Mattia.
«Ma cos-», abbandono il calice sul tavolino, spintono un po' Mattia e scavalco il suo corpo, rotolando letteralmente accanto a Ivan.
Il veterinario sorride in imbarazzo mentre io do una sistemata ai miei capelli che si sono scompigliati un po' durante la mia impresa.
Mattia fa una smorfia, mostrando per l'ennesima volta la sua indignazione.
Ivan lascia un bacio sulla mia fronte e circonda le mie spalle con un braccio, quindi si avvicina al mio orecchio: «Adesso sto molto meglio», sussurra.
«Davvero?»
«Mh-Mh. Sei adorabile con questo pigia-», non riesce a finire di parlare che Mattia comincia a schioccare le dita davanti al suo volto.
«Fate silenzio, gentilmente. Sto cercando di seguire il film».
Io alzo gli occhi al cielo, così come Ivan.
Giulia, invece, sorride a Mattia e si stringe più a lui, circondano il suo addome con le braccia.
Una piovra, mamma mia.
Fallo respirare un po'.
Il suo vestitino si solleva un po' sulle cosce e mette maggiormente in evidenza le sue gambe lunghe.
Che invidia.
Le voglio pure io.
«Sei molto bello anche tu», bisbiglio poi all'orecchio di Ivan.
È davvero un bellissimo ragazzo.
Perché io non abbia le farfalle nello stomaco quando sto vicino a lui, però, non me lo spiego proprio.
Non gli manca niente.
«Senti... Dopo andiamo a farci un giro? Vorrei parlarti di una cosa», mormora.
Però Mattia deve intromettersi per l'ennesima volta.
«Fuori c'è il diluvio universale. Io non uscirei, fossi in voi»
«Saremo noi a decidere», ribatto.
Lui arriccia il naso, regalandomi l'ennesima odiosa smorfia.
Cala il silenzio per diversi minuti e sto davvero cercando di concentrarmi sul film, ma con Mattia ed Ivan al mio fianco proprio non riesco a seguire una parola.
«Cosa hai fatto oggi?», cerco di fare conversazione, sempre a bassa voce.
Ivan schiude le labbra per rispondere, ma non fa in tempo a dire una parola.
«Ha curato i criceti. Ssh. Voglio sentire», Mattia tappa la mia bocca con una mano e recupera il telecomando per aumentare il volume.
Ma è serio?
Sono basita. Davvero.
Ivan sospira rumorosamente e mi sembra di veder comparire una ruga sulla sua fronte.
Si sta arrabbiando.
Ce l'ha scritto in faccia.
«Forse dovremmo davvero andare a farci un giro», mi dice infatti, serio più che mai.
«Okay», mormoro, «Vado a cambiarmi», cerco di alzarmi, però Mattia afferra il mio polso e mi tira giù sul divano.
No, vabbè.
«Adè, c'è davvero un brutto tempo fuori. Resta qui», punta i suoi occhi scuri nei miei e assume un'espressione dolce che mi rammollisce quasi del tutto.
Torno a sedermi senza pensarci troppo.
Ivan mi schiocca un'occhiataccia, ma decido di non farci molto caso.
Torniamo a vedere il film senza proferire parola fino a quando Ivan non decide di alzarsi un po' per sgranchirsi le gambe. Afferra i nostri calici vuoti e fa un cenno col capo in direzione della cucina: «Vado a prendere ancora un po' di vino», mormora, quindi esce dalla stanza a grandi passi.
Qualcosa mi suggerisce che forse dovrei seguirlo.
Balzo giù dal divano sotto lo sguardo attento di Mattia: «Dove stai andando?»
«In cucina»
«Riesce a tenere la bottiglia da solo, non ti preoccupare»
«Fatti un po' gli affari tuoi», borbotto, quindi concedo un sorriso finto a Giulia e raggiungo Ivan in cucina.
Lui sta riempendo i calici, un'espressione amareggiata stampata sul volto.
Un sorriso enorme, però, si fa spazio sulle sue labbra quando mi vede.
Ho già detto che è adorabile?
«Ehi», bisbiglio.
«Ehi»
«Qualcosa non va?».
Si stringe nelle spalle e abbandona la bottiglia sul bancone della cucina: «No», sospira, «È tutto okay. Solo... Ho avuto una giornataccia e credo di non avere tutta la pazienza necessaria per sopportare il tuo coinquilino, stasera».
Oddio, lo ha detto.
Sapevo che non era poi così gentile!
«Mi dà ai nervi», passa nervosamente la mano tra i suoi capelli ed io trattengo una risata mentre mi avvicino a lui.
«Non lo fa di proposito», mento, «È il suo modo di fare. Spesso dà ai nervi anche a me».
Scuote la testa e lascia scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo, poi sorride ancora: «Mi basta guardarti per farmi tornare il buon umore. È maionese quella?», indica la macchia sul pigiama e scoppio a ridere.
Avanzo ancora di un passo e sussulto quando afferra la mia mano e mi attira a sé, circondando la mia vita con le sue braccia.
«È maionese», confermo.
Un tuono mi fa quasi saltare in aria e lui ride, lasciando una carezza sulla mia guancia: «Mi piaci», dice di getto, «Mi piaci davvero tanto e ho intenzione di fare sul serio, con te».
Silenzio.
Panico.
Ansia.
Non so davvero cosa dire.
Da un lato mi fa molto piacere, mentre dall'altro non credo di essere pronta a cominciare una storia con lui. Soprattutto perché ho altro per la testa.
«Solo se tu lo vuoi, ovviamente», continua, «E faremo le cose con calma in modo da conoscerci meglio».
Il suo pollice continua ad accarezzare la mia guancia ed io apro e chiudo la bocca senza un motivo in particolare.
Adè, riprenditi.
«Ti prego, dì qualcosa», fa una smorfia ed io gli rivolgo un sorriso rassicurante.
«Okay», dico solamente, «Io sono libera, tu sei libero. Possiamo conoscerci meglio e vedere come va. Perché tu sei libero, giusto? Non hai nessuno per la testa»
«Ultimamente ci sei solo tu nei miei pensieri».
Io non posso dire lo stesso.
«Okay», ancora una volta non riesco a trattenere un sorriso, «Beh, adesso è meglio tornare di là»
«Sì», conferma.
Muovo un passo in direzione della porta, ma Ivan afferra il mio polso e arresta la mia camminata.
«Aspetta, aspetta», stringe il mio viso tra le sue mani e corrugo la fronte.
«Cosa?».
Senza parlare, con calma e tanta, tanta dolcezza, posa le sue labbra sulle mie per regalarmi un delicato bacio.
«Adesso possiamo andare», mormora poi.
Io annuisco in silenzio.
Non riesco a parlare.
Torno da Mattia con la muta consapevolezza di aver appena fatto una cazzata.
Il moro ci segue con lo sguardo fino a quando non prendiamo posto sul divano, scruta attentamente ogni dettaglio del mio corpo, mi schiocca una brutta occhiataccia e torna a concentrarsi sul film.
Questa volta riusciamo a finirlo senza interruzioni.
Una volta terminato il film, Ivan balza in piedi e sospira: «Si è fatto tardi», mormora, «È meglio tornare a casa».
Giulia, invece, non sembra intenzionata a muoversi.
Dico, vuoi accamparti in cucina?
«Sta attento per strada. Continua a piovere a dirotto», gli dico.
Il veterinario sorride dolcemente, «Ti scrivo quando arrivo a casa».
Mattia alza gli occhi al cielo e finge di non ascoltare la nostra conversazione, continuando a leggere i titoli di coda.
«Vieni a cena da me, domani. Okay?», cammina in direzione della porta ed io annuisco.
«Okay», e poi, inaspettatamente, mi stampa un bacio sulle labbra prima di andare via.
Non me l'aspettavo.
Quando mi giro verso il divano, trovo Mattia ancora concentrato sulla TV.
Continua a muovere nervosamente la bocca e stringe il telecomando nelle mani con talmente tanta forza che riesco a vedere le vene delle sue braccia.
È Giulia a parlare: «Siete troppo belli insieme!».
Un botto ci fa sussultare e spalanco la bocca quando vedo il telecomando distrutto nella mano di Mattia.
Due pezzi di plastica cadono sul tappeto e rimangono solo i tasti nel palmo della sua mano.
Lui si schiarisce la voce e recupera i pezzi, quindi riassembla alla meno peggio il telecomando e poi fa un cenno col capo in direzione della porta: «Giù, ti accompagno a casa?».
La bionda fissa il telecomando e poi inarca un sopracciglio: «Pensavo di restare a dormire qui».
Ah.
Il moro non sembra sorpreso e annuisce lentamente, «Okay», dice, «Puoi andare in camera mia, allora. Arrivo subito».
Giulia sistema il suo vestitino sulle gambe e mi schiocca un bacio sulla guancia: «Buonanotte, Adele. A domani!»
«A domani!», alzo la mano mentre lei attraversa in fretta il corridoio.
Un po' meno entusiasmo, Giulia, per favore.
Il rumore della porta che si chiude mi fa capire che non può più sentirci e punto i miei occhi in quelli scuri e glaciali di Mattia.
Ci fissiamo in silenzio, senza proferire parola.
«Che hai da guardare?», ecco.
L'ho detto.
Lui non mi risponde, si abbassa davanti al tavolino e comincia a raccogliere i contenitori e i resti di cibo.
Decido di aiutarlo, recuperando i calici di vino.
La sua mascella squadrata è contratta, l'espressione è seria e continua ad evitare il mio sguardo.
Ripuliamo tutto senza parlare, poi spegniamo le luci e andiamo a dormire.
Non mi ha augurato nemmeno la buonanotte.
Niente di niente.
E questo mi provoca un brutto nodo alla gola.
Mi stendo sul letto e tiro le coperte fin sopra la testa.
Non lo capisco.
Perché fa così?
È geloso?
Gli ha dato fastidio vedere quel bacio?
O sono io ad immaginarlo?
Forse mi sto facendo solo dei film mentali.
A lui non interessa niente di me.
Ha la sua Giulia.
Che è nel suo letto proprio adesso.
Solo a pensarci il mio stomaco si contorce e mi viene voglia di piangere.
Si staranno baciando, ora.
O forse stanno già facendo altro.
Oddio.
Non voglio pensarci.
Passo la mano sui miei occhi e trattengo le lacrime.
Perché ci sto così male?
Non è il mio ragazzo, può fare quello che vuole ed io stessa ho baciato Ivan, prima.
Però...
Basta.
Non pensare più.
Mi rigiro tra le lenzuola più e più volte, poi non riesco a trattenere qualche lacrima quando sento dei rumori sospetti provenire dall'altra stanza.
Il suono inconfondibile di una testiera che batte contro il muro.
E proprio ora, mentre cerco di ignorare quel rumore, ho tutte le certezze che cercavo.
Quei due hanno una storia.
E Mattia non mi pensa proprio.
Non chiudo occhio per gran parte della notte. Passano le ore ed io continuo a non riuscire a dormire.
Troppi pensieri affollano la mia testa e mi rubano il sonno.
Quando ormai il sole comincia a sorgere e i raggi penetrano dalla finestra, decido di abbandonare l'idea di dormire e mi alzo.
Gli occhi gonfi, i capelli arruffati e la faccia di una che ha pianto fiumi interi.
Ma non ho pianto così tanto.
Qualche lacrima.
Che manco se le merita, lui, le mie lacrime.
Sospiro rumorosamente e copro le mie spalle con una copertina, quindi raggiungo la terrazza per prendere un po' d'aria e per sentire l'odore di pioggia che ancora aleggia nell'aria.
Proprio qui, però, trovo Mattia.
Ed il mio cuore comincia a battere all'impazzata.
Il moro non si accorge della mia presenza. Sta fumando una sigaretta e fissa il vuoto, immerso in chissà quali strani pensieri.
Cerco di svignarmela senza farmi notare, però si gira a guardarmi e corruga la fronte: «Che fai qui?»
«Potrei farti la stessa domanda», sono costretta a schiarirmi la voce per riuscire a parlare.
Mi fermo al suo fianco e aspetto che dica qualcosa, ma torna a fumare e non mi guarda più.
«Giulia dorme?», sono masochista.
«Sì»
«È molto bella»
«Lo so», taglia corto.
«Beh, torno dentro», muovo un passo e mi blocco quando il moro afferra la mia mano per fermarmi: «Adè»
«Cosa?»
«Ti stavo pensando».
Non credo di aver sentito bene.
«Come?»
«Ti pensavo», ripete, soffiando il fumo fuori dalla bocca, «Pensavo ai nostri continui litigi, in realtà. Dovremmo smetterla di farci la guerra»
«Sei tu quello ad essere costantemente infuriato. Cambi umore come le mutande»
«Beh, tu mi confondi!», alza un po' il tono di voce, «Un giorno mi sei vicina, quello dopo mi ignori e quello dopo ancora torni da me. Mi fai diventare pazzo»
«Ti faccio diventare pazzo?»
«Sì», conferma, ponendo fine alla conversazione.
È un buon segno?
Boh.
Sposto il peso del mio corpo da una gamba e l'altra e lancio un'occhiata alla sua pelle ricoperta da brividi: «Hai freddo?»
«No»
«Smetti di fare il figo, puoi dirlo se senti freddo»
«Sto bene così», tuona.
E vabbè.
Afferro la copertina che ho sulle spalle e la sistemo in modo da coprire anche la schiena del mio scorbutico coinquilino.
«Sei testarda», mormora.
«Anche tu lo sei»
«Forse è per questo che litighiamo di continuo», suggerisce, un dolce sorriso ad increspargli le labbra.
«Litighiamo in continuazione perché sei bipolare», propongo.
«O perché tu sei irritante», continua.
«Io non sono irritante», mi difendo.
«Lo sei»
«Anche tu sei irritante la maggior parte del tempo. Ieri sera sei riuscito ad infastidire pure Ivan e non credo sia una cosa facile. Hai del talento»
«Ah, si irrita pure?», inspira il fumo, mostrando immediatamente il fastidio sul suo volto: «Gli ho rovinato i piani, certo»
«Ma quali pia-»
«Perché ti ha baciata?», lo dice all'improvviso, come se non riuscisse più a tenere per sé questa domanda.
«Ma che domanda è?»
«Perché ti ha baciata, Adè?»
«Beh, ci stiamo frequentando. Insomma, dice di fare sul serio con me e mi sembra un bravo ragazzo, con la testa a posto»
«Okay», passa la lingua sulle labbra e annuisce, «Ma sta attenta»
«Mi metti ansia, Mattì»
«Ma cosa devo dirti? Vai e fidati di quel deficiente? Sta attenta. Punto», detto questo, si libera della copertina e torna in casa, per poi andare a sbattere contro un mobile ed imprecare a bassa voce.
Mi viene da ridere.
«Dovresti stare un po' attento pure tu, se non vuoi autodistruggerti»
«Va a farti fottere», mi manda a quel paese e torna in camera sua senza più voltarsi indietro.
Solo due minuti fa diceva di smettere di farci la guerra.
È completamente matto.
🌻🌻🌻
Siamo al supermercato tutti insieme appassionatamente.
L'intero settimo piano si è praticamente trasferito qui, tra gli scaffali e i carrelli.
Michela e Luca leggono da più di venti minuti le etichette degli ammorbidenti, Martina continua a pedinare un commesso di cui si è follemente innamorata e Mattia finge di non conoscerci mentre inserisce nel carrello tutto ciò che ci serve per sopravvivere.
«Prendiamo i biscotti?», gli mostro il sacchetto delle Gocciole e lui annuisce, quindi lo abbandono dentro il carrello e andiamo avanti.
«Prendi il latte, Adè. È in basso alla tua destra»
«Okay»
«Luca e Michela continueranno a sniffare ammorbidenti ancora per molto tempo? Voglio andare via da qui»
«Non lo so. Mi sembrano molto concentrati», ammetto e lancio un'occhiata allo scaffale delle patatine.
Perché mi viene voglia di comprare cibo spazzatura di continuo?
Mattia sembra leggermi nel pensiero e ne lancia due pacchi nel carrello, poi si ferma davanti al reparto dei surgelati.
Ci limitiamo da qualche giorno a parlare del più e del meno e a darci informazioni relative alla convivenza in casa.
A me dispiace, però così non litighiamo.
Abbiamo raggiunto una strana calma.
Ed io sto cercando di togliermelo dalla testa.
Del resto, le cose con Ivan vanno più che bene.
Ci vediamo quasi ogni giorno e lo trovo piuttosto simpatico e dolce.
Nessun problema mentale rilevato, al momento.
«Mattì», lo chiamo.
«Dimmi»
«Mi manca litigare con te», lo dico di getto, senza nemmeno pensarci.
Lui accenna un sorrisetto divertito e scuote la testa: «Avvia una qualsiasi conversazione. Finiremo con il litigare tra meno di tre minuti»
«Ma non voglio discutere», metto in chiaro, sistemando delle mozzarelle accanto al latte che ho preso poco fa, «Intendo dire che mi manca un po' passare del tempo con te. Non parliamo più»
«E non ti piace questa quiete che aleggia nell'aria?»
«Sì, ma-»
«Ma?», ma preferisco urlare e litigare per ore piuttosto che non parlarti per giorni.
E chi se ne frega della pace.
«Niente», mormoro.
Evidentemente non è lo stesso per lui.
«Niente», ripete, «Okay. Va bene».
Continuiamo la nostra spesa senza più parlare.
Io mi insulto mentalmente per la conversazione appena avvenuta, lui sembra assorto in chissà quali pensieri.
Poi però parla: «Hai da fare, dopo?»
«Devo andare a lezione di danza, perché?»
«Dopo la lezione sei libera?».
Non vorrei essere così felice, ma un sorriso idiota sta cercando di farsi spazio sul mio viso e proprio non riesco a mandarlo via.
«Sì. Sono libera»
«Allora usciamo. Io e te», strizza l'occhio e si mette in fila alla cassa.
«Dove andiamo?»
«Non lo so», scrolla le spalle, «Decidiamo per strada»
«Decidiamo per strada?»
«Mh-mh»
«Okay», dico, mostrandomi poco entusiasta.
La verità è che vorrei ballare la Cumbia.
Mi lascia un buffetto sulla guancia e poi sistema una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, «Però stasera non litighiamo, va bene?»
«Beh, tu non farmi arrabbiare»
«E tu non fare la stronza».
Sistema i prodotti che abbiamo preso sul nastro trasportatore e saluta la cassiera, riservandole un caloroso sorriso.
Adesso fa una battuta e lei ride, cercando di portare avanti la conversazione.
Il mio stomaco si contorce e alzo gli occhi al cielo.
Dai, Adè, tieni a bada 'sta gelosia o questo qui ti farà diventare matta da legare.
Buonasera!
Rieccomi, più veloce che mai.
Non sono riuscita a studiare oggi, quindi ecco a voi un nuovo capitolo.
Spero vi sia piaciuto.
Nel prossimo vedremo Mattia e Adele molto vicini. Voglio farveli conoscere ancora un po'...
Intanto, cosa mi dite di questo?
Quanto è bipolare Mattia?
E quanto odiate Ivan? ahahah boh a me lui piace poveretto.
Ad ogni modo, fatemi sapere.
Un bacio grande e a presto. ❤️🌻
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